14 apr 2014

Iuri dei miracoli di Iuri Lombardi - Un testo geniale ed evocatore







Poche persone hanno l'immaginazione per la realtà (J.W.Goethe)



Iuri dei miracoli di Iuri Lombardi edito da Photocity nell’ottobre del 2012 non è certamente l’unica opera letteraria dello scrittore, poeta e giornalista fiorentino, sicuramente è un testo geniale ed evocatore. È impresa ardua recensire l’opera, principalmente perché nella sua prefazione, il noto critico letterario Lorenzo Spurio ne ha già rilevato ed esaltato gli aspetti essenziali in maniera esaustiva.

Attraverso un genere onirico, un presente e un passato ricreati fantasticamente, l’autore Iuri Lombardi scruta e coglie la vastità e lo spessore del reale per scendere nei meandri del proprio intimo “[…] attore protagonista del guardare, del farsi avanti sul proscenio della strada, tra i marciapiedi e le corsie preferenziali e ancora più oltre.” In una sorta di gioco di prestigio, Iuri s’identifica con un “jolly” e si ritroverà a interrogarsi sul significato della vita e sul grande tema di fondo che è il mistero di ogni natura umana; nella sua fantasia il travestimento da jolly fornisce certamente qualche vantaggio speciale a qualunque giocatore.
Iuri Lombardi è un attento osservatore della vita autentica e in questa sua opera interpreta da protagonista curioso, personaggi, fatti e situazioni del quotidiano, con intuito originale, con una forza creativa di un’intensità eccezionale.  Iuri Lombardi non è un semplice scrittore bensì un vero e proprio artista e come tale è dotato di grande fantasia visiva, percorre immagini reali di strada, ne descrive gli scorci, i colori e i rumori, si ferma con gli emarginati per assaporarne il vissuto, quale taumaturgo e miracolato egli stesso. Nelle sue fantasie oniriche non ci sono cose inesistenti bensì l’intero palcoscenico della vita, con le sue tristezze, incertezze, paure, successi e cadute. Ecco infatti che Iuri Lombardi immagina ancora d’indossare la maschera da clown, poiché l’unica figura capace di leggere la propria vita senza il filtro delle ipocrisie. Ogni sua manifestazione interiore assorbe dal sapore del vissuto degli altri, viene rielaborato in maniera immaginifica unicamente perché l’unica via per comprendere e comprendersi “E se la vita si potesse riscontrare solo nell’immaginario e non nel tangibile? L’autore si racconta, egli stesso protagonista sul grande palcoscenico terreno, dove serpeggia una dolceamara ironia nei confronti dei nostri usi e costumi, delle nostre manie, delle abitudini di cui siamo più o meno consapevolmente schiavi. Dietro ogni sua parola si nasconde il desiderio finale di cambiamento e miglioramento della vita stessa che si evince anche dalla collocazione della narrazione con un preciso criterio di rapporto paritetico, che soppesa e valuta ogni aspetto sociale, in cui egli stesso fantasticamente si cala per condividerlo. Un po’ monello, un po’ anticonformista e un po’ saggio, Iuri Lombardi affronta le fasi della nascita, della morte e persino della resurrezione, intesa come principio di una nuova azione, un’impresa in cui lanciarsi a capofitto, un’opportunità da non lasciarsi sfuggire; resurrezione che viene nominata anche nell’atto sessuale ultimo.

Lo stile del testo letterario è diretto, vivace, arricchito da dettagli di bellezza suggestiva della città di Firenze e di ogni altro luogo menzionato. L’esposizione si dipana in una trama affascinante, quasi seducente, di parole, frasi e periodi che sembrano collegati dal senso profondo della "necessità" letteraria di uno stile personale e originale.
L’interminabile susseguirsi di termini finemente strutturati nasce da un personale gusto della dismisura, con oscillazione tra fantasia a briglie sciolte e simbolismo intellettuale, in cui troviamo un’incredibile ricchezza lessicale. L’ironia del testo si fonda su un’acutissima, fulminea e assolutamente spregiudicata osservazione della realtà, per cui un tratto dei suoi personaggi, un'inflessione della voce, la descrizione di un paesaggio, una festa, una ricorrenza o un abito sono rivelatori d'un carattere o di un tipo e di tutto un mondo da esso rappresentato.
Leggendo Iuri dei miracoli mi sono trovata, forse per associazione d’immagini o per pura connessione logica, a ricordare il mazzo di carte dei Tarocchi, in cui la prima carta degli Arcani Maggiori è rappresentata dal Bagatto, che sta a indicare l’inizio del grande gioco della creazione; esattamente come Iuri si presenta nel suo libro, un giocoliere, un prestigiatore, che lascia intendere di poter giungere alla verità attraverso l’illusione. Il Bagatto nei Tarocchi è anche la piena realizzazione, la conquista dell’unità sostanziale, la possibilità del soggetto di agire in maniera compiuta nel proprio ambito contestuale. In Iuri dei miracoli, lo scrittore-protagonista è dunque una persona intraprendente, un essere potenziale che tuttavia, con l’incanto della sola parola, riesce ad occultare con destrezza, la sua stessa personalità. Iuri Lombardi, un uomo dalla grande sensibilità ed emotività nonché dotato di sorprendente e brillante intelletto; doti che gli permettono di affrontare una scrittura da autentico talento.




SUSANNA POLIMANTI



Cupra Marittima, 13.04.2014




12 apr 2014

La mia recensione al romanzo d'esordio di Rosaria Minosa: Il sorriso rubato



Il sorriso rubato è il romanzo d’esordio di Rosaria Minosa, pubblicato nel 2011 con Il Gruppo Albatros Il Filo ed è un libro delizioso e sconvolgente a un tempo.
L’autrice ha scelto per la narrazione il vissuto di Luciana, una bambina del sud che nasce e cresce in una famiglia e in un ambiente paesano dalle tradizioni grette e ottuse, tra maschi-padroni. Il suo percorso di crescita è difficile e traumatico “Diventa adulta, con grande dolore, sofferenza, odio, rabbia, pianti, perché non le è permesso ESSERE BAMBINA [,] […]” a cominciare dal suo rapporto con la madre con la quale si crea, fin dalla sua infanzia, una controversa dinamica di specchio e si sviluppa un peso di perenne deprivazione affettiva. La tematica essenziale dell’intera storia si svolge, purtroppo, sugli episodi di abuso sessuale che la protagonista subisce da parte del suo stesso padre. Luciana non percepisce immediatamente ciò che sta vivendo anzi si porterà dietro un soffocante mutismo che la trasformerà in un essere fragile e insicuro. Solo più avanti lei riuscirà ad aprirsi e avviarsi verso la soluzione del suo dramma. La protagonista supererà anche il pessimo rapporto con la madre e il suo inesistente ruolo di madre-protettrice, comprendendo che solitamente una madre proietta sulla figlia speranze e frustrazioni, mentre ogni figlia cerca la propria identità femminile.
Il sorriso rubato è un romanzo al femminile e, tuttavia, indaga l’animo di ogni individuo, smuove emozioni intense, avvicina il lettore a un mondo interiore dove popolano pensieri di tradimento, di mancanza d’amore, di tragicità. In ogni pagina spicca la coraggiosa sensibilità dell’autrice, la quale ha deciso di trattare un simile argomento poiché, per carattere e professione, avvicina quotidianamente la realtà sociale del disagio di ogni genere.

Lo stile del romanzo utilizza un linguaggio spontaneo, fluido e corretto; persino l’abuso sessuale seppur atto tremendo e da condannare, viene trattato con delicato riserbo, con rispettoso pudore, con una straordinaria semplicità, quasi disarmante. Rosaria Minosa è riuscita a circostanziare la storia con assoluta dignità e a inserirla in un contesto attuale senza ledere l’altrui intelligenza, evidenziando che alla base di ogni abuso esistono cause molteplici e spesso radicate nel tempo.
Il sorriso rubato è una precisa testimonianza di una problematica non ancora risolta nella nostra società; è anche un potente stimolo per l’intero universo femminile, a essere determinate nel perseguire i propri obiettivi, a denunciare le violenze subite senza farsi troppi scrupoli, a ricercare la sicurezza di sé a dispetto delle esperienze peggiori, acquisendo flessibilità mentale e disinvoltura nelle decisioni.
Il lettore ritroverà nella storia di Rosaria Minosa uno dei fin troppi casi di abuso sessuale e le tante situazioni di mutismo che possono andare avanti per anni, finché si sciolgono, spesso in lacrime troppo a lungo trattenute; il più delle volte, infatti, sappiamo bene che la violenza sessuale tende a essere rimossa, dimenticata e solo con il tempo, metabolizzata; in alcuni casi viene risolta completamente. Esistono persone con seri problemi psicologici, ciò non le giustifica comunque e l’unica certezza è che le vittime trovino il coraggio di chiedere aiuto. L’amore di un padre verso la propria figlia troppo spesso diviene una visione malata e perversa dell’amore di genitore.
Rosaria Minosa con il suo romanzo Il sorriso rubato ha dimostrato coraggio e analitica intelligenza emotiva, il suo libro è un valido contributo alla lotta contro gli abusi sessuali. Il risultato è un testo attuale che rompe il velo del silenzio.




SUSANNA POLIMANTI

Cupra Marittima 11.04.2014



11 apr 2014


Le poesie di Sandra Carresi: un salmo, una preghiera, un inno alla vita!




La poetessa e scrittrice Sandra Carresi ritorna ai lettori con la nuova silloge I cristalli dell’alba, del marzo 2014 per la Collana Indaco-Poesia di TraccePerLaMeta Edizioni. Il titolo della silloge poetica è già di per sé un inno alla luce e alla purezza. Il cristallo è un minerale naturale e trasparente, simbolo di purificazione, da esso s’irradiano fasci di energia luminosa; l’alba è il simbolo del nuovo giorno e del risveglio interiore, le ombre della notte si diradano e riappare quel momento affascinante e magico in cui avanza il chiarore che illumina il nostro animo e la nostra volontà.
La poetica di Sandra Carresi tocca nel vivo temi importanti quale la vita, l’amore e il dolore. I suoi versi percorrono stati d’animo reali che appartengono a tutti. Immagini semplici ma di forte impatto emotivo esprimono il progressivo indebolirsi di certezze del mondo potente e debole a un tempo; con grande equilibrio la poetessa affronta dolorose note attuali, prima fra tutte lo sgretolamento di valori del mondo contemporaneo “[…] in un secolo gonfio di valori/sbattuti in terra come falsi pudori[.]” e misura una distanza tra un passato e un presente mentre nel suo cuore il tempo non muta  “Provocante e raffinato/questo rincorrere/del tempo/che alla fine poi [,] /rimane intrecciato nelle/pieghe del mio sorriso [,] /mutando il corpo [,] / ma [,]restando fermo/ in quel gioco sottile/dell’antico temperamento [.]”
Ogni poesia riconduce a un preciso codice etico che permette alla poetessa di approdare su aspetti di disagio, episodi di violenza, condizioni di povertà e necessità di maggiore giustizia; la poetessa delinea il nostro presente con significato connotativoFeroci questi tempi/di sangue e di sale/di gelosie e vendette” che infettano e contagiano la nostra società, viziando l’aria e la luce del nostro paese.  Immagini inattese rappresentano il mondo interiore, in alcune strofe ritroviamo delicatezza di toni, in altre una pungente nostalgia. Sandra Carresi con la sua poesia supera il soggettivismo e si pone in comunione con la natura che le si apre allo sguardo come un “ventaglio”, unisce il suo cuore al cuore di ognuno. Con particolare espressività di termini sottolinea l’onestà, la dignità e l’umiltà, poiché senza di esse non può esserci la gioia che incanala le nostre energie naturali.

Il suo stile è semplice, ritmico, predilige strofe brevi che creano una trama d’infinite suggestioni ed emozioni, ne risulta un verso che diviene quasi un salmo, una preghiera, un inno alla vita.
Sandra Carresi utilizza una costruzione del verso con una particolare attenzione alla musicalità e al ritmo, una poesia dunque, che chiede di essere ascoltata e non solo letta. Anafore ricorrenti nelle diverse strofe e parole ripetute con lettera maiuscola quali Mondo, Vita e Terra, concedono ritmo incalzante e martellante, quasi a ribadire tra i versi elementi e concetti di richiamo.
In una sinestesia visiva, la poetessa geme con coloro che piangono e allo stesso tempo canta la gioia e la grida. Le sue parole incitano a ritrovare l’amore condiviso, a “[…] conservarne memoria/nella grotta della vita.” per riscoprire “[…] il sapore antico/del passato […]”.
Sandra Carresi con la sua silloge I cristalli dell’alba protende lo sguardo lontano, squarcia il silenzio, oltrepassa il filtro di ogni barriera debilitante, esce dall’ombra e si affida alla luce della rinascita, della speranza certa di ogni nuova alba. I suoi cristalli calmano i sensi, scaldano i nostri cuori e ci stimolano a non sentirci più atomi isolati bensì parte di un grande universo d’amore “La speranza unisce l’anima/ e la fame di cuore/fa di ogni burrasca/cristalli, da disegnare nel tempo”.
I cristalli dell’alba di Sandra Carresi è un testo letterario polisemico che può essere interpretato in più modi, tuttavia, le poesie ivi contenute richiamano moltissimo la poetica dannunziana, laddove una realtà difficile e dolorosa vela la luminosa bellezza di ogni anima.



SUSANNA POLIMANTI


http://www.tracceperlameta.org/tplm_edizioni/negozio/sandra-carresi-i-cristalli-dellalba/

24 mar 2014

Il problema di Ivana di Ciro Pinto, la mia recensione

Ciro Pinto e il suo romanzo Il problema di Ivana, una scenografia medianica




Il problema di Ivana è il primo romanzo di Ciro Pinto pubblicato nel 2012 con Edizioni Drawup. Un libro d’esordio e un romanzo d’élite, degno di essere annoverato nell’omonima collana della casa editrice. Tra le sue pagine, in una trama tutt’altro che banale, palpitano e vibrano turbamenti, passioni e intimi stati d’animo del protagonista Andrea Torreggiani. Andrea è un giovane dirigente di un’azienda milanese nonché scrittore, vive l’inquietudine dettata dalle difficoltà dell’azienda in cui lavora, costretta a dover rivedere l’assetto per fronteggiare l’attuale crisi finanziaria. Pressato dalla delicata situazione, egli decide di allontanarsi per un breve periodo per rifugiarsi a Cetona, un borgo della campagna senese; al borgo, ospite di un amico tra gente e sapori di un paesaggio tra i più suggestivi della Toscana, insegue il desiderio e la necessità interiore di terminare il suo nuovo romanzo e risolvere il problema di Ivana. La fuga dalla metropoli lo porterà a varie riflessioni, a conoscere e innamorarsi di Laura, dai “capelli nerissimi e occhi viola”.  L’incontro magico eppur complicato con Laura gli permetterà di ripercorrere ogni sua relazione d’amore, passata e recente.
In quest’opera è possibile ritrovare tutto l’istinto poetico dell’autore. Ciro Pinto trasporta il lettore nella piacevolissima immersione di una creazione letteraria imprevedibile, dove emotività e suspense richiamano un genere sia di thriller che di realismo romantico.
L’intreccio narrativo si svolge con stile accogliente e cortese, a rivelare lo stesso carattere introspettivo, intuitivo e profondamente passionale dell’autore.
Ciro Pinto è un narratore onnisciente, utilizza analessi e prolessi con destrezza sapiente e raffinata. Le numerose sfaccettature dei personaggi e la sua grande abilità di evocare immagini donano in ogni pagina la gioia di visioni emotive che si nascondono tra le pieghe dimenticate di un tempo ermetico e dilatato dove tutto è possibile e niente è lasciato al caso. Il ricorso a queste tecniche stilistiche consente a Pinto di creare uno stato di ansiosa incertezza o dare al testo maggiore interesse, vivacità, suscitando la piena partecipazione del lettore. A collaudare l’efficacia di tali ingredienti narrativi troviamo affascinanti descrizioni di luoghi e sentimenti come l’amore, descritto e celebrato dall’autore come emozione senza tempo in storie retrospettive.
Ma chi è Ivana? Tale personaggio così misterioso e intrigante è la stessa caratterizzazione di Andrea Torreggiani. Seguendo la mia personale chiave di lettura, ritengo che Pinto con questa sua opera abbia dato vita a un’autentica sceneggiatura medianica, regalandoci pregevolezza e valore letterario. La mia interpretazione nasce da un elemento più volte descritto nel romanzo; infatti, nella mente del protagonista Andrea si ripete l’immagine di una scena, un evento forse accaduto nel medioevo e in qualche modo legato al personaggio di Ivana, donna dalla “voce salda, i modi sicuri come quelli di un maschio, e lo sguardo diritto e sfrontato”. […] “Ivana dominava la scena con il suo problema”; una vocazione iniziale che nel tempo della narrazione diventa maestra di una traduzione di pensieri latenti ed emozioni dello stesso Andrea. La donna è intimamente legata al protagonista, il quale sembra ritornare in un ambiente conosciuto in precedenza, in una sorta di atmosfera onirica. Lo scrittore Pinto crea una trama ad incastri che viene poi raccontata da numerosi e diversi punti di vista che si fondono con l’interiorità di ogni personaggio. È come se l’autore abbia optato per una  pseudoreincarnazione in un corpo maschile o femminile; ne sceglie l’ambito e le condizioni che  permetteranno ad Andrea Torreggiani di riscattarsi, perfezionarsi e compiere ciò che spera di realizzare. Alcuni scorci vengono ripetuti dando un senso di déjà vu al lettore che vivrà questi momenti però sotto una nuova ottica.
Lo stesso dicasi del perché di certi avvenimenti accadano, non perché determinati da una reale coscienza bensì da una concatenazione di eventi il cui filo può essere individuato grazie a una più estesa e ampia consapevolezza del rapporto tra lo scrittore Pinto e lo scrittore Andrea, tra ogni personaggio e gli eventi stessi.
La scena legata al ricordo di Ivana fa da collettore e specchio di una molteplicità di codici in transito nella mente e nel cuore di Andrea. È qui che scatta il genio di Ciro Pinto, capace di intersecare l’ossessione d’amore del suo personaggio, il quale tende a modificare l’oggetto del suo folle sentimento nel ricordo soggettivo e l’immagine ormai indelebile nella memoria, con una forza contraria di direzione opposta, nel tentativo di farsi amare così come è da qualunque altra donna.
La storia di Andrea Torreggiani-Ivana e di ogni altro personaggio è infine una metafora della nostra stessa vita e di ogni nostra inquietudine che Ciro Pinto ha narrato senza mai perdere di vista il vero messaggio, vivere, reagire, ricostruirsi e ritrovarsi, soprattutto ritrovare “l’ordine intrinseco delle cose” anche quando si crede di aver perso tutto. La mente artificiale è l'insieme delle certezze quali schemi già scontati con cui conviviamo tutta la vita. Molti eventi possono seguire lo stesso destino dei ricordi di vite precedenti qualora volessimo dare loro dignità di realtà e di attendibilità nel cercare conferme negli eventuali “testimoni” degli eventi stessi.
Il risultato è un romanzo avvincente, stilisticamente elaborato ma scritto con un linguaggio semplice e scorrevole. I personaggi e i luoghi sono descritti in maniera ineccepibile, ti sembra quasi di conoscerli e di camminare veramente per le strade di quel borgo toscano, di sentirne tutti gli odori e rumori. Occorre resistere, dunque, ai tentativi esterni di influenzare la nostra vita, ricercando fasi di silenzio, meditazione e coerenza dentro noi stessi. Leggendo Il problema di Ivana ho avuto il desiderio che non finisse mai, non è un romanzo da leggere tutto d’un fiato bensì d’assaporare pagina dopo pagina, eppure l’ultima pagina è arrivata. Sono certa che tale romanzo di Ciro Pinto possa entrare nelle liste meritevoli dei libri più venduti.







SUSANNA POLIMANTI





Cupra Marittima 24.03.2014