27 feb 2014

Una nuova silloge del poeta palermitano Emanuele Marcuccio: Anima di Poesia

Inizio la mia recensione con un aforisma di Dostoevskij non a caso, ritengo infatti che in ogni poesia di Emanuele Marcuccio sia presente quel soffio divino che ispira il poeta e lo eleva.





Il poeta, quando è rapito dall'ispirazione, intuisce Dio. (Fëdor Dostoevskij)


Anima di Poesia è l’ultima silloge del poeta palermitano Emanuele Marcuccio, edita da TraccePerLaMeta Edizioni nel gennaio 2014. La raccolta contiene poesie scritte dal 2008 al 2013 i cui temi sono sempre i più cari al poeta, il quale sente e respira il disagio sociale del suo presente, gli eventi di una natura favorevole e crudele allo stesso tempo, capace di illuminare la nostra vita e di distruggerla in pochi attimi con le sue esplosioni catastrofiche. Elementi temporali e spaziali, dalle concise sfumature poetiche, sfiorano il privato con le proprie origini, rivolgendo una toccante attenzione al dolore per la scomparsa del padre, si lasciano infine coccolare dalla musica: un’arte che affascina da sempre il poeta. Anima di Poesia è una silloge che ricorda la lirica ermetica per brevità e ridotto utilizzo di punteggiatura ma allo stesso tempo si differenzia dal classico ermetismo, con versi che non rimangono chiusi, oscuri e misteriosi bensì si affacciano alla libera espressione dell’anima che si fonde con l’altra parte di sé: “Anima di poesia che mi abbracci/ nell’attesa, nel silenzio, / [...] lasciami ancora sognare...”
Emanuele Marcuccio non si distacca dai suoi versi, vive la sua concezione di poesia con sinestesia; l'accostamento di sensazioni diverse avvertite simultaneamente si riassumono in stimolazioni uditive, olfattive, tattili o visive: “Ecco, riecheggia quell’armonia,/ quell’immortale eterno incanto,/ eroico canto, risuona!”, Gli odori della notte/ [...] si assottigliano nell’immensità: [...]”, “Io la mano ti stringevo/ e un freddo ghiaccio/ ricevevo [...]”, “Serena e di stelle/ è la notte, di cielo [...]”
Nella poesia di Marcuccio non esiste il colore nero, nella sua anima di poeta non c’è ombra.
Il poeta non si pone domande né cerca di capire, semplicemente si lascia andare alla potenza dell’amore che ogni elemento della natura ispira. Ogni gesto, ogni azione coltivano un’educazione di sentimenti che non sono mai distruttivi semmai donano speranza di crescita e trasformazione interiore, verso quei lidi sparsi oltre l’orizzonte; le sue immagini ci esortano a non essere solo “nere formiche” che continuano a camminare, preoccupati soltanto di raggiungere i nostri scopi personali senza volgere lo sguardo all’importanza di un amore e una condivisione universali. La sua poesia ci stimola a sorvolare la materialità e i propri interessi per raggiungere una decodificazione emotiva in una quasi imitazione degli elementi naturali, che come “punte” mirano a innalzarsi e dirigersi con saggia consapevolezza verso l’eternità. Emanuele Marcuccio richiama con questa sua silloge versi già espressi nella sua raccolta “Per una strada”, dove ogni individuo terrestre è in continuo viaggio come semplice passeggero e non come unico attore. La poesia permette all’autore Marcuccio di non perdersi, di ritrovare la strada per lui stesso e per tutti noi, non solo “nell’alba d’autunno” di simbolismo pascoliano bensì proprio tramite l’opposizione anima-realtà esterna; i poeti sono come i girasoli, scrive Marcuccio, come tali voltano i loro capolini al sole e le emozioni poetiche sono i loro numerosi fiori. Emanuele Marcuccio ancora una volta sottolinea con le sue parole l’alto valore della poesia, veicolo di trasmissione di parole con significato pregnante e salvifico. La sua poetica non si limita a descrivere in maniera oggettiva ogni elemento cantato, il significato del contenuto di questa silloge apparirà sicuramente in tutta la sua completezza a chiunque abbia avuto la fortuna di leggere altre opere del noto poeta palermitano. La sua formazione culturale, le sue letture, le sue preferenze in campo letterario lo hanno certamente condotto a una maggiore maturità. Ritengo che Anima di Poesia sia un titolo giustamente appropriato per la silloge così concepita e scritta.


Susanna Polimanti



Cupra Marittima (AP), 26 febbraio 2014


17 feb 2014

Ian McEwan: Sesso e perversione - Lorenzo Spurio

Lorenzo Spurio e la sua critica letteraria alle opere dello scrittore inglese Ian McEwan, soprannominato spesso e a torto: Ian Macabre. Un più accurato sguardo alla narrativa del noto scrittore, tra i suoi personaggi e devianze sessuali.


Ian McEwan: Sesso e perversione di Lorenzo Spurio pubblicato nel 2013 con Photocity Edizioni è un saggio particolarmente interessante, esamina e approfondisce contenuti di sessualità e perversione nella produzione letteraria dello scrittore britannico Ian McEwan. Un tema impervio, quanto altri mai, che il critico letterario Lorenzo Spurio affronta con rigore di saggista, ammorbidito da quell’equilibrata e analitica pacatezza, una caratteristica che contraddistingue tutti i suoi molteplici saggi. Spurio aveva già discusso tale tematica nella sua tesi di laurea magistrale nel 2011 e la decisione di proseguirla ed ampliarla in questa sua opera è una chiara testimonianza, non solo della sua passione per la narrativa inglese ma, in special modo, della sua estrema sensibilizzazione verso qualunque genere letterario possa riguardare un disagio umano e psichico. Lo stesso Lorenzo Spurio nel capitolo di  Ian McEwan: Sesso e perversione scrive: “ Mi sono spesso domandato se il sesso e la letteratura siano due universi troppo distanti e che non si dovrebbero mescolare”, ecco dunque lo scopo essenziale della sua indagine, che si esplica nel rilevare con acuta perspicacia profili psicologici e motivazioni profonde connessi alla predilezione di personaggi, con svariate devianze sessuali, nella narrativa dello scrittore britannico; McEwan da sempre, proprio per questa sua preferenza di temi è stato forse ingiustamente inserito in un panorama letterario “scomodo” e poco si è colto nei suoi scritti, il significato primario di un messaggio psicologico. In questo suo saggio Lorenzo Spurio studia un ciclo descrittivo di rilevanti aspetti umani del comportamento sessuale richiamando brani dei vari romanzi dello scrittore inglese, sebbene la sua critica miri maggiormente alla validità di definizione di devianza sessuale sia nella nostra società che per altri individui in altre società, piuttosto che alla valutazione fine a se stessa delle opere di Ian McEwan da un punto di vista morale ed etico; il saggio valuta pertanto l’accostamento psico-sociale alla devianza sessuale, la cui conoscenza è considerata di valore fondamentale: “ Quello che il lettore dovrebbe fare è analizzare il clima in cui l’autore inserisce certi episodi e approfondire l’analisi del passato dei protagonisti. In questo modo il lettore si renderà consapevole che, così come nella storia che ha letto è difficile separare la normalità dalla devianza, altrettanto lo è nella realtà, di cui il romanzo non è altro che uno specchio”.
Leggendo l’opera di Lorenzo Spurio mi sono resa conto di quanto il suo studio di vari testi abbiano avuto come risultato una differente interpretazione della narrativa di Ian McEwan, intesa quale scoperta di un preciso e preordinato intento del romanziere britannico di esporre, attraverso ogni suo personaggio e una sorta di giocosità nella scrittura, aspetti culturali, sociologici ed etici che interrogano sulla stessa natura delle relazioni e dei sentimenti, spesso estremi, nati in contesti esasperati e di quanto questi fenomeni siano connessi l’un l’altro. Posso dunque tranquillamente ritenere questo saggio un’opera letteraria di spesso valore culturale, utile per sondare metafore ed immagini nella letteratura che in senso più vasto appartengono alla psicologia analitica dello stesso Ian McEwan.
Il lettore dispone ora di un ampio quadro dei costumi sessuali dell’umanità, che la letteratura in genere non può rinnegare. Lorenzo Spurio con la sua chiarezza espositiva e l’originalità che lo distingue ci regala con il suo testo, una dimostrazione in più per comprendere meglio la vera finalità del critico il quale, sempre dovrebbe indagare oltre le apparenze di argomenti e personaggi di ogni testo letterario. In questo caso Lorenzo Spurio rende accessibile ogni romanzo di Ian McEwan anche ai profani della sua narrativa, restituendo dignità e valore ad uno scrittore finora demonizzato da qualunque critica letteraria.


Susanna Polimanti

Cupra Marittima 17.02.2014





14 feb 2014

Memorie intrusive- La nuova silloge poetica di Ilaria Celestini

La mia recensione alla silloge Memorie intrusive di Ilaria Celestini che introduco con qualche riga della Nota dell'Autrice: 

"Con Memorie intrusive ho scelto di rappresentare l'aspetto più brutale del sentimento, quello che porta al degrado di sé e dell'altro, visto come mezzo e non come fine, come strumento da vittimizzare e vittimizzante a sua volta."






Memorie intrusive è la nuova silloge poetica di Ilaria Celestini, pubblicata lo scorso gennaio con TraccePerLaMeta Edizioni. Da una prima lettura della Nota dell’Autrice nonché della Prefazione, curata dallo scrittore e critico letterario Lorenzo Spurio, ho immediatamente intuito e apprezzato il valore di questa silloge. Sin dai primi versi il nostro animo è scosso dal tema dell’abuso, del dolore e della sofferenza che ne conseguono, la stessa poetessa in apertura irrompe con i versi: “Ti parlerò del mio/dolore antico/di mani avide e spietate/ che mi fecero/ terra di conquista…” In ogni verso si evince un sentimento d’impotenza e vulnerabilità di fronte all’essenza di “memorie” ivi intese come ritenute, trattenute, “intrusive” al punto di solidificarsi nell’anima mentre riproducono un vissuto primitivo.
In Memorie intrusive leggiamo e percepiamo una poesia rappresentativa di un ricordo incancellabile, incoercibile che l’autrice rivendica con immagini molto significative e toccanti di un intimo che si libera ed esprime il proprio substrato di malinconico tormento, attraverso una ricerca di stile e di spessore dignitoso, delicato, seppure icastico e solidale. È decisivo l’intento di smuovere una forza interiore e ritrovare un tempo propizio per ricominciare a vivere con maggiore serenità. La continuità dei versi in un’eccellente modalità stilistica, denota l’incisività del penoso ma quanto mai attuale tema della violenza sulle donne e quanto di più feroce e distruttivo possa diventare quando le emozioni traumatizzanti colpiscono e turbano l’innocenza e la purezza dell’infanzia: “I miei ricordi sono animali feriti/e notti tremanti prive di senso/derubate di un sogno”. Ogni visione evocata dalla poetessa è un messaggio comunicativo diretto e intenso; tramite la sua preparazione culturale e poetica, Ilaria Celestini fa un uso equilibrato del tessuto espressivo, veicolando principi e valori etici toccanti e veritieri. Memorie intrusive è una silloge che rende l’efficacia e la forza espressiva della poesia sociale e allo stesso tempo personale, un riverbero di anime che soffrono e si rialzano, lo stesso cuore del poeta che “è una terra che nessuno/vuole visitare” si rivela uno strumento reale per fissare la testimonianza del dolore di un abuso. Le poesie di Ilaria Celestini sono un’epigrafe destinata a durare nel tempo, una lezione per il mondo odierno che, negando ogni evento di abuso quale una piaga straziante, in cui la donna è solo preda e non appare più come essere umano, oltremodo nega il valore stesso del ruolo della donna. Le ricorrenze delle espressioni metaforiche mostrano un raffronto tra elementi negativi e positivi, sul piano inferiore si blocca di fronte all’esperienza abusiva vissuta mentre s’innalza ad un piano superiore verso il ruolo sostanziale della poesia che permette di ritrovare coraggio, pretende un approfondimento della vita interiore e la scoperta di una dimensione maggiormente libera dal dolore del ricordo. La poetessa si lascia infine cullare dai suoi versi che le permettono di uscire dai penosi ricordi e l’aiutano a librarsi attraverso le sue stesse immagini, nella speranza che possa esistere ancora la leggerezza del cuore e il riconoscimento del valore di un amore pulito, libero e totalizzante “al di là/dell’orizzonte di un amore perduto/un giorno magari anche per me/tornerà a schiudersi il cielo”.
Non ho dubbi che la silloge Memorie intrusive di Ilaria Celestini possa esprimere e interpretare un collegamento prezioso con chiunque viva per diretta esperienza o indirettamente eventi devastanti, tematica che ci riguarda tutti poiché spunto per una meditazione di stretta attualità.
La poesia è un appuntamento con la profondità del mondo interiore, un dialogo con sé stessi. Memorie intrusive è una raccolta di poesie che fa breccia nel cuore delle donne e non solo, sensibilizzando tutti quei cuori che sono in contrasto con la crudeltà dell’amore perverso e il narcisismo, per rivolgersi sempre e solo verso ogni forma di amore “buono”.



Susanna Polimanti
Cupra Marittima 13.02.2104