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12 apr 2014

La mia recensione al romanzo d'esordio di Rosaria Minosa: Il sorriso rubato



Il sorriso rubato è il romanzo d’esordio di Rosaria Minosa, pubblicato nel 2011 con Il Gruppo Albatros Il Filo ed è un libro delizioso e sconvolgente a un tempo.
L’autrice ha scelto per la narrazione il vissuto di Luciana, una bambina del sud che nasce e cresce in una famiglia e in un ambiente paesano dalle tradizioni grette e ottuse, tra maschi-padroni. Il suo percorso di crescita è difficile e traumatico “Diventa adulta, con grande dolore, sofferenza, odio, rabbia, pianti, perché non le è permesso ESSERE BAMBINA [,] […]” a cominciare dal suo rapporto con la madre con la quale si crea, fin dalla sua infanzia, una controversa dinamica di specchio e si sviluppa un peso di perenne deprivazione affettiva. La tematica essenziale dell’intera storia si svolge, purtroppo, sugli episodi di abuso sessuale che la protagonista subisce da parte del suo stesso padre. Luciana non percepisce immediatamente ciò che sta vivendo anzi si porterà dietro un soffocante mutismo che la trasformerà in un essere fragile e insicuro. Solo più avanti lei riuscirà ad aprirsi e avviarsi verso la soluzione del suo dramma. La protagonista supererà anche il pessimo rapporto con la madre e il suo inesistente ruolo di madre-protettrice, comprendendo che solitamente una madre proietta sulla figlia speranze e frustrazioni, mentre ogni figlia cerca la propria identità femminile.
Il sorriso rubato è un romanzo al femminile e, tuttavia, indaga l’animo di ogni individuo, smuove emozioni intense, avvicina il lettore a un mondo interiore dove popolano pensieri di tradimento, di mancanza d’amore, di tragicità. In ogni pagina spicca la coraggiosa sensibilità dell’autrice, la quale ha deciso di trattare un simile argomento poiché, per carattere e professione, avvicina quotidianamente la realtà sociale del disagio di ogni genere.

Lo stile del romanzo utilizza un linguaggio spontaneo, fluido e corretto; persino l’abuso sessuale seppur atto tremendo e da condannare, viene trattato con delicato riserbo, con rispettoso pudore, con una straordinaria semplicità, quasi disarmante. Rosaria Minosa è riuscita a circostanziare la storia con assoluta dignità e a inserirla in un contesto attuale senza ledere l’altrui intelligenza, evidenziando che alla base di ogni abuso esistono cause molteplici e spesso radicate nel tempo.
Il sorriso rubato è una precisa testimonianza di una problematica non ancora risolta nella nostra società; è anche un potente stimolo per l’intero universo femminile, a essere determinate nel perseguire i propri obiettivi, a denunciare le violenze subite senza farsi troppi scrupoli, a ricercare la sicurezza di sé a dispetto delle esperienze peggiori, acquisendo flessibilità mentale e disinvoltura nelle decisioni.
Il lettore ritroverà nella storia di Rosaria Minosa uno dei fin troppi casi di abuso sessuale e le tante situazioni di mutismo che possono andare avanti per anni, finché si sciolgono, spesso in lacrime troppo a lungo trattenute; il più delle volte, infatti, sappiamo bene che la violenza sessuale tende a essere rimossa, dimenticata e solo con il tempo, metabolizzata; in alcuni casi viene risolta completamente. Esistono persone con seri problemi psicologici, ciò non le giustifica comunque e l’unica certezza è che le vittime trovino il coraggio di chiedere aiuto. L’amore di un padre verso la propria figlia troppo spesso diviene una visione malata e perversa dell’amore di genitore.
Rosaria Minosa con il suo romanzo Il sorriso rubato ha dimostrato coraggio e analitica intelligenza emotiva, il suo libro è un valido contributo alla lotta contro gli abusi sessuali. Il risultato è un testo attuale che rompe il velo del silenzio.




SUSANNA POLIMANTI

Cupra Marittima 11.04.2014



11 apr 2014


Le poesie di Sandra Carresi: un salmo, una preghiera, un inno alla vita!




La poetessa e scrittrice Sandra Carresi ritorna ai lettori con la nuova silloge I cristalli dell’alba, del marzo 2014 per la Collana Indaco-Poesia di TraccePerLaMeta Edizioni. Il titolo della silloge poetica è già di per sé un inno alla luce e alla purezza. Il cristallo è un minerale naturale e trasparente, simbolo di purificazione, da esso s’irradiano fasci di energia luminosa; l’alba è il simbolo del nuovo giorno e del risveglio interiore, le ombre della notte si diradano e riappare quel momento affascinante e magico in cui avanza il chiarore che illumina il nostro animo e la nostra volontà.
La poetica di Sandra Carresi tocca nel vivo temi importanti quale la vita, l’amore e il dolore. I suoi versi percorrono stati d’animo reali che appartengono a tutti. Immagini semplici ma di forte impatto emotivo esprimono il progressivo indebolirsi di certezze del mondo potente e debole a un tempo; con grande equilibrio la poetessa affronta dolorose note attuali, prima fra tutte lo sgretolamento di valori del mondo contemporaneo “[…] in un secolo gonfio di valori/sbattuti in terra come falsi pudori[.]” e misura una distanza tra un passato e un presente mentre nel suo cuore il tempo non muta  “Provocante e raffinato/questo rincorrere/del tempo/che alla fine poi [,] /rimane intrecciato nelle/pieghe del mio sorriso [,] /mutando il corpo [,] / ma [,]restando fermo/ in quel gioco sottile/dell’antico temperamento [.]”
Ogni poesia riconduce a un preciso codice etico che permette alla poetessa di approdare su aspetti di disagio, episodi di violenza, condizioni di povertà e necessità di maggiore giustizia; la poetessa delinea il nostro presente con significato connotativoFeroci questi tempi/di sangue e di sale/di gelosie e vendette” che infettano e contagiano la nostra società, viziando l’aria e la luce del nostro paese.  Immagini inattese rappresentano il mondo interiore, in alcune strofe ritroviamo delicatezza di toni, in altre una pungente nostalgia. Sandra Carresi con la sua poesia supera il soggettivismo e si pone in comunione con la natura che le si apre allo sguardo come un “ventaglio”, unisce il suo cuore al cuore di ognuno. Con particolare espressività di termini sottolinea l’onestà, la dignità e l’umiltà, poiché senza di esse non può esserci la gioia che incanala le nostre energie naturali.

Il suo stile è semplice, ritmico, predilige strofe brevi che creano una trama d’infinite suggestioni ed emozioni, ne risulta un verso che diviene quasi un salmo, una preghiera, un inno alla vita.
Sandra Carresi utilizza una costruzione del verso con una particolare attenzione alla musicalità e al ritmo, una poesia dunque, che chiede di essere ascoltata e non solo letta. Anafore ricorrenti nelle diverse strofe e parole ripetute con lettera maiuscola quali Mondo, Vita e Terra, concedono ritmo incalzante e martellante, quasi a ribadire tra i versi elementi e concetti di richiamo.
In una sinestesia visiva, la poetessa geme con coloro che piangono e allo stesso tempo canta la gioia e la grida. Le sue parole incitano a ritrovare l’amore condiviso, a “[…] conservarne memoria/nella grotta della vita.” per riscoprire “[…] il sapore antico/del passato […]”.
Sandra Carresi con la sua silloge I cristalli dell’alba protende lo sguardo lontano, squarcia il silenzio, oltrepassa il filtro di ogni barriera debilitante, esce dall’ombra e si affida alla luce della rinascita, della speranza certa di ogni nuova alba. I suoi cristalli calmano i sensi, scaldano i nostri cuori e ci stimolano a non sentirci più atomi isolati bensì parte di un grande universo d’amore “La speranza unisce l’anima/ e la fame di cuore/fa di ogni burrasca/cristalli, da disegnare nel tempo”.
I cristalli dell’alba di Sandra Carresi è un testo letterario polisemico che può essere interpretato in più modi, tuttavia, le poesie ivi contenute richiamano moltissimo la poetica dannunziana, laddove una realtà difficile e dolorosa vela la luminosa bellezza di ogni anima.



SUSANNA POLIMANTI


http://www.tracceperlameta.org/tplm_edizioni/negozio/sandra-carresi-i-cristalli-dellalba/

24 mar 2014

Il problema di Ivana di Ciro Pinto, la mia recensione

Ciro Pinto e il suo romanzo Il problema di Ivana, una scenografia medianica




Il problema di Ivana è il primo romanzo di Ciro Pinto pubblicato nel 2012 con Edizioni Drawup. Un libro d’esordio e un romanzo d’élite, degno di essere annoverato nell’omonima collana della casa editrice. Tra le sue pagine, in una trama tutt’altro che banale, palpitano e vibrano turbamenti, passioni e intimi stati d’animo del protagonista Andrea Torreggiani. Andrea è un giovane dirigente di un’azienda milanese nonché scrittore, vive l’inquietudine dettata dalle difficoltà dell’azienda in cui lavora, costretta a dover rivedere l’assetto per fronteggiare l’attuale crisi finanziaria. Pressato dalla delicata situazione, egli decide di allontanarsi per un breve periodo per rifugiarsi a Cetona, un borgo della campagna senese; al borgo, ospite di un amico tra gente e sapori di un paesaggio tra i più suggestivi della Toscana, insegue il desiderio e la necessità interiore di terminare il suo nuovo romanzo e risolvere il problema di Ivana. La fuga dalla metropoli lo porterà a varie riflessioni, a conoscere e innamorarsi di Laura, dai “capelli nerissimi e occhi viola”.  L’incontro magico eppur complicato con Laura gli permetterà di ripercorrere ogni sua relazione d’amore, passata e recente.
In quest’opera è possibile ritrovare tutto l’istinto poetico dell’autore. Ciro Pinto trasporta il lettore nella piacevolissima immersione di una creazione letteraria imprevedibile, dove emotività e suspense richiamano un genere sia di thriller che di realismo romantico.
L’intreccio narrativo si svolge con stile accogliente e cortese, a rivelare lo stesso carattere introspettivo, intuitivo e profondamente passionale dell’autore.
Ciro Pinto è un narratore onnisciente, utilizza analessi e prolessi con destrezza sapiente e raffinata. Le numerose sfaccettature dei personaggi e la sua grande abilità di evocare immagini donano in ogni pagina la gioia di visioni emotive che si nascondono tra le pieghe dimenticate di un tempo ermetico e dilatato dove tutto è possibile e niente è lasciato al caso. Il ricorso a queste tecniche stilistiche consente a Pinto di creare uno stato di ansiosa incertezza o dare al testo maggiore interesse, vivacità, suscitando la piena partecipazione del lettore. A collaudare l’efficacia di tali ingredienti narrativi troviamo affascinanti descrizioni di luoghi e sentimenti come l’amore, descritto e celebrato dall’autore come emozione senza tempo in storie retrospettive.
Ma chi è Ivana? Tale personaggio così misterioso e intrigante è la stessa caratterizzazione di Andrea Torreggiani. Seguendo la mia personale chiave di lettura, ritengo che Pinto con questa sua opera abbia dato vita a un’autentica sceneggiatura medianica, regalandoci pregevolezza e valore letterario. La mia interpretazione nasce da un elemento più volte descritto nel romanzo; infatti, nella mente del protagonista Andrea si ripete l’immagine di una scena, un evento forse accaduto nel medioevo e in qualche modo legato al personaggio di Ivana, donna dalla “voce salda, i modi sicuri come quelli di un maschio, e lo sguardo diritto e sfrontato”. […] “Ivana dominava la scena con il suo problema”; una vocazione iniziale che nel tempo della narrazione diventa maestra di una traduzione di pensieri latenti ed emozioni dello stesso Andrea. La donna è intimamente legata al protagonista, il quale sembra ritornare in un ambiente conosciuto in precedenza, in una sorta di atmosfera onirica. Lo scrittore Pinto crea una trama ad incastri che viene poi raccontata da numerosi e diversi punti di vista che si fondono con l’interiorità di ogni personaggio. È come se l’autore abbia optato per una  pseudoreincarnazione in un corpo maschile o femminile; ne sceglie l’ambito e le condizioni che  permetteranno ad Andrea Torreggiani di riscattarsi, perfezionarsi e compiere ciò che spera di realizzare. Alcuni scorci vengono ripetuti dando un senso di déjà vu al lettore che vivrà questi momenti però sotto una nuova ottica.
Lo stesso dicasi del perché di certi avvenimenti accadano, non perché determinati da una reale coscienza bensì da una concatenazione di eventi il cui filo può essere individuato grazie a una più estesa e ampia consapevolezza del rapporto tra lo scrittore Pinto e lo scrittore Andrea, tra ogni personaggio e gli eventi stessi.
La scena legata al ricordo di Ivana fa da collettore e specchio di una molteplicità di codici in transito nella mente e nel cuore di Andrea. È qui che scatta il genio di Ciro Pinto, capace di intersecare l’ossessione d’amore del suo personaggio, il quale tende a modificare l’oggetto del suo folle sentimento nel ricordo soggettivo e l’immagine ormai indelebile nella memoria, con una forza contraria di direzione opposta, nel tentativo di farsi amare così come è da qualunque altra donna.
La storia di Andrea Torreggiani-Ivana e di ogni altro personaggio è infine una metafora della nostra stessa vita e di ogni nostra inquietudine che Ciro Pinto ha narrato senza mai perdere di vista il vero messaggio, vivere, reagire, ricostruirsi e ritrovarsi, soprattutto ritrovare “l’ordine intrinseco delle cose” anche quando si crede di aver perso tutto. La mente artificiale è l'insieme delle certezze quali schemi già scontati con cui conviviamo tutta la vita. Molti eventi possono seguire lo stesso destino dei ricordi di vite precedenti qualora volessimo dare loro dignità di realtà e di attendibilità nel cercare conferme negli eventuali “testimoni” degli eventi stessi.
Il risultato è un romanzo avvincente, stilisticamente elaborato ma scritto con un linguaggio semplice e scorrevole. I personaggi e i luoghi sono descritti in maniera ineccepibile, ti sembra quasi di conoscerli e di camminare veramente per le strade di quel borgo toscano, di sentirne tutti gli odori e rumori. Occorre resistere, dunque, ai tentativi esterni di influenzare la nostra vita, ricercando fasi di silenzio, meditazione e coerenza dentro noi stessi. Leggendo Il problema di Ivana ho avuto il desiderio che non finisse mai, non è un romanzo da leggere tutto d’un fiato bensì d’assaporare pagina dopo pagina, eppure l’ultima pagina è arrivata. Sono certa che tale romanzo di Ciro Pinto possa entrare nelle liste meritevoli dei libri più venduti.







SUSANNA POLIMANTI





Cupra Marittima 24.03.2014




19 mar 2014

Recensione di Ciro Pinto al mio libro LETTERE MAI LETTE

Ringrazio lo scrittore Ciro Pinto per questa bellissima recensione al mio libro Lettere mai lette (Edizioni Kimerik). Ciro Pinto ha colto con straordinaria sensibilità e con penna superba il vero messaggio di queste mie lettere.












2 dic 2013

Giovanna Albi: una scrittrice erudita e il suo libro: L'avventura di Santiago

Amo leggere i libri di questa scrittrice, perché scrive sempre ciò che pensa e soprattutto "sente". Ecco la mia recensione al suo libro da cui parte tutta la sua scrittura:






“La nostra psiche è costituita in armonia con la struttura dell'universo, e ciò che accade nel macrocosmo accade egualmente negli infinitesimi e più soggettivi recessi dell'anima”.
(Carl Gustav Jung)


L’avventura di Santiago di Giovanna Albi, Robin Edizioni(2011) è il primo libro nella cronologia delle pubblicazioni della scrittrice, la sua brevità lo porta a essere un piccolo capolavoro d’esordio. Non a caso ho scelto le parole di un grande maestro della psicologia quale Carl Gustav Jung per la premessa a questa mia recensione; infatti questa piccola opera di Giovanna Albi non si limita alla narrazione di un’esperienza, a uno spontaneo vademecum così come accade lungo la strada andando a piedi tra pellegrini, bensì è un acceso dibattito tra la fervida mente della scrittrice e la sua psiche. La scrittrice affronta un cammino di pellegrinaggio verso Santiago con “gambe in spalla”, spinta dal desiderio di trovare nella fede un rifugio per una rinnovata serenità e una risoluzione alle tante insistenti nostalgie, pacificando così le stesse memorie del passato. In realtà presta corpo e forza vitale per reintegrare un’entità incompleta, un’unità dove sono presenti buchi di energia dovuti a distacchi da un tempo infantile, una fase di vissuto che non si ripristina per via dello scorrere veloce degli anni: “Mi allontanai dal gruppo e scrissi sulla nera terra del sentiero la mia data di nascita e quella del día correntechi può tornare al principio?” Andando avanti nella lettura del racconto, la pellegrina Giovanna non si dà mai per vinta, la stanchezza per i chilometri percorsi non sfiora le sue membra anzi, sembra accentuare la sua infaticabile ricerca della sua “umana natura”. La scrittrice si sofferma spesso a descrivere i compagni di viaggio ma nessuno di loro riesce ad avere un ruolo di spicco, neppure suo marito, definito il “suo faro” con il suo “cappello arancio”, poiché unici protagonisti di quest’avventura sono lei e le sue indagini nella grammatica dei pensieri, quasi inseguendo delle precise tecniche d’intervento per placare dubbi esistenziali. Sebbene non sia sola nel percorrere tantissimi chilometri, Giovanna cerca sempre il suo spazio intimo, in solitudine. La natura ascetica e le tante descrizioni dei territori incontrati durante il cammino di pellegrinaggio divengono ostacolo o salvezza nei momenti di transizione, tutti quei riti di passaggio nella mente della protagonista sono un mondo speculare che le permette di giocare con le immagini e rovesciarle pur di arrivare all’acquisizione della reale consapevolezza di un’anima mediatrice tra corpo e spirito, che racchiude le sue tre forze del pensare, sentire e volere. Bellissimo il capitolo V, in cui ritengo sia riassunto il significato e il vero messaggio della narrazione, il punto clou dove Giovanna Albi si scopre, getta via tutto ciò che è egoismo, apparenza, disinteresse politico e sociale, disprezzi e invidie del nostro vivere quotidiano, in cui lei si sente una “voce fuori dal coro”. Eccola dunque esprimere con intenso coinvolgimento emotivo la sincerità della ricerca di se stessa, della vera libertà che trova la soluzione dentro la sua stessa anima, muove verso l'Essere, unica soluzione che può darle consistenza e stabilità.
Lo stile della narrazione è più che fluido, vanta riferimenti alla filosofia greca e citazioni evangeliche perfettamente in armonia con il viaggio nella propria interiorità; lessico straordinariamente ricco, una dote naturale di questa scrittrice, erudita voce narrante. Giovanna Albi da semplice viandante entra nella più profonda riflessione con incredibile scioltezza di linguaggio.
L’avventura di Santiago offre alla sua autrice e a quanti desiderano leggerlo, l’opportunità di comprendere che non è sufficiente cercare l’ispirazione della fede per risolvere i nostri problemi d’identità, occorre bensì addentrarsi nella propria autocoscienza e lasciarsi permeare, semmai, dall’amore divino.
Non so se Giovanna Albi, dopo il Cammino verso Santiago, sia riuscita o no a trovare la sua fede in Dio giacché, al momento della partenza era più che consapevole di essere più vicina alla filosofia buddhista piuttosto che alla sua religione di nascita; credo al contrario che questa sua esperienza di pellegrinaggio abbia sicuramente sigillato e rafforzato quelle parti della sua anima inizialmente asimmetriche e scomposte, varcando un confine verso un’accettazione più equilibrata e amorevole di se stessa. Il distacco di un pezzo della sua anima, che la scrittrice ha sperimentato in passato e derivato da un’errata scelta di un percorso psicoanalitico, l’ha ricondotta alla sua profonda integrità di donna, madre, moglie e amica.
L’avventura di Santiago è un libro molto bello, una sorta d’insegnamento nascosto all’interno dei nostri flussi mentali, pronto a rivelare e migliorare la nostra comprensione della spinta evolutiva che un percorso di silenzio e solitudine può accrescere.



Susanna Polimanti
Cupra Marittima 02.12.2013


8 giu 2013

Penne d'aquila- Recensione dello scrittore Lorenzo Spurio


Un grande gioia ed i miei più sentiti ringraziamenti vanno allo scrittore Lorenzo Spurio per aver recensito il mio romanzo Penne d'Aquila avvalendosi della sua esperienza di critico letterario. Apprezzo moltissimo la sua chiave di lettura al mio romanzo.








Penne d’aquila”, dell’amica Susanna Polimanti, è un romanzo che non lascerà indifferente il lettore. Il perché di questa affermazione il lettore lo sviscererà lentamente, pagina dopo pagina.
Il linguaggio chiaro e pulito, la ricca presenza di citazioni e riferimenti a testi “classici” della letteratura europea e non solo, rendono il percorso del lettore ulteriormente piacevole e motivo di riflessione sui temi che Susanna Polimanti affronta. Dolore, solitudine e senso d’apatia si intervallano a momenti d’evasione, flirt amorosi, serate spensierate con le amiche per poi risprofondare nella sofferenza per la dipartita di un congiunto, la desolazione interiore e lo scoraggiamento per una situazione lavorativa traballante, insicura, e ulteriore motivo di tormento. Ma il romanzo non è un elogio alla sofferenza, né una presa di coscienza sulla miserevolezza e la condizione disagiata dell’uomo nella società contemporanea, piuttosto è la trasposizione su carta di un animo sensibile che ha combattuto battaglie che l’hanno forgiata. Perché il libro è chiaramente una summa organica di motivi e riferimenti biografici della scrittrice (la citta natale dove scorre il fiume Topino, che è chiaramente la città di Foligno, la “cittadina delle Marche piena soltanto di salite e discese” (32) in cui vive che è di certo la città-capoluogo di Fermo, il lavoro di traduttrice-interprete, etc).
Il lettore è affascinato dalle pieghe intimistiche del romanzo ed accompagna mano nella mano la sua eroina, Virginia, ragazza dall’animo inquieto, sofferente, taciturna e minata –lo si dirà nelle primissime pagine del romanzo- da ricadute e svenimenti che, oltre a indebolirla, la conducono a domandarsi di continuo il perché di quegli avvenimenti.
La narrazione prende una virata più colorita quando la narratrice ci parla della sua introduzione al mondo del lavoro con colloqui, licenziamenti, contatti con dirigenti e quant’altro nella sua attività di interprete e traduttrice in imprese del calzaturiero nel Fermano (altro riferimento alla stessa autrice dove appunto vive ed ha lavorato).
“Penne d’aquila” è un romanzo di formazione: seguiamo Virginia dall’adolescenza fino alla maturità e nel trascorso degli anni intuiamo una crescita morale che si esplica nella felice riconciliazione con sé e nella scoperta del bello nel semplice, ma è anche e soprattutto un romanzo d’amore perché la componente formativa, di conoscenza del mondo, tipica del Bildungsroman, non può non passare attraverso la conoscenza, l’attrazione e l’amore verso qualcuno. L’amore è di certo un elemento conoscitivo ed esperenziale di fondamentale importanza nel percorso di crescita e qui, nel romanzo di Susanna, è il tema che aggruma tutta la narrazione, come il finale agrodolce evidenzierà. Ma la crescita non può avvenire neppure senza aver sperimentato realtà spaziali differenti da quella natia ed è per questo che l’esperienza universitaria di Bologna, la singolare vacanza-studio in Germania, le trasferte lavorative a Copenaghen e a Shanghai, oltre a significare momenti di lucido ritrovamento di se stessa, di pacificazione e di osservazione dei suoi problemi da fuori, funzionano come rinvigorimento di quell’essere a tratti depresso a tratti perturbato dai sentimenti contrastanti che l’amore spesso genera. Ma nella vita di Virginia –il cui nome non può che richiamare la grande scrittrice inglese che soffrì di depressione e che introdusse il celebre “flusso di coscienza”-  non mancano forti contraccolpi e momenti bui ad aggravare la pesantezza di un vivere tormentato quali sono la morte del padre, prima, e quella di una grande amica. Momenti difficili che pongono l’autrice ad elucubrazioni ancora più particolareggiate e di difficile risposta che affida soprattutto ad alcune citazioni che la scrittrice ha deciso di mettere all’inizio di ciascun capitolo.
Un romanzo d’indagine nelle pieghe dell’io, alla continua ricerca della ragione del mal di vivere e al contempo di una esasperata volontà di sentirsi amata. A volte –sembra sussurrarci l’autrice all’orecchio- non c’è una spiegazione chiara e definita a ciò che ci accade. Possiamo collegarlo a qualcos’altro o rintracciarne la causa in ciò che più ci fa piacere, ma il più delle volte le cose accadono per caso, per sbaglio, per coincidenze. Ed è proprio per questo che Virginia ed Angelo riusciranno a rincontrarsi dopo trenta anni e a riscoprirsi attratti, coinvolti, uniti in un amore mai del tutto esplicitato, ma che ancora una volta verrà vissuto troppo velocemente.
Nelle ultime pagine leggiamo: “Aveva imparato a sorridere, anche quando le circostanze le avevano impedito di farlo” (172). Il tempo dona esperienze, nuove amicizie, amori, regala viaggi, momenti di condivisione, ma porta con sé anche l’aggravarsi di malattie e ci priva di persone care. Forse, allora, la soluzione di tutto sta nel saper colloquiare con esso, riconciliandosi agli eventi passati senza rancori né recriminazioni, per consentire a quelle ali invisibili che tutti abbiamo, di spiegarsi e di dar vita a un soave volo. E magari di sorvolare sui lidi adriatici delle Marche di cui Susanna ci parla e dei quali io stesso condivido un grande attaccamento.

(scrittore, critico letterario)


7 giu 2013

2 Cuori... una cuccia!! - Recensione di Giovanna Albi

Carissima Giò,
grazie per questa bellissima recensione. Sei riuscita con il tuo grande cuore ad  entrare nel mio e hai compreso in profondità l'amore che ho sempre condiviso con la mia "dolce metà": Susanna, mia padrona e capobranco. Dal cielo ti mando la mia più affettuosa leccata!
Strauss






Caro Strauss,
tu, che sai più degli umani, ben conosci il piacere che provo nel leggere e nel recensire :mi fa sentire viva ed entrare dentro i mondi degli scrittori e mi vesto d'un tratto di quei personaggi della letteratura che tanto adoro. Tu saprai senz'altro che si chiama "empatia" quel sentimento che ci lega tra scrittori e ci fa entrare in sintonia; tale sintonia è più o meno intensa in relazione alle affinità d'animo che troviamo con chi scrive. Orbene, tra me e la dolce metà di te, Susanna, è nata una profonda amicizia di penna e di anima, perché abbiamo percorsi comuni di vita, tra cui anche l'amore che portiamo verso la Natura e gli Animali, specie i cani.
Inutile che ti dica, perché tu già lo sai, che anche io ho un cane, Achillea, un segugio che ha un fiuto incredibile e che mi ha scelta tra tante possibilità di vita e che ha un destino che tu ben conosci: essere amato.
La tua storia è quella di un eroe e dimostra quanta potenza c'è in un cane amato come sei tu ( parlo al presente perché tu sei per tutti noi amanti degli animali ancora vivo e presente nei cuori);la tua esistenza è talmente fortunata che vorrei essere te, te che disegni il tuo territorio e la fai da padrone, te che vieni addestrato conservando ,anzi potenziando, la tua libertà e la tua forza interiore. Parlo di forza interiore, perché tu hai un'anima grande, come quella di Susanna, cui hai regalato dieci anni di vita irripetibile, i dieci anni più belli della sua vita. Dal testo e dalle foto si evince il profondo amore che vi lega: siete una mitico-eroica coppia, che il tempo non potrà scalfire, ma avete insieme eretto un monumento più duraturo del bronzo.
Tra le tue tante virtù, mi ha commossa la difesa incondizionata di Susanna, il momento di estremo ardimento quando le hai salvato la vita, mentre lei faceva l'acrobata mettendo a repentaglio la sua vita. Sai, lei è una giocherellona ; io la chiamo" l'acrobata delle parole" ma ,come tu hai ben descritto, si cimenta anche in acrobazie fisiche e meno male che ci sei tu, che con il tuo istinto e la tua potenza le hai salvato la vita. Il mio riconoscimento a te è grandissimo; con chi parlerei io oggi in affinità elettiva se tu non l'avessi afferrata con i denti mentre stava per volare giù dal sesto piano? So che sei andato da Licia Colò con Susanna e il tuo addestratore a raccontare il tuo ardore, la tua passione, la tua forza e il tuo coraggio, la tua potenza e il tuo istinto e hai fatto un figurone. Non poteva essere altrimenti, creatura potente ed eroica, forza pura della natura, cuore ed istinto che battono all'unisono, perché l'amore che tu porti per la vita è pari a quello che ti lega alla tua metà. La vostra non è una comune storia tra cane e padrone , ma è una storia d'amore che spacca le barriere del tempo e tu sei ancora vivo sotto la terra del giardino di Susy, dove crescono rigogliose le rose a segnalare la tua presenza e la tua forza che nulla e nessuno potrà cancellare.
Questo libretto che hai scritto è un regalo immenso anche per il mio Achillea e per tutti i tuoi amici a quattro zampe, anche per quelli meno fortunati di te e di Achillea ed è un monito per tutti coloro che hanno un cane, ricordando loro di amarlo infinitamente e di non maltrattarlo mai, perché un cane vale emozionalmente e affettivamente più di un essere umano: un cane non ti tradisce mai ed è il vero amico dell'uomo.
Da questo libriccino ho desunto anche le tue abilità di scrittura: in uno stile semplice, lineare, assolutamente amabile si esprime tutta l'armonia della tua esistenza e la tua prontezza di spirito nel leggere nel cuore di Susanna, fino a coglierne momenti di gioia e di malumore: altro che psicoanalista! Tu sei il più fine conoscitore dell'animo umano, vedi dove noi non vediamo, percepisci dove noi siamo assenti, ascolti dove noi siamo sordi e credo che tu difenda la vita di Susanna davvero con tutta la tua potenza fisica ed affettiva. Ti vedo accucciolato in fondo al suo letto, pronto a leccarla al risveglio, a leccare, come fa Achillea, anche le sue ferite dell'animo( e chi non ne ha?) e tu sei il più abile terapeuta che si possa immaginare: la vostra unione sulla terra è durata dieci anni ma oltre questi avete un'eternità da vivere.
Io e il mio Achillea ci rallegriamo e ci congratuliamo con te per tutto quello che ho cercato di tradurre in parole, che nulla è rispetto alla tua essenza ed esistenza, perché la vita di un cane come te, Strauss, "supera di mille secoli il silenzio".
Con Affetto e gratitudine.

Gio'


6 ago 2012

In ricordo di mio fratello Sebastiano



Ohi, Lillo Mio!!! Posso chiamarti di nuovo così, come io e Stefano ti abbiamo sempre chiamato fin da bambini? Erano ormai anni che ti avevamo concesso di chiamarti con il tuo vero nome, Sebastiano: un nome bellissimo, il nome di un Santo, che mamma e papà ti hanno dato alla nascita, preferendolo ad un altro.
I nostri tre nomi iniziano tutti con la “S”, come sole e solarità, stelle, sorrisi, serenità, sicurezza, sensazioni... ma anche solitudine, silenzio.
Non era possibile rimanere in silenzio con te accanto, a volte eri tu a pretenderlo e gli altri dovevano rimanere zitti, nel frattempo tu parlavi, ascoltavi; quando decidevi di non rimanere in silenzio, nessuno poteva resisterti.
Il tuo sorriso, Dio mio, quanto sorridevano i tuoi occhi, una tua particolarità che, senza dubbio si accompagnava alla tua grande bontà e generosità di cuore.
I ricordi che ora mi assalgono, quante ne ho dovute sopportare, fratello mio adorato! Mi hai scagliato frecce dal tuo arco, vestito da indiano e seduto su un ramo di ulivo... duri pallini di plastica con il tuo fucile giocattolo, hai storto tutte le mie dita... ma ti adoravo, nonostante i tuoi dispetti. Divenuto grande, sei cambiato, ti sei avvicinato a me senza più gelosie, mi hai compreso, mi hai ascoltato, mi hai donato tutto il tuo più grande affetto, quando mi stringevi nei tuoi forti abbracci... mi chiamavi in continuazione sul cellulare per ogni minima cosa, tanto per sentirmi, spesso anche per ridicole banalità. Ho sempre saputo che in qualche modo ti appoggiavi a me, la più piccola di casa ma orgogliosa di esserti stata accanto anche nelle più grandi difficoltà come nelle stupidaggini della vita.
Un giorno hai deciso di andartene dall'Italia per trasferirti in Brasile e ogni volta, in aeroporto, in miei occhi si riempivano di lacrime pur sapendo che saresti ritornato spesso, almeno una volta all'anno.
Abbiamo condiviso l'incontro con Dio, insieme abbiamo percorso un cammino di affidamento a Lui e di certezze del cuore, abbiamo riso, scherzato e... ecco ancora ricordi delle tue risonanti risate, mi facevi sbellicare con le tue battute e mi hai insegnato tante cose con le tue “perle di saggezza” che sfoderavi sempre al momento opportuno.
Ora verrò a prenderti in aeroporto per l'ultima volta, torni nella tua patria per sempre e, per sempre rimarrai con noi.
Sempre sentirò il tuo caldo abbraccio e mi sentirò protetta dal Cielo ogni volta che entrerai nel mio cuore, spero ogni giorno.
Io e Stefano rimaniamo qui, ad attendere di rivederti, ma non preoccuparti per me, sono in buone mani, rimango con il mio “Avvocato Difensore”! ... Come eri solito chiamare da piccolo nostro fratello Stefano, che accorreva in mio aiuto per proteggermi dalle tue birichinate.
Fratello amato, cosa posso dirti ancora, milioni di ricordi si affollano nel mio cuore e nella mia mente, ne rimane uno in particolare, il più bello, il più recente: un tuo sorriso del 23 agosto 2011, quando nel giorno del mio compleanno mi hai detto: “ Cosa ti regalo? Sono arrivato soltanto ieri e non ho avuto tempo di comprarti nulla...”
Mi hai fatto sempre dei regali bellissimi ma il più importante che la vita e i nostri genitori mi abbiano fatto, è stato quello di avere un fratello come te: unico e speciale! Mandami la tua luce, ti cercherò ogni giorno, in ogni raggio di una nuova alba. Saprò che tu sei là e rimarrai sempre con me.

17 mag 2012

Amore


Meraviglioso amore
i tuoi occhi nocciola
brillano
le tue splendide mani
si agitano
la tua voce vibra
di suoni fuggenti
ombra e luce
si alternano
in dolce melodia
i tuoi capelli bagnati
liberi e potenti
come onde del mare
nel tuo viso sempre limpido
più chiara la mia immagine.

Meraviglioso uomo
i giorni
simili ai fiori ritornano
in mare
sulla spiaggia
e sugli scogli grigi
torna il sorriso.

Nei pensieri
non occorrono parole
nel silenzio
i sussurri
s'intrecciano.

Solo noi
il tuo mondo
il mio mondo.


Meraviglioso ed eterno
Amore.


Susanna Polimanti '74


4 feb 2012

L'amore è...

Amore. Questa parola è stata scritta, cantata, dipinta, e ogni giorno viene ripetuta in tutto il mondo, ma sappiamo veramente cosa significa AMORE? Nel dizionario italiano suona press'a poco così: Viva inclinazione dell'animo verso una persona che ci è cara... ma in realtà Amore vuol dire molto di più. E non basta leggere dell'amore per comprenderlo, occorre sentire la sua piena vibrazione, quella che ti fa fermare un attimo e ti fa meditare sul suo alto valore. Non si finisce mai di conoscere la parola Amore, e la sua comprensione, spesso, non fa parte di questo mondo. Chi penserebbe alla parola amore quando una donna, in casa, svolge le sue faccende domestiche, del genere: passare l'aspirapolvere, lo straccio sui pavimenti, cucinare, lavare i piatti, ecc. eppure, quella donna sta facendo tutto con amore. Chi riflette sul fatto che qualunque individuo possa svolgere il suo lavoro in ufficio, in studio, in un ospedale, in una fabbrica, con amore. Come è possibile definire completamente questa parola, come è possibile riuscire a sentirne tutti gli effetti se prima non la si ascolta in tutte le sue note e sfumature... E l'amore tra un uomo e una donna? "L'amore vero è un punto di forza per entrambi e in coppia si può realmente vivere una simbiosi, quasi che le personalità si fondessero in un tutto, unico e inscindibile..." ma attenzione, questo non vuol dire perdere il confine delle proprie singole personalità, perché altrimenti si finirebbe per sentirsi deboli e indifesi senza la persona amata al nostro fianco, infatti la relazione, per quanto profonda, è sempre un legame tra due singole individualità, ognuna con le sue caratteristiche e le sue peculiarità, guai se andassero perdute! Amore è anche questo: notevole complicità e accettazione dell'altro che non conosce praticamente limiti. Le relazioni sentimentali non debbono mai raggiungere toni drammatici, ma quando accade? Quasi mai, perché non si conosce l'essenza vera dell'amore. Esiste un'unica e vera essenza di Amore totale, l'amore di Dio, ma Lui ci insegna a trovarlo ovunque noi desideriamo, noi invece siamo incapaci di inziare a cercarlo, addirittura! Non confondiamo l'Affetto con l'Amore, l'affetto è la base dell'amore, dall'affetto nascono vari sentimenti, come anche quello dell'odio, purtroppo. Ma affetto non è amore. Sono due cose totalmente diverse. Come passione non è amore. L'amore è dunque altro. proviamo a fare, a pensare, a vivere con più AMORE!

26 gen 2012

Aforisma del giorno

* Essere amati profondamente da qualcuno ci rende forti; amare profondamente ci rende coraggiosi.* (L. Tze)