“Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza”
Ulisse - Canto XXVI dell’Inferno
Temistocle
Calzecchi tra Scienza e Poesia (AndreaLivi Editore)
è l’ultimo saggio
tecnico-umanistico dello scrittore Marco Rotunno, ingegnere e uomo di profonda cultura, già ampiamente noto per i suoi tanti lavori letterari che, di
pubblicazione in pubblicazione, hanno arricchito il nostro patrimonio
linguistico-culturale sia locale che nazionale.
Ciò
che innesca l’interesse dell’autore, al di là di un’innata attitudine alla cultura in
generale, è il recente ritrovamento di un documento
riguardante una conferenza dal titolo Tra
scienza e poesia, svoltasi il 5 aprile 1906 a Milano presso il Pio Istituto
pei Figli della Provvidenza e tenuta da Temistocle Calzecchi Onesti, fisico nonché inventore del coesore: un
rilevatore di onde elettromagnetiche e tradotto nell’inglese coherer da Sir Oliver Joseph
Lodge.
A un primo approccio con il testo, ecco venirci
incontro un genere di narrativa che al lettore potrebbe risultare
rivoluzionaria o addirittura sconcertante; al contrario, l’autore ci presenta una sorta di manifesto di notevole spessore
culturale, laddove, con impegno e competenza particolari, affronta il tema
delle due culture. Quale abitatore/abitante di quegli spazi di passione, studio
e ricerca tra la cultura tecnico-scientifica e artistico-letteraria, Marco Rotunno c’illustra
ciceronicamente l’effettivo parallelismo tra le due realtà e delinea con sottile maestria, concetti che riassumono scienza e
arte letteraria nella sua forma poetica.
L’esposizione
narrativa si apre con un episodio adolescenziale dell’autore stesso; si affacciano alla sua memoria momenti di confronto ad
evocare dialettiche su temi specifici. Sin dal primo capitolo scopriamo il fascino proprio dello stile narrativo
di Rotunno. Egli infatti, si
sofferma con descrizione minuziosa sull’immagine e l’utilizzo di un utensile conosciuto da tutti, la forchetta: “L’eleganza della forchetta evocava i
concetti universali di forma e funzione, che sono alla base della conoscenza
del mondo, della scienza, della manualità e della tecnologia che ne consegue, dunque della
qualità della vita”.
Dal rapporto costante con l’oggetto, l’autore ne trae il curioso significato
della comunicazione di un qualcosa che rinvia a qualcos’altro, tra scienza dello spirito, scienza della natura e origine dell’oggetto in questione.
In tale descrizione che ritengo
illuminante, possiamo già percepire l’avvicinamento e quasi il sovrapporsi
della scienza con l’arte
poetica. Il genio scopre la
verità per intuito, la controlla e l’approfondisce; il poeta la contempla con gli occhi di un fanciullo.
Quale esempio migliore per affiancare un’invenzione
meccanica al linguaggio figurato, ingrediente fondamentale di ogni genere di
arte poetica.
Attraverso la sua scrittura chiara e sobria,
estremamente fluida e costellata di riferimenti bibliografici nonché citazioni,
soprattutto nella seconda parte del testo, lo scrittore dona all’esposizione fedele di ogni cenno storico vere e proprie
norme stilistiche. Marco Rotunno affabula
il lettore e percorre le esperienze di eminenti personalità della scienza quali Remigio Del Grosso
(astronomo, insegnante e poeta) e l’Abate Don Antonio Stoppani (geologo,
paleontologo e patriota italiano). In particolare di quest’ultimo ci permette
di apprendere un riferimento storico che non tutti conoscono. L’Abate Stoppani,
oltre a essere un noto studioso contribuì, con il suo volto impresso
sull’etichetta, a rendere noto in Italia e nel mondo intero il Bel Paese,
prodotto caseario dell’industria Galbani nonché tra i primi formaggi
d’eccellenza italiana.
Il libro di Rotunno
è sicuramente una
carrellata sul mondo dell’infinito, ricchissimo di spunti tanto per uno
scienziato quanto per un umanista, poiché la vera scienza è
una sublime forma d’arte, dove
creazione ed esplorazione dell’universo divengono poesia e diretta espressione
dell’immaginazione di
ognuno. Poche pagine per un’opera ricolma di passione, un excursus di figure
della nostra storia che ci avvia anche verso un recupero completo delle memorie
scolastiche, affrontato con estrema leggerezza senza alcuna retorica, una traduzione letteraria d’inventiva, intuizione
e vera arte letteraria.
Temistocle Calzecchi tra Scienza e Poesia
è
un’opera che consente
al lettore “profano” di ottenere in meno parole possibili un discreto numero di conoscenze
partendo da zero o quasi. Per chi ha frequentato gli studi classici sarà
interessante
ricordare come nel mondo antico scienza, filosofia e quindi letteratura,
fossero tutt'uno; a tale proposito dovremmo riflettere sulla pregiudizievole discriminazione
delle materie scientifiche e l’eccessiva considerazione delle materie letterarie
considerate quale unica cultura possibile.
Troppo spesso la conoscenza dell’uomo, del suo
pensiero, della sua attività spirituale e del suo comportamento si
basano su credenze e valori che fanno subire alla nostra intelligenza un
indebolimento, consegnandola inerme a ogni genere di inganni e di errori. La
cultura tecnico-scientifica da sempre è stata notoriamente
ghettizzata e diffusamente ignorata, ecco perché lo scrittore auspica
un avvento definitivo di una cultura unica che contempla l’intero universo: “La realtà è sempre lì, davanti ai nostri
occhi, ma non la vediamo, è invisibile, perché siamo stati
addestrati a non vederla; siamo assuefatti ad accettare la nostra incapacità di cambiare le
cose. Invece è proprio a partire da noi stessi che dobbiamo
ripartire per creare un nuovo ordine culturale e sociale”. Non più dunque netta
separazione tra le due realtà bensì un connubio armonioso d’intenti, a beneficio di un
più ampio progresso socio-culturale. Manca forse la vera “conoscenza”, qui risiede il
vero cruccio della nostra società, che sia
scientifica, tecnica o letteraria. Lo scrittore insiste sulla necessità di un metodo anche
didattico che possa attenersi alla logica ma anche alla creatività dell’intuizione; la
trasmissione per “memoria” di ciò che siamo prima
ancora di quanto facciamo. Scienza e
poesia entrambe necessitano di
fantasia costruttiva e, come una sorta d’istinto esistenziale,
dovrebbero procedere unite ed entrambe raccolte nell’intelligenza e nell’anima.
La nostra misura di presenza nel mondo sono
bellezza e creatività, caratteristiche che appartengono all’essere, pertanto a una
stessa inscindibile cultura.
Temistocle
Calzecchi concludeva la sua conferenza con queste parole:
“Scienza e poesia, queste due creature
immortali, sono esse destinate a rimanere sempre disgiunte, gelose, nemiche
anche o, comprendendo finalmente essere già maturo il momento della loro
unione, persuase quanto questa unione sarebbe bella e feconda, procureranno di
conoscersi meglio, apprezzarsi ed associarsi per lavorare insieme ad opere
nuove d’una grandezza e di una bellezza incomparabili?”.
Credo
che per Marco Rotunno il testo del documento ritrovato della conferenza
di Calzecchi rappresenti solo uno stimolo a continuare il suo cammino d’ingegnere
e letterato in un tutt’uno con l’universo, in cui ogni parte riflette la
totalità e la bellezza di una cultura unica, senza più alcuna diversità.
L’opera
nasce per abbattere il muro del pregiudizio che tuttora divide il mondo scientifico
dal mondo letterario poiché, soltanto la comprensione può portare all’essere.
SUSANNA POLIMANTI
Cupra Marittima 10.07.2014