20 giu 2016

Un'appassionata biografia di un'epoca: "fantastici QUEGLI ANNI" di Franco Duranti






fantastici QUEGLI ANNI” - (Storie di tanti capelli fa) pubblicato nel 2012 con edizioniGEI è il libro d’esordio di Franco Duranti, uomo e scrittore di grande creatività nonché fervido amante della musica e dell’arte. Una premessa dell’autore e il testo della splendida canzone “In my life” dei Beatles delineano quell’intenso e piacevolissimo tuffo nel passato che, a mio avviso, non si limita all’autobiografia dell’autore bensì amplia i suoi contenuti verso una precisa analisi interpretativa della biografia di un’epoca; Jesi, città marchigiana delle sue origini, ne è la cornice ispiratrice… “Tutto è cominciato in una tiepida mattina di primavera a Jesi. Era il 1950”. Protagonisti sono dunque i giovani e gli stessi a confronto con gli adulti, a raccontarsi e a raccontare, attraverso aneddoti e scenette familiari, della loro infanzia e della loro crescita; vicende che li vedono instancabili e irrequieti attori durante momenti di gioco, di studio e di socializzazione con luoghi e problematiche che oggi stimolano la riflessione di chiunque desideri condividere il proprio vissuto con i tanti che appartengono a una generazione attuale e “altra”, molto lontana, ahimè, dagli standard contrassegnati da valori interpersonali, ricchi di stimoli sia emotivi che intellettivi. L’attenzione dell’autore si sofferma soprattutto sul ruolo dei giovani nel clima culturale ed economico di quegli anni, ove fasi di cambiamento, intense e rapide, tendono a creare forti discontinuità soprattutto nei gusti dell’abbigliamento e della stessa musica, mentre all’orizzonte si sottolineano atteggiamenti sociali e attitudinali di un’adolescenza che a poco a poco sente l’esigenza di marcare una diversità rispetto alla propria famiglia. Non dimentichiamo infatti, che la famiglia di quegli anni era solidamente basata sul matrimonio e molto rigida. Indiscussa la subalternità sociale e giuridica della moglie e dei figli rispetto al marito/padre.
Lo stile limpido, correttamente diluito e strutturato, con dettagliata fabula di eventi, luoghi   e personaggi, ricco di elementi denotativi e connotativi, rende al meglio ogni paesaggio cittadino, testimone anch’esso di tradizioni, usi e costumi che riecheggiano nella mente e nel cuore dell’io narrante, tra ricordi ed emozioni ove il fenomeno musicale pop-rock, in particolare la “Beatlemania”, si pone come elemento collante,  mentre una sottile e delicata nostalgia riaffiora e ne “coccola” la memoria. L’esposizione dalle forme morbide, mista in alcuni tratti ad una terminologia colorita, ci presenta giovani alquanto turbolenti, sebbene timidamente impertinenti “Un alone invisibile ci circondava e ci rendeva unici, invincibili: certi di essere superiori ai comuni mortali […]”, i quali fanno sentire la loro voce, raffigurano una propria caratteristica sociologica accanto a una diffusa opposizione ai valori dominanti e generano una posizione critica verso le due istituzioni chiave: famiglia e scuola.
Un romanzo-manifesto che ci mostra chiaramente la variabile tra passato e presente di una generazione anticonformista che preannuncia già l’esplosione sessantottina, in un’Italia in piena trasformazione socio-economica e culturale veloce, dirompente e incalzante. Arma di evoluzione è la musica Beat con la sua ventata di rinnovamento melodico e, soprattutto, di rottura con gli schemi classici della canzone italiana di quei tempi.
Sulle note delle canzoni dei Beatles, dei Rolling Stones e di Joan Baez gran parte dei giovani in America e in Europa iniziano a protestare contro la guerra, contro la società dei consumi; essi acquistano consapevolezza delle ideologie politico-culturali, del significato di un amore libero e senza tabù e dell’importanza dell’amicizia condivisa.
Il libro di Franco Duranti è senz’altro una lettura significativa che serve a ricostruire la storia di anni in cui capelli lunghi, camicie attillate e pantaloni a sigaretta erano “il primo sintomo di rivolta verso una società perbenista in cui avevamo vissuto la nostra prima fase di vita”, una gioventù contestataria che allora modificò radicalmente le mode e le condotte, per la sua importante stagione con atteggiamenti ribellistici, provocatori, anticonformisti e trasgressivi che tuttavia non tolgono nulla alla bellezza dei sogni, agli scenari antichi e moderni delle nostre città, all’amore e a tutte quelle persone che, come scrive l’autore: “hanno vissuto con me e mi hanno permesso di dire: FANTASTICI QUEGLI ANNI! “ .
Da sempre e in ogni epoca i giovani sono un oggetto particolarmente sfuggente proprio perché si tratta di una condizione a termine e i giovani di ieri sicuramente non sono più i giovani di oggi. Viviamo, infatti, in un tempo in cui ci si propone una gioventù dal godimento effimero e istintivo che non richiede particolari conoscenze se non l’uso morboso, freddo e distaccato della tecnologia digitale.
Esattamente come Franco Duranti, tutti noi appartenenti agli anni ’50 -’60 abbiamo lasciato qualcosa nel nostro viaggiare nel tempo e ora, difficilmente riusciamo a non abbandonarci a quella memoria emotiva che ci dona momenti di piacevole affettività da rievocare, consentendoci di confrontarci con il prima e il dopo, tra il nostro passato e il nostro presente.




1 commento:

  1. Bellissima analisi su un periodo storico nel quale i sogni di una intera generazione si confronta con quella di oggi.

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