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12 apr 2014

La mia recensione al romanzo d'esordio di Rosaria Minosa: Il sorriso rubato



Il sorriso rubato è il romanzo d’esordio di Rosaria Minosa, pubblicato nel 2011 con Il Gruppo Albatros Il Filo ed è un libro delizioso e sconvolgente a un tempo.
L’autrice ha scelto per la narrazione il vissuto di Luciana, una bambina del sud che nasce e cresce in una famiglia e in un ambiente paesano dalle tradizioni grette e ottuse, tra maschi-padroni. Il suo percorso di crescita è difficile e traumatico “Diventa adulta, con grande dolore, sofferenza, odio, rabbia, pianti, perché non le è permesso ESSERE BAMBINA [,] […]” a cominciare dal suo rapporto con la madre con la quale si crea, fin dalla sua infanzia, una controversa dinamica di specchio e si sviluppa un peso di perenne deprivazione affettiva. La tematica essenziale dell’intera storia si svolge, purtroppo, sugli episodi di abuso sessuale che la protagonista subisce da parte del suo stesso padre. Luciana non percepisce immediatamente ciò che sta vivendo anzi si porterà dietro un soffocante mutismo che la trasformerà in un essere fragile e insicuro. Solo più avanti lei riuscirà ad aprirsi e avviarsi verso la soluzione del suo dramma. La protagonista supererà anche il pessimo rapporto con la madre e il suo inesistente ruolo di madre-protettrice, comprendendo che solitamente una madre proietta sulla figlia speranze e frustrazioni, mentre ogni figlia cerca la propria identità femminile.
Il sorriso rubato è un romanzo al femminile e, tuttavia, indaga l’animo di ogni individuo, smuove emozioni intense, avvicina il lettore a un mondo interiore dove popolano pensieri di tradimento, di mancanza d’amore, di tragicità. In ogni pagina spicca la coraggiosa sensibilità dell’autrice, la quale ha deciso di trattare un simile argomento poiché, per carattere e professione, avvicina quotidianamente la realtà sociale del disagio di ogni genere.

Lo stile del romanzo utilizza un linguaggio spontaneo, fluido e corretto; persino l’abuso sessuale seppur atto tremendo e da condannare, viene trattato con delicato riserbo, con rispettoso pudore, con una straordinaria semplicità, quasi disarmante. Rosaria Minosa è riuscita a circostanziare la storia con assoluta dignità e a inserirla in un contesto attuale senza ledere l’altrui intelligenza, evidenziando che alla base di ogni abuso esistono cause molteplici e spesso radicate nel tempo.
Il sorriso rubato è una precisa testimonianza di una problematica non ancora risolta nella nostra società; è anche un potente stimolo per l’intero universo femminile, a essere determinate nel perseguire i propri obiettivi, a denunciare le violenze subite senza farsi troppi scrupoli, a ricercare la sicurezza di sé a dispetto delle esperienze peggiori, acquisendo flessibilità mentale e disinvoltura nelle decisioni.
Il lettore ritroverà nella storia di Rosaria Minosa uno dei fin troppi casi di abuso sessuale e le tante situazioni di mutismo che possono andare avanti per anni, finché si sciolgono, spesso in lacrime troppo a lungo trattenute; il più delle volte, infatti, sappiamo bene che la violenza sessuale tende a essere rimossa, dimenticata e solo con il tempo, metabolizzata; in alcuni casi viene risolta completamente. Esistono persone con seri problemi psicologici, ciò non le giustifica comunque e l’unica certezza è che le vittime trovino il coraggio di chiedere aiuto. L’amore di un padre verso la propria figlia troppo spesso diviene una visione malata e perversa dell’amore di genitore.
Rosaria Minosa con il suo romanzo Il sorriso rubato ha dimostrato coraggio e analitica intelligenza emotiva, il suo libro è un valido contributo alla lotta contro gli abusi sessuali. Il risultato è un testo attuale che rompe il velo del silenzio.




SUSANNA POLIMANTI

Cupra Marittima 11.04.2014



14 feb 2014

Memorie intrusive- La nuova silloge poetica di Ilaria Celestini

La mia recensione alla silloge Memorie intrusive di Ilaria Celestini che introduco con qualche riga della Nota dell'Autrice: 

"Con Memorie intrusive ho scelto di rappresentare l'aspetto più brutale del sentimento, quello che porta al degrado di sé e dell'altro, visto come mezzo e non come fine, come strumento da vittimizzare e vittimizzante a sua volta."






Memorie intrusive è la nuova silloge poetica di Ilaria Celestini, pubblicata lo scorso gennaio con TraccePerLaMeta Edizioni. Da una prima lettura della Nota dell’Autrice nonché della Prefazione, curata dallo scrittore e critico letterario Lorenzo Spurio, ho immediatamente intuito e apprezzato il valore di questa silloge. Sin dai primi versi il nostro animo è scosso dal tema dell’abuso, del dolore e della sofferenza che ne conseguono, la stessa poetessa in apertura irrompe con i versi: “Ti parlerò del mio/dolore antico/di mani avide e spietate/ che mi fecero/ terra di conquista…” In ogni verso si evince un sentimento d’impotenza e vulnerabilità di fronte all’essenza di “memorie” ivi intese come ritenute, trattenute, “intrusive” al punto di solidificarsi nell’anima mentre riproducono un vissuto primitivo.
In Memorie intrusive leggiamo e percepiamo una poesia rappresentativa di un ricordo incancellabile, incoercibile che l’autrice rivendica con immagini molto significative e toccanti di un intimo che si libera ed esprime il proprio substrato di malinconico tormento, attraverso una ricerca di stile e di spessore dignitoso, delicato, seppure icastico e solidale. È decisivo l’intento di smuovere una forza interiore e ritrovare un tempo propizio per ricominciare a vivere con maggiore serenità. La continuità dei versi in un’eccellente modalità stilistica, denota l’incisività del penoso ma quanto mai attuale tema della violenza sulle donne e quanto di più feroce e distruttivo possa diventare quando le emozioni traumatizzanti colpiscono e turbano l’innocenza e la purezza dell’infanzia: “I miei ricordi sono animali feriti/e notti tremanti prive di senso/derubate di un sogno”. Ogni visione evocata dalla poetessa è un messaggio comunicativo diretto e intenso; tramite la sua preparazione culturale e poetica, Ilaria Celestini fa un uso equilibrato del tessuto espressivo, veicolando principi e valori etici toccanti e veritieri. Memorie intrusive è una silloge che rende l’efficacia e la forza espressiva della poesia sociale e allo stesso tempo personale, un riverbero di anime che soffrono e si rialzano, lo stesso cuore del poeta che “è una terra che nessuno/vuole visitare” si rivela uno strumento reale per fissare la testimonianza del dolore di un abuso. Le poesie di Ilaria Celestini sono un’epigrafe destinata a durare nel tempo, una lezione per il mondo odierno che, negando ogni evento di abuso quale una piaga straziante, in cui la donna è solo preda e non appare più come essere umano, oltremodo nega il valore stesso del ruolo della donna. Le ricorrenze delle espressioni metaforiche mostrano un raffronto tra elementi negativi e positivi, sul piano inferiore si blocca di fronte all’esperienza abusiva vissuta mentre s’innalza ad un piano superiore verso il ruolo sostanziale della poesia che permette di ritrovare coraggio, pretende un approfondimento della vita interiore e la scoperta di una dimensione maggiormente libera dal dolore del ricordo. La poetessa si lascia infine cullare dai suoi versi che le permettono di uscire dai penosi ricordi e l’aiutano a librarsi attraverso le sue stesse immagini, nella speranza che possa esistere ancora la leggerezza del cuore e il riconoscimento del valore di un amore pulito, libero e totalizzante “al di là/dell’orizzonte di un amore perduto/un giorno magari anche per me/tornerà a schiudersi il cielo”.
Non ho dubbi che la silloge Memorie intrusive di Ilaria Celestini possa esprimere e interpretare un collegamento prezioso con chiunque viva per diretta esperienza o indirettamente eventi devastanti, tematica che ci riguarda tutti poiché spunto per una meditazione di stretta attualità.
La poesia è un appuntamento con la profondità del mondo interiore, un dialogo con sé stessi. Memorie intrusive è una raccolta di poesie che fa breccia nel cuore delle donne e non solo, sensibilizzando tutti quei cuori che sono in contrasto con la crudeltà dell’amore perverso e il narcisismo, per rivolgersi sempre e solo verso ogni forma di amore “buono”.



Susanna Polimanti
Cupra Marittima 13.02.2104