25 apr 2014

Lirismo descrittivo e finezza letteraria per il nuovo romanzo di Ciro Pinto: L'uomo che correva vicino al mare



L’uomo che correva vicino al mare è il secondo libro eccellente del romanziere Ciro Pinto, di recente pubblicazione con Edizioni Psiconline (Collana A tu per Tu).
Dopo il successo del suo primo libro Il problema di Ivana, questo nuovo romanzo è una conferma della finezza letteraria di Ciro Pinto che prende per mano il lettore e lo trasporta dentro le tante pennellate di realtà, tra mille emozioni e stati d’animo di una sofferta storia di vita.
Il protagonista Giorgio Perna scopre un segmento di esistenza finora sconosciuto; uomo sportivo da sempre, ormai prossimo alla sessantina e con “qualche incertezza nella memoria”, si trova a dover affrontare un percorso di vita differente che si snoda grazie al filo della memoria più lontana in una sequela di “non più” e “mai più”, in cui ricordi familiari, luoghi e oggetti divengono “Testimoni muti di sogni dispersi dalla furia della vita” e spezzano la continuità del suo vissuto senza dar luogo a legami possibili tra ieri e domani. Giorgio ha rimosso ogni evento traumatico quasi a scongiurare la vecchiaia e la solitudine. Il dolore provato da bambino per la morte prematura della madre, il ricordo nostalgico del padre ma in assoluto la dolorosa perdita di sua moglie Eva, sconvolgono tutti i suoi equilibri sebbene l'esistenza di ogni giorno prosegua. Sfondo tematico è il mare e lungo la sua riva, Giorgio Perna ama correre quotidianamente “correre […] era la sua risposta a tutte le angosce della vita […]La sua corsa è una sfida nei confronti di se stesso e dello scorrere degli anni, teme di doversi riconoscere in un corpo biologico depauperato del senso dell’esistere, desidera rifugiarsi nel comodo ruolo di osservatore ma la realtà gli impone di esprimere ogni emozione con modalità nuove. Nel momento stesso in cui si sente destabilizzato dai suoi stessi ricordi che lo assalgono accanto al respiro del mare, inizia in realtà a elaborare i suoi lutti. Giorgio continua a correre nonostante non sia più un ragazzo, si costringe all’esercizio fisico per fuggire dai propri pensieri tuttavia, dovrà fare i conti con quei meccanismi di difesa che hanno impedito l’accettazione del dolore, favorendo la censura dell’io e procrastinando solo la sua sofferenza.
La metafora tematica ci appare quale piena consapevolezza del valore energetico, spirituale e benefico che la vista del mare può svolgere sul dolore interiore, l’acqua ci riconduce al nostro elemento originario e genera forza. Per Giorgio la riva del mare è un luogo riservato dove respirare aria di libertà ma presto si renderà conto che proprio questa sua passione agirà da mediatore mnemonico a livello più profondo per divenire elemento cognitivo di una sofferenza inconscia.
Il mare calma le paure dell’ignoto e le ansie della solitudine, Giorgio si affida ad esso per ricaricare il suo corpo e raggiungere uno stato radioso di benessere psico-fisico ma ogni dettaglio intorno a lui lo spinge ogni volta ad ascoltarsi. Ammira il volo di un gabbiano, lo immagina volare felice ma “Sofferenza, dolore e gioia sembravano alternarsi in ogni suo movimento”, solo una pausa di riflessione dunque, mentre i ricordi sono semisommersi, mai soppressi, accantonati nei meandri della sua mente e tornano a imporsi impietosi.  Ogni accettazione raggiunta permette sempre che il destino si compia, la salvezza arriva comunque e viene delegata ai viventi, per i quali le immagini del passato, foto o ritratti, sono ormai i fragili testimoni di una vita che non sembra più appartenerci.

Lo stile del romanzo è molto fluido con tessuto narrativo realistico e introspettivo, con sequenze dialogiche centellinate all’indispensabile. Ciro Pinto predilige una forma di comunicazione iconica, uno stile del tutto personale che si centra sulle immagini; un genere di lirismo descrittivo, fortemente emotivo e coinvolgente, dove l’elemento verbale feconda l’elemento visivo. La narrazione è molto curata e attenta. Dalla vicenda emergono anche spaccati di città conosciute, ricchi di riferimenti architettonici introdotti con la leggerezza disinvolta che è caratteristica fondamentale dell’autore. Questo romanzo ha una sua forza e specificità che ne costituiscono l’attrattiva per un lettore attento e desideroso di riscoprire valori importanti della vita, quali l’amore e il calore di una famiglia, la nostalgia per il passato, la sofferenza per la perdita di un congiunto e tanto altro ancora.  
La tecnica narrativa con flashbacks in vari capitoli in perfetta coordinazione tra presente e passato, rende ogni elemento maggiormente veritiero.

Il dolore fa parte della nostra vita e non va mai allontanato, neppure quando genera senso d’impotenza e sofferenza insopportabile. Rimuovere un evento traumatico vuol dire provocare una reazione a catena, in cui si vengono a creare ulteriori instabilità emotive e psicologiche, spesso da traumi irrisolti nascono vere e proprie patologie.
La vita di ogni individuo è il frutto di tanti percorsi sia personali che familiari, sicuramente qualcosa si apprende grazie alla trasmissione intergenerazionale della memoria di chi perdiamo. Ogni perdita di un nostro caro è sempre un forte dolore ma anche un insieme di frammenti memoriali privilegiati.

L’immagine dell’uomo Giorgio Perna avvalora la propensione dello stesso scrittore verso una chiave di lettura positiva della vita, nonostante i suoi scenari ed eventi contrari.
L’uomo che correva vicino al mare è un romanzo denso di sensibilità e di sensazioni inconsce, a tratti dolente ma pur sempre ricco di quell’autenticità e di quel senso di forte umanità che impregnano ogni romanzo di Ciro Pinto, uno dei pochi romanzieri contemporanei in grado di narrare la vita vera, toccando le note più intime di ogni lettore.







19 apr 2014

Il buio La luce L'amore di Rosaria Minosa - Tematiche intense e drammatiche

Se giudichi le persone, non hai il tempo di amarle
(Madre Teresa di Calcutta)



Il buio La luce L’amore, la seconda pubblicazione di Rosaria Minosa (Albatros 2012) è un romanzo dai toni umili e discreti che profonde sentimenti autentici. È pervaso da tematiche intense e drammatiche, socialmente molto sentite quali la malattia tumorale e l’alcolismo.
La narrazione si apre con l’esperienza di pre-morte della protagonista Patrizia che, sottoposta a un intervento all’utero, si trova a dover scegliere tra la visione del tunnel di luce di fronte a lei e il rientro nel suo corpo fisico; da qui e non solo, nasce il titolo stesso del libro “Non sentiva dolore, quel male che l’aveva soffocata era sparito. Il tunnel s’illuminava, si allargava sempre più e lei ebbe la sensazione di vedere LA LUCE […] Andare avanti significava vivere con L’AMORE, L’IMMENSO.
La decisione della donna di continuare a vivere e abbandonare quella via di luce e amore, comporta ogni vissuto successivo, inclusa l’intima sofferenza di vivere accanto a un marito dedito all’alcol ormai da parecchi anni. Rosaria Minosa ci presenta un viaggio dentro se stessi, diretto a coloro che sono destinati ad accettare con fatica ogni genere di depressione, causata dal trauma psicologico dopo una malattia, così come da tutti quei fattori inconsci determinanti emarginazione, angoscia e reazione al sociale che, il più delle volte contraddistinguono ogni alcolista. Patrizia si trova a vivere la stessa malattia tumorale che le aveva portato via anche sua madre, per ben due volte si sente menomata, tuttavia riuscirà a uscire da quell’oscuro tunnel e con tanta umiltà e dignità sarà in grado di recuperare l’amore di Stefano e il suo matrimonio.

Lo stile è privo di ogni ornamento retorico, ricco di note essenziali ed emotive. Il linguaggio è fluido e coinvolgente in un alternarsi d’immagini sempre vivide.

Un libro importante e coraggioso che affronta lo choc per l’elaborazione di una malattia, dei conflitti interiori, la mancanza di una base d’amore certa tra un uomo e una donna, lo spettro di un alcolismo che ruba tutte le caratteristiche di una persona, rendendola restìa a qualunque dialogo e comprensione. Oltre le tematiche sociali fortemente attuali, ritengo che l’essenzialità del messaggio sia l’alessitimia, già rilevata nel primo romanzo di Rosaria Minosa (Il sorriso rubato). Alla base di ogni disagio emotivo o psichico c’è sempre e comunque l’incapacità di esprimere le proprie emozioni, rimarcando ogni problematica derivante dalla sofferenza della non comprensione degli altrui e propri stati d’animo, l’assenza totale di confronto relazionale.
La caratteristica emotiva e la percezione di inadeguatezza vengono raramente espresse e sono spesso causa di insorgenza di incompatibilità caratteriale e sentimentale. Questa percezione è motivata dal conflitto tra l’immagine di sé fortemente idealizzata e l’insoddisfazione per la propria realizzazione personale.
Il buio La luce L’amore è un’incessante lezione di umiltà e stimolo all’ascolto di quanto spesso si tende a nascondere, non solo agli altri ma anche a se stessi. La storia di Patrizia e di suo marito Stefano diviene un preciso valore simbolico, delegato alla costruzione dell’autostima, dell’indispensabile amor proprio. L’autrice Rosaria Minosa, abituata a vivere nella quotidianità situazioni di disagio familiare e sociale, c’insegna ad ascoltare e ascoltarsi, a mettersi continuamente in discussione al fine di porre i principi al di sopra della personalità e di praticare una sincera umiltà.
Se non provassimo emozioni saremmo tutti separati dalla vita, Rosaria Minosa con il suo libro  insiste su tale tematica e ci esorta a viverle sempre e comunque, lasciandole fluire per conseguire la crescita e la guarigione interiore.
Infine, ogni storia e ogni amore, se debitamente e volutamente sentito e vissuto può ricondurci a ritrovare la propria dimensione “[…] dopo il BUIO, un po’ di LUCE, che porterà loro L’AMORE.”









14 apr 2014

Iuri dei miracoli di Iuri Lombardi - Un testo geniale ed evocatore







Poche persone hanno l'immaginazione per la realtà (J.W.Goethe)



Iuri dei miracoli di Iuri Lombardi edito da Photocity nell’ottobre del 2012 non è certamente l’unica opera letteraria dello scrittore, poeta e giornalista fiorentino, sicuramente è un testo geniale ed evocatore. È impresa ardua recensire l’opera, principalmente perché nella sua prefazione, il noto critico letterario Lorenzo Spurio ne ha già rilevato ed esaltato gli aspetti essenziali in maniera esaustiva.

Attraverso un genere onirico, un presente e un passato ricreati fantasticamente, l’autore Iuri Lombardi scruta e coglie la vastità e lo spessore del reale per scendere nei meandri del proprio intimo “[…] attore protagonista del guardare, del farsi avanti sul proscenio della strada, tra i marciapiedi e le corsie preferenziali e ancora più oltre.” In una sorta di gioco di prestigio, Iuri s’identifica con un “jolly” e si ritroverà a interrogarsi sul significato della vita e sul grande tema di fondo che è il mistero di ogni natura umana; nella sua fantasia il travestimento da jolly fornisce certamente qualche vantaggio speciale a qualunque giocatore.
Iuri Lombardi è un attento osservatore della vita autentica e in questa sua opera interpreta da protagonista curioso, personaggi, fatti e situazioni del quotidiano, con intuito originale, con una forza creativa di un’intensità eccezionale.  Iuri Lombardi non è un semplice scrittore bensì un vero e proprio artista e come tale è dotato di grande fantasia visiva, percorre immagini reali di strada, ne descrive gli scorci, i colori e i rumori, si ferma con gli emarginati per assaporarne il vissuto, quale taumaturgo e miracolato egli stesso. Nelle sue fantasie oniriche non ci sono cose inesistenti bensì l’intero palcoscenico della vita, con le sue tristezze, incertezze, paure, successi e cadute. Ecco infatti che Iuri Lombardi immagina ancora d’indossare la maschera da clown, poiché l’unica figura capace di leggere la propria vita senza il filtro delle ipocrisie. Ogni sua manifestazione interiore assorbe dal sapore del vissuto degli altri, viene rielaborato in maniera immaginifica unicamente perché l’unica via per comprendere e comprendersi “E se la vita si potesse riscontrare solo nell’immaginario e non nel tangibile? L’autore si racconta, egli stesso protagonista sul grande palcoscenico terreno, dove serpeggia una dolceamara ironia nei confronti dei nostri usi e costumi, delle nostre manie, delle abitudini di cui siamo più o meno consapevolmente schiavi. Dietro ogni sua parola si nasconde il desiderio finale di cambiamento e miglioramento della vita stessa che si evince anche dalla collocazione della narrazione con un preciso criterio di rapporto paritetico, che soppesa e valuta ogni aspetto sociale, in cui egli stesso fantasticamente si cala per condividerlo. Un po’ monello, un po’ anticonformista e un po’ saggio, Iuri Lombardi affronta le fasi della nascita, della morte e persino della resurrezione, intesa come principio di una nuova azione, un’impresa in cui lanciarsi a capofitto, un’opportunità da non lasciarsi sfuggire; resurrezione che viene nominata anche nell’atto sessuale ultimo.

Lo stile del testo letterario è diretto, vivace, arricchito da dettagli di bellezza suggestiva della città di Firenze e di ogni altro luogo menzionato. L’esposizione si dipana in una trama affascinante, quasi seducente, di parole, frasi e periodi che sembrano collegati dal senso profondo della "necessità" letteraria di uno stile personale e originale.
L’interminabile susseguirsi di termini finemente strutturati nasce da un personale gusto della dismisura, con oscillazione tra fantasia a briglie sciolte e simbolismo intellettuale, in cui troviamo un’incredibile ricchezza lessicale. L’ironia del testo si fonda su un’acutissima, fulminea e assolutamente spregiudicata osservazione della realtà, per cui un tratto dei suoi personaggi, un'inflessione della voce, la descrizione di un paesaggio, una festa, una ricorrenza o un abito sono rivelatori d'un carattere o di un tipo e di tutto un mondo da esso rappresentato.
Leggendo Iuri dei miracoli mi sono trovata, forse per associazione d’immagini o per pura connessione logica, a ricordare il mazzo di carte dei Tarocchi, in cui la prima carta degli Arcani Maggiori è rappresentata dal Bagatto, che sta a indicare l’inizio del grande gioco della creazione; esattamente come Iuri si presenta nel suo libro, un giocoliere, un prestigiatore, che lascia intendere di poter giungere alla verità attraverso l’illusione. Il Bagatto nei Tarocchi è anche la piena realizzazione, la conquista dell’unità sostanziale, la possibilità del soggetto di agire in maniera compiuta nel proprio ambito contestuale. In Iuri dei miracoli, lo scrittore-protagonista è dunque una persona intraprendente, un essere potenziale che tuttavia, con l’incanto della sola parola, riesce ad occultare con destrezza, la sua stessa personalità. Iuri Lombardi, un uomo dalla grande sensibilità ed emotività nonché dotato di sorprendente e brillante intelletto; doti che gli permettono di affrontare una scrittura da autentico talento.




SUSANNA POLIMANTI



Cupra Marittima, 13.04.2014




12 apr 2014

La mia recensione al romanzo d'esordio di Rosaria Minosa: Il sorriso rubato



Il sorriso rubato è il romanzo d’esordio di Rosaria Minosa, pubblicato nel 2011 con Il Gruppo Albatros Il Filo ed è un libro delizioso e sconvolgente a un tempo.
L’autrice ha scelto per la narrazione il vissuto di Luciana, una bambina del sud che nasce e cresce in una famiglia e in un ambiente paesano dalle tradizioni grette e ottuse, tra maschi-padroni. Il suo percorso di crescita è difficile e traumatico “Diventa adulta, con grande dolore, sofferenza, odio, rabbia, pianti, perché non le è permesso ESSERE BAMBINA [,] […]” a cominciare dal suo rapporto con la madre con la quale si crea, fin dalla sua infanzia, una controversa dinamica di specchio e si sviluppa un peso di perenne deprivazione affettiva. La tematica essenziale dell’intera storia si svolge, purtroppo, sugli episodi di abuso sessuale che la protagonista subisce da parte del suo stesso padre. Luciana non percepisce immediatamente ciò che sta vivendo anzi si porterà dietro un soffocante mutismo che la trasformerà in un essere fragile e insicuro. Solo più avanti lei riuscirà ad aprirsi e avviarsi verso la soluzione del suo dramma. La protagonista supererà anche il pessimo rapporto con la madre e il suo inesistente ruolo di madre-protettrice, comprendendo che solitamente una madre proietta sulla figlia speranze e frustrazioni, mentre ogni figlia cerca la propria identità femminile.
Il sorriso rubato è un romanzo al femminile e, tuttavia, indaga l’animo di ogni individuo, smuove emozioni intense, avvicina il lettore a un mondo interiore dove popolano pensieri di tradimento, di mancanza d’amore, di tragicità. In ogni pagina spicca la coraggiosa sensibilità dell’autrice, la quale ha deciso di trattare un simile argomento poiché, per carattere e professione, avvicina quotidianamente la realtà sociale del disagio di ogni genere.

Lo stile del romanzo utilizza un linguaggio spontaneo, fluido e corretto; persino l’abuso sessuale seppur atto tremendo e da condannare, viene trattato con delicato riserbo, con rispettoso pudore, con una straordinaria semplicità, quasi disarmante. Rosaria Minosa è riuscita a circostanziare la storia con assoluta dignità e a inserirla in un contesto attuale senza ledere l’altrui intelligenza, evidenziando che alla base di ogni abuso esistono cause molteplici e spesso radicate nel tempo.
Il sorriso rubato è una precisa testimonianza di una problematica non ancora risolta nella nostra società; è anche un potente stimolo per l’intero universo femminile, a essere determinate nel perseguire i propri obiettivi, a denunciare le violenze subite senza farsi troppi scrupoli, a ricercare la sicurezza di sé a dispetto delle esperienze peggiori, acquisendo flessibilità mentale e disinvoltura nelle decisioni.
Il lettore ritroverà nella storia di Rosaria Minosa uno dei fin troppi casi di abuso sessuale e le tante situazioni di mutismo che possono andare avanti per anni, finché si sciolgono, spesso in lacrime troppo a lungo trattenute; il più delle volte, infatti, sappiamo bene che la violenza sessuale tende a essere rimossa, dimenticata e solo con il tempo, metabolizzata; in alcuni casi viene risolta completamente. Esistono persone con seri problemi psicologici, ciò non le giustifica comunque e l’unica certezza è che le vittime trovino il coraggio di chiedere aiuto. L’amore di un padre verso la propria figlia troppo spesso diviene una visione malata e perversa dell’amore di genitore.
Rosaria Minosa con il suo romanzo Il sorriso rubato ha dimostrato coraggio e analitica intelligenza emotiva, il suo libro è un valido contributo alla lotta contro gli abusi sessuali. Il risultato è un testo attuale che rompe il velo del silenzio.




SUSANNA POLIMANTI

Cupra Marittima 11.04.2014



11 apr 2014


Le poesie di Sandra Carresi: un salmo, una preghiera, un inno alla vita!




La poetessa e scrittrice Sandra Carresi ritorna ai lettori con la nuova silloge I cristalli dell’alba, del marzo 2014 per la Collana Indaco-Poesia di TraccePerLaMeta Edizioni. Il titolo della silloge poetica è già di per sé un inno alla luce e alla purezza. Il cristallo è un minerale naturale e trasparente, simbolo di purificazione, da esso s’irradiano fasci di energia luminosa; l’alba è il simbolo del nuovo giorno e del risveglio interiore, le ombre della notte si diradano e riappare quel momento affascinante e magico in cui avanza il chiarore che illumina il nostro animo e la nostra volontà.
La poetica di Sandra Carresi tocca nel vivo temi importanti quale la vita, l’amore e il dolore. I suoi versi percorrono stati d’animo reali che appartengono a tutti. Immagini semplici ma di forte impatto emotivo esprimono il progressivo indebolirsi di certezze del mondo potente e debole a un tempo; con grande equilibrio la poetessa affronta dolorose note attuali, prima fra tutte lo sgretolamento di valori del mondo contemporaneo “[…] in un secolo gonfio di valori/sbattuti in terra come falsi pudori[.]” e misura una distanza tra un passato e un presente mentre nel suo cuore il tempo non muta  “Provocante e raffinato/questo rincorrere/del tempo/che alla fine poi [,] /rimane intrecciato nelle/pieghe del mio sorriso [,] /mutando il corpo [,] / ma [,]restando fermo/ in quel gioco sottile/dell’antico temperamento [.]”
Ogni poesia riconduce a un preciso codice etico che permette alla poetessa di approdare su aspetti di disagio, episodi di violenza, condizioni di povertà e necessità di maggiore giustizia; la poetessa delinea il nostro presente con significato connotativoFeroci questi tempi/di sangue e di sale/di gelosie e vendette” che infettano e contagiano la nostra società, viziando l’aria e la luce del nostro paese.  Immagini inattese rappresentano il mondo interiore, in alcune strofe ritroviamo delicatezza di toni, in altre una pungente nostalgia. Sandra Carresi con la sua poesia supera il soggettivismo e si pone in comunione con la natura che le si apre allo sguardo come un “ventaglio”, unisce il suo cuore al cuore di ognuno. Con particolare espressività di termini sottolinea l’onestà, la dignità e l’umiltà, poiché senza di esse non può esserci la gioia che incanala le nostre energie naturali.

Il suo stile è semplice, ritmico, predilige strofe brevi che creano una trama d’infinite suggestioni ed emozioni, ne risulta un verso che diviene quasi un salmo, una preghiera, un inno alla vita.
Sandra Carresi utilizza una costruzione del verso con una particolare attenzione alla musicalità e al ritmo, una poesia dunque, che chiede di essere ascoltata e non solo letta. Anafore ricorrenti nelle diverse strofe e parole ripetute con lettera maiuscola quali Mondo, Vita e Terra, concedono ritmo incalzante e martellante, quasi a ribadire tra i versi elementi e concetti di richiamo.
In una sinestesia visiva, la poetessa geme con coloro che piangono e allo stesso tempo canta la gioia e la grida. Le sue parole incitano a ritrovare l’amore condiviso, a “[…] conservarne memoria/nella grotta della vita.” per riscoprire “[…] il sapore antico/del passato […]”.
Sandra Carresi con la sua silloge I cristalli dell’alba protende lo sguardo lontano, squarcia il silenzio, oltrepassa il filtro di ogni barriera debilitante, esce dall’ombra e si affida alla luce della rinascita, della speranza certa di ogni nuova alba. I suoi cristalli calmano i sensi, scaldano i nostri cuori e ci stimolano a non sentirci più atomi isolati bensì parte di un grande universo d’amore “La speranza unisce l’anima/ e la fame di cuore/fa di ogni burrasca/cristalli, da disegnare nel tempo”.
I cristalli dell’alba di Sandra Carresi è un testo letterario polisemico che può essere interpretato in più modi, tuttavia, le poesie ivi contenute richiamano moltissimo la poetica dannunziana, laddove una realtà difficile e dolorosa vela la luminosa bellezza di ogni anima.



SUSANNA POLIMANTI


http://www.tracceperlameta.org/tplm_edizioni/negozio/sandra-carresi-i-cristalli-dellalba/