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10 dic 2015

Amore e libertà: binomio essenziale della poesia di Elvio Angeletti



“Nel viaggio della vita/ chi ama fotografa/il mondo”

( In viaggio)


Elvio Angeletti, pittore e poeta, in Respiri di vita (Intermedia Edizioni- 2015) è soprattutto un’anima che si confessa. Questa silloge infatti, rappresenta un vero e proprio excursus del suo Io poetico negli anni, un processo che richiede tempo e, una volta completato, conduce il Nostro a un salto nella sua stessa esperienza personale, un senso di profondità e di sollievo interiore.
Il titolo stesso racchiude parole attorno alle quali ruota un intero campo semantico; il respiro diviene parola-chiave fondamentale per comprendere il significato di ogni poesia delineandone così la vera tematica di fondo: una semplicità di vita più legata alla natura e alle proprie esigenze, dove l’amore individuale e universale è il motore propulsore per eccellenza.
Una chiave di lettura per entrare nel flusso dell’energia poetica, che altro non è che la pura essenza di un'empatia silenziosa che accresce la propria libertà, imparando a discernere cosa o chi comporta la capacità di rimanere completamente presenti alla nostra situazione interiore “Parole accese/scolpite da diamanti/nelle pagine rugose/di un diario dedicato alla vita/nascosto negli alvei remoti/della mia memoria”.
L’amore e la libertà sono un binomio essenziale della vita dell’artista; avviano e simboleggiano una predisposizione naturale e la vocazione dell'uomo verso ogni genere di relazione che ognuno costruisce attraverso le proprie esperienze affettive più significative. Affidandosi a una formazione artistica di stampo ortodosso, il poeta è in linea con i canoni generali che un’educazione regolare e volta al maggior arricchimento possibile, richiede.
Attraverso un linguaggio essenziale, affiorano paure, dubbi e domande esistenziali di un tempo che scorre e di una disillusione di fronte a un mondo “capovolto” […] “La mia immagine/esce di scena cercando il fare/nel tempo del giorno che resta” mentre il verso disegna figure umanizzate sullo sfondo del mare e del cielo della sua città di origine, Senigallia […] “I gabbiani, in volo verso/le scogliere garriscono[,] /improvvisando giochi sulle onde”.
Con stile puro e sobrio, senza laboriosi orpelli e personalissimo, dal ritmo cantilenante di alcuni versi, con ripetizioni, sospensioni e anafore, Angeletti riesce a percepire il richiamo prepotente della natura con tutto l’immenso patrimonio di opportunità e prospettive che essa è in grado di offrirgli. Dotato di un’accesa e individualissima sensibilità quasi infantile, il Nostro vive di luce e poesia, di atmosfere lontane e suggestioni senza tempo, dove i particolari dominano sull’insieme. Ogni figura retorica utilizzata viene richiamata volutamente, per lasciare interrotto un discorso o per darne maggiore evidenza o calore, in particolare quando vengono tracciate tematiche quali l’amicizia, la scomparsa di persone care ed eventi come la violenza sulla donna.
Ogni lirica è un inno alle emozioni che l’arte poetica dona, perché tramite essa, ci si avvicina e s’incontra Dio […] “L’arte/bacchetta magica/con il potere di farci innamorare e […] davanti allo stesso/Dio/farci pregare”.
I poeti sono “gente strana”, così li definisce Angeletti, “Sanno guardare/ con gli occhi dei bambini/aspettando il futuro che si spegne/mente una canzone/vibra l’anima di una radio”, come dire che la nostra storia personale è un dono e nell’offrirla possiamo anche distaccarcene, ritrovando la nostra libertà. Troppo spesso la nostra consapevolezza è focalizzata da ciò che succede all’esterno di noi anziché da ciò che avviene in noi stessi. C'è più silenzio e tuttavia molto di importante viene detto e si ascolta esattamente come la musica.
La poesia è respiro, è libertà, è volo, uno sporgersi oltre la vita e noi tutti, quanto poco respiriamo! Forse dovremmo essere maggiormente consapevoli di quel nostro respiro che ci accompagna lungo tutta la nostra esistenza. Le emozioni non sono mai minimaliste e mai potrebbero rappresentare crisi creative, la poesia è quell’emozione che, in alcuni casi diventa persino preghiera. La vita è un viaggio altalenante […] “attraversando/irripetibili tramonti rossi/ e deserti di sabbia calda/attendendo notti stellate/ad incantarmi fantasie sottili/che scivolano sul tuo corpo”.
Non occorre essere grandi per scrivere poesie, bastano l’amore e un cuore aperto, con lo sguardo su se stessi e tra i “murales” del mondo; basta fare un po’ di pulizia dentro di noi, unire desiderio, immaginazione, sforzo e tenacia per rimanere piacevolmente sorpresi di quali quadri si possano dipingere con le parole. Ritengo che Elvio Angeletti con il suo “Respiri di vita” abbia pienamente colto lo spirito di un cammino poetico, poiché prima ancora di essere artisti “Siamo anime/ nel mezzo del mondo/baciate dalla vita/che ci avvolge”.







25 apr 2014

Lirismo descrittivo e finezza letteraria per il nuovo romanzo di Ciro Pinto: L'uomo che correva vicino al mare



L’uomo che correva vicino al mare è il secondo libro eccellente del romanziere Ciro Pinto, di recente pubblicazione con Edizioni Psiconline (Collana A tu per Tu).
Dopo il successo del suo primo libro Il problema di Ivana, questo nuovo romanzo è una conferma della finezza letteraria di Ciro Pinto che prende per mano il lettore e lo trasporta dentro le tante pennellate di realtà, tra mille emozioni e stati d’animo di una sofferta storia di vita.
Il protagonista Giorgio Perna scopre un segmento di esistenza finora sconosciuto; uomo sportivo da sempre, ormai prossimo alla sessantina e con “qualche incertezza nella memoria”, si trova a dover affrontare un percorso di vita differente che si snoda grazie al filo della memoria più lontana in una sequela di “non più” e “mai più”, in cui ricordi familiari, luoghi e oggetti divengono “Testimoni muti di sogni dispersi dalla furia della vita” e spezzano la continuità del suo vissuto senza dar luogo a legami possibili tra ieri e domani. Giorgio ha rimosso ogni evento traumatico quasi a scongiurare la vecchiaia e la solitudine. Il dolore provato da bambino per la morte prematura della madre, il ricordo nostalgico del padre ma in assoluto la dolorosa perdita di sua moglie Eva, sconvolgono tutti i suoi equilibri sebbene l'esistenza di ogni giorno prosegua. Sfondo tematico è il mare e lungo la sua riva, Giorgio Perna ama correre quotidianamente “correre […] era la sua risposta a tutte le angosce della vita […]La sua corsa è una sfida nei confronti di se stesso e dello scorrere degli anni, teme di doversi riconoscere in un corpo biologico depauperato del senso dell’esistere, desidera rifugiarsi nel comodo ruolo di osservatore ma la realtà gli impone di esprimere ogni emozione con modalità nuove. Nel momento stesso in cui si sente destabilizzato dai suoi stessi ricordi che lo assalgono accanto al respiro del mare, inizia in realtà a elaborare i suoi lutti. Giorgio continua a correre nonostante non sia più un ragazzo, si costringe all’esercizio fisico per fuggire dai propri pensieri tuttavia, dovrà fare i conti con quei meccanismi di difesa che hanno impedito l’accettazione del dolore, favorendo la censura dell’io e procrastinando solo la sua sofferenza.
La metafora tematica ci appare quale piena consapevolezza del valore energetico, spirituale e benefico che la vista del mare può svolgere sul dolore interiore, l’acqua ci riconduce al nostro elemento originario e genera forza. Per Giorgio la riva del mare è un luogo riservato dove respirare aria di libertà ma presto si renderà conto che proprio questa sua passione agirà da mediatore mnemonico a livello più profondo per divenire elemento cognitivo di una sofferenza inconscia.
Il mare calma le paure dell’ignoto e le ansie della solitudine, Giorgio si affida ad esso per ricaricare il suo corpo e raggiungere uno stato radioso di benessere psico-fisico ma ogni dettaglio intorno a lui lo spinge ogni volta ad ascoltarsi. Ammira il volo di un gabbiano, lo immagina volare felice ma “Sofferenza, dolore e gioia sembravano alternarsi in ogni suo movimento”, solo una pausa di riflessione dunque, mentre i ricordi sono semisommersi, mai soppressi, accantonati nei meandri della sua mente e tornano a imporsi impietosi.  Ogni accettazione raggiunta permette sempre che il destino si compia, la salvezza arriva comunque e viene delegata ai viventi, per i quali le immagini del passato, foto o ritratti, sono ormai i fragili testimoni di una vita che non sembra più appartenerci.

Lo stile del romanzo è molto fluido con tessuto narrativo realistico e introspettivo, con sequenze dialogiche centellinate all’indispensabile. Ciro Pinto predilige una forma di comunicazione iconica, uno stile del tutto personale che si centra sulle immagini; un genere di lirismo descrittivo, fortemente emotivo e coinvolgente, dove l’elemento verbale feconda l’elemento visivo. La narrazione è molto curata e attenta. Dalla vicenda emergono anche spaccati di città conosciute, ricchi di riferimenti architettonici introdotti con la leggerezza disinvolta che è caratteristica fondamentale dell’autore. Questo romanzo ha una sua forza e specificità che ne costituiscono l’attrattiva per un lettore attento e desideroso di riscoprire valori importanti della vita, quali l’amore e il calore di una famiglia, la nostalgia per il passato, la sofferenza per la perdita di un congiunto e tanto altro ancora.  
La tecnica narrativa con flashbacks in vari capitoli in perfetta coordinazione tra presente e passato, rende ogni elemento maggiormente veritiero.

Il dolore fa parte della nostra vita e non va mai allontanato, neppure quando genera senso d’impotenza e sofferenza insopportabile. Rimuovere un evento traumatico vuol dire provocare una reazione a catena, in cui si vengono a creare ulteriori instabilità emotive e psicologiche, spesso da traumi irrisolti nascono vere e proprie patologie.
La vita di ogni individuo è il frutto di tanti percorsi sia personali che familiari, sicuramente qualcosa si apprende grazie alla trasmissione intergenerazionale della memoria di chi perdiamo. Ogni perdita di un nostro caro è sempre un forte dolore ma anche un insieme di frammenti memoriali privilegiati.

L’immagine dell’uomo Giorgio Perna avvalora la propensione dello stesso scrittore verso una chiave di lettura positiva della vita, nonostante i suoi scenari ed eventi contrari.
L’uomo che correva vicino al mare è un romanzo denso di sensibilità e di sensazioni inconsce, a tratti dolente ma pur sempre ricco di quell’autenticità e di quel senso di forte umanità che impregnano ogni romanzo di Ciro Pinto, uno dei pochi romanzieri contemporanei in grado di narrare la vita vera, toccando le note più intime di ogni lettore.







14 apr 2014

Iuri dei miracoli di Iuri Lombardi - Un testo geniale ed evocatore







Poche persone hanno l'immaginazione per la realtà (J.W.Goethe)



Iuri dei miracoli di Iuri Lombardi edito da Photocity nell’ottobre del 2012 non è certamente l’unica opera letteraria dello scrittore, poeta e giornalista fiorentino, sicuramente è un testo geniale ed evocatore. È impresa ardua recensire l’opera, principalmente perché nella sua prefazione, il noto critico letterario Lorenzo Spurio ne ha già rilevato ed esaltato gli aspetti essenziali in maniera esaustiva.

Attraverso un genere onirico, un presente e un passato ricreati fantasticamente, l’autore Iuri Lombardi scruta e coglie la vastità e lo spessore del reale per scendere nei meandri del proprio intimo “[…] attore protagonista del guardare, del farsi avanti sul proscenio della strada, tra i marciapiedi e le corsie preferenziali e ancora più oltre.” In una sorta di gioco di prestigio, Iuri s’identifica con un “jolly” e si ritroverà a interrogarsi sul significato della vita e sul grande tema di fondo che è il mistero di ogni natura umana; nella sua fantasia il travestimento da jolly fornisce certamente qualche vantaggio speciale a qualunque giocatore.
Iuri Lombardi è un attento osservatore della vita autentica e in questa sua opera interpreta da protagonista curioso, personaggi, fatti e situazioni del quotidiano, con intuito originale, con una forza creativa di un’intensità eccezionale.  Iuri Lombardi non è un semplice scrittore bensì un vero e proprio artista e come tale è dotato di grande fantasia visiva, percorre immagini reali di strada, ne descrive gli scorci, i colori e i rumori, si ferma con gli emarginati per assaporarne il vissuto, quale taumaturgo e miracolato egli stesso. Nelle sue fantasie oniriche non ci sono cose inesistenti bensì l’intero palcoscenico della vita, con le sue tristezze, incertezze, paure, successi e cadute. Ecco infatti che Iuri Lombardi immagina ancora d’indossare la maschera da clown, poiché l’unica figura capace di leggere la propria vita senza il filtro delle ipocrisie. Ogni sua manifestazione interiore assorbe dal sapore del vissuto degli altri, viene rielaborato in maniera immaginifica unicamente perché l’unica via per comprendere e comprendersi “E se la vita si potesse riscontrare solo nell’immaginario e non nel tangibile? L’autore si racconta, egli stesso protagonista sul grande palcoscenico terreno, dove serpeggia una dolceamara ironia nei confronti dei nostri usi e costumi, delle nostre manie, delle abitudini di cui siamo più o meno consapevolmente schiavi. Dietro ogni sua parola si nasconde il desiderio finale di cambiamento e miglioramento della vita stessa che si evince anche dalla collocazione della narrazione con un preciso criterio di rapporto paritetico, che soppesa e valuta ogni aspetto sociale, in cui egli stesso fantasticamente si cala per condividerlo. Un po’ monello, un po’ anticonformista e un po’ saggio, Iuri Lombardi affronta le fasi della nascita, della morte e persino della resurrezione, intesa come principio di una nuova azione, un’impresa in cui lanciarsi a capofitto, un’opportunità da non lasciarsi sfuggire; resurrezione che viene nominata anche nell’atto sessuale ultimo.

Lo stile del testo letterario è diretto, vivace, arricchito da dettagli di bellezza suggestiva della città di Firenze e di ogni altro luogo menzionato. L’esposizione si dipana in una trama affascinante, quasi seducente, di parole, frasi e periodi che sembrano collegati dal senso profondo della "necessità" letteraria di uno stile personale e originale.
L’interminabile susseguirsi di termini finemente strutturati nasce da un personale gusto della dismisura, con oscillazione tra fantasia a briglie sciolte e simbolismo intellettuale, in cui troviamo un’incredibile ricchezza lessicale. L’ironia del testo si fonda su un’acutissima, fulminea e assolutamente spregiudicata osservazione della realtà, per cui un tratto dei suoi personaggi, un'inflessione della voce, la descrizione di un paesaggio, una festa, una ricorrenza o un abito sono rivelatori d'un carattere o di un tipo e di tutto un mondo da esso rappresentato.
Leggendo Iuri dei miracoli mi sono trovata, forse per associazione d’immagini o per pura connessione logica, a ricordare il mazzo di carte dei Tarocchi, in cui la prima carta degli Arcani Maggiori è rappresentata dal Bagatto, che sta a indicare l’inizio del grande gioco della creazione; esattamente come Iuri si presenta nel suo libro, un giocoliere, un prestigiatore, che lascia intendere di poter giungere alla verità attraverso l’illusione. Il Bagatto nei Tarocchi è anche la piena realizzazione, la conquista dell’unità sostanziale, la possibilità del soggetto di agire in maniera compiuta nel proprio ambito contestuale. In Iuri dei miracoli, lo scrittore-protagonista è dunque una persona intraprendente, un essere potenziale che tuttavia, con l’incanto della sola parola, riesce ad occultare con destrezza, la sua stessa personalità. Iuri Lombardi, un uomo dalla grande sensibilità ed emotività nonché dotato di sorprendente e brillante intelletto; doti che gli permettono di affrontare una scrittura da autentico talento.




SUSANNA POLIMANTI



Cupra Marittima, 13.04.2014