29 dic 2013

Felice Anno Nuovo



Auguro a tutti gli amici del mio blog un 2014 ricco di salute, serenità e coraggio.


Susanna

21 dic 2013

AUGURI




Un Sereno Natale a tutti! Un augurio sincero perché possiate trovare in ogni cuore la vera Essenza del Natale.



Susanna Polimanti

6 dic 2013

A Macerata, presentazione dei libri di Renato Pigliacampo

Ho il piacere di informarvi che il 20 dicembre presso la Biblioteca Comunale "Mozzi-Borgetti", Sala Castiglioni a Macerata Lorenzo Spurio ed io presenteremo il poeta-scrittore Renato Pigliacampo: una personalità straordinaria nel mondo dei non-udenti.

La presentazione si avvale del Patrocinio del Comune di Macerata



"Bisogna avere il coraggio di amare il Silenzio, scritto con la S maiuscola, perché dietro, tout-court, c'è tutto un mondo di persone "meravigliosamente speciali", vale a dire bambini e adulti che non possono udire intelligibilmente la parola tramite la percezione acustica".

(Renato Pigliacampo da Pensieri e riflessioni sul Silenzio)

2 dic 2013

Giovanna Albi: una scrittrice erudita e il suo libro: L'avventura di Santiago

Amo leggere i libri di questa scrittrice, perché scrive sempre ciò che pensa e soprattutto "sente". Ecco la mia recensione al suo libro da cui parte tutta la sua scrittura:






“La nostra psiche è costituita in armonia con la struttura dell'universo, e ciò che accade nel macrocosmo accade egualmente negli infinitesimi e più soggettivi recessi dell'anima”.
(Carl Gustav Jung)


L’avventura di Santiago di Giovanna Albi, Robin Edizioni(2011) è il primo libro nella cronologia delle pubblicazioni della scrittrice, la sua brevità lo porta a essere un piccolo capolavoro d’esordio. Non a caso ho scelto le parole di un grande maestro della psicologia quale Carl Gustav Jung per la premessa a questa mia recensione; infatti questa piccola opera di Giovanna Albi non si limita alla narrazione di un’esperienza, a uno spontaneo vademecum così come accade lungo la strada andando a piedi tra pellegrini, bensì è un acceso dibattito tra la fervida mente della scrittrice e la sua psiche. La scrittrice affronta un cammino di pellegrinaggio verso Santiago con “gambe in spalla”, spinta dal desiderio di trovare nella fede un rifugio per una rinnovata serenità e una risoluzione alle tante insistenti nostalgie, pacificando così le stesse memorie del passato. In realtà presta corpo e forza vitale per reintegrare un’entità incompleta, un’unità dove sono presenti buchi di energia dovuti a distacchi da un tempo infantile, una fase di vissuto che non si ripristina per via dello scorrere veloce degli anni: “Mi allontanai dal gruppo e scrissi sulla nera terra del sentiero la mia data di nascita e quella del día correntechi può tornare al principio?” Andando avanti nella lettura del racconto, la pellegrina Giovanna non si dà mai per vinta, la stanchezza per i chilometri percorsi non sfiora le sue membra anzi, sembra accentuare la sua infaticabile ricerca della sua “umana natura”. La scrittrice si sofferma spesso a descrivere i compagni di viaggio ma nessuno di loro riesce ad avere un ruolo di spicco, neppure suo marito, definito il “suo faro” con il suo “cappello arancio”, poiché unici protagonisti di quest’avventura sono lei e le sue indagini nella grammatica dei pensieri, quasi inseguendo delle precise tecniche d’intervento per placare dubbi esistenziali. Sebbene non sia sola nel percorrere tantissimi chilometri, Giovanna cerca sempre il suo spazio intimo, in solitudine. La natura ascetica e le tante descrizioni dei territori incontrati durante il cammino di pellegrinaggio divengono ostacolo o salvezza nei momenti di transizione, tutti quei riti di passaggio nella mente della protagonista sono un mondo speculare che le permette di giocare con le immagini e rovesciarle pur di arrivare all’acquisizione della reale consapevolezza di un’anima mediatrice tra corpo e spirito, che racchiude le sue tre forze del pensare, sentire e volere. Bellissimo il capitolo V, in cui ritengo sia riassunto il significato e il vero messaggio della narrazione, il punto clou dove Giovanna Albi si scopre, getta via tutto ciò che è egoismo, apparenza, disinteresse politico e sociale, disprezzi e invidie del nostro vivere quotidiano, in cui lei si sente una “voce fuori dal coro”. Eccola dunque esprimere con intenso coinvolgimento emotivo la sincerità della ricerca di se stessa, della vera libertà che trova la soluzione dentro la sua stessa anima, muove verso l'Essere, unica soluzione che può darle consistenza e stabilità.
Lo stile della narrazione è più che fluido, vanta riferimenti alla filosofia greca e citazioni evangeliche perfettamente in armonia con il viaggio nella propria interiorità; lessico straordinariamente ricco, una dote naturale di questa scrittrice, erudita voce narrante. Giovanna Albi da semplice viandante entra nella più profonda riflessione con incredibile scioltezza di linguaggio.
L’avventura di Santiago offre alla sua autrice e a quanti desiderano leggerlo, l’opportunità di comprendere che non è sufficiente cercare l’ispirazione della fede per risolvere i nostri problemi d’identità, occorre bensì addentrarsi nella propria autocoscienza e lasciarsi permeare, semmai, dall’amore divino.
Non so se Giovanna Albi, dopo il Cammino verso Santiago, sia riuscita o no a trovare la sua fede in Dio giacché, al momento della partenza era più che consapevole di essere più vicina alla filosofia buddhista piuttosto che alla sua religione di nascita; credo al contrario che questa sua esperienza di pellegrinaggio abbia sicuramente sigillato e rafforzato quelle parti della sua anima inizialmente asimmetriche e scomposte, varcando un confine verso un’accettazione più equilibrata e amorevole di se stessa. Il distacco di un pezzo della sua anima, che la scrittrice ha sperimentato in passato e derivato da un’errata scelta di un percorso psicoanalitico, l’ha ricondotta alla sua profonda integrità di donna, madre, moglie e amica.
L’avventura di Santiago è un libro molto bello, una sorta d’insegnamento nascosto all’interno dei nostri flussi mentali, pronto a rivelare e migliorare la nostra comprensione della spinta evolutiva che un percorso di silenzio e solitudine può accrescere.



Susanna Polimanti
Cupra Marittima 02.12.2013


27 nov 2013

Mario De Rosa e la sua poesia: sofisticata e fortemente emotiva

Oggi vi  presento il poeta calabrese Mario De Rosa e la sua silloge: Navigando Silenzi.

Non posso inserire il suo curriculum letterario perché non avrei abbastanza righe per scrivere, mi limito a dirvi che Mario De Rosa è un poeta che ha conseguito vari Premi Letterari ed è Presidente di Giuria in vari concorsi. Spero che la mia recensione alla sua ultima silloge sia in grado di esprimere al meglio il valore della sua poesia.
Buona lettura!






Recensione della silloge: Navigando Silenzi di Mario De Rosa


La silloge poetica Navigando Silenzi di Mario De Rosa, edita da Montedit per la Collana Le schegge d’oro si articola in tre capitoli, in cui spiccano i differenti colori dell’anima del poeta: “Cadendo/foglie d’autunno/affusolate dita/sui tasti solo sfiorati/del mio sentire/dischiudono le porte/d’una magia di colori”. I versi iniziano con un percorso di sentimenti invisibili chiusi nel cuore di un padre che nell’amore verso un figlio trova lo stimolo per una rinata forza e via via divengono dei chiaroscuri come “rotte invisibili/di gabbiani saputi” per poi fermarsi come vere e proprie orme sulla sabbia, dove si ha l’impressione che lentamente o improvvisamente la psicologia del poeta si stia trasformando in una poetica unica, dedicata alla sua famiglia, a un mondo prezioso che vive e palpita nella stupenda cornice della natura. Tra gli elementi naturali forti sono le immagini del vento che “scompiglia i pensieri” e li “porta con sé/fuggiaschi e di un “increspato mare” alle cui onde il poeta affida la sua ispirazione. È dunque la poesia la sua fonte d’ispirazione, a essa si affida, rendendosi libero di uscire come “ladro dall’ombra” e di esprimere sensazioni quanto mai inesorabili nel suo cammino di vita. Seguendo gli sviluppi ravvicinati dei suoi versi si scoprono anche le connotazioni più personali, legate alla memoria, all'autobiografia, alla riflessione intima.
Il poeta Mario De Rosa è una voce imponente nella nostra poetica contemporanea, non a caso ha conseguito vari riconoscimenti in campo letterario oltre che essere presidente di giuria in vari concorsi; egli si presenta al suo pubblico con uno stile sofisticato e un linguaggio finemente elaborato, la poetica di De Rosa è un’esperienza fluida dove le parole sono scelte accuratamente, messe l’una accanto all’altra a formare vedute di luoghi in cui il lettore-ascoltatore si ritrova a muoversi in scenari non più frutto letterario ma reali; i suoi versi riescono a sferzare la coscienza di tutti, toccando pensieri e sentimenti molto profondi, non tralasciando i ricordi rivolti all’infanzia e all’adolescenza, fili conduttori del nostro sentire quotidiano e attuale. Mario De Rosa dona a noi lettori l’immagine reale del valore di essere poeta che egli stesso definisce con queste parole: “Il vero poeta, sai, /è così facile da ferire/ma quasi impossibile/da abbattere”.
La grazia, la gentilezza del suo animo spicca in ogni suo verso quale coscienza e accettazione della sua storia di uomo, di marito ma soprattutto di un padre che conosce il sacrificio e il dolore. Una consapevolezza che lo affranca dall’esistenza e gli offre un’occasione, attraverso la sua naturale capacità di formulare versi, per ricondurre le sue esperienze dolenti in una visione più larga. Il suo verso percorre il cuore di chi s’immerge nella lettura delle sue poesie, senza lasciarlo soffocare tra le pagine di un libro. Una poesia che è fonte di liberazione e stimolo per un difficile cammino di vita dove Mario De Rosa crea un nuovo stato, una diversa dimensione per comunicare al mondo l’essenza della relazione con il proprio figlio, al quale dedica versi struggenti, carichi di un “Diversamente amore” che commuove rendendoci partecipi di quel labirinto e itinerario di vita solcato da profonda malinconia. Nel leggere le poesie di De Rosa ho provato un’intensa emozione, certa di avere accanto l’amico poeta che, prendendomi per mano, mi ha condotta nel suo viaggio nostalgico/esistenziale, alla ricerca di quel misticismo che rimane nascosto e "chiuso" alla comprensione, che Mario De Rosa sottilmente accarezza con la bellissima metafora dell’anima: “M’aiuta a vivere/la dolce prigioniera/compagna, amica, /in un mondo irto di spine”.




Susanna Polimanti
Cupra Marittima 27.11.2013




14 nov 2013

Presentazione del libro di Lorenzo Spurio: La cucina arancione




23 novembre 2013 San Benedetto del Tronto: Presentazione del libro di Lorenzo Spurio: La cucina arancione


Estratto dalla mia recensione:

Con immagini eccentriche e molto colorite Lorenzo Spurio riesce a irrompere in quell’involucro invisibile che è la mente, indagando tra le ossessioni del cervello per comprendere caratteri e azioni di ogni singolo personaggio.  Se è vero che la mente non si avvale sempre e solo di processi logici, occorre infatti studiarne la sua soggettività e intenzionalità. Certamente, al di là di ogni vissuto presente nei racconti, chiara ed evidente appare l’insoddisfazione di un tempo attuale, dove difficoltà e disagi si mascherano dietro a sentimenti di solitudine, chiusura mentale e ignoranza.





2 nov 2013

31 ott 2013

L'ombra di Luca - Un racconto di Cristina Biolcati

Cristina Biolcati mi ha chiesto gentilmente un commento al suo racconto : L'ombra di Luca, pubblicato online con Edizioni Leucotea. Ecco dunque la mia breve recensione:







L’ombra di Luca di Cristina  Biolcati  è un breve racconto che nasce dalla spontaneità del cuore dell’autrice, tocca aspetti psicologici ed emozioni. I protagonisti sono due bambini: Ludovico è “intelligente e curioso” ma molto timido, impacciato e introverso, conosce prematuramente il dolore più grande, la perdita della sua mamma. Luca è un suo compagno di scuola “preciso e ordinato”; a differenza degli altri compagni, ammira Vico, in particolare apprezza la sua capacità di disegnare, lo osserva continuamente ma rimane in silenzio. Luca, diventato uomo, continua a provare dei forti sensi di colpa nei confronti dell’amico Vico, certo di non aver fatto abbastanza per lui, un bambino che si sentiva sempre di troppo in ogni circostanza, finendo per essere solo la sua “ombra”. Ludovico crescendo diventa un pittore di successo e fa in modo che l’amico comprenda quanto sia stata importante la sua complicità seppur silenziosa. Cristina Biolcati ha risaltato con questo breve racconto il grande valore del rapporto di amicizia e quanto siano essenziali condivisione ed empatia per ogni individuo, bambino o adulto che sia, senza alcuna distinzione di classe sociale o differenza caratteriale. Questo racconto racchiude sentimenti autentici e toccanti. Il tema dominante è il distacco di un bambino dalla figura materna, di conseguenza dalla sicurezza e protezione di un tempo spensierato, quale dovrebbe essere l’infanzia.
La lettura risulta piacevole e scorrevole, una descrizione semplice di due linee temporali, per sottolineare sentimenti e stati d’animo che molto spesso non vengono espressi, per vergogna o semplicemente per incapacità comunicativa. La scrittura di un breve racconto può sembrare a prima vista di più facile stesura ma non è esattamente così anzi, occorre maggiore chiarezza e capacità di sintesi. Con pratica, pazienza e passione per la scrittura, un racconto di pochissime pagine può risultare altrettanto commovente e memorabile. Il racconto di Cristina Biolcati  è sicuramente commovente. Brava Cristina!



Susanna Polimanti
Cupra Marittima 31.10.2013


24 ott 2013

A Rende la cerimonia di premiazione del “Memorial Guerino Cittadino” 2° Edizione

La casa della poesia non avrà mai porte”, con i versi della grande poetessa Alda Merini, si annuncia che alle ore 17.00 sabato 26 ottobre 2013, l’Auditorium Parrocchia Sant’Antonio – Commenda di Rende spalancherà le porte ai vincitori della seconda edizione del Premio Internazionale di Poesia “Memorial Guerino Cittadino” istituito e promosso da Anna Laura Cittadino, Presidente dell’Associazione Culturale GueCi, con il nobile intento di ricordare tutte le vittime della malasanità e in particolare dedicato al padre Guerino Cittadino, scomparso nel 2003.
Un secondo e importante appuntamento che attraverso la poesia rinnova il costante impegno dell’Associazione GueCi. La cerimonia di premiazione si avvale del Patrocinio del Ministero dell’Interno, del Comune di Rende nonché del prestigioso patrocinio dell’Università della Pace della Svizzera Italiana.
Presenta e conduce Anna Laura Cittadino. Sarà presente al completo la Giuria del Premio: Mario De Rosa (Presidente di Giuria) Lorenzo Curti (docente-poeta) Susanna Polimanti (scrittrice-recensionista) Giuseppe Salvatore (poeta) Michela Zanarella (poetessa-recensionista). La lettura delle poesie vincitrici sarà interpretata dal poeta Ciccio De Rose. Oltre ai premi relativi alle quattro sezioni: poesia inedita a tema libero, poesia inedita dialettale, poesia inedita a tema: I valori autentici della vita e sezione scuola, verranno consegnati il Premio Speciale Presidenza Università Svizzera Italiana e il Premio Cultura. I trofei che saranno conferiti al primo classificato di ogni sezione sono stati realizzati dall’artista rendese Antonio Oliva, l’antologia invece si “veste” come immagine di copertina dell’opera “L’albero della vita” di Marcello La Neve. Durante la serata sarà conferito il Premio Divulgazione Cultura all’emittente televisiva locale TELEITALIA.
Oltre il ricordo, l’evento sarà a sostegno della Lega del Filo d’Oro. La serata verrà allietata da intermezzi musicali del cantante Andrea De Iacovo e performance artistica della A.S.D. FOREVER “ Sette Note” di Maria Romina Calabrese.
L’invito a partecipare alla cerimonia di premiazione è esteso a chiunque sia interessato e si nutra di ogni forma di espressione poetica, contribuendo con la sua presenza ad accrescere valori sociali e culturali.

22 ott 2013

Michela Zanarella: la poetessa delle immagini e dei sentimenti

Con immensa emozione pubblico la mia recensione alla silloge poetica di Michela Zanarella:  L'Estetica dell'Oltre.

Michela è una poetessa affermata e pluripremiata, a me particolarmente cara. Umanità e sensibilità: "oltre" il tutto.






Michela Zanarella, la poetessa delle immagini e dei sentimenti per eccellenza, così amo definirla dopo aver letto e apprezzato la sua nuova silloge: L’Estetica dell’Oltre, edita da David and Matthaus S.r.l. divisione ArteMuse per la collana Castalide, un progetto editoriale caratterizzato da una particolare cura per la qualità grafica e l’accuratezza delle prefazioni. La nuova silloge incrementa il suo già significativo curriculum poetico, ricco di pubblicazioni e numerosi riconoscimenti letterari che presentano la poetessa quale artista affermata e pluripremiata.
Estetica, dal greco αισδεσισ (aisthesis) nel linguaggio semantico è la “percezione sensoriale”, una mediazione del senso che, abbinata alla preposizione-avverbio “oltre”, lascia già intuire il profondo messaggio contenuto in questa raccolta di poesie. Nella silloge L’Estetica dell’Oltre, Michela Zanarella conferma un’evidente evoluzione: Attorno al sisma del destino/cerco le mie ali… inizia la raccolta con versi sulle origini della vita: nell’utero elastiche origini…/ ho appreso come suonano/sembianze di luce… evidenzia lo sguardo sul fluire del tempo, fissa il divenire: essere nel tempo/che ti sfoglia/corpo e distanza, si concentra su una via esplorativa del sofferto passaggio terreno e, nella contemplazione del silenzio: camminano i silenzi/nel guscio della vita… osserva la grazia e il fascino della natura, ritrova l’equilibrio dell’anima, in cui si riflette la bellezza divina che svetta oltre la misera condizione umana. Parole intense e allo stesso tempo delicate, si susseguono irradiando vibranti emozioni, formano un tessuto compatto dove persino tecnica e forza poetica rimangono costanti. La maturità stilistica della poetessa si realizza nella successione ritmica di suoni e armonia che donano melodia e squisita eleganza ai suoi versi, le tante sfumature metaforiche contribuiscono alla musicalità della lettura.
Michela Zanarella, ispirata dall’eterna musa della poesia, evoca ed esalta con i suoi versi i sublimi valori dello spirito, gli stessi elementi naturali quali il cielo, il mare, la luna e le stelle si manifestano quali entità spirituali e proiettano le nostre emozioni nelle regioni inesplorate della nostra anima, la sola capace di stimolare noi tutti a incarnare sulla terra una forza, una qualità, una virtù o un'idea che abita il mondo divino. Michela è consapevole che la nostra presenza sulla terra rappresenta un “guscio” di vita, si rivolge al padre perché si renda tramite presso Dio per una richiesta di comprensione, d’illuminazione e di protezione: chiedi alla sorte/che forma ha la vita/se esiste un cielo che ci spetta/una pioggia che lava le insidie. Una tale ricchezza d'immagini è giustificata dall’immediatezza piena in ogni esperienza estetica, visioni che le permettono di respirarne l’atmosfera, con il tatto del cuore accoglie il significato velato della realtà inattingibile. Sono certa che la sua poesia sia un viaggio attraverso le esperienze vissute, dove i sensi nella loro materialità e corporeità hanno un’attitudine intrinsecamente spirituale. Credo fermamente che una simile creatività poetica non abbia guide o maestri specifici, bensì nasca da una propria identità, maturata ed evoluta in un tragitto di vissuto che la poetessa ha approfondito con coraggio, metodo, serenità e volontà. In questa silloge, Michela Zanarella tocca temi molto importanti quali il destino, la solitudine, l’amore; si rivolge all’universo, si affida all’innata sensibilità, non dimentica mai i luoghi natii e tutto il genere femminile, sempre pronto a non temere/ il peso del mondo. I versi lasciano intravedere la luce e il superamento del nostro nulla di fronte alla vastità dell’Oltre. Non ci è concesso di procedere al di là di certi confini, laddove “vive l’infinito” eppure la poetessa ci stimola a farlo, perché l’anima informa il corpo e trova la sua perfezione al di là della realtà materiale, soggetta a corruzione: dentro l’insistente avidità di un mondo/che impedisce gli sguardi/di Dio. Non posso certamente tralasciare la religiosa umanità di Michela che la rende sempre partecipe nella condivisione della perdita di una persona cara, a tal punto da plasmare versi che rappresentano autentiche dediche nel ricordo di grandi personalità della letteratura poetica quali Alda Merini: la cui poesia ripete il mondo/ e le sue origini, Pier Paolo Pasolini: quel tuo non temere/ la notte/nel lampo che ti donò/all’inganno… o cari amici: e tu che hai lasciato/il bordo della vita/nel timore del cielo/dal cerchio dell’eterno/fissi il colore degli Arara… ti sappiamo sereno/nel silenzio che sporge dalle nuvole…
Ogni cosa scorre, è: un gocciolare di memorie/agli angoli del tempo. È nella forza del suo messaggio che la poesia di Michela Zanarella si presenta quale espressione viva di estro creativo, la vita può ancora sgorgare anche quando il destino, inteso come valore principale di fissità, sembra sommergere tutto e diviene un far risuonare in sé, nella vibrazione della compassione, la voce della sofferenza altrui. La certezza della verità è legata alla purezza di chi la indaga poiché se ne è dotato, sarà la stessa capacità intuitiva a rendere visibile quanto ancora rimane irraggiungibile. Nelle poesie di Michela Zanarella la sensazione visiva è diversa da quella normale degli occhi, i colori sono come ravvivati da una luce che non abbaglia ma ancora una volta esprime vita.
La lettura attenta di ogni suo verso non può che emozionare, e trasmettere solarità, ogni parola sprigiona carisma, una virtù speciale e personalissima di questa “nostra” poetessa alla quale rivolgo un sentito plauso e un augurio sincero per un ampio successo presente e futuro.





Susanna Polimanti



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18 ott 2013






Brilla un sogno
Luna del cacciatore
In notte chiara




Susanna Polimanti 18/10/2013

17 ott 2013

15 ott 2013

Maschera di Vincenzo Monfregola

Recensione alla nuova silloge poetica di Vincenzo Monfregola:  MASCHERA

Un poeta semplice, umile ma dal cuore immensamente ricco.




Maschera l’ultima silloge del poeta Vincenzo Monfregola edita egoEdizioni è una raccolta di poesie strutturata in diverse sezioni, ognuna rivelatrice della disarmante semplicità dell’uomo-poeta Vincenzo Monfregola, il quale cresce e si affina con versi che cantano la bellezza essenziale della vita,  in tutte le sue più piccole sfumature, con lo sguardo puro e limpido del suo cuore, parte integrante e preziosa in tutte le sue liriche. Nella sua personale prefazione il poeta si descrive così: “ Non sono speciale, non lo sono per niente, sono solo una persona che scrive su carta quello che sente”, in realtà, la sua specialità è proprio quella di “essere”, essere se stesso senza mai indossare la maschera della finzione e della convenzione, del nulla: Non ho mai nascosto/ il mio amore per la semplicità/ a nessuno. Lontano dal rumore del quotidiano, egli  ricerca la libertà nei sogni, nello sguardo innocente di un bimbo, nel volo dei gabbiani sopra l’azzurro del mare, quasi a toccare il cielo e i suoi angeli e, mentre canta l’amore come fusione di anime, si ritira nel suo tempo silenzioso che gli permette di assaporare ogni emozione del suo sentire, donandola al lettore perché la custodisca gelosamente nell’anima:
È quando i riflettori sono spenti/ che l’anima ritrova se stessa/ ritrova se stessa in silenzio.

La sua poesia si avvicina con passo felpato, ha la grazia di stampe orientali, sintetiche nello stile, vaste nelle prospettive; si affaccia alla natura e a tutti gli esseri viventi con empatia nei suoi ritmi metrici e tecniche di assonanza; predilige la forma libera, elastica, più atta a raccogliere i complessi sentimenti della gioventù attuale, tuttavia la musicalità del verso richiama il ritmo tradizionale, ricco di una bellezza quasi religiosa. L’intuizione poetica che scava sotto la realtà apparente di ogni elemento viene espressa con linguaggio analogico, in perfetta sintesi di pensiero e immagini, scopre e svela l’autentica essenza dell’essere, nella operosità e nella vivacità, nella capacità di interessarsi e di godere di una vita altrimenti insulsa nell’attesa della “nera” quale metafora del dolore e della fine di tutto.
La bellezza di una poesia è determinata dal modo in cui il poeta sceglie le parole, dalla sua abilità di combinarle e di giocare con i loro suoni e i loro significati, Monfregola utilizza un proprio significato connotativo, un insieme di emozioni, immagini ed effetti che la sua parola è capace di evocare; le immagini sono inattese e permettono di rappresentare il mondo interiore del poeta in modo originale e inedito.
Il cuore è il luogo nel quale si cela la vera identità dell'uomo, la poesia di Vincenzo Monfregola riesce a scuotere la sostanza e non l’apparenza.




Susanna Polimanti

Cupra Marittima 15/10/2013


11 ott 2013



A SAN BENEDETTO SI PARLA DI DISAGIO PSICHICO E SOCIALE

Il 12 ottobre alle ore 17 presso la Sala della Poesia di Palazzo Piacentini a San Benedetto del Tronto (AP) con il patrocinio del Comune, poeti ed esperti parleranno di un argomento che attraversa la nostra esperienza personale, ma di cui troppo spesso nessuno parla.
L’evento è organizzato e promosso dalla Associazione Culturale TraccePerLaMeta in sinergia con la rivista di letteratura Euterpe e l’Associazione I luoghi della Scrittura.
Un modo insolito di affrontare l'argomento che introdotto da esperti quali la dottoressa Antonella Baiocchi, psicoterapeuta e criminologa, darà spazio alla lettura di testi poetici che danno voce al disagio e alle difficoltà dell'uomo contemporaneo.
Sulla scorta della felice esperienza dello scorso giugno presso l'Università  di Palermo, Lorenzo Spurio, scrittore, critico e ideatore di questa iniziativa, è riuscito a renderla itinerante, a testimoniare l'interesse e la necessità di condivisione di sentimenti ed emozioni in questi nostri giorni che vedono i singoli sempre più soli e chiusi nella loro incomunicabilità.
L'ingresso è gratuito.


17 set 2013

Dedicata a mio fratello Sebastiano



Brandelli di carta



Mani che tremano,
tra frasi e parole
ormai inutili,
ridotte in pezzi,
brandelli di carta.


Ora riposa
in un sacco giallo
un ruolo terreno,
come coriandolo colorato
vola via,
soffiato
dalla forza dell’amore.


La tua firma
tagliuzzata,
tranciata,
nella rabbia
nella disperazione,
perché eri
e non sei più.


In fogli stracciati
una storia umana
si perde,
nell’ascolto quotidiano
resiste.


Tra i miei denti
un tocco leggero,
mani abili,
tue
ancora.



Susanna Polimanti     19 febbraio 2013


13 set 2013

Il mio racconto: Miseria

http://www.poetipoesia.info/racconti/miseria/


Madre Teresa di Calcutta

Oggi voglio inserire queste bellissime parole di Madre Teresa di Calcutta, che io amo moltissimo:


Non aspettare di finire l’università,
di innamorarti,
di trovare lavoro,
di sposarti,
di avere figli,
di vederli sistemati,
di perdere quei dieci chili,
che arrivi il venerdì sera o la domenica mattina,
la primavera,
l’estate,
l’autunno o l’inverno.
Non c’è momento migliore di questo per essere felice.
La felicità è un percorso, non una destinazione. Lavora come se non avessi bisogno di denaro,
ama come se non ti avessero mai ferito e balla, come se non ti vedesse nessuno.
Ricordati che la pelle avvizzisce,
i capelli diventano bianchi e i giorni diventano anni.
Ma l’importante non cambia: la tua forza e la tua convinzione non hanno età.
Il tuo spirito è il piumino che tira via qualsiasi ragnatela.
Dietro ogni traguardo c’è una nuova partenza. Dietro ogni risultato c’è un’altra sfida.
Finché sei vivo, sentiti vivo.
Vai avanti, anche quando tutti si aspettano che lasci perdere.

(Madre Teresa di Calcutta)


1 set 2013

Recensione di Pensieri Minimi e Massime di Emanuele Marcuccio

Ancora una recensione di un'opera di Emanuele Marcuccio: 
Pensieri Minimi e Massime: saggezza e lungimiranza.





Nella sua silloge poetica “Per una strada”, pubblicata nel 2009, Emanuele Marcuccio descrive con “Il vascello nel mare in tempesta”( Pag 25) la nostra realtà condivisa dove “la nostra vita s’inabissa”  vana,  senza la guida della fede; un passaggio terreno che scorre esattamente come un “orologio che ha lancette sconnesse, ritorte” (Pag.70). In ogni sua opera, il poeta evoca la figura divina che è in ogni memoria ed anima. Sono certa che dalla stessa scintilla divina abbiano origine i suoi Pensieri Minimi e Massime, Edizioni PhotoCity del 2012,  una raccolta di 88 pensieri che vanno ben oltre il cosiddetto aforisma, in cui con stile sobrio e conciso Emanuele Marcuccio indica l’importanza  non del traguardo finale bensì della preziosità di ogni nostro percorso. Considerando l’etimologia della parola greca aphorismós: definizione, è riduttivo chiamare aforismi i pensieri contenuti in questa raccolta, in realtà essi nascono dalla meditazione e dalla spontaneità del poeta e si traducono in saggezza e lungimiranza,  ricchi d’intensità concettuale, di natura etica e sociale. Marcuccio si affida alla sua personale sensibilità ed esperienza di vissuto per suggerire al lettore una profonda riflessione su sentimenti e quella particolare realtà che è oltre il visibile: “Chi si ferma alle apparenze, ha gli occhi foderati dalle nebbie del pregiudizio” (N.87). Intensa e precisa l’interpretazione del dolore e del silenzio che s’identifica nell’arte stessa della poesia. Ancora una volta ritroviamo lo scorrere del tempo, che è istante e il valore fugace degli attimi di felicità che “ si perdono nella nebbia dei giorni, si perdono nel vento degli anni” (N. 77).
Un’emozione, un ricordo, un semplice particolare  osservato con lo sguardo del cuore, fanno scattare nel poeta la molla dell’ispirazione che si concretizza nel desiderio di creare, comunicare le proprie idee ma soprattutto esprimono il suo grande amore per la poesia; un’arte che diviene forza liberatrice di emozioni che altrimenti rimarrebbero intrappolate nella nostra anima. Con delicato e velato vigore la poesia rischiara l’oscurità degli animi, dà voce ai silenzi interiori,  si trasforma in sondaggio all’interno della propria esperienza di vita, ogni intensa emozione trasfigura, si connette con la matrice profonda di ogni verso del poeta. Emanuele Marcuccio nei suoi Pensieri Minimi e Massime non sermoneggia semmai permette al suo cuore di esprimersi in assoluta libertà, con un distillato del meglio di sé, con garbo e rispetto ci sprona a godere delle bellezze nascoste della vita, richiamando la nostra attenzione a non perdere nulla di ogni nostra esperienza. I suoi pensieri s’imprimono nella nostra anima e suscitano emozioni e riflessioni profonde sull’autentica accezione del nostro essere e la rilevante efficacia dell’amore che rimane sempre “l’unica arma contro il dolore” (N. 8). La breve ed illuminata opera di Marcuccio si mostra incisiva ed efficace, evidente ricerca di evasione da una realtà insoddisfacente verso il sogno, quale superamento figurativo dei limiti della realtà e delle sue contraddizioni. L’ascolto interiore con la complicità della fantasia esorta ad elevarsi.



Susanna Polimanti
Cupra Marittima (AP) 1 settembre 2013

30 ago 2013

Recensione alla silloge di Emanuele Marcuccio: Per una strada

Cari amici, oggi vi presento il poeta palermitano Emanuele Marcuccio, una giovane promessa della nostra poesia contemporanea, con ampio curriculum letterario, destinato ad arricchirsi nel tempo, con i miei migliori auguri!





“ Tutto è passato per una strada, luogo fisico, luogo dell’anima, che è stato trasfigurato dalla mia sensibilità, dalla mia immaginazione, che ho cercato di esprimere con la mia poesia”: parole stupende ed essenziali, scritte da Emanuele Marcuccio, poeta palermitano, nella prefazione alla sua  silloge “ Per una strada” - SBC Edizioni.  La nostra vita è cammino lungo sentieri tortuosi e lineari, un passaggio attraverso il tempo terreno. La poesia di Marcuccio  percorre età e stati d’animo differenti, una mescolanza di presente e passato, ogni aspetto della sua realtà poetica è profondamente legato a forti tradizioni artistiche e culturali della sua terra di origine, nonché alla sua storia personale.
Definirei Emanuele Marcuccio un poeta dallo stile arcaico, un’anima antica che predilige l’essere all’avere, un attento ermeneuta alla continua ricerca filologica; in ogni suo verso è estremamente tangibile l’amore per la parola, la sua lirica palesa un’intensa spiritualità, ricorda le antiche odi greche e latine. Memore delle prestigiose liriche classiche, ai cui autori Marcuccio dedica svariati canti, si fa mentore egli stesso, con parole ardenti e passionali penetra tutto ciò che nel mondo è essenziale, suggerisce coraggio ed infonde speranza. Una vena poetica di altri tempi dunque, espressione di affetti e sentimenti su temi come la patria, l’amore, la natura e la libertà dell’individuo; egli manifesta nei suoi versi emozioni che riflettono la contraddizione del proprio tempo in una società moderna di massa,  parole che respirano atmosfere di degrado ed ingiustizie di un progresso pervaso dall’indifferenza verso ogni creatura dell’universo, che siano animali, eventi o luoghi. La dolce e malinconica consapevolezza della capacità distruttiva dell’uomo si alterna e s’intreccia con voci comuni e tradizionali in versi vivaci e coloriti. La sua lirica è echeggiante e pregiata, pregnante di significati connotativi in un insieme di emozioni, immagini ed effetti che la parola è capace di evocare. Imperante il desiderio di un rifugio interiore che sfocia nella dolce catarsi della poesia. Non a caso nella silloge “Per una strada” ritroviamo spesso il verbo “inabissarsi”, il poeta vive ogni suo verso  esattamente come specchio interiore, visione del mondo e mondo essa stessa, secondo quel ritmo purificatorio che le ha impresso. La sua opera è immagine pura della sua stessa integrità  e fedeltà al momento creativo originale.
Profonda e costante la presenza divina la cui ispirazione è tracciato potente e luminoso dell’evoluzione artistica di Emanuele Marcuccio; un poeta-musico, la cui poesia ritengo possa egregiamente essere accompagnata dal suono di uno strumento musicale e magari cantata in un suggestivo teatro, come affascinante può considerarsi la lettura dei suoi versi.



Susanna Polimanti















20 ago 2013

Miseria

http://www.poetipoesia.info/racconti/miseria/

Lettere mai lette- Recensione del critico letterario Lorenzo Spurio

Grazie!




Lettere mai lette

di Susanna Polimanti
Kimerik, Patti (ME), 2010
Pagine: 71
ISBN: 978-88-6096-548-6
Costo: 12 €

Recensione di Lorenzo Spurio


Ma la vita ti riserva grandi gioie e grandi dolori e per ogni momento felice che ci regala ce ne riserva altrettanti tristi. (p. 59)

Susanna Polimanti, amica, bibliofila e scrittrice, ha esordito nel mondo della letteratura attiva con la pubblicazione di “2 Cuori…una cuccia!!” (Lulu, 2009) ed ha pubblicato poi “Lettere mai lette” (Kimerik, 2010) e il romanzo ampiamente autobiografico “Penne d’aquila” (Kimerik, 2011).
“Lettere mai lette”, di cui mi occuperò in questa recensione, è un libro particolare nel senso che sembrerebbe un tentativo dell’autrice di rompere il legame tra privato e pubblico nel suo percorso di crescita. L’opera, infatti, si costituisce di una serie di lettere che Susanna ha scritto in diversi momenti della sua vita ed indirizzate a varie persone dalle quali traspaiono sentimenti, tormenti interiori, una profonda solitudine, ma anche l’amore per la vita, per la semplicità, per gli affetti sinceri. Chiaramente i destinatari non sono indicati espressamente, ma chi ha conosciuto da vicino Susanna non farà difficoltà a comprendere a chi erano dedicate queste missive.
La scrittura si configura –come lei stessa ha modo di osservare spesso nei suoi scritti- come una necessità dominante alla quale non si può sottrarre e questo si evince anche dalla presente raccolta epistolare che, appunto, dimostra quanto il legame tra Susanna e la penna non sia qualcosa di recente, ma di profondamente radicato già a partire dall’infanzia. Chi scrive qualcosa può avere in mente qualsiasi cosa, può trasporre il vero, cioè quello che ha realmente vissuto e sperimentato sulla sua pelle, può trasfiguralo o addirittura fingere, camuffare e inventare di sana pianta. Non è mai dato al lettore sapere quanto l’autore abbia lavorato di fantasia, quanto si sia dedicato alla costruzione di fiction piuttosto che incanalare tra le righe semplici esperienze realmente appartenutegli, dunque questo discorso vale anche per questa opera di Susanna. È senz’altro lecito chiedersi se la Susanna protagonista delle lettere che si caratterizza per grande attaccamento alla figura paterna, sincerità, animo profondamente generoso, adolescenza a tratti sprofondata in momenti di tormento e solitudine, sia manifestazione diretta della Susanna donna. È una questione che al lettore non deve importare più di tanto, ma ciò che deve tenere in considerazione, da subito, da quando cioè apre il libro e si tuffa in questa lettura interessante e senz’altro piacevole, è capire che queste lettere, come indica il titolo dell’opera, non sono mai state lette.
Perché? Perché il momento in cui la protagonista vive non si sente talmente coraggiosa di comunicare certi messaggi agli altri e quello che scrive rimane dunque muto? Perché spesso è preferibile sfogarsi con se stessi, stendere nero su bianco i propri tormenti, per ricavarne un lenitivo e fare pace con se stessi? Oppure non sono state lette nel senso che il messaggio recondito delle missive in realtà è stato mandato a quei destinatari, ma per un qualche motivo non è stato colto? Le possibilità qui evocate possono coesistere e, ad ogni modo, ciò che preme sottolineare è che queste lettere, mancando del destinatario, finiscono per essere delle pagine di un diario personale di cui l’autrice ci fa confessione.
Tra le varie lettere ritroviamo l’amore indiscusso per il padre, il dolore per la perdita dell’amica e anche per quella dell’amico a quattro zampe Strauss, a cui è dedicato interamente il primo libro di Susanna, alcuni episodi della vita universitaria e lettere d’amore, altre di rifiuto a proposte d’amore. Tra le righe si legge una grande devozione a Dio e la considerazione della famiglia quale ricchezza terrena e baluardo di difesa; l’amore e l’amicizia sono le torri imperscrutabili dell’universo di Susanna sulle quali si ergono due vessilli che sventolano con forza: la generosità e il vitalismo.
A questo punto chiedo al lettore di scusarmi se posso sembrare contraddittorio con quanto ho testé detto, ma posso assicurare che entrambi questi vessilli che sventolano alti in questo cielo metaforico non sono altro che due delle sfaccettature dell’animo di Susanna. È in quel cielo che a tratti sa essere terso, altre volte nebbioso o addirittura in rivolta, che la protagonista-autrice anela a perdersi: “Vorrei essere un’aquila per volare più in alto, per far piovere su di te la mia calda energia, piena di affetto per te” (47). E l’aquila, che pure ritroviamo –non a caso- nell’ultima produzione letteraria di Susanna, il romanzo dal titolo “Penne d’aquila” (Kimerik, 2011), è forse immagine-metafora della stessa autrice, una donna forte e dalla tempra battagliera, che è lì in alto, ad osservare imperscrutata, a volteggiare nel cielo godendosi la sua libertà.
L’operazione fatta da Susanna con la raccolta di missive è coraggiosa ed encomiabile, perché queste lettere, ripulite da nomi dei destinatari, riferimenti toponomastici e date, tornano a vivere e a trasmettere significati e sentimenti che sono universali.
Riaprire un cassetto e ripescare qualcosa del passato è sempre un’azione positiva. Il processo intellettivo della memoria, azionato da immagini e suggestioni, è in grado di far strada battuta al veloce carro delle emozioni.

Lorenzo Spurio

-scrittore, critico letterario-


Jesi, 18 Agosto 2013


http://blogletteratura.com/2013/08/20/lettere-mai-lette-di-susanna-polimanti-recensione-di-lorenzo-spurio/

16 ago 2013

La cucina arancione di Lorenzo Spurio

Con immenso piacere inserisco la mia recensione al nuovo libro di Lorenzo Spurio:  La cucina arancione





La cucina arancione: la novità libraria di Lorenzo Spurio, edito da TraccePerLaMeta Edizioni, è una raccolta di venticinque racconti che reputo in tutta onestà,  altamente creativa e singolare, nonché priva di tratti comuni e contenuti banali. Lorenzo Spurio delinea i protagonisti di ogni suo racconto quali consapevoli di una realtà parallela, costruita con appassionante dialettica in una dimensione paradossale dove ognuno narra la sua storia con struttura  paralogica, un vissuto tra esasperazione del pensiero e delle proprie fobie, tra psiconevrosi, idee deliranti, ossessioni, paranoie ed anancasmi.  La silloge di  Spurio enfatizza contenuti emozionali ed istintivi che si annidano nei rapporti sentimentali, nelle relazioni familiari, sociali  e persino erotiche, risaltandone il senso di profonda inquietudine e tensione che conduce ad una vera e propria distorsione della realtà con atteggiamenti impudenti che passano dalla spensieratezza allo sprezzo, pur tuttavia fortemente agganciati all’attualità di una società “disagiata” dove cercano di sopravvivere  figure dai caratteri emblematici con fantasiose manipolazioni dell’identità.

Lo stile è fluido, linguisticamente perfetto, si attiene ad un’accentuata ricchezza di termini ed il susseguirsi di metafore pittoriche … “ Luisella intanto era estasiata dalla veduta al di là del finestrino, dove si stagliavano nuvole spumose e soffici che invitavano a spaccare il vetro per stendercisi  sopra”, denota un notevole possesso della lingua che, a differenza della maggior parte degli autori contemporanei, segue l’onda del riflusso con restaurazione e ritorno alle vecchie grammatiche normative.  Con la sua narrazione Lorenzo Spurio tiene il lettore incollato allo scorrere delle pagine fino alla fine, creando suspense con sensazioni forti ed estreme, a volte dai tratti grotteschi ed ironici. Ogni racconto è pervaso dalla decisa ed inconfondibile impronta del genio di questo giovane scrittore, dalle spiccate doti inventive, lui stesso il narratore-personaggio che si diverte con il suo stile particolarmente creativo e fantasioso ad interagire tra il suo immaginario e la realtà nascosta ed oscura di ogni individuo. È sempre lui infatti che seleziona dettagli che meritano l’attenzione del lettore nei ritratti e nel seguito di ogni sua storia. Con immagini eccentriche e molto colorite Lorenzo Spurio riesce ad irrompere in quell’involucro invisibile che è la mente, indagando tra le ossessioni del cervello per comprendere caratteri ed azioni di ogni singolo personaggio.  Se è vero che la mente non si avvale sempre e solo di processi logici, occorre infatti studiarne la sua soggettività ed intenzionalità. Certamente, al di là di ogni vissuto presente nei racconti, chiara ed evidente appare l’insoddisfazione di un tempo attuale, dove difficoltà e disagi si mascherano dietro a sentimenti di solitudine, chiusura mentale ed ignoranza.

La cucina arancione , il cui titolo nasce giusto da un racconto alla pagina 113,  ci ricorda  Jorge Luis Borges per i suoi temi sul filo delle realtà parallele del sogno ed il grande Edgar Allan Poe con le sue narrazioni gotiche  impregnate di ossessioni ed incubi personali.  L’equilibrio del paradosso viene trattato e raccontato da Spurio in un sovvertimento di regole, con intensa fantasia ed estrosità.
La cucina arancione è sicuramente un testo da leggere con estrema attenzione, perché sfogliando le sue pagine ci troveremo sempre di fronte l’effetto totale dell’inatteso. All’autore ed amico Lorenzo Spurio porgo i miei più vivi complimenti per questo suo nuovo libro, incitandolo a proseguire il cammino nella sua produzione letteraria mantenendo sempre forte la sua vena artistica così spontanea ed efficace.


Susanna Polimanti