Amo leggere i libri di questa scrittrice, perché scrive sempre ciò che pensa e soprattutto "sente". Ecco la mia recensione al suo libro da cui parte tutta la sua scrittura:
“La nostra psiche è costituita in armonia con la
struttura dell'universo, e ciò che accade nel macrocosmo accade egualmente
negli infinitesimi e più soggettivi recessi dell'anima”.
(Carl Gustav Jung)
L’avventura
di Santiago di Giovanna
Albi, Robin Edizioni(2011) è il primo libro nella cronologia delle
pubblicazioni della scrittrice, la sua brevità lo porta a essere un piccolo
capolavoro d’esordio. Non a caso ho scelto le parole di un grande maestro della
psicologia quale Carl Gustav Jung per la premessa a questa mia recensione;
infatti questa piccola opera di Giovanna
Albi non si limita alla narrazione di un’esperienza, a uno spontaneo
vademecum così come accade lungo la strada andando a piedi tra pellegrini,
bensì è un acceso dibattito tra la fervida
mente della scrittrice e la sua psiche. La scrittrice affronta un cammino
di pellegrinaggio verso Santiago con “gambe
in spalla”, spinta dal desiderio di trovare nella fede un rifugio per una
rinnovata serenità e una risoluzione alle tante insistenti nostalgie,
pacificando così le stesse memorie del passato. In realtà presta corpo e forza
vitale per reintegrare un’entità incompleta, un’unità dove sono presenti buchi
di energia dovuti a distacchi da un tempo infantile, una fase di vissuto che
non si ripristina per via dello scorrere veloce degli anni: “Mi allontanai dal gruppo e scrissi sulla
nera terra del sentiero la mia data di nascita e quella del día corrente… chi può tornare al principio?” Andando
avanti nella lettura del racconto, la pellegrina Giovanna non si dà mai per
vinta, la stanchezza per i chilometri percorsi non sfiora le sue membra anzi,
sembra accentuare la sua infaticabile ricerca della sua “umana natura”. La scrittrice si sofferma spesso a descrivere i
compagni di viaggio ma nessuno di loro riesce ad avere un ruolo di spicco,
neppure suo marito, definito il “suo faro”
con il suo “cappello arancio”, poiché
unici protagonisti di quest’avventura sono lei e le sue indagini nella
grammatica dei pensieri, quasi inseguendo delle precise tecniche d’intervento
per placare dubbi esistenziali. Sebbene non sia sola nel percorrere tantissimi
chilometri, Giovanna cerca sempre il suo spazio intimo, in solitudine. La
natura ascetica e le tante descrizioni dei territori incontrati durante il
cammino di pellegrinaggio divengono ostacolo o salvezza nei momenti di
transizione, tutti quei riti di passaggio nella mente della protagonista sono
un mondo speculare che le permette di giocare con le immagini e rovesciarle pur
di arrivare all’acquisizione della reale consapevolezza di un’anima mediatrice
tra corpo e spirito, che racchiude le sue tre forze del pensare, sentire e volere. Bellissimo il capitolo V, in cui ritengo
sia riassunto il significato e il vero messaggio della narrazione, il punto clou dove Giovanna Albi si scopre, getta
via tutto ciò che è egoismo, apparenza, disinteresse politico e sociale,
disprezzi e invidie del nostro vivere quotidiano, in cui lei si sente una “voce fuori dal coro”. Eccola dunque esprimere con intenso coinvolgimento emotivo la sincerità della
ricerca di se stessa, della vera
libertà che trova la soluzione dentro la sua stessa anima, muove verso l'Essere, unica soluzione che può darle consistenza e
stabilità.
Lo
stile della narrazione è più che fluido, vanta riferimenti alla filosofia greca
e citazioni evangeliche perfettamente in armonia con il viaggio nella propria
interiorità; lessico straordinariamente
ricco, una dote naturale di questa scrittrice, erudita voce narrante.
Giovanna Albi da semplice viandante entra
nella più profonda riflessione con incredibile scioltezza di linguaggio.
L’avventura
di Santiago offre alla sua autrice e a quanti
desiderano leggerlo, l’opportunità di comprendere che non è sufficiente cercare
l’ispirazione della fede per risolvere i nostri problemi d’identità, occorre
bensì addentrarsi nella propria autocoscienza e lasciarsi permeare, semmai,
dall’amore divino.
Non
so se Giovanna Albi, dopo il Cammino verso Santiago, sia riuscita o no a trovare
la sua fede in Dio giacché, al momento della partenza era più che consapevole
di essere più vicina alla filosofia buddhista piuttosto che alla sua religione
di nascita; credo al contrario che questa sua esperienza di pellegrinaggio
abbia sicuramente sigillato e rafforzato quelle parti della sua anima
inizialmente asimmetriche e scomposte, varcando
un confine verso un’accettazione più equilibrata e amorevole di se stessa.
Il distacco di un pezzo della sua anima, che la scrittrice ha sperimentato in
passato e derivato da un’errata scelta di un percorso psicoanalitico, l’ha
ricondotta alla sua profonda integrità di donna, madre, moglie e amica.
L’avventura
di Santiago è un libro molto bello, una sorta d’insegnamento nascosto
all’interno dei nostri flussi mentali, pronto a rivelare e migliorare la nostra
comprensione della spinta evolutiva che un percorso di silenzio e solitudine
può accrescere.
Susanna
Polimanti
Cupra
Marittima 02.12.2013
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