Cresce
l’interesse per l’opera prima “Mangereta” (La nave di Teseo
editore- 2018) di Adalberto Maria Merli,
uno dei più grandi attori-interpreti nella storia del teatro, del cinema e
della televisione, che qui ritroviamo nelle
vesti di scrittore. Parliamo di un’autobiografia romanzata, che si
configura essenzialmente come Entwicklungsroman
e, nella complessa cornice della
seconda guerra mondiale, a partire dal 1943 fino alla ricostruzione
post-bellica, si focalizza sull’immediatezza e sugli sviluppi delle
innumerevoli vicende che vedono coinvolta l’esistenza individuale e familiare
dei Merli. Esperienze di un vissuto maturano la consapevolezza di valori quali la
tolleranza, l’accettazione, la solidarietà, in un periodo storico scolpito attraverso
la forza espressiva delle parole dell’autore, che sono testimonianza viva e vessillo di risvolti psicologici collettivi e di significati condivisi. Una
narrazione retrospettiva in graduale trasformazione, in cui i fatti vengono
tutti descritti in prima persona: l'Io narrante protagonista è Berto o meglio
“Mangereta”, soprannome metaforico attribuitogli dalla nonna friulana, che sta
a indicare la caratteristica di chi mangia molto; l’attore entra in scena da
scrittore e interpreta il suo nuovo ruolo: se stesso. Sin dall’inizio del
romanzo, si evince la dicotomia di due mondi, due opposte visioni della vita:
il calore e l’amore di una famiglia unita da una parte e l’oscurità e il male di
una guerra che irrompe in una sfera privata e stravolge le priorità quotidiane
ma che, tuttavia, il protagonista si sforza di aggirare con la sua fame di vita,
di gioco, di sogni e fantasie, alla ricerca di quelle contromosse “proibite”
che per un bambino hanno il sapore di un’emozionante e attraente avventura. Per
esorcizzare i dolori e le ristrettezze di una guerra, fonte di ansia e
sradicamento, Berto riesce a
cavarsela anche meglio degli adulti e insieme ai suoi tre fratelli, sempre
spinto da un’irrefrenabile curiosità, impara a confrontarsi con ogni nuova
conoscenza, affronta ogni volta nuove sfide, s’impegola in diverse monellerie, si
difende, soccombe o ne esce vincitore, pur non
dimenticando mai il valore positivo del rispetto verso gli altri. Egli esplora
un mondo che racchiude in sé incertezze, tensioni e paure che gli temprano il
carattere e gli impongono una crescita personale. Seppur educato con estremo
rigore, disciplina e forti imposizioni, soprattutto da parte della madre
friulana “dai lineamenti morbidi ma
volitiva nel carattere”, sceglie personali scorciatoie di sfogo, per
evitare ogni sgomento e godersi quella poca serenità che un bambino e un
adolescente merita di vivere.
Lo stile di scrittura è
disinvolto, spontaneo, senza alcuna retorica e libero da inutili orpelli,
suscita ammirazione, empatia e, a tratti, ilarità. Ciò
che maggiormente affascina è la capacità
di creare immagini vive, con l’aiuto
di poetiche descrizioni di luoghi e paesaggi nonché di ritratti individuali fatti di sguardi, mimiche facciali e
caratteristiche personali. Il linguaggio cambia forma e densità,
lasciandosi travolgere da sfumature e profondità di stati d’animo, a seconda delle
situazioni in cui si trova il protagonista, il quale non si vergogna di
esercitare un pungente sarcasmo anche contro la tradizione culturale e i vizi
del suo tempo. Non fa sconti ad alcuno, non nasconde episodi raccapriccianti di
quel periodo storico né si fa scrupolo, nel suo cuore, di simpatizzare con persone
“nemiche” ma a lui care; con le sue riflessioni personali ricostruisce ed
evidenzia sia gli aspetti migliori che i peggiori del suo passato.
Un romanzo minutamente
costruito, stratificato di spunti, di episodi, di tutto ciò che il ricordo ha
accumulato in tanti anni; strettamente ancorato a una memoria emotiva che, tessuta
con finissime osservazioni psicologiche, è strumento privilegiato
per farci comprendere fino in fondo la drammatica realtà sociale di quegli anni
oltre che una dimensione relazionale e affettiva che, nonostante tutto, attraverso
lo sguardo di un bambino, lotta quotidianamente contro sentimenti di paura,
angoscia e vulnerabilità.
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