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13 ott 2023

"Fiore nel vento". la nuova silloge poetica di Oscar Sartarelli

Fiore nel vento, l’ultima opera letteraria del poeta, scrittore e drammaturgo Oscar Sartarelli (Bertoni Editore- maggio 2022) è una silloge poetica appassionata e pungente, che riprende e amplia temi molto cari all’autore: il senso del vivere e la fugacità del tempo. L’arte poetica cattura scenari vividi ed espressivi sull’incedere degli anni, sulla fuggevolezza delle cose belle, di un momento intenso e di un’emozione positiva. Lo stesso titolo della raccolta conferisce il significato più profondo delle varie fasi dell’esistenza, l’immagine del fiore è metafora della vita, risultato dell’unione dell’essenza e del soffio, di cui il vento è sinonimo e anch’esso fonte di vita: “Sarò fiore nel vento e soffierò […] / per darti i miei occhi che vedono il vero”.

È attraverso il ricordo dell’infanzia che il sapore dolce del passato torna a farsi presente e la nostalgia di affetti vissuti e luoghi percorsi sono un mezzo per eludere le figure temporali del divenire e dell’eternità, rendendo più sopportabile il viaggio terreno. Nell’immenso alfabeto intessuto di ricordi, quale unica certezza poiché già vissuti, l’io lirico si ascolta: “[…] e ricerchi le radici del senso” mentre si fa strada la malinconia che è timore dell’ignoto ma, allo stesso tempo, apre a visioni di fiduciosa attesa di un luogo che è ritorno all’unità e allo stato primordiale: “La terra vivrà un nuovo paradiso [,] / d’incenso sentiremmo buon odore [,] /crollerebbe il muro che c’ha diviso [,] / liberi saranno pensieri e amore.”

Tutto nasce ma tutto è effimero e destinato alla fine; un solo sentimento sopravvive all’ansia dell’assoluto e del futuro incerto ed è l’amore, continuo e permanente, che racchiude una molteplicità di emozioni. In queste liriche, l’autore molto spesso lo rievoca nei confronti dei suoi familiari, degli amici, degli anziani e di chiunque soffra; con intima armonia ne accoglie la completezza con un senso di gratitudine, pur non dimenticando mai cosa sia l’esperienza della commozione che provoca uno stato di vulnerabilità: “Più s’attorciglia e più manca l’aria.”

Bellissimi gli haiku, perfettamente conformi alla percezione legata alla natura, anch’essi simboleggiano la fragilità e la transitorietà delle cose, a sottolineare la bellezza triste che si avverte con il trascorrere degli anni.

Nell’ultima sezione Brandelli di sogno, scopriamo liriche che vivono alla sospensione lirica come qualcosa di magico e illusorio, attraverso immagini evocative e incantate, la sete di eterno è una sorta di preghiera sospirata, l’animo poetico incontra prima l’oscurità poi la luce improvvisa, dove appaiono voci e visi di chi non c’è più: “Il buio s’infrange ed esplode la luce.” […] “Gli occhi sono pieni di luce/ e il fischio lascia il posto ad una soave melodia [:] / un sussurro d’arpa nel silenzio totale.”

L’opera del Sartarelli rivela una maturità poetica, armonizza la profondità del sentire con l’eleganza dello stile, con un recupero delle forme e dei versi della tradizione. Le liriche in prevalenza sono composte da endecasillabi e rime alternate, con un lessico a tratti più prezioso e ricercato, in aderenza perfetta dell’immagine alla parola.

Una poetica che, con compassione e coraggio, accetta il divenire come forma della vita stessa e dove l’amore, così come la luna, cresce, decresce e scompare per apparire di nuovo, in quanto luce universale; la sua morte non è mai definitiva: “[…] non vedrà mai nero chi ha sempre amato.”

 


 

29 mag 2018

"Armonie e dissonanze" di Oscar Sartarelli: la maturata saggezza e la poesia



Canto, che tanto quel di quaggiù avanza/ che, poi che io torna’ al mondo deserto, / ogni dolce     armonia m’è dissonanza.”

(Il Quadriregio di Mons. Federico Frezzi Libro IV 22-120


Armonie e dissonanze” (Le Mezzelane Casa Editrice) è la recente opera poetica del poeta-scrittore Oscar Sartarelli. In questa raccolta l’ispirazione dell’autore appare ricca e varia, raggiunge una più matura essenzialità e nettezza d’espressione, nell’evidente tendenza di dare alla poesia una sensibilità più ampia e attuale, pur rispettando stilisticamente i principi della poesia tradizionale. La vita impegna a una riscoperta di sé e delle diverse fasi legate a quei riti di passaggio che necessitano d’essere affrontati. L’opera si sviluppa ed evolve in un percorso formativo al contrario, dall’ora del disincanto quale effetto discordante e in grado di godere dell’attimo, per via del senso di precarietà di un inevitabile fluire del tempo, al toccare e svelare il suono gradevole che è corrispondenza di voci, proprio della fase adolescenziale e giovanile “Erano belli il sole [,] / il suono delle campane/ che annunciava la festa [,] / la carezza della mamma/ e la speranza nel cuore. “
La modalità semantica che racchiude i toni, le immagini e la molteplicità dei motivi richiama alcune tesi del De brevitate vitae del filosofo Seneca, laddove il poeta insiste sulla fragilità dell’esistenza e  incita a considerare ogni suo secondo “ti sei mai chiesto cosa saresti al mondo[,] / se ti mancasse[, così, uno, un sol secondo?”; addirittura si commuove, nel riconoscere le responsabilità concrete di ognuno di fronte alla qualità della vita, del nostro Essere e della nostra stessa terra “Stalattiti di tempo/ sedimenti di anima/che son appesi al tempio/della vita consunta [,] /e si schiantano a terra […] / quando il cervello scoppia [,] / ed il tutto si spiega”, rappresentandone così ogni intima meditazione in una luce particolarmente adatta a illuminare, non solo l’uomo moderno ma semplicemente, l’uomo. La silloge presenta un accrescersi di suggestioni e un sovrapporsi di significati che, quasi ammonitori, si trasformano in un invito ad andare all'origine delle parole e del loro valore per ricaricarle di senso. Nei versi si sottintende una mancata credibilità del nostro mondo, non solo di valori ma anche e soprattutto di quanti sono chiamati a trasmetterli e da qui ha origine la reale malinconia dell’autore, che si rifugia nella purezza e nella profondità del proprio sentire.
Nella prima lirica della raccolta, l’albeggiare risuona quale arcaico simbolismo della giovinezza perenne che s’innesca nelle varie faglie del tempo e dell’età, non per terminare un ciclo bensì per riscoprirla nel divenire eraclitiano, poiché ogni cosa si muove, muta e si trasforma, lasciando indietro qualunque momento. La vita e il suo dolce sparire, di fronte a cui non esiste ribellione ma solo delicata rimembranza, innervano l’universo poetico del Sartarelli; dai suoi slanci e tormenti interiori si evince una personalità sensibile seppur dotata di notevole plasticità psichica. Una tenerezza composta e misurata fan sì che l’io poetico avverta la solitudine del mondo: “Vuoto è ora il teatro, eppure sento voci [,] / voce del tempo, frammenti di vita […] Chiude il sipario [,] ed anch’io più non sono”; echeggiano voci dissonanti nel momento stesso in cui l’etica si scontra con le tante nostre miserie. Con sottile ironia il poeta delinea un’anatomia del mondo, coinvolgendola nelle sue stesse riflessioni “Nulla [,] sei nulla [,] nessuno si accorge di te [,] / perché tu sei un ammasso di carne/ attaccato alle ossa.” ma se ne distacca, non rinnega la propria anima, ponendosi al riparo da quella maschera che si fa autorevole garante del nostro tempo.  Quel “puer aeternus”, che con coraggio rimane fedele al tempo, si trova in uno spazio intermedio fra lo stato di partenza e di arrivo e “[…] va cercando della vita il suo metro/che più non sia il ruffiano sentimento”.
Una metrica sorgiva, mista di versi endecasillabi e settenari, crea un genere di poesia di facile grazia e ritmo piacevole nonché una sensazione diffusa d’intesa ed essenza. Sottigliezze vocali, passionalità, furore giovanile, tra enfasi e modestia, quintessenze distillate di un’anima pura e onesta, accenti e sillabe dure e vibrate, realizzano infine quel tema di un incontro con la vita che è radice della poesiaSpero serva questa grama poesia [,] / per riacciuffare [,] senza far rumore [,] / il vero senso: d’infanzia l’odore!”. Il tempo è kronos, ma per Oscar Sartarelli è soprattutto kairòs poiché, in realtà, è sempre e solo la qualità della nostra vita a scandirne lo scorrere incessante di minuti e di ore e a palesarne i moti dell’anima “Il ricordo torna ed il cuore arruffa [;] / allora capisci [,] e d’un tratto senti/ che ancora puoi donare sentimenti [,] / e il senso della vita si riacciuffa.” Infine trovo preziosa la lirica dal titolo “Memento”, profusa di quella religiosità che scardina anche la mente più indisciplinata, divenendo il significato più puro dell’affidamento francescano. La poesia è raccoglimento ed equilibrato rapporto con se stessi verso il raggiungimento della saggezza “E la luce alza della nebbia il velo [,] / scoprendo su te l’indaco del cielo”.