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25 mar 2015

Stefania Pasquali, cesellatrice di parole scolpite nella memoria del cuore





“Altidona/tenero fiore/di sangue piceno […]
Fra mattoni e pietre/di muri a secco […]
Pendii composti/ dal vomere degli aratri/e scomposti dal passo/ dei venti di mare[.]”





La Collina dei Girasoli della poetessa-scrittrice marchigiana Stefania Pasquali è una raccolta di poesie dedicate all’antico borgo di Altidona, che si affaccia sulla Valle dell’Aso e sul mare Adriatico. Qui l’autrice vive, trae ispirazione, crea, eterna e tramanda valori di grande umanità, in perfetta simbiosi con la natura e i suoi aromi.
Sin dalla prima pagina, con l’introduzione dell’autrice stessa, entriamo in confidenza con il “sentire” della Pasquali mentre tratteggia i motivi che l’hanno spinta a comporre queste liriche. Scopriamo una poetica suggestiva che affonda le sue radici nelle tradizioni popolari di atmosfere colme di armonia, pace e serenità, ove luoghi, oggetti, animali e soggetti caratteristici si traducono in parole ed espressioni scolpite nella memoria del cuore quasi a cesellare con cura ogni minimo dettaglio in versi che profumano di passato, di nostalgia per quelle “tracce del nostro percorso di vita” che, sottolinea l’autrice, appartengono al ricordo e a emozioni che sono “fonte di luce” di una maggiore consapevolezza e saggezza nella preziosità del presente.
La silloge si apre con versi dedicati al mese di dicembre: “I pettirossi/presentano il freddo/alle porte delle case. Cieli azzurri/ e folate/ di vento/ spazzano foglie inaridite/ nei vicoli silenziosi.” e proprio partendo dalla stagione invernale, risalta il valore di riscoprire e innamorarsi di ciò che si conosce, affidandolo allo sguardo del cuore e dello spirito. Non si fugge dal passato…  “Un gatto nero/furtivo scompare/ tra vasi sfioriti/e malinconicamente/ belli” ma si viaggia con esso, è importante immergersi in quel segmento tra due confini che l’esistenza disegna, lasciando dentro tracce indelebili nel ricordo e nel quotidiano. Le liriche si distinguono per la brevità dei periodi ben allineati e senza difficoltà sintattiche; gli esordi sono sempre paesaggistici, da cui si palesa il sentimento della perennità della vita cosmica.
Su ogni poesia aleggiano sapori antichi di appartenenza, di confidenza e di conforto, traspaiono la mano del Creatore e il suo potente amore che “benedice natura e uomini”, si perpetuano nel presente quando “[…] ci si sveglia/ al suono della campane/ in un’allegria nuova/ che si spande nell’aria/ e abbevera il cuore […]”
Ogni verso predilige un linguaggio pittoresco che giova alla chiarezza. La misura di accostamento dei termini predispone il ritmo a un leggero passo di danza, tra descrizioni semplici e immediate che ricalcano l’essenzialità della pura poesia; le emozioni lasciano spazio a una vitalità carezzevole e fluttuante. Una combinazione di metri tradizionali e variabili ci rammenta la strofa leopardiana, in cui predomina l’eidýllion greco, ideale di serena convivenza, improntata allo scenario e allo spirito di valori semplici ma nobili. Dolcezza, grazia e vita vissuta nell’amore sono gli elementi che guidano l’io poetico, in congiunto dialogo tra passato e presente in un profilo figurativo e identitario che opera una continuità nel variegato insieme della nostra storia emotiva e culturale.
La natura si amalgama con la celebrazione del ricordo in una struttura lineare e pulita sul piano creativo, dalla quale si evidenziano non solo toni di semplice rimando nostalgico ma soprattutto di spiccato scopo educativo: recuperare il passato per un’occasione di speranza per il futuro, in particolare per quei bambini che oggi non hanno più il “sapore bambino”. Il passato con incantevoli scorci vissuti di vicoli, piazze, campagne e personaggi del ricordo rivive e si rinnova nel presente della poetessa quale sinonimo di autenticità, di garanzia e di genuinità perché… “Ad una ad una/s’accendono/le piccole luci/e il silenzio della sera/riprende il passo/tra le vecchie pietre ancora calde.”



SUSANNA POLIMANTI


4 nov 2014

Una silloge poetica di forte contenuto psicologico

“Dalla terra nasce l’acqua, dall’acqua nasce l’anima…”
(Eraclito)

Quando sorride il mare di Floriana Porta (AG Book Publishing Editore, 2014 – Collana “Le Cetre”) è un’opera poetica che nasce dalla visione caleidoscopica di una donna versatile, un’artista dalle molteplici sfaccettature quale protagonista impegnata nell’arte della poesia, della pittura e della fotografia. La silloge brevemente ma efficacemente prefata da Angela Wilde, è ideata in tre sezioni e consta di cinquantacinque poesie e diciotto haiku. Una poesia lirica intensa, di forte contenuto psicologico che attinge dal simbolismo per approdare a immagini e linguaggio fortemente espressionistici, tra pensiero e sentimento, intuizioni intime e misteriose dell’animo. La parola chiave è il mare, dove superficie e mondo sommerso fluiscono, evolvono e mutano dettando un vero e proprio oracolo dell’esperienza umana e delle sue origini, unità dell’essere nello scorrere del tempo. In armoniosa seppur sofferta trasformazione, Floriana Porta trasmette la sua personale visione del mondo in quel “mare di vita” che la poetessa riesce a tradurre in parole che “[…] si mescolano ai versi[,] / i versi si legano alle rime […]” e dove ogni descrizione acquista una semantica lessicale che si spinge oltre le apparenze.
L’acqua è un elemento femminile, con cui la poetessa stabilisce un profondo rapporto, ricercandone in ogni sua corrente spesso invisibile in superficie, quella parte della sua anima nascosta allo sguardo esterno. Il mare sin dai tempi antichi è un argomento amato e cantato in ogni letteratura antica e moderna, è simbolo di energia, pace e tranquillità che stimola solitudini riflessive. Non è un caso che Floriana Porta si sia ispirata al mare per una poesia che pesca nell’inconscio, governa i regni sommersi e la cui musa è inquietante, affascina e rapisce lo sguardo e il nostro intero essere.
Nel circolo eterno delle onde/si innalzano dal mare/acque sotterranee [,] /tra la terra e la lava[,]
/in un continuo/flusso e deflusso/diventi vorticosi [.]”.

In uno stile di poesia per lo più breve, ricco di pathos e grazia descrittiva, dai riferimenti elegantemente velati e allusivi, le metafore sono personificazione di elementi naturali che prendono voce. Nella disposizione dei versi, con ritmo danzante di strofe senza spazi, si stabilisce un forte contatto psicologico con la poetessa, di massimo effetto comunicativo nel più breve tempo possibile.
Sogno, immaginario e creatività sono tre aspetti grandiosi dell'esistenza psichica dell'individuo, si fondono con la realtà di un passaggio attraverso dolori e frammenti di vita in cui si abbandona una parte di sé fatta di malessere e immobilità, per contattare le potenzialità sopite della propria personalità e far emergere le risorse creative perdute e le vitalità nascoste nel profondo del proprio essere “Affiorano/vertebre fossili/ dalla terra putrida/lacerata da speranze perdute[.]
La poesia di Floriana Porta descrive processi che avvengono all'interno dello psichismo profondo e non può esimersi dall'utilizzare la natura contemplativa del mare e delle sue molteplici caratteristiche. La quotidianità trova nell’ispirazione poetica una nuova dimensione che rende visibile ciò che la routine nasconde, soffoca e rende opaco. “Perché solo nei versi/tutti rossi di sangue/fa ritorno la poesia”.
La visione del mare e dei suoi abitanti riempie, risolve e si espande. Il suo messaggio è profondo, ricettivo, purificante e terapeutico ma nel contempo il mare è anche strumento divino, che meglio rappresenta nei suoi continui mutamenti, il fluire dell’esistenza, tra creazione, vita e morte. “Siamo anime/della stessa polvere/che segna/i margini cicatrizzati/di un mare/alle porte dell’ultimo orizzonte
La conoscenza dell’ombra, intesa come conoscenza dell’altra parte di noi spesso celata, fa parte sempre e comunque, della nostra totalità.
Ritengo che Floriana Porta, con la sua poesia voglia in particolare ricordarci di liberare la mente dal suo ricordo, dando spazio al momento successivo senza trattenere mai niente che possa renderci solo zavorra, impedendoci di andare avanti nel nostro percorso di vita ed evolvere “Anche i coralli ascoltano/i suoni vibranti delle bocche dei pesci[.] / Invisibili voci che ci avvolgono e ci accarezzano[,] / in attesa di altri mari e mondi[,] / sciolte in un plasma di limpida poesia[.]” Il magico canto del mare nella pregevole silloge  “Quando sorride il mare” è  sicuramente la conferma dell’esistenza di un particolare legame tra psicologia e poesia, che n’è una delle più alte ed efficaci espressioni  “Sarai il mio cammino/tra le anime e i serpenti[,] / tra le viscere dei molluschi[,] /tra le lame dell’infinito […] /verso il cielo[,] / fino alle stelle”.






SUSANNA POLIMANTI




22 ott 2013

Michela Zanarella: la poetessa delle immagini e dei sentimenti

Con immensa emozione pubblico la mia recensione alla silloge poetica di Michela Zanarella:  L'Estetica dell'Oltre.

Michela è una poetessa affermata e pluripremiata, a me particolarmente cara. Umanità e sensibilità: "oltre" il tutto.






Michela Zanarella, la poetessa delle immagini e dei sentimenti per eccellenza, così amo definirla dopo aver letto e apprezzato la sua nuova silloge: L’Estetica dell’Oltre, edita da David and Matthaus S.r.l. divisione ArteMuse per la collana Castalide, un progetto editoriale caratterizzato da una particolare cura per la qualità grafica e l’accuratezza delle prefazioni. La nuova silloge incrementa il suo già significativo curriculum poetico, ricco di pubblicazioni e numerosi riconoscimenti letterari che presentano la poetessa quale artista affermata e pluripremiata.
Estetica, dal greco αισδεσισ (aisthesis) nel linguaggio semantico è la “percezione sensoriale”, una mediazione del senso che, abbinata alla preposizione-avverbio “oltre”, lascia già intuire il profondo messaggio contenuto in questa raccolta di poesie. Nella silloge L’Estetica dell’Oltre, Michela Zanarella conferma un’evidente evoluzione: Attorno al sisma del destino/cerco le mie ali… inizia la raccolta con versi sulle origini della vita: nell’utero elastiche origini…/ ho appreso come suonano/sembianze di luce… evidenzia lo sguardo sul fluire del tempo, fissa il divenire: essere nel tempo/che ti sfoglia/corpo e distanza, si concentra su una via esplorativa del sofferto passaggio terreno e, nella contemplazione del silenzio: camminano i silenzi/nel guscio della vita… osserva la grazia e il fascino della natura, ritrova l’equilibrio dell’anima, in cui si riflette la bellezza divina che svetta oltre la misera condizione umana. Parole intense e allo stesso tempo delicate, si susseguono irradiando vibranti emozioni, formano un tessuto compatto dove persino tecnica e forza poetica rimangono costanti. La maturità stilistica della poetessa si realizza nella successione ritmica di suoni e armonia che donano melodia e squisita eleganza ai suoi versi, le tante sfumature metaforiche contribuiscono alla musicalità della lettura.
Michela Zanarella, ispirata dall’eterna musa della poesia, evoca ed esalta con i suoi versi i sublimi valori dello spirito, gli stessi elementi naturali quali il cielo, il mare, la luna e le stelle si manifestano quali entità spirituali e proiettano le nostre emozioni nelle regioni inesplorate della nostra anima, la sola capace di stimolare noi tutti a incarnare sulla terra una forza, una qualità, una virtù o un'idea che abita il mondo divino. Michela è consapevole che la nostra presenza sulla terra rappresenta un “guscio” di vita, si rivolge al padre perché si renda tramite presso Dio per una richiesta di comprensione, d’illuminazione e di protezione: chiedi alla sorte/che forma ha la vita/se esiste un cielo che ci spetta/una pioggia che lava le insidie. Una tale ricchezza d'immagini è giustificata dall’immediatezza piena in ogni esperienza estetica, visioni che le permettono di respirarne l’atmosfera, con il tatto del cuore accoglie il significato velato della realtà inattingibile. Sono certa che la sua poesia sia un viaggio attraverso le esperienze vissute, dove i sensi nella loro materialità e corporeità hanno un’attitudine intrinsecamente spirituale. Credo fermamente che una simile creatività poetica non abbia guide o maestri specifici, bensì nasca da una propria identità, maturata ed evoluta in un tragitto di vissuto che la poetessa ha approfondito con coraggio, metodo, serenità e volontà. In questa silloge, Michela Zanarella tocca temi molto importanti quali il destino, la solitudine, l’amore; si rivolge all’universo, si affida all’innata sensibilità, non dimentica mai i luoghi natii e tutto il genere femminile, sempre pronto a non temere/ il peso del mondo. I versi lasciano intravedere la luce e il superamento del nostro nulla di fronte alla vastità dell’Oltre. Non ci è concesso di procedere al di là di certi confini, laddove “vive l’infinito” eppure la poetessa ci stimola a farlo, perché l’anima informa il corpo e trova la sua perfezione al di là della realtà materiale, soggetta a corruzione: dentro l’insistente avidità di un mondo/che impedisce gli sguardi/di Dio. Non posso certamente tralasciare la religiosa umanità di Michela che la rende sempre partecipe nella condivisione della perdita di una persona cara, a tal punto da plasmare versi che rappresentano autentiche dediche nel ricordo di grandi personalità della letteratura poetica quali Alda Merini: la cui poesia ripete il mondo/ e le sue origini, Pier Paolo Pasolini: quel tuo non temere/ la notte/nel lampo che ti donò/all’inganno… o cari amici: e tu che hai lasciato/il bordo della vita/nel timore del cielo/dal cerchio dell’eterno/fissi il colore degli Arara… ti sappiamo sereno/nel silenzio che sporge dalle nuvole…
Ogni cosa scorre, è: un gocciolare di memorie/agli angoli del tempo. È nella forza del suo messaggio che la poesia di Michela Zanarella si presenta quale espressione viva di estro creativo, la vita può ancora sgorgare anche quando il destino, inteso come valore principale di fissità, sembra sommergere tutto e diviene un far risuonare in sé, nella vibrazione della compassione, la voce della sofferenza altrui. La certezza della verità è legata alla purezza di chi la indaga poiché se ne è dotato, sarà la stessa capacità intuitiva a rendere visibile quanto ancora rimane irraggiungibile. Nelle poesie di Michela Zanarella la sensazione visiva è diversa da quella normale degli occhi, i colori sono come ravvivati da una luce che non abbaglia ma ancora una volta esprime vita.
La lettura attenta di ogni suo verso non può che emozionare, e trasmettere solarità, ogni parola sprigiona carisma, una virtù speciale e personalissima di questa “nostra” poetessa alla quale rivolgo un sentito plauso e un augurio sincero per un ampio successo presente e futuro.





Susanna Polimanti



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