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4 nov 2014

Una silloge poetica di forte contenuto psicologico

“Dalla terra nasce l’acqua, dall’acqua nasce l’anima…”
(Eraclito)

Quando sorride il mare di Floriana Porta (AG Book Publishing Editore, 2014 – Collana “Le Cetre”) è un’opera poetica che nasce dalla visione caleidoscopica di una donna versatile, un’artista dalle molteplici sfaccettature quale protagonista impegnata nell’arte della poesia, della pittura e della fotografia. La silloge brevemente ma efficacemente prefata da Angela Wilde, è ideata in tre sezioni e consta di cinquantacinque poesie e diciotto haiku. Una poesia lirica intensa, di forte contenuto psicologico che attinge dal simbolismo per approdare a immagini e linguaggio fortemente espressionistici, tra pensiero e sentimento, intuizioni intime e misteriose dell’animo. La parola chiave è il mare, dove superficie e mondo sommerso fluiscono, evolvono e mutano dettando un vero e proprio oracolo dell’esperienza umana e delle sue origini, unità dell’essere nello scorrere del tempo. In armoniosa seppur sofferta trasformazione, Floriana Porta trasmette la sua personale visione del mondo in quel “mare di vita” che la poetessa riesce a tradurre in parole che “[…] si mescolano ai versi[,] / i versi si legano alle rime […]” e dove ogni descrizione acquista una semantica lessicale che si spinge oltre le apparenze.
L’acqua è un elemento femminile, con cui la poetessa stabilisce un profondo rapporto, ricercandone in ogni sua corrente spesso invisibile in superficie, quella parte della sua anima nascosta allo sguardo esterno. Il mare sin dai tempi antichi è un argomento amato e cantato in ogni letteratura antica e moderna, è simbolo di energia, pace e tranquillità che stimola solitudini riflessive. Non è un caso che Floriana Porta si sia ispirata al mare per una poesia che pesca nell’inconscio, governa i regni sommersi e la cui musa è inquietante, affascina e rapisce lo sguardo e il nostro intero essere.
Nel circolo eterno delle onde/si innalzano dal mare/acque sotterranee [,] /tra la terra e la lava[,]
/in un continuo/flusso e deflusso/diventi vorticosi [.]”.

In uno stile di poesia per lo più breve, ricco di pathos e grazia descrittiva, dai riferimenti elegantemente velati e allusivi, le metafore sono personificazione di elementi naturali che prendono voce. Nella disposizione dei versi, con ritmo danzante di strofe senza spazi, si stabilisce un forte contatto psicologico con la poetessa, di massimo effetto comunicativo nel più breve tempo possibile.
Sogno, immaginario e creatività sono tre aspetti grandiosi dell'esistenza psichica dell'individuo, si fondono con la realtà di un passaggio attraverso dolori e frammenti di vita in cui si abbandona una parte di sé fatta di malessere e immobilità, per contattare le potenzialità sopite della propria personalità e far emergere le risorse creative perdute e le vitalità nascoste nel profondo del proprio essere “Affiorano/vertebre fossili/ dalla terra putrida/lacerata da speranze perdute[.]
La poesia di Floriana Porta descrive processi che avvengono all'interno dello psichismo profondo e non può esimersi dall'utilizzare la natura contemplativa del mare e delle sue molteplici caratteristiche. La quotidianità trova nell’ispirazione poetica una nuova dimensione che rende visibile ciò che la routine nasconde, soffoca e rende opaco. “Perché solo nei versi/tutti rossi di sangue/fa ritorno la poesia”.
La visione del mare e dei suoi abitanti riempie, risolve e si espande. Il suo messaggio è profondo, ricettivo, purificante e terapeutico ma nel contempo il mare è anche strumento divino, che meglio rappresenta nei suoi continui mutamenti, il fluire dell’esistenza, tra creazione, vita e morte. “Siamo anime/della stessa polvere/che segna/i margini cicatrizzati/di un mare/alle porte dell’ultimo orizzonte
La conoscenza dell’ombra, intesa come conoscenza dell’altra parte di noi spesso celata, fa parte sempre e comunque, della nostra totalità.
Ritengo che Floriana Porta, con la sua poesia voglia in particolare ricordarci di liberare la mente dal suo ricordo, dando spazio al momento successivo senza trattenere mai niente che possa renderci solo zavorra, impedendoci di andare avanti nel nostro percorso di vita ed evolvere “Anche i coralli ascoltano/i suoni vibranti delle bocche dei pesci[.] / Invisibili voci che ci avvolgono e ci accarezzano[,] / in attesa di altri mari e mondi[,] / sciolte in un plasma di limpida poesia[.]” Il magico canto del mare nella pregevole silloge  “Quando sorride il mare” è  sicuramente la conferma dell’esistenza di un particolare legame tra psicologia e poesia, che n’è una delle più alte ed efficaci espressioni  “Sarai il mio cammino/tra le anime e i serpenti[,] / tra le viscere dei molluschi[,] /tra le lame dell’infinito […] /verso il cielo[,] / fino alle stelle”.






SUSANNA POLIMANTI




23 ott 2014

La disarmante sensibilità della poetessa Sandra Carresi

Una sedia culla una serenità che spinge per emergere, un fedele amico accanto, una vita vissuta nel quotidiano e nelle piccole cose, in perfetta comunione con il Creatore, ed è poesia.  Nasce così, ispirata e spontanea, la silloge Le ali del pensiero di Sandra Carresi (Libreria Editrice Urso- 2013).

I filosofi greci della scuola naturalista come Diogene, Anassimandro e Anassimene, identificarono l’anima con l’aria e il respiro, nuclei tematici che la poetessa sa riconoscere per grandezza e valore, ne assapora gli effetti in ogni velata sfumatura, abbandona la razionalità e lascia parlare il suo cuore “Respiro forte[,] / è ancora tempo/di essere felici[.] “ -  “C’è un vento/che soffia di notte/e di giorno[,] / sussurra da sempre[,] /certezze del cuore[.]
Tracciando un’interpretazione della vocazione poetica di Sandra Carresi mi soffermo a precisare e cogliere i punti cardinali dei suoi versi, che si risolvono in una vera e propria poetica della liberazione dai vincoli dell’io, con spiccata proiezione animica verso l’infinito. Natura e animali dai contorni nitidi si stagliano all’orizzonte come vere e proprie entità; la malattia e la morte emergono con profondo rispetto. La manifestazione della verità “poietica”, intesa quale capacità creativa dello spirito, attraverso la contemplazione della natura, nel silenzio e nelle varie fasi del tempo, crea le condizioni spirituali per scavare nell’intimo e ritrovare bellezze infinite “Adesso[,] metto l’accento/sulla qualità di questa/avventura[,] che è per me/un’opera d’arte[:] /la Vita[.]

In uno stile leggero, estremamente raffinato e dalla struttura melodica, costituito da una miscela di immagini, rammenti e segni celesti, il ritmo metrico risulta il sottofondo invisibile di ogni stato d’animo, in armonica simbiosi con gli elementi del tempo, frammentati da quei “cattivi pensieri” che turbano e sconvolgono l’animo della poetessa, quando si ritrova a rivolgere lo sguardo verso il resto del mondo, auspicando un cambiamento lungo un cammino di nuove speranze “[…] per la costruzione/ di una dignità migliore[.]
Sandra Carresi, con elegante allusione, condanna la presunzione, la disperazione e ogni genere di violenza, suggerisce al lettore abiti nuovi per il proprio spirito, lo stimola ad allontanarsi dall’effimero del “dio quattrino” perché esiste sempre “[…] un vento/ che porta la quiete[,] / arriva con l’alba [,] / concilia la danza notturna[,] /aprendo al mattino[,] / soluzioni alle fatiche del giorno[.]

La scelta del verso avviene nel lessico della sensibilità disarmante della poetessa, che nella quotidianità trova la sua dimensione di vita, accanto all’amore familiare, in compagnia di “presenze antiche” che mai l’abbandonano poiché ancora percepibili. Pur rimanendo consapevole dei mali del mondo, la poetessa reagisce con coraggio, si affida alla spoliazione dell’anima dagli orpelli della mente, in modo d’assaporarne la vera essenza dell’ispirazione.
Nella poesia dal titolo “Noi due” ritorna la figura sempre molto costante del suo adorato cane Benny, con lei “Insieme dal primo mattino”; ad esso Sandra Carresi dedica versi d’immensa umanità, di un amore che è metro della grandezza della sua stessa anima e della solidarietà verso tutti gli animali, che mai dovrebbero essere abbandonati, poiché compagni di un vissuto attimo per attimo con gioia.

I paesaggi sono liricizzati e la poetessa tende all’infinito e all’assoluto, per non rimanere schiacciata dalle limitazioni del mondo reale ma, non si tratta di una fuga bensì di un completamento di ogni suo stato d’animo.




Le ali del pensiero è una silloge che va letta senza alcuna fretta, lasciandoci trasportare e cullare da quel vento di cui ci racconta la poetessa, vivendo gli stessi colori di luoghi a lei cari, cercandone i profumi, esprimendo emozioni che ci scuotano da ogni torpore, affidandoci alla sua stessa sensazione di libertà per provare a volare, spinti da nuovi sogni, perché…  “In fondo[,] / siamo tutti[,] / sotto lo stesso/cielo “.



SUSANNA POLIMANTI


Cupra Marittima 23.10.2014





La poesia del nostro tempo e delle sue aporie




Il grande poeta, mentre scrive se stesso, scrive il suo tempo
                            (Thomas Stearns Eliot)



Fresca di stampa, pubblicata da Edizioni Agemina lo scorso settembre, Neoplasie Civili è la prima opera poetica dello scrittore e critico letterario jesino Lorenzo Spurio. Una poetica non casuale quella di Lorenzo Spurio, che possiede una naturale predisposizione all’ascolto e a quell’empatia verso problematiche di convivenza civile, qualità urbana e allarme sociale. In un viaggio di riflessione personale, l’autore approda alle tante righe di un sistema con versi impegnati che raccontano del nostro tempo e delle sue aporie; ferite evidenti della storia, un binomio continuo di vita/morte, istantanee che colgono ideologie mascherate di ragionevolezza e quel punto di non ritorno, a volte, della superbia e dell’egemonia umana. La sua poesia policentrica e multiforme sferza gli animi e accentua masse patologiche e anomale di un mondo moderno, piaghe che comportano frustrazioni, solitudine e silenzio in un misto d’incisiva animosità e malanimo. Trentaquattro poesie che rivelano contesti precisi, tracciano una rotta verso contingenze, contraddizioni e ingiustizie societarie e, ancor peggiori conflitti mondiali o logica perversa della lotta politica “[…] accuse rigogliose di colpe/e logiche vendette private/crudeli, ma necessarie[.]/ Il fango a volte/ può diventare cemento[.]”   
Il poetare di Spurio è cosciente e responsabile, esce dagli schemi ma non trascende mai oltre i limiti imposti dalla convenienza, da un giusto equilibrio e dalla buona educazione. La silloge inizia con una poesia dal titolo decisamente metaforico “Giù la serranda”, che mi ha particolarmente colpita per il suo canto che si avvia all’introspezione, spingendo l’individuo ad esprimere la necessità di vivere nel mondo mentre cerca da un lato, una qualche protezione da tutto, dall’altro nasconde verità incomprensibili di fronte a un ingannevole baluardo di società che, per diverse ragioni, etiche o politiche, coltivano il dubbio e il cinismo, la paura e l’impotenza.
Una risposta ricca di forte reazione emotiva è la poesia “Verde per sempre” dedicata alla Principessa Diana d’Inghilterra, dove le strofe si susseguono in immagini veritiere che testimoniano l’innocenza e la delicatezza del personaggio “Non era stata una di loro[,] / perché era stata una di noi[.]”, pur sottolineandone la tragica dipartita con velata tristezza “Riflettei sulla storia/che raggruma cancrene […]”.
Il ritmo nei versi è incalzante, magistralmente aiutato da una punta d’ironia che s’intreccia con frammenti di tragicità in immagini e scene che Spurio ha saputo rendere con visioni eidetiche, osservando da angolazioni diverse, i tanti fenomeni non solo italiani bensì di ogni parte del mondo. Lo sguardo emotivo dell’autore si trasforma in una sorta di parola-slogan, ne descrive ogni panico e sofferenza all’idea stessa del riflettere “[…] che tutto è quello che è/e niente è parte del tutto[.] “Il suo rapporto con il linguaggio è il risultato di uno sguardo scrutatore del mondo, mentre ogni lacerazione esterna crea un gioco linguistico che arricchisce i versi.

Con stile rapido e incisivo si snoda l’essenzialità del linguaggio in visioni del mondo poste sì come sfondo e quale motivo del verso, ma anche come centro propulsore per strumenti educativi e di sensibilizzazione, che rendono la poesia uno strumento creativo potente.
I motivi dominanti dell’atrocità di una guerra, di singole violenze o delle tante sciagure, così come noti personaggi illustri, non vengono mai rievocati con superficialità, bensì con sentimento di evidente disapprovazione per l’indifferenza e impassibilità degli uomini di fronte a situazioni di rilevante responsabilità civile mondiale.
Una pratica artistica di forma e colore, materia e stile che fanno della silloge Neoplasie Civili una poesia decisamente impegnata e complessa, che ci mostra Lorenzo Spurio quale artista completo, una voce in movimento, in un’avventura poetica certamente non facile, che ritengo abbia contribuito a rendere fiero l’autore, per un nuovo e originale lavoro controcorrente nel panorama attuale della poesia. Una poesia intesa come genere letterario al servizio dell’urgenza dei temi più complessi e attuali, corrosi dall’alienazione o soffocati dai mali del mondo.
La silloge Neoplasie Civili, a mio avviso, segue una sua logica e verità che troppo spesso non sono più la logica e la verità di tutti, il verso ne rappresenta un efficace e libero custode espressivo.





SUSANNA POLIMANTI

Cupra Marittima, 22.10.2014




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28 set 2014

La poetica filosofia di vita di Anna Scarpetta - Le voci della memoria


Anna Scarpetta, poetessa e donna di grande umanità








Le voci della memoria di Anna Scarpetta è una silloge del 2011 edita Ismecalibri (Bologna) per la collana Omero Serie Oro. Leggendola con estrema attenzione, ho percepito la sensazione di essere direttamente a confronto con la poetessa, mentre i suoi versi scorrono in una poesia dialogata di un’immediata universalità del “sentire”, in ogni parola un suo personale messaggio. La poetessa svela al lettore un partecipe senso di pietà, in un linguaggio condiviso che attraversa il tempo e diviene artefice brillante di un’eredità memorabile, tradotta attraverso valenze di voci che “conoscono l’arte del narrare” le sole connaturate nella memoria del cuore, scevra da qualsiasi menzogna. Fantasia e immaginazione s’intrecciano con la realtà effettiva, creando la parte creativa di una poetica che s’incontra nell’esperienza di un iter vitae, plasmato dalla risolutezza, dalla sensibilità e dalla grande umanità della poetessa. Anna Scarpetta utilizza “Lo scalpello del pensiero” per rivolgersi alla poesia, che è sua amica e confidente, ad essa affida la propria filosofia di vita, “Ci vorrebbe un’altra vita/per capire cos’è la vita [.]/ Me lo dico spesso con sincerità [.]” A ogni visualizzazione di vissuto si associano evidenze antiche e universali dei sensi, veri elementi trainanti per condurci dentro tematiche di spessore, il lessico impiegato fa scattare inevitabilmente un’attenta riflessione, richiama e riattiva un ricordo.

Lo stile della silloge è svolto con ritmo vivace, cattura la curiosità e l’impegno del lettore, scuote dal torpore ogni animo, risvegliando con rinnovata vitalità ogni coscienza sopita. Le strofe composte di versi lunghi, si susseguono per la maggior parte in terzine e quartine in un “parlato” che cela una forza prodigiosa di effetti dal più teso e fervido, al più dolce e sofferente. Persino le figure retoriche, che siano esse allusive, reiterate o termini anaforici, vengono elegantemente inserite a dar maggiore risalto, rendendo il verso più incisivo. La poesia di Anna Scarpetta coinvolge e sottintende una complessità intellettuale, è pervasa di una particolare carica religiosa e carismatica, segnata dall’alternarsi di voci in un coro di profonda e disperata consapevolezza nonché di una fiduciosa attesa di un mondo migliore. L’abbinamento degli aggettivi qualificativi precisa il pensiero, lo rende più efficace, esprime sfumature rilevanti ed evidenzia un dato interiore, che si esplica in pura potenza fonosimbolica.
In una ricerca spasmodica del significato del dolore e del perché della sofferenza, il richiamo della memoria si snoda in una sequenza di espressioni dalle quali si avverte uno strappo con ciò che è consueto, con ciò che la poetessa ama e ha amato “Nostalgia, stringimi forte e portami via/in un mondo che tu sola sai di vera magia [.] Sfoglia adagio le pagine più belle di questa vita/e leggi di me, ancora divertita, ogni cara emozione
Sensazioni, stati d’animo, serendipità, persone vicine e lontane, luoghi e considerazioni sociali, il tutto visto con gli occhi curiosi di una donna che “Sulle ginocchia del tempo” ritorna ragazzina attenta verso quegli affetti e quei luoghi della sua infanzia che mai ha dimenticato, pur vivendo ormai lontana e con alle spalle un percorso consolidato.

Invocazione ed evocazione a un tempo, una poetica particolarmente equilibrata, educativa, morale e civile nonché personale e introspettiva a tal punto, da rievocare la poetica del vero manzoniana.
In ogni sua poesia si evince una tenace solidarietà per la sofferenza degli uomini tutti, per i perdenti consapevoli e inconsapevoli, tra loro per primi i bambini “erranti nel mondo” ai quali lei rivolge dei versi ricchi di pathos e di intensa umanità in assoluta condivisione, nonostante “l’indifferenza del tempo” ove le solitudini dell’infanzia si trascinano nell’esistenza, disponendosi a un confronto più drammatico con la realtà. I sentimenti evocano il ricordo del passato e sottolineano, vigorosamente, le incertezze del futuro.
Straordinaria e intensa la poesia che Anna Scarpetta dedica al suo Angelo Custode con il quale intrattiene un dialogo più aperto e cordiale, soffuso di umana pietà, rimanendo però fedele al suo rigore, al suo stile di religiosa e pacata contemplazione.
La memoria del cuore è per la poetessa un dono, lei ci ricorda che “Il tempo è di Dio”, il suo cammino è lento e segreto, dalla terminologia utilizzata percepiamo l’assoluta impotenza di fronte a una più matura consapevolezza del proprio valore individuale e collettivo.

Le voci della memoria, una silloge colma di versi che si traducono in un grido di amore, stimolano a essere sempre sé stessi, a ritrovare le proprie origini e ravvivarne le radici. Sento di dover rivolgere ad Anna Scarpetta un degno plauso per essere riuscita a farci rivivere quei valori autentici che rendono gloriosa e benefica la nostra presenza in quello “strano luogo” che è il mondo, con la viva speranza di poterlo ancora osservare “con gli occhi curiosi della vita “.






SUSANNA POLIMANTI



Cupra Marittima, 27 settembre 2014





11 set 2014

Biografia dell'anima nella poetica di Sandra Carresi

La mia recensione alla silloge poetica di Sandra CarresiL'ombra dell'anima 





L’ombra dell’anima, edito da Libreria Editrice Urso nel 2012, è una raccolta di poesie il cui titolo è di per sé, un vero e proprio assunto della biografia dell’anima e della poetica tutta di Sandra Carresi.
Le sue poesie sono parole lievi che accompagnano concetti profondi, descrizioni di paesaggi che toccano il cuore. Nello scorrere sulla carta, i suoi versi suggeriscono all’animo di chi legge, suggestive cornici di emozioni e scenari come il profumo di un tiglio, il distacco struggente da radici che con l’età sbiadiscono o la memoria dell’odore particolare di un tempo, a ricordare lontananze di spazio e di sentire: “Non esiste un cuore senza radici[,] / non esiste un cuore che non possieda/ il profumo degli anni verdi[,] /belli, spensierati, sinceri e vulnerabili.”
Una dolcezza malinconica si dipana da ogni sua immagine, la poetessa s’immerge nelle stagioni della vita, le trasfigura nelle stagioni dell’anno e stana senza paura le ombre nascoste; “all’ombra della sua anima” torna a confrontarsi l’intensa e matura parola poetica che lei dipinge in “un quadro perfetto/ che respira salsedine” e ancora come “donna, farfalla[,] /pantera e sirena” si popola d’icone che si disegnano nell’Io e fuori dall’Io, sulla memoria di un vissuto che riemerge tramite il pennello delle parole.
La cover di questa raccolta poetica è leggiadra e armoniosa, ritrae una giovane donna dai lunghi capelli sciolti al vento che agita un drappo di raso rosso, quasi a spogliarsi del consueto abito, per indossare l’impalpabilità della sua anima, diventando così una pagina trasparente pe il lettore.
In ogni strofa scorre l’amore, vero e autentico, verso un figlio “Re di quadri” con il quale lei gioca in compiaciuta ammirazione, dedicandogli parole sapientemente disposte con funzione metaforica e simbolica, si diverte a competere con lui e si trasforma in una sorta di “designer” della sua stessa poesia. La poetessa si rivolge anche al suo compagno di vita, osserva e scruta l’evoluzione del sentimento d’amore che, mai sopito, si riaccende ogni giorno con il semplice tocco delle mani, non più “snelle ed ossute/ dei tuoi vent’anni” bensì “forti e massicceLe stesse che al mio corpo/ s’intrecciano la notte/e/giocano al risveglio/del mattino.”
Sandra Carresi condivide con il lettore anche il timore della morte, lo aiuta a riconciliarsi con essa, dipingendola metaforicamente con la poiana, uccello predatore il cui volo silenzioso le concede l’arrivo improvviso… “appostamenti improvvisi, artigli alla schiena/ e… silenziosa la morte.”
Ogni poesia segue un preciso ritmo senza alcuna pomposità, lo stile non è prosopopeico seppur ricco di echi e risonanze melodiche, vi si riscontra la molta cura delle scelte espressive con figure retoriche quali climax e anafore, a sottolineare un effetto progressivamente più intenso Una poetica fluida, spontanea che predilige un’intimità tipica dell’animo femminile, in ascolto delle sua anima, delle voci misteriose e silenziose della natura, in una realtà di simbolismo pascoliano.
Il critico, di fronte alla sua poetica, non può fare a meno di ascoltare Sandra Carresi  mentre inquadra la sua interiorità profonda, capace di cogliere gli aspetti meno ovvi della realtà e tutti quei sentimenti apostrofati dal vissuto, non si sofferma sugli aspetti strutturali o metrici, non ne sente la necessità, perché dai versi risaltano unicamente la speranza e la decisione di vivere il tempo con urgenza di luce.
Le strofe si susseguono aprendo un varco di rinascita. Non è dunque questo lo scopo della poesia? Esprimere i sentimenti attraverso immagini che siano tali da rendere universale ogni libera espressione e percorrere i sentieri di vita con la certezza che taluni “giganti” siano sempre “messi all’ombra [,] / a riposare [,] ”. La poesia di Sandra Carresi è specchio e interprete di un’autentica realtà, Sandra ne diviene scenografa, senza finzione alcuna.



SUSANNA POLIMANTI                                            Cupra Marittima 10.09.2014



10 lug 2014

Recensione del libro "Temistocle Calzecchi tra Scienza e Poesia" di Marco Rotunno

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza
Ulisse - Canto XXVI dellInferno




Temistocle Calzecchi tra Scienza e Poesia (AndreaLivi Editore) è lultimo saggio tecnico-umanistico dello scrittore Marco Rotunno, ingegnere e uomo di profonda cultura, già ampiamente noto per i suoi tanti lavori letterari che, di pubblicazione in pubblicazione, hanno arricchito il nostro patrimonio linguistico-culturale sia locale che nazionale.
Ciò che innesca linteresse dellautore, al di là di uninnata attitudine alla cultura in generale, è il recente ritrovamento di un documento riguardante una conferenza dal titolo Tra scienza e poesia, svoltasi il 5 aprile 1906 a Milano presso il Pio Istituto pei Figli della Provvidenza e tenuta da Temistocle Calzecchi Onesti, fisico nonché inventore del coesore: un rilevatore di onde elettromagnetiche e tradotto nellinglese coherer da Sir Oliver Joseph Lodge.
A un primo approccio con il testo, ecco venirci incontro un genere di narrativa che al lettore potrebbe risultare rivoluzionaria o addirittura sconcertante; al contrario, lautore ci presenta una sorta di manifesto di notevole spessore culturale, laddove, con impegno e competenza particolari, affronta il tema delle due culture. Quale abitatore/abitante di quegli spazi di passione, studio e ricerca tra la cultura tecnico-scientifica e artistico-letteraria, Marco Rotunno cillustra ciceronicamente leffettivo parallelismo tra le due realtà e delinea con sottile maestria, concetti che riassumono scienza e arte letteraria nella sua forma poetica.

Lesposizione narrativa si apre con un episodio adolescenziale dellautore stesso; si affacciano alla sua memoria momenti di confronto ad evocare dialettiche su temi specifici. Sin dal primo capitolo scopriamo il fascino proprio dello stile narrativo di Rotunno. Egli infatti, si sofferma con descrizione minuziosa sullimmagine e lutilizzo di un utensile conosciuto da tutti, la forchetta: Leleganza della forchetta evocava i concetti universali di forma e funzione, che sono alla base della conoscenza del mondo, della scienza, della manualità e della tecnologia che ne consegue, dunque della qualità della vita.
Dal rapporto costante con loggetto, lautore ne trae il curioso significato della comunicazione di un qualcosa che rinvia a qualcosaltro, tra scienza dello spirito, scienza della natura e origine delloggetto in questione.
In tale descrizione che ritengo illuminante, possiamo già percepire lavvicinamento e quasi il sovrapporsi della scienza con larte poetica. Il genio scopre la verità per intuito, la controlla e lapprofondisce; il poeta la contempla con gli occhi di un fanciullo. Quale esempio migliore per affiancare uninvenzione meccanica al linguaggio figurato, ingrediente fondamentale di ogni genere di arte poetica.

Attraverso la sua scrittura chiara e sobria, estremamente fluida e costellata di riferimenti bibliografici nonché citazioni, soprattutto nella seconda parte del testo, lo scrittore dona all’esposizione fedele di ogni cenno storico vere e proprie norme stilistiche. Marco Rotunno affabula il lettore e percorre le esperienze di eminenti personalità della scienza quali Remigio Del Grosso (astronomo, insegnante e poeta) e l’Abate Don Antonio Stoppani (geologo, paleontologo e patriota italiano). In particolare di quest’ultimo ci permette di apprendere un riferimento storico che non tutti conoscono. L’Abate Stoppani, oltre a essere un noto studioso contribuì, con il suo volto impresso sull’etichetta, a rendere noto in Italia e nel mondo intero il Bel Paese, prodotto caseario dell’industria Galbani nonché tra i primi formaggi d’eccellenza italiana.
Il libro di Rotunno è sicuramente una carrellata sul mondo dellinfinito, ricchissimo di spunti tanto per uno scienziato quanto per un umanista, poiché la vera scienza è una sublime forma darte, dove creazione ed esplorazione delluniverso divengono poesia e diretta espressione dellimmaginazione di ognuno. Poche pagine per unopera ricolma di passione, un excursus di figure della nostra storia che ci avvia anche verso un recupero completo delle memorie scolastiche, affrontato con estrema leggerezza senza alcuna retorica, una traduzione letteraria dinventiva, intuizione e vera arte letteraria.
Temistocle Calzecchi tra Scienza e Poesia è unopera che consente al lettore profano di ottenere in meno parole possibili un discreto numero di conoscenze partendo da zero o quasi. Per chi ha frequentato gli studi classici sarà interessante ricordare come nel mondo antico scienza, filosofia e quindi letteratura, fossero tutt'uno; a tale proposito dovremmo riflettere sulla pregiudizievole discriminazione delle materie scientifiche e leccessiva considerazione delle materie letterarie considerate quale unica cultura possibile.
Troppo spesso la conoscenza delluomo, del suo pensiero, della sua attività spirituale e del suo comportamento si basano su credenze e valori che fanno subire alla nostra intelligenza un indebolimento, consegnandola inerme a ogni genere di inganni e di errori. La cultura tecnico-scientifica da sempre è stata notoriamente ghettizzata e diffusamente ignorata, ecco perché lo scrittore auspica un avvento definitivo di una cultura unica che contempla lintero universo: La realtà è sempre lì, davanti ai nostri occhi, ma non la vediamo, è invisibile, perché siamo stati addestrati a non vederla; siamo assuefatti ad accettare la nostra incapacità di cambiare le cose. Invece è proprio a partire da noi stessi che dobbiamo ripartire per creare un nuovo ordine culturale e sociale. Non più dunque netta separazione tra le due realtà bensì un connubio armonioso dintenti, a beneficio di un più ampio progresso socio-culturale. Manca forse la vera conoscenza, qui risiede il vero cruccio della nostra società, che sia scientifica, tecnica o letteraria. Lo scrittore insiste sulla necessità di un metodo anche didattico che possa attenersi alla logica ma anche alla creatività dellintuizione; la trasmissione per memoria di ciò che siamo prima ancora di quanto facciamo. Scienza e poesia entrambe necessitano di fantasia costruttiva e, come una sorta distinto esistenziale, dovrebbero procedere unite ed entrambe raccolte nellintelligenza e nellanima.
La nostra misura di presenza nel mondo sono bellezza e creatività, caratteristiche che appartengono allessere, pertanto a una stessa inscindibile cultura.
Temistocle Calzecchi concludeva la sua conferenza con queste parole:
Scienza e poesia, queste due creature immortali, sono esse destinate a rimanere sempre disgiunte, gelose, nemiche anche o, comprendendo finalmente essere già maturo il momento della loro unione, persuase quanto questa unione sarebbe bella e feconda, procureranno di conoscersi meglio, apprezzarsi ed associarsi per lavorare insieme ad opere nuove d’una grandezza e di una bellezza incomparabili?”. 
Credo che per Marco Rotunno il testo del documento ritrovato della conferenza di Calzecchi rappresenti solo uno stimolo a continuare il suo cammino d’ingegnere e letterato in un tutt’uno con l’universo, in cui ogni parte riflette la totalità e la bellezza di una cultura unica, senza più alcuna diversità.
L’opera nasce per abbattere il muro del pregiudizio che tuttora divide il mondo scientifico dal mondo letterario poiché, soltanto la comprensione può portare all’essere.


SUSANNA POLIMANTI
Cupra Marittima 10.07.2014



12 apr 2014

La mia recensione al romanzo d'esordio di Rosaria Minosa: Il sorriso rubato



Il sorriso rubato è il romanzo d’esordio di Rosaria Minosa, pubblicato nel 2011 con Il Gruppo Albatros Il Filo ed è un libro delizioso e sconvolgente a un tempo.
L’autrice ha scelto per la narrazione il vissuto di Luciana, una bambina del sud che nasce e cresce in una famiglia e in un ambiente paesano dalle tradizioni grette e ottuse, tra maschi-padroni. Il suo percorso di crescita è difficile e traumatico “Diventa adulta, con grande dolore, sofferenza, odio, rabbia, pianti, perché non le è permesso ESSERE BAMBINA [,] […]” a cominciare dal suo rapporto con la madre con la quale si crea, fin dalla sua infanzia, una controversa dinamica di specchio e si sviluppa un peso di perenne deprivazione affettiva. La tematica essenziale dell’intera storia si svolge, purtroppo, sugli episodi di abuso sessuale che la protagonista subisce da parte del suo stesso padre. Luciana non percepisce immediatamente ciò che sta vivendo anzi si porterà dietro un soffocante mutismo che la trasformerà in un essere fragile e insicuro. Solo più avanti lei riuscirà ad aprirsi e avviarsi verso la soluzione del suo dramma. La protagonista supererà anche il pessimo rapporto con la madre e il suo inesistente ruolo di madre-protettrice, comprendendo che solitamente una madre proietta sulla figlia speranze e frustrazioni, mentre ogni figlia cerca la propria identità femminile.
Il sorriso rubato è un romanzo al femminile e, tuttavia, indaga l’animo di ogni individuo, smuove emozioni intense, avvicina il lettore a un mondo interiore dove popolano pensieri di tradimento, di mancanza d’amore, di tragicità. In ogni pagina spicca la coraggiosa sensibilità dell’autrice, la quale ha deciso di trattare un simile argomento poiché, per carattere e professione, avvicina quotidianamente la realtà sociale del disagio di ogni genere.

Lo stile del romanzo utilizza un linguaggio spontaneo, fluido e corretto; persino l’abuso sessuale seppur atto tremendo e da condannare, viene trattato con delicato riserbo, con rispettoso pudore, con una straordinaria semplicità, quasi disarmante. Rosaria Minosa è riuscita a circostanziare la storia con assoluta dignità e a inserirla in un contesto attuale senza ledere l’altrui intelligenza, evidenziando che alla base di ogni abuso esistono cause molteplici e spesso radicate nel tempo.
Il sorriso rubato è una precisa testimonianza di una problematica non ancora risolta nella nostra società; è anche un potente stimolo per l’intero universo femminile, a essere determinate nel perseguire i propri obiettivi, a denunciare le violenze subite senza farsi troppi scrupoli, a ricercare la sicurezza di sé a dispetto delle esperienze peggiori, acquisendo flessibilità mentale e disinvoltura nelle decisioni.
Il lettore ritroverà nella storia di Rosaria Minosa uno dei fin troppi casi di abuso sessuale e le tante situazioni di mutismo che possono andare avanti per anni, finché si sciolgono, spesso in lacrime troppo a lungo trattenute; il più delle volte, infatti, sappiamo bene che la violenza sessuale tende a essere rimossa, dimenticata e solo con il tempo, metabolizzata; in alcuni casi viene risolta completamente. Esistono persone con seri problemi psicologici, ciò non le giustifica comunque e l’unica certezza è che le vittime trovino il coraggio di chiedere aiuto. L’amore di un padre verso la propria figlia troppo spesso diviene una visione malata e perversa dell’amore di genitore.
Rosaria Minosa con il suo romanzo Il sorriso rubato ha dimostrato coraggio e analitica intelligenza emotiva, il suo libro è un valido contributo alla lotta contro gli abusi sessuali. Il risultato è un testo attuale che rompe il velo del silenzio.




SUSANNA POLIMANTI

Cupra Marittima 11.04.2014



11 apr 2014


Le poesie di Sandra Carresi: un salmo, una preghiera, un inno alla vita!




La poetessa e scrittrice Sandra Carresi ritorna ai lettori con la nuova silloge I cristalli dell’alba, del marzo 2014 per la Collana Indaco-Poesia di TraccePerLaMeta Edizioni. Il titolo della silloge poetica è già di per sé un inno alla luce e alla purezza. Il cristallo è un minerale naturale e trasparente, simbolo di purificazione, da esso s’irradiano fasci di energia luminosa; l’alba è il simbolo del nuovo giorno e del risveglio interiore, le ombre della notte si diradano e riappare quel momento affascinante e magico in cui avanza il chiarore che illumina il nostro animo e la nostra volontà.
La poetica di Sandra Carresi tocca nel vivo temi importanti quale la vita, l’amore e il dolore. I suoi versi percorrono stati d’animo reali che appartengono a tutti. Immagini semplici ma di forte impatto emotivo esprimono il progressivo indebolirsi di certezze del mondo potente e debole a un tempo; con grande equilibrio la poetessa affronta dolorose note attuali, prima fra tutte lo sgretolamento di valori del mondo contemporaneo “[…] in un secolo gonfio di valori/sbattuti in terra come falsi pudori[.]” e misura una distanza tra un passato e un presente mentre nel suo cuore il tempo non muta  “Provocante e raffinato/questo rincorrere/del tempo/che alla fine poi [,] /rimane intrecciato nelle/pieghe del mio sorriso [,] /mutando il corpo [,] / ma [,]restando fermo/ in quel gioco sottile/dell’antico temperamento [.]”
Ogni poesia riconduce a un preciso codice etico che permette alla poetessa di approdare su aspetti di disagio, episodi di violenza, condizioni di povertà e necessità di maggiore giustizia; la poetessa delinea il nostro presente con significato connotativoFeroci questi tempi/di sangue e di sale/di gelosie e vendette” che infettano e contagiano la nostra società, viziando l’aria e la luce del nostro paese.  Immagini inattese rappresentano il mondo interiore, in alcune strofe ritroviamo delicatezza di toni, in altre una pungente nostalgia. Sandra Carresi con la sua poesia supera il soggettivismo e si pone in comunione con la natura che le si apre allo sguardo come un “ventaglio”, unisce il suo cuore al cuore di ognuno. Con particolare espressività di termini sottolinea l’onestà, la dignità e l’umiltà, poiché senza di esse non può esserci la gioia che incanala le nostre energie naturali.

Il suo stile è semplice, ritmico, predilige strofe brevi che creano una trama d’infinite suggestioni ed emozioni, ne risulta un verso che diviene quasi un salmo, una preghiera, un inno alla vita.
Sandra Carresi utilizza una costruzione del verso con una particolare attenzione alla musicalità e al ritmo, una poesia dunque, che chiede di essere ascoltata e non solo letta. Anafore ricorrenti nelle diverse strofe e parole ripetute con lettera maiuscola quali Mondo, Vita e Terra, concedono ritmo incalzante e martellante, quasi a ribadire tra i versi elementi e concetti di richiamo.
In una sinestesia visiva, la poetessa geme con coloro che piangono e allo stesso tempo canta la gioia e la grida. Le sue parole incitano a ritrovare l’amore condiviso, a “[…] conservarne memoria/nella grotta della vita.” per riscoprire “[…] il sapore antico/del passato […]”.
Sandra Carresi con la sua silloge I cristalli dell’alba protende lo sguardo lontano, squarcia il silenzio, oltrepassa il filtro di ogni barriera debilitante, esce dall’ombra e si affida alla luce della rinascita, della speranza certa di ogni nuova alba. I suoi cristalli calmano i sensi, scaldano i nostri cuori e ci stimolano a non sentirci più atomi isolati bensì parte di un grande universo d’amore “La speranza unisce l’anima/ e la fame di cuore/fa di ogni burrasca/cristalli, da disegnare nel tempo”.
I cristalli dell’alba di Sandra Carresi è un testo letterario polisemico che può essere interpretato in più modi, tuttavia, le poesie ivi contenute richiamano moltissimo la poetica dannunziana, laddove una realtà difficile e dolorosa vela la luminosa bellezza di ogni anima.



SUSANNA POLIMANTI


http://www.tracceperlameta.org/tplm_edizioni/negozio/sandra-carresi-i-cristalli-dellalba/

10 mar 2014

Trascendentale Alterazione di Alessandro Pinto - La mia ampia recensione


… l’io lirico intraprende un viaggio
tra gli spazi eterei dell’anima descritti in gocce di fuoco,
risalendo infine
sino alle sovrastrutture
che è costretto ad indossare per vivere nel mondo
in paesaggi artificiali.
( Alessandro Pinto)


Trascendentale Alterazione è la prima e grande raccolta poetica di Alessandro Pinto, pubblicata da Edizioni Il Sandalo Torino (2013). Ivi contemplati ben sessantaquattro componimenti, tra poesie e aforismi che tratteggiano un preciso percorso intimo, tra Gocce di Fuoco e Paesaggi Artificiali. La silloge si presenta con una cover d’effetto che raffigura una donna vestita di fiori, divisa tra luce e ombra, avvolta da filamenti impalpabili poiché eterei; all’interno scopriamo disegni grafici appena sfumati, in un rapporto percettivo e figurale di parola-immagine che ne impreziosiscono la lettura e l’ascolto. In apertura alla raccolta è posta la nota dell’autore a delineare il ritmo poetico e la natura “momentanea” di ogni verso che può essere interpretato individuandone le metafore concettuali soggiacenti al linguaggio stesso, inteso alla descrizione linguistica della realtà immateriale e materiale; una sorta di viaggio spirituale dell’io, tra ascese e cadute dell’io lirico, tra linguaggio antico e linguaggio nuovo, tra corpo astrale quale stato emotivo, veicolo dell’anima e della coscienza e corpo fisico inibito e chiuso. Il risultato finale diviene espressione di straordinaria bellezza e forza d’incisione. Il termine Trascendentale ha polivalenza semantica, l’uomo partecipa alla trascendenza divina per mezzo della rivelazione, processo di liberazione dal molteplice, dalla corporeità che si contrappone al termine Alterazione, quel mutamento dell’essere che si ritrova infine, ineluttabilmente, a doversi confrontare tra tensioni di forze attraenti e opponenti, tra surreali richiami celesti e concreti conflitti terreni “ Sii come l’astro/la cui luce/fende mortalmente le tenebre”[…] Ogni momento lirico della poesia di Alessandro Pinto è un canto metafisico, un’ispirazione che consente viaggi e percorsi dell’anima che trascendono ogni riferimento fisico e spazio-temporale. Nei suoi versi il poeta incentra la propria attenzione su ciò che considera eterno, stabile, necessario, assoluto, per cercare di cogliere le strutture fondamentali dell'essere “[…] ma se si troverà/puro l’io/nella trasparenza dell’Essere/risorgerà/al canto sublime delle stelle” In questo caso la poesia è l’arte che riceve l’illuminazione spirituale, che riesce ad abbattere i confini della dimensione esteriore con la sua caducità e relatività, per avvicinarsi e toccare il vero segreto dell’esistenza, perché due sono i modi dell’essere; ogni cosa si altera, muta dall’essere in potenza verso l’essere in atto.  Tale concetto evidenzia, tra l’altro, precisi punti di contatto con il percorso interiore ingenerato dalle discipline orientali o olistiche in genere.
Il poeta Alessandro Pinto si trasfigura in musicista, affida la sua arte all’archetto della “Musa” ispiratrice “[…] Su partitura,/non vedo l’ora/di fissare quegli affascinanti fonemi,/effetti in struttura chiusa/di un sonetto perfetto” si separa fisicamente dal resto del mondo, quasi in contemplazione mistica si ritira nello spazio a cielo aperto di un chiostro “La mente ha rostro/per fendere dubbi/e l’animo/da un sacro chiostro […] stillano fonemi/ da un divino mirto […] i  sensi/ s’adoperano/oltre ogni barriera […]”, si pone in ascolto della sola musica interiore che è voce dell’anima raccolta in sé stessa.
Dall’opera poetica si evincono diverse tematiche, semplici e complesse; in ogni verso ritroviamo la natura con i suoi elementi naturali quali acqua, fuoco, vento, terra nonché i sogni e l’amore e quegli elementi del pensiero che chiamiamo simboli, di cui il più significativo è rappresentato dal ragno.
Dal punto di vista psicologico potrei tranquillamente interpretare il ragno quale simbolo di angoscia e inquietudine ma nello specifico di tale componimento poetico, la mimesis poietica dell’autore è più che evidente e può essere confrontata con il lavoro del ragno di fronte alla sua tela. Il poeta percepisce realmente il ruolo demiurgico del ragno, il senso ricco e polivalente connesso con l’idea della creazione e il prosieguo del processo d’individuazione, un proprio bisogno di evolvere la sua stessa creatività; egli individua nei due momenti della poiesis e della mimesis i caratteri del fare artistico e letterario, inteso come fare concreto e produttivo “ […] tessi pure i tuoi fili/ nella mia mente[,]/intellettuali segmenti[,]/brillio argenteo/ di una tela[,]/immensa mole/ di un’eterea poetica densa di parole.” A tale riguardo va ricordato che nell'antica Grecia la creatività era sinonimo di poeticità, il poeta era il creativo per eccellenza perché riusciva a materializzare le emozioni e gli stati d'animo entrando nelle profondità della propria anima.
Un’ulteriore caratteristica della silloge poetica Trascendentale Alterazione è la precisa simbologia dell’apparenza-illusione, della pesantezza del corpo, del nostro vissuto reale che ci vede protagonisti di “paesaggi artificiali” poiché unicamente terreni “Quando l’anima/sposa la materia/ perde la sua originaria purezza[,] /come la neve/che dopo l’aereo tratto/si sporca toccando terra.”
Il paesaggio è un racconto della profondità dell’osservazione che sembra mettere in pausa l’apprensione all’orizzonte dello scorrere della storia: paesaggio come paradigma di un’identità che non può essere colta mai tutta in una volta ma all’interno di una dialettica tra livelli. Soprattutto il paesaggio rende indecidibile, pur nella distanza in cui si costituisce come immagine, se favorisca un inglobamento dello sguardo o se invece denunci la sua irrimediabile separatezza. Il percorso poetico si svolge sempre sotto lo sguardo attento e indagatore del tempo che scorre; il ricorrente utilizzo in vari versi dell’aggettivo “ratto” ne evidenzia la rapidità con cui scandisce le ore mentre si pavoneggia con un “cilindro capovolto”, aggioga e distrugge la leggerezza e l’innocenza dell’infanzia, non consente alla nostra esistenza di realizzarsi pienamente, ci concede frammenti della nostra vita nel mondo e con il mondo. Nel tempo l’uomo vive soggetto alla mutevolezza.
Ogni immagine, ogni parola è perfettamente integrata in significative metafore destinate a rimanere incise nella memoria e ben delineate al fine di rappresentare l’esistenza come unica, totale, comprensiva di realtà e idea, umano e divino. Ecco dunque che la materia diviene “triste pensiero” quel pensiero non esattamente meditativo bensì più raziocinante che appartiene alla nostra mente umana, strumento molto potente, così potente da richiedere attenzione e consapevolezza nel suo utilizzo “Fuoriesce da una ferita[,] /ed è inopportuna/la sua laida presenza[,] /ma lui/il triste pensiero/baldanzoso vaga/in stanza[,] /e con atavica fame/ cerca solo la mia essenza.”; a questo riguardo  reputo che tale presenza possa attribuirsi a quella precisa voce della mente la cui immagine ci separa  dall'interiorizzazione del principio ideale dell'anima o coscienza primordiale, per cui le nostre intenzioni e sollecitazioni creative vengono respinte in quella zona buia che noi chiamiamo inconscio. Se mutano le condizioni interiori variano anche lo stile poetico, il contenuto e la forma delle poesie, avvicinando il lettore al mistero al di là della comprensione logica verso la saggezza trascendentale.
Schegge di segno, parti di senso, tracce di pensiero del suo immaginario che permettono all’autore di mettere a fuoco i “tòpoi” e di liberare la propria personale poetica.
La silloge contiene anche poesie dedicate a luoghi cari all’autore, come Villa Borghese a Roma, a personaggi della musica quale Eleonora Rossin, mezzosoprano drammatico, pianista e compositrice nonché amica di Alessandro Pinto e ancora con versi dedicati al noto chitarrista jazz belga Django.
La visione in versi del poeta è onnicomprensiva, tutta la sua poesia tende a testimoniare di una sovrana unità dell’essere e del divenire.
Il carattere esteso di questa edizione, particolarmente importante e preziosa dal punto di vista poetico mi costringe a limitare al massimo le discussioni puramente tecniche, tuttavia una breve considerazione è più che dovuta, in riferimento a uno stile che si distingue per la brevità dei versi e degli stessi aforismi, ben allineati e senza difficoltà sintattiche nonché per le innumerevoli metafore destinate a rimanere incise nella memoria. La potenza, il ritmo e la simmetria nella poesia danno vita a un movimento che va dall’esterno verso l’interno portando al raccoglimento e alla visione. L’importanza del segno e dell’orditura grafica sono la conseguente capacità d’inserire l’oggetto nello spazio dell’immaginazione pura; il segno grafico che accompagna il verso non è gratuito ma significante, nel senso che avvia e promuove un’operazione conoscitiva nella ricerca della necessità dell’immagine.
Inoltre, desidero sottolineare che la poetica di Alessandro Pinto richiama alla nostra memoria il poeta indiano Rabindranath Tagore definito in letteratura “il poeta dell’anima” per il quale ogni parola è un passo, ogni frase un sentiero, ogni libro un intreccio di molteplici vie. Pertanto, non è un caso che il “viaggiare” di Alessandro Pinto sia la più potente e seduttrice metafora della liberazione individuale, della micro-rivoluzione che si può fare nel proprio quotidiano, della ricerca della verità velata dell’essere. Se l'arte si limita alla dimensione esteriore, se non conduce a ciò che è più profondo e più essenziale, se non diventa una forma di spiritualità, ritengo non sia neppure degna di essere studiata.  La poesia è rappresentazione tanto fedele e adiacente alla condizione umana da confondersi con essa e non può che diventare la sua massima espressione. Tuttavia, l’arte poetica per Alessandro Pinto non è soltanto mera passione bensì una risplendente e lucente filosofia di vita, senza cui vivremmo solo “[...] le voci/ sibilline del mondo[,] /e i suoi tanti/sentieri perversi.” per rimanere “[…] solo gocce d’acqua/ nel mare della vita.”
Trascendentale Alterazione è un’opera poetica completa, un vero tesoro di saggezza, merita ammirazione e interesse.





SUSANNA POLIMANTI


Cupra Marittima (AP) 09.03.




http://www.ilsandaloeditore.it/247268715/product/405398

N.B. La silloge poetica Trascendentale Alterazione attualmente è acquistabile in formato e-book ma l'autore Alessandro Pinto informa che prossimamente verrà pubblicata anche in formato cartaceo.