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10 lug 2017

"I Bucaneve di Ravensbrück" di Anna Laura Cittadino: evoluzione animica dell'amore oltre la vita.




Eppure l’amore non è solo perdita, rifiuto, mancanza; è impulso che smuove l’ordinaria sopravvivenza, è il camminare su una corda in punta di piedi sfidando la vertigine e il vuoto. È quel volo senza ali nel nostro infinito in cui è perfino possibile riconoscere il diafano riapparire delle anime”.

(Dalla Prefazione di Nuccia Martire)




Anna Laura Cittadino con I Bucaneve di Ravensbrück (Casa Editrice Kimerik – 2017) apre la via a un quesito sulla vera essenza dell’Infinito e dell’Eterno, nella veste leggera e gradevole di una relazione magica che nasconde, dietro l’apparenza di un amore improvviso e inspiegabile, la nascita di un legame karmico, un affresco quasi fiabesco di una storia d’amore che, nel tessuto narrativo, rivive il sentimento di un altro percorso molto più drammatico.
L’incontro tra un uomo e una donna, entrambi scrittori i quali, in un primo momento sembrano condividere solo la passione per una stessa arte, consente alla scrittrice di varcare la soglia di una memoria celata nell’anima, al fine di riscuotere un credito dharmico, verso identità entro cui il sentimento agisce e vive ab aeterno, sciogliendo i nodi irrisolti di un vissuto interrotto. Nella penna della Cittadino, il presente dei protagonisti, qui senza alcun nome proprio ma unicamente contraddistinti dalle forme oblique pronominali “Lui” e “Lei”, è tessuto con delicatezza di toni, sullo sfondo romantico ma non mieloso di una rielaborazione del passato; quasi una trasmigrazione di anime affini che continuano a viaggiare insieme cercando la propria metà perduta.“ […] Lui è… lui è… l’altra parte di me, l’altra metà del mio specchio, l’altra metà del mio sentire, è quel sogno che da sempre custodisco dentro e ho paura, so che mi sveglierò e lo vedrò svanire, evaporare, come una macchia d’acqua su un vestito… non può esistere”.
Due anime invisibilmente connesse, oltre le cognizioni spazio-temporali e in un ciclo infinito, si ritrovano in una nuova vita per poter risolvere ciò che era rimasto in sospeso. Chiusi i cancelli sugli orrori raccapriccianti del 1944 nel campo di concentramento femminile B2 di Birkenau, dove medici e ricercatori nazisti usavano le donne Rom-Sinti come cavie umane per esperimenti sulla sterilizzazione e per effettuare altri tipi di ricerche e, grazie soprattutto a una regressione ipnotica, le anime dei protagonisti ricordano e rivivono lo stesso grande amore di Marcin Lodz e Beatrix Cioran. È come se la loro anima, prim’ancora di incarnarsi, abbia scelto di sanare i dolori e il distacco, riscattando il proprio amore conclusosi troppo presto e non vissuto interamente “L’affanno si farà respiro e il respiro sarà il vento che gonfierà le vele del nostro cuore e ci spingerà lontano da quel tempo privo di luce che è stato il nostro passato”.
Quella vena di grazia intimamente poetica, propria di un personale procedimento stilistico e che abbiamo già trovato nei precedenti romanzi della scrittrice, riaffiora nuovamente dando vita a una continua onda lirica che fascia e avvolge il tutto, senza turbare minimamente la rappresentazione dei fatti e la purezza della trama, senza alcun dubbio particolarmente degna di nota; basti pensare  alla scena degli esperimenti e ai dialoghi che tengono avvinti alla lettura e a ciò che si svolge entro la narrazione degli avvenimenti.
La Nostra rinuncia al purismo, accettando parole di qualsiasi idioma, svolge il motivo a lei caro dell’amore primordiale, basato sulla teoria delle anime gemelle.
Gli argomenti trattati, come la regressione ipnotica e la reincarnazione, divengono non solo motivi di una celebrazione dell’amore in tutti i suoi più alti valori e un incitamento a vivere questo sentimento con forza e gioia ma costituiscono anche una retrospezione intenzionata a ripercorrere intrecci, legami, labirinti, luci e ombre di una terribile falcidia di tutte le Zigeunerinnen sopravvissute agli esperimenti nazisti.
Il romanzo “I Bucaneve di Ravensbrück” è bello, commovente e ricco di magnetismo poetico, dalla forma fluida e sintatticamente perfetta, ove ogni frase ha le sembianze di un piccolo capolavoro, per un accostarsi e sovrapporsi di immagini suggestive che lasciano trasparire un’incredibile ricchezza interiore, mediatrice di una missione estetica e spirituale d’artista.
Il Bucaneve, fiore simbolo dell’Eden, sta a dimostrare che solo l’amore, nel grande vuoto e nel gelo dell’esistenza, ha la funzione di far ritornare l’umanità al vero significato della vita, per cui deve essere sempre considerato come un’esperienza positiva “L’amore non può disorientare, se è amore”, laddove anche un percorso incompiuto diviene speranza e consolazione nonché presenza costante di quel soprannaturale che da sempre sconvolge e instilla dubbi in chi ancora non crede che l’amore vero possa avere un’evoluzione animica oltre la vita.







30 giu 2017

L'eterno viaggiatore di Emanuele Aloisi: sfide e prove degli eroi di ogni tempo



Rotta rischiosa è la vita; noi spesso in balìa di tempeste
traversiamo momenti più tristi di un naufragio.
E mentre sta la Fortuna al timone del nostro destino,
senza certezza, come sul mare, navighiamo;
è per taluni felice il viaggio, cattivo per altri,
ma tutti approderemo al sotterraneo porto.”


(“ Il nostro viaggio” epigramma di Pallada di Alessandria)




L’opera “L’eterno viaggiatore” di Emanuele Aloisi, recentemente pubblicata con la Casa Editrice Kimerik, è un componimento poetico d’impronta classica, un poemetto diviso in  dodici canti e, quantunque sia difficile collocarlo in uno specifico genere letterario, rievoca la tradizione orale dell’epica e dell’epigramma, con accenni alla poesia didascalica.
Il mito, i simboli e gli archetipi della ricerca interiore in un verso che, a fronte di una soggettività poetica, si snoda lungo i tópoi del viaggio e dei suoi tanti eroi, tematiche care all’arte greca e latina, quali strumenti di esortazione e di riflessione sulla propria e altrui esistenza nonché sul senso della vita e del perché accadano tristi frangenti “Ardito viaggia il peregrino eroe/ alla scoperta di se stesso […]”. Il poeta, con animo commosso ed empatico ascolto, dà voce a tragici eventi dell’umanità, passati e presenti, spinto da un senso di fraterna carità verso i deboli e i derelitti di ogni epoca.
Partendo dall’ardito peregrinare di Ulisse, eroe epico per eccellenza, il Nostro tocca luoghi e attraversa cronologie  storiche, utilizza realtà e simbolo per tratteggiare le sfide e le prove con cui gli eroi di ogni tempo s’imbattono. Le sue liriche si affidano soprattutto alla forza delle immagini, profuse di quei moti dell’animo che affrontano profonde questioni morali quali i peggior mostri della vita: Olocausto e campi di concentramento, sacrificio dei cristiani, guerre, oppressioni fino agli accadimenti dei nostri giorni: terremoti, calamità naturali, emergenza dell’immigrazione, sconforti e precarietà “Anonimo l’eroe[,] cha ha sulla pelle/ un numero cifrato[…]” “ […] la scia di sangue nel destino/di un pesce gigantesco che sprofonda[…]”. Supportato dalla brevitas del componimento, il poema intende evocare sentimenti ed emozioni profonde, identificandosi con la modernità e la sottigliezza di una forma espressiva ricca di sottintesi e di sfumature ove pathos e pietas si fondono per dar vita a una colorita e viva metafora della vita; un complicato e imprevedibile itinerario di un tempo dato all'uomo per la conquista della vera immagine di sé, attraverso il mistero delle umane sorti. C’è solo la necessità di sopravvivere e l’approdo è solo una speranza per coloro che la vita usa per un proprio disegno, spesso oscuro a tutti salvo che alla Divina Provvidenza []ascende al cielo tra le braccia aperte/di un padre lieto di abbracciare il figlio/e togliergli l’arpione dal suo collo”.
L’eterno viaggiatore è un’opera raffinata e preziosa in cui la pregnanza di ogni singolo verso, comprensivo e universale, contiene anche un alto valore pedagogico, di fresca originalità e rilevanza formale su temi di vasta portata. Un plauso a Emanuele Aloisi per questa sua esperienza letteraria particolarmente elaborata, segno di una personalità di eccelsa sensibilità oltre che risultato tangibile di una cultura umanistica e di una grande passione per la poesia, consegnando al lettore mirabili squarci di dolore e di umano compianto senza mai abbandonare la fiducia e la speranza di poter superare anche il più aspro dei destini

9 apr 2016

Una lettrice del mio libro "penne d'aquila"


Ringrazio Carmela Ponti per questa bellissima e molto gradita sua nota di lettura al mio romanzo "Penne d'aquila"





Un volo d'aquila, parole scritte che riflettono emozioni che hanno il compito di ricongiungere l'anima ad un corpo funambolo sul filo delle leggi dell'universo.
Un romanzo che letto e riletto trova negli occhi attenti del lettore uno sprone verso la consapevolezza interiore di una donna, che altro non è che un guardarsi dall'esterno, come guardare un film, un viaggio a ritroso nel tempo e un dialogo con esperienze di vita e risvolti di scelte, giuste o sbagliate, senza percepire i fantasmi del rimpianto e della delusione.
Un'accettazione di tutti i colori che hanno dipinto la sua vita, i suoi affetti e la sua solitudine, il lavoro, e l'amore, quello vero svelato in un unico sogno, compresi il nero della morte e il bianco degli Angeli che la custodiscono e la guidano verso l'unica e sola verità: non esiste un vero equilibrio se non nella forza d'anime e nelle Fede, che insieme vincono le nubi più nere di pioggia che oscurano il cammino.
Un percorso di crescita difficile, lento, un’introspezione che forma e ricostruisce ogni presente, sempre col sorriso anche quando gli eventi appaiono nemici e trafiggono l'animo della protagonista con spade di sofferenza e confusione e lo lacerano, ravvivando la brace che sotto la cenere del passato scalda il cuore e le sue emozioni fino alla comprensione che ogni scintilla di quel fuoco riacceso è una speranza per il futuro.
Una scrittura elegante, intelligente, tersa ed intrisa di tenerezza, che esprime ed evidenzia la delicata anima di Virginia e la sua spiccata sensibilità, forte nella bontà ed umile nella semplicità del rapporto col quotidiano vissuto sempre appieno, attimo dopo attimo, senza tralasciare niente; una persona che sa ed ama vivere la sua vita nella sincerità e nel dono di sé, senza pretese di scambio. Un romanzo che dona a mente e cuore il senso di pace con se stessi che ogni essere umano cerca affannosamente.
Penne d'aquila mi insegna che vivere è molto di più che respirare la superficialità del mondo, ma come un'aquila che prima di spiccare il volo osserva il suo mondo, apre le sue ali nel cielo in un volo basso, scende in picchiata fino a terra e si nutre di essa per poi rialzarsi verso Cieli più alti.




CARMELA PONTI

S. Pietro in Guarano (CS) 08.04.2016



8 set 2014

Recensione della poetessa Ilaria Celestini ai miei libri

Ringrazio la stimata poetessa Ilaria Celestini per questa sua recensione ai miei libri: 
Lettere mai lette e Penne d'aquila

Ilaria Celestini ha colto esattamente la mia scrittura, il mio stile e la mia stessa anima in ogni riga e mi ha fatto dono di una critica che rispecchia la sua grande capacità di scrivere in versi.




                  Susanna Polimanti narratrice dell'anima



Susanna Polimanti, nata a Foligno e residente a  Cupra Marittima, nelle Marche, oltre a essere un'esperta traduttrice e una fine esegeta di testi  letterari, membro di giuria in svariati e prestigiosi concorsi, è una narratrice sui generis, che privilegia  l'essere all'apparire, con un uso moderato del linguaggio, fatto di frasi brevi, senza ricerca di effetti  speciali con cui stupire il lettore, senza inutili orpelli, molto riservata e al tempo stesso incisiva. Lo si evince dalla lettura dei suoi due testi più recenti, Lettere mai dette (2010) e Penne d'aquila (2011) (entrambi editi da Kimerik, Patti – Me)
Testi molto diversi tra loro eppure complementari sul piano ideale.
Nel primo, una raccolta epistolare le cui missive non sono mai giunte ai destinatari, non vi è una trama, così come non ci sono personaggi fissi o intrecci.
C'è la voce narrante dell'autrice, che racconta in modo garbato vicissitudini, vita quotidiana, aspettative deluse, doni offerti generosamente senza chiedere contraccambio, tenerezza e amore, anche per le creature più semplici, come un cane, presenza umile ma preziosa che arricchisce l'anima.
E tanto basta per coinvolgere il lettore, senza nessuna affettazione, senza pose intellettualistiche, solo con la forza espositiva di una mente lucida sorretta da un cuore che sa commuoversi, e di conseguenza è in grado di suscitare emozioni profonde.
Il secondo testo potrebbe essere ascrivibile al genere del romanzo di formazione, e sarebbe facile citare l'Emilio di Rousseau o altri analoghi, ma quello che preme alla narratrice sembra il desiderio di farsi voce dell'anima, un'anima che compie la propria maturazione a poco a poco, attraverso dolori e disillusioni cocenti, ma sempre affrontate con dignità, eleganza e pudore.
Susanna è affabulatrice elegante e discreta; conduce per mano il lettore nei segreti teneri e commuoventi di una ragazza di buona famiglia, amata e protetta, ma al tempo stesso autonoma, emancipata, capace d'iniziativa.
Ci s'innamora di Virginia, come personaggio, perché è facile riconoscersi nei suoi pudori, nella sua innocenza, nei suoi slanci e soprattutto nella sua generosità.
E' un'anima giovane, si è detto, eppure sa amare. Profondamente.
Il suo è un sogno d'amore casto e ardente insieme, che persiste e si evolve nel tempo, e possiede una personalità ricca di sfumature, dietro un'apparenza semplice, da ragazza della porta accanto.
Estremamente attuali sono anche le delusioni, sentimentali ma anche professionali, della protagonista, che sono quelle tipiche di chi ha una cultura umanistica e deve fare i conti con le esigenze del mercato.
Sorprendente è però il messaggio di fondo, che giunge in una modalità inconsueta e insperata: tutti i singoli passi del percorso esistenziale servono, anche quelli che in apparenza sono più ostici, si rivelano e si spiegano in una visione superiore che li ricompone e li colma di significato.
Un messaggio di speranza, utile ai giovani di oggi e alle persone in cerca di risposte sui fini ultimi della vita, a tutte le età.


                          Ilaria Celestini



Brescia, 8 settembre 2014

30 mag 2014

Un altro bellissimo commento a Lettere mai lette" !!

La poetessa Sandra Carresi mi ha regalato un altro bellissimo commento, questa volta si riferisce al mio libro Lettere mai lette (Kimerik):



  Lettere mai lette 

  di Susanna Polimanti  



Lettere mai spedite, mai lette, mai arrivate a destinazione, solo la necessità di raccontarsi.
Tempo, mente, anima, unici custodi di preziose verità.
Grande patrimonio la conoscenza del nostro “io”, il sapersi analizzare con fermezza e determinazione, percorrere quella strada spinosa e bellissima, che è la vita, con le proprie forzature, gli abbandoni sentimentali, gli strappi precoci di voli a cui non eravamo preparati, le solitudini e le malinconie vestite a tinte forti che solo il tempo può presentare a quello specchio di verità sfacciata e insolente.
Il mare, i sogni, i fiori, l’amico inseparabile Strauss, boxer fiero e fedele, fanno da tessuto vero in questo libro forse terapeutico per l’autrice, la cui energia emana da quelle pagine che profumano di ascolto interno e di nude verità.
Condivido pienamente il pensiero degli Angeli, visibili o meno, la cui presenza si respira ovunque, aprendo un cassetto, dall’odore di un fiore, dal silenzio di un temporale che urla squarciando il cielo e movimentando il mare. Ci sono, e basta. Ci aiutano, ci danno speranza, e soprattutto, la voglia di aprire il cuore, aspettando ancora qualcuno di importante da amare.
Fra inverni gelidi, sogni, pause, ferite, vecchi foulard di seta e fantasmi, lo specchio insolente non può negare quel messaggio di speranza, di fantasia, di vita, e aggiungere, fra una ruga e l’altra, un cammino sempre nuovo, un cambiamento, un sorriso diverso con un abbraccio inaspettato che potrebbe essere poi, la sorpresa della vita.


SANDRA CARRESI

Firenze 30.05.2014

20 mag 2014

Lettere mai lette: un commento sincero e sentito

Ringrazio la lettrice, attrice e poetessa Daniela Agostini per questo bellissimo commento al mio libro Lettere mai lette (Kimerik) !






Da semplice lettrice vorrei esprimere il mio personale giudizio su quella che chiamerei una raccolta di stati d'animo.
Nel suo libro la cara Susanna esprime, con enorme coraggio, sentimenti multiformi che accomunano tutte le donne, di qualsiasi età ed estrazione sociale.
In questa breve raccolta, scritta in forma epistolare ma non troppo, emergono emozioni e movenze dell'animo che sovente si tende a mascherare ma che l'autrice con fiera tenerezza le innalza a baluardo dell'esistenza di ciascuno.
Il tuo libro, cara amica, commuove e lascia trapelare lacrime di gioia, pur nella consapevolezza che solo dopo aver elaborato la propria solitudine e i muti dolori si può riscoprire se stessi in una dimensione rinnovata e lucida per abbracciare serenamente il futuro.   



DANIELA AGOSTINI


20.05.2014

15 mag 2014

Ringrazio la poetessa Rosaria Minosa per questo bellissimo commento al mio libro LETTERE MAI LETTE


Ciao Susanna, non sono una recensionista ma ogni volta che leggo un libro che mi comunica emozioni, scrivo sempre il mio pensiero su un quaderno.  In Lettere mai lette come tu stessa scrivi, forse qualcuno si riconoscerà o addirittura penserà di essere il o la protagonista delle tue lettere. In queste lettere ti sei messa completamente a nudo, esprimendo emozioni, paure, angosce ma anche momenti felici di spensieratezza, ricordi legati a persone e cose, ricordi legati al tuo amico cane, ricordi di persone che non sono più presenti nella tua vita. Tutto questo scritto con una vena nostalgica per non aver mai detto quello che si ha realmente nel cuore. È proprio vero, quando le persone ci vengono a mancare oppure per un destino diverso dal nostro le strade si dividono, ci si rende conto della loro importanza, siamo assaliti da sensi di colpa. Queste lettere dovrebbero porre il lettore in uno stato di riflessione, dovrebbero farci comprendere quanto sia importante riuscire a tirare fuori le nostre emozioni e ogni nostro stato d’animo. A volte diventa difficile dire alle persone TI VOGLIO BENE come potrebbe essere facile se a dirlo non sia veramente il nostro cuore ma la voglia di apparire, di piacere agli altri, come scrivi nella lettera FANTASMA DI FUMO E PROFUMO “[…] davo senza riserve e ricevevo in cambio soltanto ciò che faceva comodo ad amici, familiari, amori vari”. In questa lettera si percepisce la tua crescita interiore, dove finalmente la tua razionalità non è più predominante ma si evincono i tuoi sentimenti puri, ora finalmente tu sai cosa vuoi dalla vita, sei pronta ad amare. Un’altra lettera bella e toccante è la lettera scritta a quel piccolo angelo biondo mai nato. In questa lettera esplode tutto l’amore che hai per la vita ma soprattutto esplode la tua fede, il credere in una vita dopo quella terrena “[…] non so perché ti scrivo questa lettera forse perché mi auguro che tutti gli angeli possano leggerla”. Fede che ritroviamo anche nella lettera UN BOXER SPECIALE “[…] ora sei lassù nel sole, nella luna […]” lettera in cui si legge l’amore che avevi per il tuo cane e tutto l’amore incondizionato che lui ti ha dato, ringraziando Dio per quei momenti. E poi ancora un’altra lettera molto significativa LA FERITA SI CHIUDE, qui è presente la consapevolezza di essere donna. Quante di noi, convinte di aver trovato l’amore della nostra vita si sono annullate, umiliate ma poi a un certo punto hanno preso coscienza di se stesse e della  propria persona; ci sentiamo finalmente donne e il mondo ci crolla addosso perché ci rendiamo conto che la persona che abbiamo accanto è un perfettamente estraneo, ci si rende conto che il nostro era un amore malato che ci ha rese schiave, un amore che ci ha annullato e non ci ha permesso di vedere con i nostri occhi ma con gli occhi degli altri. La cosa più strana è che, a distanza di anni ci si chiede - ma ero proprio io quella donna? - 
Ogni lettera scritta ci induce a una attenta riflessione come ancora in PAUSA, dove tu Susanna, ci permetti di comprendere l’importanza di captare “[…] i messaggi e i segnali che il nostro stesso corpo ci manda ogni giorno” e che, purtroppo, noi non ascoltiamo solo perché ci fa comodo. Prima di pensare ai bisogni degli altri, dobbiamo comprendere il nostro essere, solo così riusciremo veramente ad aiutare gli altri.  Susanna, la tua fede e l’amore che hai per la vita sono presenti in ogni tua lettera. Consiglio questo libro a tutte quelle donne che consapevolmente stanno vivendo un amore sbagliato. Donne, agite come ha fatto Susanna, prendete una penna e scrivete tutto quello che avete dentro, scrivete con cuore e razionalità, rileggete poi più volte quanto avete scritto, vi renderete conto che le situazioni che vi portano malessere sono tante, solo così riuscirete a venire fuori da quel tunnel prima che sia troppo tardi. GRAZIE SUSANNA PER IL TUO INSEGNAMENTO DI VITA!


ROSARIA MINOSA

Verona 27 aprile 2014

14 mag 2014

Commento-recensione della poetessa Sandra Carresi al mio romanzo Penne d'aquila

Ringrazio l'amica poetessa SANDRA CARRESI per questo bellissimo commento al mio romanzo Penne d'aquila (Kimerik)






        

-   Un pensiero             su                      Susanna Polimanti –
   fermando così, le mie sensazioni…
                                                                                                 -                                                                     - Penne d’aquila – Romanzo


Ho conosciuto una bella persona, Susanna, da poco tempo devo dire, ma, ricevuto in regalo il suo libro, ricca di curiosità, ne ho bevuto l’essenza, e, compreso la stima e la simpatia immediata, condividendo in pieno, il significato del titolo – Penne d’aquila – - Casa Editrice – KIMERIK -

L’adolescenza è la fase più importante ed essenziale della nostra vita, l’essenza che ne rimane addosso è un vestito che, nonostante il trascorrere degli anni e del conseguente cambiamento fisico, resta piacevole rispolverare e indossare. Tutto questo non per tornare indietro, ma semplicemente per andare avanti.

-          La nostra, Virginia, protagonista del libro, è certamente donna forte, grintosa, intelligente, tenace, autonoma e… se posso, fortunata.  Nata in un clima serrato dagli affetti familiari, con fratelli, e amiche vere, la cui perdita può avvenire solo con la morte, ma nessuna distanza fisica, né tantomeno il tempo, può scalfire o imbrattare, è patrimonio che si può incontrare dalla nascita, ma, il saperlo mantenere, arricchire, alimentare attraverso gli anni, è materia di valori interni, forti, sentiti e consolidati.

-          Ci sono Amori, magari nati sui banchi di scuola, che ci fanno crescere, ma, non solo. Rimangono in quel pezzetto di cuore che ci appartiene in solitudine, che ci fa compagnia e che torna sempre a galla al momento opportuno. A volte, forse con fastidio ci permette di fare paragoni con altri amori, passioni o distrazioni, ma, poi alla fine, ci fa scoprire il nostro vero “io”, non regalandoci necessariamente malinconie, ma, accrescendo i nostri percorsi di vita con un’apertura nuova, forse timidamente ancora all’ombra della nostra anima.

La ricchezza è mia, in questa fase di vita, ormai scollinata, a fare incontri con persone speciali capaci di regalare emozioni, mostrando coraggio e saggezza, illuminando la possibilità di andare “oltre” ogni possibile sfida.

                                                                                            
Firenze, 13 maggio, 2014
                                                                                                            
 Sandra Carresi

20 ago 2013

Lettere mai lette- Recensione del critico letterario Lorenzo Spurio

Grazie!




Lettere mai lette

di Susanna Polimanti
Kimerik, Patti (ME), 2010
Pagine: 71
ISBN: 978-88-6096-548-6
Costo: 12 €

Recensione di Lorenzo Spurio


Ma la vita ti riserva grandi gioie e grandi dolori e per ogni momento felice che ci regala ce ne riserva altrettanti tristi. (p. 59)

Susanna Polimanti, amica, bibliofila e scrittrice, ha esordito nel mondo della letteratura attiva con la pubblicazione di “2 Cuori…una cuccia!!” (Lulu, 2009) ed ha pubblicato poi “Lettere mai lette” (Kimerik, 2010) e il romanzo ampiamente autobiografico “Penne d’aquila” (Kimerik, 2011).
“Lettere mai lette”, di cui mi occuperò in questa recensione, è un libro particolare nel senso che sembrerebbe un tentativo dell’autrice di rompere il legame tra privato e pubblico nel suo percorso di crescita. L’opera, infatti, si costituisce di una serie di lettere che Susanna ha scritto in diversi momenti della sua vita ed indirizzate a varie persone dalle quali traspaiono sentimenti, tormenti interiori, una profonda solitudine, ma anche l’amore per la vita, per la semplicità, per gli affetti sinceri. Chiaramente i destinatari non sono indicati espressamente, ma chi ha conosciuto da vicino Susanna non farà difficoltà a comprendere a chi erano dedicate queste missive.
La scrittura si configura –come lei stessa ha modo di osservare spesso nei suoi scritti- come una necessità dominante alla quale non si può sottrarre e questo si evince anche dalla presente raccolta epistolare che, appunto, dimostra quanto il legame tra Susanna e la penna non sia qualcosa di recente, ma di profondamente radicato già a partire dall’infanzia. Chi scrive qualcosa può avere in mente qualsiasi cosa, può trasporre il vero, cioè quello che ha realmente vissuto e sperimentato sulla sua pelle, può trasfiguralo o addirittura fingere, camuffare e inventare di sana pianta. Non è mai dato al lettore sapere quanto l’autore abbia lavorato di fantasia, quanto si sia dedicato alla costruzione di fiction piuttosto che incanalare tra le righe semplici esperienze realmente appartenutegli, dunque questo discorso vale anche per questa opera di Susanna. È senz’altro lecito chiedersi se la Susanna protagonista delle lettere che si caratterizza per grande attaccamento alla figura paterna, sincerità, animo profondamente generoso, adolescenza a tratti sprofondata in momenti di tormento e solitudine, sia manifestazione diretta della Susanna donna. È una questione che al lettore non deve importare più di tanto, ma ciò che deve tenere in considerazione, da subito, da quando cioè apre il libro e si tuffa in questa lettura interessante e senz’altro piacevole, è capire che queste lettere, come indica il titolo dell’opera, non sono mai state lette.
Perché? Perché il momento in cui la protagonista vive non si sente talmente coraggiosa di comunicare certi messaggi agli altri e quello che scrive rimane dunque muto? Perché spesso è preferibile sfogarsi con se stessi, stendere nero su bianco i propri tormenti, per ricavarne un lenitivo e fare pace con se stessi? Oppure non sono state lette nel senso che il messaggio recondito delle missive in realtà è stato mandato a quei destinatari, ma per un qualche motivo non è stato colto? Le possibilità qui evocate possono coesistere e, ad ogni modo, ciò che preme sottolineare è che queste lettere, mancando del destinatario, finiscono per essere delle pagine di un diario personale di cui l’autrice ci fa confessione.
Tra le varie lettere ritroviamo l’amore indiscusso per il padre, il dolore per la perdita dell’amica e anche per quella dell’amico a quattro zampe Strauss, a cui è dedicato interamente il primo libro di Susanna, alcuni episodi della vita universitaria e lettere d’amore, altre di rifiuto a proposte d’amore. Tra le righe si legge una grande devozione a Dio e la considerazione della famiglia quale ricchezza terrena e baluardo di difesa; l’amore e l’amicizia sono le torri imperscrutabili dell’universo di Susanna sulle quali si ergono due vessilli che sventolano con forza: la generosità e il vitalismo.
A questo punto chiedo al lettore di scusarmi se posso sembrare contraddittorio con quanto ho testé detto, ma posso assicurare che entrambi questi vessilli che sventolano alti in questo cielo metaforico non sono altro che due delle sfaccettature dell’animo di Susanna. È in quel cielo che a tratti sa essere terso, altre volte nebbioso o addirittura in rivolta, che la protagonista-autrice anela a perdersi: “Vorrei essere un’aquila per volare più in alto, per far piovere su di te la mia calda energia, piena di affetto per te” (47). E l’aquila, che pure ritroviamo –non a caso- nell’ultima produzione letteraria di Susanna, il romanzo dal titolo “Penne d’aquila” (Kimerik, 2011), è forse immagine-metafora della stessa autrice, una donna forte e dalla tempra battagliera, che è lì in alto, ad osservare imperscrutata, a volteggiare nel cielo godendosi la sua libertà.
L’operazione fatta da Susanna con la raccolta di missive è coraggiosa ed encomiabile, perché queste lettere, ripulite da nomi dei destinatari, riferimenti toponomastici e date, tornano a vivere e a trasmettere significati e sentimenti che sono universali.
Riaprire un cassetto e ripescare qualcosa del passato è sempre un’azione positiva. Il processo intellettivo della memoria, azionato da immagini e suggestioni, è in grado di far strada battuta al veloce carro delle emozioni.

Lorenzo Spurio

-scrittore, critico letterario-


Jesi, 18 Agosto 2013


http://blogletteratura.com/2013/08/20/lettere-mai-lette-di-susanna-polimanti-recensione-di-lorenzo-spurio/

23 mag 2013

Recensione del poeta Vincenzo Monfregola a LETTERE MAI LETTE

Con immenso piacere pubblico la recensione al mio libro Lettere mai lette (Kimerik) del poeta, nonché amico Vincenzo Monfregola. Grazie Vincenzo, questa mattina aprendo la posta ho trovato questo tuo graditissimo regalo!





"LETTERE MAI LETTE" di Susanna Polimanti



Lettere… a chi non è mai capitato di scriverne almeno una, personalmente credo sia fondamentale regalarne quanto meno a chi si vuole bene.


Susanna Polimanti ne butta giù svariate, tutte diverse ma ognuna di esse legate ad un chiaro concetto: "l'amore"; amore per la vita, amore per il cielo, il mare, amore per l'amore, amore per la vita.
Durante la lettura di questa raccolta sono riuscito a percepire gli stati d'animo, le emozioni, i giorni nati col sole e le notti calate con la pioggia, l'autrice porta il suo lettore nel tempo stesso in cui le ha scritte quelle lettere.


Difficile riuscire a descrivere quanto abbia giocato il 'tatto' mentre sfogliavo le pagine di "Lettere mai lette", ma non parlo del tocco fisico tra le mie dita e le pagine del libro, per 'tatto' intendo dire che sono stato catturato emotivamente tanto da condividere attimi, momenti raccontati in parole, emozioni urlate in silenzio che raccontano della semplicità più autentica che la vita, e il suo vero senso, ogni giorno ci regala dandoci la possibilità di 'essere'.


Susanna Polimanti riesce a raggruppare con poche parole quanto di più essenziale possa esserci nei valori fondamentali cui ogni essere umano si sente legato, quale un compagno, un amico a quattro zampe, un fiore, un pensiero. Altalenanti le pagine in cui l'autrice riesce a regalare tutte le sfaccettature che un'emozione può regalare, inestimabile è quanto arriva ai lettori che attenti non si soffermano al 'tecnico' e riescono a farsi trasportare dalla melodia che ogni singola riga delle lettere di Polimanti racconta.


" […] Ma conservo un solo nitido ricordo: di quel pomeriggio di fine febbraio, quando, dopo una corsa in macchina fino al mare, in un posto lontano, hai scattato qualche foto. Era un periodo molto difficile per me, pieno di sofferenza, ma tu eri riuscito ad alleviare il mio dolore con dei semplici gesti, con degli sguardi. […]" .
Mi sono particolarmente d'aiuto queste poche righe per dare un'idea di quanta pienezza vitale sono racchiuse nelle pagine di questo libro, tutte le emozioni sono in quello scrigno intimo di Susanna Polimanti che regalandolo al lettore rende unico il suo legame con quanto conta veramente in ogni singolo battito di questa vita, bella così com'è nella luce della sua assoluta semplicità.

Vincenzo Monfregola

16 mar 2013

Recensione di Penne d' Aquila del poeta Stefano Festi


Quella di Susanna è una scrittura curiosa: grazie a lei Virginia intraprende il proprio viaggio, che inizia dentro sé stessa, per poi fluire nella realtà esterna a cui ella stessa appartiene. Sullo sfondo le colline bolognesi, il mare, l'amore: un'anima che nasce, si evolve e cresce anche grazie alle altre persone. 
Virginia resta sempre protagonista, all'interno di un percorso che prende il via nelle marachelle d'una bambina, per sfociare nelle insicurezze d'una adolescente e nella realtà di una donna matura. Il vero nodo, nonché fil rouge dell'intera opera, è il costante confronto della protagonista con il proprio io. 
Un viaggio introspettivo, dialogo interiore che si innesta su di una personalità che pian piano cresce e si eleva. Virginia si svela così al lettore, sempre più nuda con i propri pregi e difetti. 
Il cammino intrapreso, è quello di una persona dotata di vitalità e forza, ma anche di sensibilità, che in talune occasioni può tramutarsi in fragilità e debolezza. 
Nel percorso tracciato dall'autrice, il passo talora è appena accennato, più spesso si fa marcia, quasi corsa. Le immagini, che Susanna Polimanti ci regala, sono vivide ed autentiche, quasi reali ed appartenenti ad un passato mai completamente abbandonato. 
A tratti, il lettore che sa ascoltare, potrà udire uno spirito gioioso balzellare sulle note di Mozart, ma talora la musica potrà rallentare, fino quasi a fermarsi. 
L'invito per chi voglia intraprendere questo viaggio, è quindi quello di affrontarlo con animo sereno e ben disposto alla riflessione.

S.Festi


Stefano Festi è avvocato. La sua prima pubblicazione è l'opera poetica Solarium Perlato.

Grazie Stefano per il tuo commento al mio romanzo. Susanna

12 lug 2012

Penne d'aquila

Una mattina  si fermò sulla spiaggia più a lungo del solito, ad ammirare il grande palpito delle acque e le frange di alghe che le onde portavano a riva.
Vide una conchiglia e volle prenderla. La levigatezza e l'iridescenza della superficie madreperlacea erano un incanto.
Le mancava sempre quell'unica persona, le mancava da morire, e con lui le mancavano la sua voce e il suo sorriso, non riusciva a sentire altro che tanto silenzio intorno e il silenzio apparteneva a quel nome soltanto.


da Penne d'aquila- Casa Editrice Kimerik