Quell’odore di resina, edito da
Castelvecchi nella collana Tasti (2024), è un romanzo psicologico di formazione
e l’esordio in chiave narrativa di Michela Zanarella, una delle maggiori
poetesse italiane della letteratura contemporanea, pluripremiata, autrice di
molteplici sillogi poetiche nonché ampiamente conosciuta per il suo costante
impegno sia nel giornalismo che nelle relazioni internazionali.
Protagonista dell’opera è Fabiola, veneta
diciannovenne, romantica e sognatrice ma
con un vissuto cosparso di esperienze scioccanti ancor più appesantite da
una delicata salute “Tanti furono gli episodi drammatici che mi videro
sofferente…” che inevitabilmente, influenzano la sua personalità, la sua idea
di sé e ogni sua relazione interpersonale, tanto da percepirsi a volte inadeguata
o insoddisfatta con familiari, amori e amicizie.
La narrazione inizia da un punto di
fuga che è un addio alla sua terra di origine, nel tentativo di rimuovere le cicatrici profonde scavate da memorie
traumatiche.
In particolare, sono due i fatti angosciosi
di cui la protagonista ci rende partecipi e che ne determinano una testimonianza diretta di ogni
implicazione psicologica: il suo primo lavoro presso un mattatoio, luogo di
dolore, sangue e morte “fantasmi come cadaveri, come carcasse penzolanti ai
ganci di una catena di macellazione!” e un terribile incidente con la bici, a
cui fortunatamente sopravvive “Una macchina bianca agganciò il manubrio e mi
fece sobbalzare in aria, facendomi cadere al centro della strada”.
Grazie al potere disarmante dell’amore, Fabiola dimostra di avere schiena di roccia; le ferite del passato
e quei pensieri intrusivi, invadenti e persistenti convivono con i profumi e i
colori, gli oggetti e le presenze dei luoghi natii “Giugno, un pino che i miei
avevano piantato nel retro della casa […] aveva un odore buono di resina, mi
rassicuravano il suo silenzio, le sue ampie braccia legnose, le pigne e
quell’odore di pulito e di fresco che avvertivo stando seduta accanto a lui”.
L’amore per Angelo prima e per Lorenzo
poi, l’aiutano a non scoraggiarsi, a stringere i denti e andare avanti, non
cedendo alle proprie fragilità bensì accettandole. I traumi segnano per sempre ma il desiderio di amore, affetto, rispetto
e protezione è più forte, nonostante il continuo bisogno di rassicurazione
e conforto o, semplicemente di ascolto, la sua anima ferita impara a convivere con i dolorosi fantasmi del passato,
certa che “Nel bene o nel male […] il nostro destino sia già tracciato!”
Come una farfalla
innamorata del vento,
si affida alla costante passione per la poesia che la salva e nel tempo, le concede
anche la conquista di un ben definito ruolo sociale.
Quell’odore di
resina è
un racconto di vita, toccante,
coraggioso e necessario che adotta tutte le sfumature psicologiche e
comportamentali della protagonista e di ogni altro personaggio coinvolto nella storia.
L’amalgama tra rielaborazione narrativa e avvenimenti reali è inframezzato da
appassionati versi di poesia, scintillanti motti di spirito e originali
osservazioni introspettive. In quest’opera, la Zanarella dona il meglio di sé,
mostra ogni sua dote di scrittrice oltre che di poetessa nonché una sfrenata passione
per la vera letteratura; precisa in ogni particolare, sottile, penetrante e
realistica anche nelle situazioni più banali, ne ricava ogni risonanza utile a
sviscerare un mondo interiore, senza alterare minimamente la veridicità dei
fatti principali. I temi dell’amore, dell’amicizia e persino della sessualità
vengono trattati con assoluta
sensibilità, delicatezza e disarmante semplicità.
Le pagine intendono essere un aiuto per
superare situazioni complesse con umiltà, misura e saggezza ma soprattutto con
fede e ascoltando sempre il cuore. Dare voce al silenzio spesso vuol dire
riparare traumi che difficilmente scivolano via, poiché la sostanza rimane e fa
male.
Non si trascura nella stesura del libro
una attenta narrazione ed una acuta critica nel rispetto della dignità e
libertà di operare serenamente le proprie scelte, pur di arrivare a costruirsi
una propria identità.
“La
vita, in fondo, è fatta di piccole cose, di rinunce, sacrifici, soddisfazioni e
traguardi. Vale la pena viverla al meglio, come un’occasione irripetibile”.