Fiore nel vento,
l’ultima opera letteraria del poeta, scrittore e drammaturgo Oscar Sartarelli (Bertoni Editore- maggio
2022) è una silloge poetica appassionata e pungente, che riprende e amplia temi
molto cari all’autore: il senso del
vivere e la fugacità del tempo. L’arte poetica cattura scenari vividi ed
espressivi sull’incedere degli anni, sulla fuggevolezza delle cose belle, di un
momento intenso e di un’emozione positiva. Lo stesso titolo della raccolta
conferisce il significato più profondo delle varie fasi dell’esistenza, l’immagine
del fiore è metafora della vita, risultato dell’unione dell’essenza e del
soffio, di cui il vento è sinonimo e anch’esso fonte di vita: “Sarò fiore nel
vento e soffierò […] / per darti i miei occhi che vedono il vero”.
È
attraverso il ricordo dell’infanzia che il sapore dolce del passato torna a
farsi presente e la nostalgia di affetti vissuti e luoghi percorsi sono un
mezzo per eludere le figure temporali del divenire e dell’eternità, rendendo
più sopportabile il viaggio terreno. Nell’immenso alfabeto intessuto di ricordi,
quale unica certezza poiché già vissuti, l’io lirico si ascolta: “[…] e
ricerchi le radici del senso” mentre si
fa strada la malinconia che è timore dell’ignoto ma, allo stesso tempo, apre a visioni di fiduciosa attesa di
un luogo che è ritorno all’unità e allo stato primordiale: “La terra vivrà un
nuovo paradiso [,] / d’incenso sentiremmo buon odore [,] /crollerebbe il muro
che c’ha diviso [,] / liberi saranno pensieri e amore.”
Tutto nasce ma tutto è effimero e destinato alla fine; un solo sentimento sopravvive all’ansia dell’assoluto e del futuro incerto ed è l’amore, continuo e permanente, che racchiude una molteplicità di emozioni. In queste liriche, l’autore molto spesso lo rievoca nei confronti dei suoi familiari, degli amici, degli anziani e di chiunque soffra; con intima armonia ne accoglie la completezza con un senso di gratitudine, pur non dimenticando mai cosa sia l’esperienza della commozione che provoca uno stato di vulnerabilità: “Più s’attorciglia e più manca l’aria.”
Bellissimi gli haiku, perfettamente conformi alla percezione legata alla natura, anch’essi simboleggiano la fragilità e la transitorietà delle cose, a sottolineare la bellezza triste che si avverte con il trascorrere degli anni.
Nell’ultima
sezione Brandelli di sogno, scopriamo liriche che vivono alla
sospensione lirica come qualcosa di magico e illusorio, attraverso immagini
evocative e incantate, la sete di eterno è una sorta di preghiera sospirata,
l’animo poetico incontra prima l’oscurità poi la luce improvvisa, dove appaiono
voci e visi di chi non c’è più: “Il buio s’infrange ed esplode la luce.” […] “Gli
occhi sono pieni di luce/ e il fischio lascia il posto ad una soave melodia [:]
/ un sussurro d’arpa nel silenzio totale.”
L’opera
del Sartarelli rivela una maturità
poetica, armonizza la profondità del sentire con l’eleganza dello stile,
con un recupero delle forme e dei versi della tradizione. Le liriche in
prevalenza sono composte da endecasillabi e rime alternate, con un lessico a
tratti più prezioso e ricercato, in
aderenza perfetta dell’immagine alla parola.
Una
poetica che, con compassione e coraggio, accetta il divenire come forma della
vita stessa e dove l’amore, così come la luna, cresce, decresce e scompare per
apparire di nuovo, in quanto luce universale; la sua morte non è mai
definitiva: “[…] non vedrà mai nero chi ha sempre amato.”
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