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6 mar 2014

Recensione di Dipthycha di Emanuele Marcuccio

Pubblico la mia recensione alla silloge poetica Dipthycha di Emanuele Marcuccio, precisando che d'accordo con tutti gli autori, l’intero ricavato delle vendite del Volume (€ 3,81 su ogni copia) sarà devoluto a AISM – Associazione Italiana Sclerosi Multipla. Si procederà però per via privata alla devoluzione dell’intero ricavato delle vendite, non essendo stato possibile inserire la notizia della devoluzione all’interno del libro. AISM riceve tantissime richieste simili, ringraziando hanno quindi risposto che non hanno il tempo materiale per esaminarle tutte.



«Dipthycha. Anche questo foglio di vetro impazzito, cʼispira…» di Emanuele Marcuccio e AA.VV. (Photocity Edizioni, 2013) è un progetto editoriale che ci consente immediatamente di acquisire una nuova esperienza poetica, a dimostrazione che una creazione in versi può avvenire anche in modo insolito, partendo da tutt’altri punti di vista. In questo caso la raccolta poetica ideata e curata da Emanuele Marcuccio nasce tramite contatti con altri autori davanti a un personal computer e la rete Internet “Anche questo foglio di vetro impazzito, cʼispira…
L’amore verso la poesia riunisce poeti da tutte le parti d’Italia e ne definisce i contorni con toni e spunti di sonorità simili e discordanti al tempo stesso, quantunque con temi in perfetta sinergia come in “Vita Parallela”, “[…] Nuove strade davanti a noi/ che hanno sapori veri/ in condivisioni accese/ che si innalzano in cieli nuovi/ in realtà autentiche e inaspettate”
La scelta del titolo, etimologicamente dal tardo latino dipthўchu(m) e dal greco δίπτῠχος (díptychos), viene spiegata e riassunta dallo stesso autore Emanuele Marcuccio in “dittico poetico” inteso come rapida definizione del contenuto della silloge dove ritroviamo per l’appunto, ventuno sue poesie e altrettante di differente firma ma di tema simile, scritte in tempi diversi, senza alcuna collaborazione effettiva, secondo tendenze espressive e stilemi personali. Il termine “Dipthycha” ha comunque un valore molto rilevante ai fini della comprensione di tale poetica; oltre al suo primo significato di dipinto o rilievo costituito da due tavole incernierate e chiudibili a libro, il dittico era anche un taccuino usato nell’antichità, consistente in due tavolette incerate unite per mezzo di una cerniera, un veicolo dunque, di scrittura e di conoscenza. L’introduzione alla poesia è sempre, di fatto, illustrare le ragioni per cui un pensiero o un’esperienza acquistano, attraverso una determinata disposizione delle parole, un valore che raggiunge, tocca, incontra e smuove la nostra sensibilità.
I temi delle liriche contenute in questa silloge evocano tradizione e modernità, contemporaneità.
I versi di ogni poeta, seppur scritti separatamente, mostrano tutti un collegamento, diventano arte poetica che, in una serie infinita di occasioni ne rappresentano il senso, il sentimento, le percezioni, la propria unica visione della realtà soggettiva e oggettiva, in perfetta tessitura di una tela in cui si annidano eventi che segnano le tappe della nostra storia attuale. Chi indugia sull’amaro destino umano con parole appuntite; chi si rivolge all’amore quale immagine di sogno; chi richiama il tempo e le sue stagioni preferite, cercando rifugio in una dimensione intatta della natura; chi, infine, esprime la sua delusione, abbandonando ogni speranza. Ogni poesia ospitata in Dipthycha contiene un messaggio riflessivo di forte intensità; ogni autore, in reciproca corrispondenza, comunica con l’oggetto poetico e si predispone ai lettori stabilendo contatti che traducono intesa, affinità, interessi comuni e tanta cordiale disponibilità. La silloge è ricca di immagini mai piatte e univoche e chiunque si senta attratto da questa antica arte, potrà godere di un uso di parole autentiche, quelle che derivano dall’assidua frequentazione del linguaggio poetico e, in questo caso, in grado di accorciare le lunghe distanze tra tanti poeti che vivono fisicamente lontani l’uno dall’altro. Il lettore sicuramente sarà in grado di osservare e percepire con intensità la propria immagine riflessa.
Non entro nel merito di ogni singolo verso o della poetica specifica di ogni autore perché ritengo che ciascun poeta debba essere valutato, colto e accolto, nell’insieme della propria produzione letteraria. Elemento essenziale e di spicco di Dipthycha è soprattutto una rara condivisione di grande fascino che parte da antiche tradizioni fino a toccare età e cicli della vita che appartengono a noi tutti.


Susanna Polimanti

Cupra Marittima (AP), 5 marzo 2014


Nell’antologia figurano le poesie dei seguenti autori: Emanuele Marcuccio, Silvia Calzolari, Donatella Calzari, Giorgia Catalano, Maria Rita Massetti, Raffaella Amoruso, Monica Fantaci, Rosa Cassese, Rosalba Di Vona, Lorenzo Spurio, Giovanna Nives Sinigaglia, Michela Tarquini e Francesco Arena.



27 feb 2014

Una nuova silloge del poeta palermitano Emanuele Marcuccio: Anima di Poesia

Inizio la mia recensione con un aforisma di Dostoevskij non a caso, ritengo infatti che in ogni poesia di Emanuele Marcuccio sia presente quel soffio divino che ispira il poeta e lo eleva.





Il poeta, quando è rapito dall'ispirazione, intuisce Dio. (Fëdor Dostoevskij)


Anima di Poesia è l’ultima silloge del poeta palermitano Emanuele Marcuccio, edita da TraccePerLaMeta Edizioni nel gennaio 2014. La raccolta contiene poesie scritte dal 2008 al 2013 i cui temi sono sempre i più cari al poeta, il quale sente e respira il disagio sociale del suo presente, gli eventi di una natura favorevole e crudele allo stesso tempo, capace di illuminare la nostra vita e di distruggerla in pochi attimi con le sue esplosioni catastrofiche. Elementi temporali e spaziali, dalle concise sfumature poetiche, sfiorano il privato con le proprie origini, rivolgendo una toccante attenzione al dolore per la scomparsa del padre, si lasciano infine coccolare dalla musica: un’arte che affascina da sempre il poeta. Anima di Poesia è una silloge che ricorda la lirica ermetica per brevità e ridotto utilizzo di punteggiatura ma allo stesso tempo si differenzia dal classico ermetismo, con versi che non rimangono chiusi, oscuri e misteriosi bensì si affacciano alla libera espressione dell’anima che si fonde con l’altra parte di sé: “Anima di poesia che mi abbracci/ nell’attesa, nel silenzio, / [...] lasciami ancora sognare...”
Emanuele Marcuccio non si distacca dai suoi versi, vive la sua concezione di poesia con sinestesia; l'accostamento di sensazioni diverse avvertite simultaneamente si riassumono in stimolazioni uditive, olfattive, tattili o visive: “Ecco, riecheggia quell’armonia,/ quell’immortale eterno incanto,/ eroico canto, risuona!”, Gli odori della notte/ [...] si assottigliano nell’immensità: [...]”, “Io la mano ti stringevo/ e un freddo ghiaccio/ ricevevo [...]”, “Serena e di stelle/ è la notte, di cielo [...]”
Nella poesia di Marcuccio non esiste il colore nero, nella sua anima di poeta non c’è ombra.
Il poeta non si pone domande né cerca di capire, semplicemente si lascia andare alla potenza dell’amore che ogni elemento della natura ispira. Ogni gesto, ogni azione coltivano un’educazione di sentimenti che non sono mai distruttivi semmai donano speranza di crescita e trasformazione interiore, verso quei lidi sparsi oltre l’orizzonte; le sue immagini ci esortano a non essere solo “nere formiche” che continuano a camminare, preoccupati soltanto di raggiungere i nostri scopi personali senza volgere lo sguardo all’importanza di un amore e una condivisione universali. La sua poesia ci stimola a sorvolare la materialità e i propri interessi per raggiungere una decodificazione emotiva in una quasi imitazione degli elementi naturali, che come “punte” mirano a innalzarsi e dirigersi con saggia consapevolezza verso l’eternità. Emanuele Marcuccio richiama con questa sua silloge versi già espressi nella sua raccolta “Per una strada”, dove ogni individuo terrestre è in continuo viaggio come semplice passeggero e non come unico attore. La poesia permette all’autore Marcuccio di non perdersi, di ritrovare la strada per lui stesso e per tutti noi, non solo “nell’alba d’autunno” di simbolismo pascoliano bensì proprio tramite l’opposizione anima-realtà esterna; i poeti sono come i girasoli, scrive Marcuccio, come tali voltano i loro capolini al sole e le emozioni poetiche sono i loro numerosi fiori. Emanuele Marcuccio ancora una volta sottolinea con le sue parole l’alto valore della poesia, veicolo di trasmissione di parole con significato pregnante e salvifico. La sua poetica non si limita a descrivere in maniera oggettiva ogni elemento cantato, il significato del contenuto di questa silloge apparirà sicuramente in tutta la sua completezza a chiunque abbia avuto la fortuna di leggere altre opere del noto poeta palermitano. La sua formazione culturale, le sue letture, le sue preferenze in campo letterario lo hanno certamente condotto a una maggiore maturità. Ritengo che Anima di Poesia sia un titolo giustamente appropriato per la silloge così concepita e scritta.


Susanna Polimanti



Cupra Marittima (AP), 26 febbraio 2014


1 set 2013

Recensione di Pensieri Minimi e Massime di Emanuele Marcuccio

Ancora una recensione di un'opera di Emanuele Marcuccio: 
Pensieri Minimi e Massime: saggezza e lungimiranza.





Nella sua silloge poetica “Per una strada”, pubblicata nel 2009, Emanuele Marcuccio descrive con “Il vascello nel mare in tempesta”( Pag 25) la nostra realtà condivisa dove “la nostra vita s’inabissa”  vana,  senza la guida della fede; un passaggio terreno che scorre esattamente come un “orologio che ha lancette sconnesse, ritorte” (Pag.70). In ogni sua opera, il poeta evoca la figura divina che è in ogni memoria ed anima. Sono certa che dalla stessa scintilla divina abbiano origine i suoi Pensieri Minimi e Massime, Edizioni PhotoCity del 2012,  una raccolta di 88 pensieri che vanno ben oltre il cosiddetto aforisma, in cui con stile sobrio e conciso Emanuele Marcuccio indica l’importanza  non del traguardo finale bensì della preziosità di ogni nostro percorso. Considerando l’etimologia della parola greca aphorismós: definizione, è riduttivo chiamare aforismi i pensieri contenuti in questa raccolta, in realtà essi nascono dalla meditazione e dalla spontaneità del poeta e si traducono in saggezza e lungimiranza,  ricchi d’intensità concettuale, di natura etica e sociale. Marcuccio si affida alla sua personale sensibilità ed esperienza di vissuto per suggerire al lettore una profonda riflessione su sentimenti e quella particolare realtà che è oltre il visibile: “Chi si ferma alle apparenze, ha gli occhi foderati dalle nebbie del pregiudizio” (N.87). Intensa e precisa l’interpretazione del dolore e del silenzio che s’identifica nell’arte stessa della poesia. Ancora una volta ritroviamo lo scorrere del tempo, che è istante e il valore fugace degli attimi di felicità che “ si perdono nella nebbia dei giorni, si perdono nel vento degli anni” (N. 77).
Un’emozione, un ricordo, un semplice particolare  osservato con lo sguardo del cuore, fanno scattare nel poeta la molla dell’ispirazione che si concretizza nel desiderio di creare, comunicare le proprie idee ma soprattutto esprimono il suo grande amore per la poesia; un’arte che diviene forza liberatrice di emozioni che altrimenti rimarrebbero intrappolate nella nostra anima. Con delicato e velato vigore la poesia rischiara l’oscurità degli animi, dà voce ai silenzi interiori,  si trasforma in sondaggio all’interno della propria esperienza di vita, ogni intensa emozione trasfigura, si connette con la matrice profonda di ogni verso del poeta. Emanuele Marcuccio nei suoi Pensieri Minimi e Massime non sermoneggia semmai permette al suo cuore di esprimersi in assoluta libertà, con un distillato del meglio di sé, con garbo e rispetto ci sprona a godere delle bellezze nascoste della vita, richiamando la nostra attenzione a non perdere nulla di ogni nostra esperienza. I suoi pensieri s’imprimono nella nostra anima e suscitano emozioni e riflessioni profonde sull’autentica accezione del nostro essere e la rilevante efficacia dell’amore che rimane sempre “l’unica arma contro il dolore” (N. 8). La breve ed illuminata opera di Marcuccio si mostra incisiva ed efficace, evidente ricerca di evasione da una realtà insoddisfacente verso il sogno, quale superamento figurativo dei limiti della realtà e delle sue contraddizioni. L’ascolto interiore con la complicità della fantasia esorta ad elevarsi.



Susanna Polimanti
Cupra Marittima (AP) 1 settembre 2013

30 ago 2013

Recensione alla silloge di Emanuele Marcuccio: Per una strada

Cari amici, oggi vi presento il poeta palermitano Emanuele Marcuccio, una giovane promessa della nostra poesia contemporanea, con ampio curriculum letterario, destinato ad arricchirsi nel tempo, con i miei migliori auguri!





“ Tutto è passato per una strada, luogo fisico, luogo dell’anima, che è stato trasfigurato dalla mia sensibilità, dalla mia immaginazione, che ho cercato di esprimere con la mia poesia”: parole stupende ed essenziali, scritte da Emanuele Marcuccio, poeta palermitano, nella prefazione alla sua  silloge “ Per una strada” - SBC Edizioni.  La nostra vita è cammino lungo sentieri tortuosi e lineari, un passaggio attraverso il tempo terreno. La poesia di Marcuccio  percorre età e stati d’animo differenti, una mescolanza di presente e passato, ogni aspetto della sua realtà poetica è profondamente legato a forti tradizioni artistiche e culturali della sua terra di origine, nonché alla sua storia personale.
Definirei Emanuele Marcuccio un poeta dallo stile arcaico, un’anima antica che predilige l’essere all’avere, un attento ermeneuta alla continua ricerca filologica; in ogni suo verso è estremamente tangibile l’amore per la parola, la sua lirica palesa un’intensa spiritualità, ricorda le antiche odi greche e latine. Memore delle prestigiose liriche classiche, ai cui autori Marcuccio dedica svariati canti, si fa mentore egli stesso, con parole ardenti e passionali penetra tutto ciò che nel mondo è essenziale, suggerisce coraggio ed infonde speranza. Una vena poetica di altri tempi dunque, espressione di affetti e sentimenti su temi come la patria, l’amore, la natura e la libertà dell’individuo; egli manifesta nei suoi versi emozioni che riflettono la contraddizione del proprio tempo in una società moderna di massa,  parole che respirano atmosfere di degrado ed ingiustizie di un progresso pervaso dall’indifferenza verso ogni creatura dell’universo, che siano animali, eventi o luoghi. La dolce e malinconica consapevolezza della capacità distruttiva dell’uomo si alterna e s’intreccia con voci comuni e tradizionali in versi vivaci e coloriti. La sua lirica è echeggiante e pregiata, pregnante di significati connotativi in un insieme di emozioni, immagini ed effetti che la parola è capace di evocare. Imperante il desiderio di un rifugio interiore che sfocia nella dolce catarsi della poesia. Non a caso nella silloge “Per una strada” ritroviamo spesso il verbo “inabissarsi”, il poeta vive ogni suo verso  esattamente come specchio interiore, visione del mondo e mondo essa stessa, secondo quel ritmo purificatorio che le ha impresso. La sua opera è immagine pura della sua stessa integrità  e fedeltà al momento creativo originale.
Profonda e costante la presenza divina la cui ispirazione è tracciato potente e luminoso dell’evoluzione artistica di Emanuele Marcuccio; un poeta-musico, la cui poesia ritengo possa egregiamente essere accompagnata dal suono di uno strumento musicale e magari cantata in un suggestivo teatro, come affascinante può considerarsi la lettura dei suoi versi.



Susanna Polimanti