Bando Concorso:
11 mag 2014
Sabato 17 maggio Presentazione del libro di Lorenzo Spurio "LA CUCINA ARANCIONE"
6 mag 2014
Sabato 10 maggio doppio appuntamento culturale a Recanati
Cerimonia di premiazione del Concorso Letterario Nazionale TraccePerLaMeta e reading con voci poetiche della regione Marche!
A Recanati
la premiazione di TracccePerLaMeta e un reading di poeti locali
Sabato 10 maggio ore 16:30 a Recanati (MC)
COMUNICATO
STAMPA
Nel pomeriggio di
sabato 10 maggio nella prestigiosa Sala Foschi del Centro Nazionale di Studi
Leopardiani di Recanati (MC) si terrà un importante evento culturale
organizzato e promosso dalla Associazione Culturale TraccePerLaMeta e dalla rivista di letteratura “Euterpe”.
La serata si aprirà
con i saluti introduttivi della Presidente della Ass. Culturale TraccePerLaMeta
(Anna Maria Folchini Stabile) e a seguire quelli del Sindaco di Recanati
(Francesco Fiordomo) e del Presidente del Centro Nazionale Studi Leopardiani (Fabio
Corvatta).
L’evento centrale
del pomeriggio sarà la premiazione del 2° Concorso Letterario Nazionale
“TraccePerLaMeta” che in questa seconda edizione si apriva con i versi di un
estratto di una lirica di Leopardi alla quale era possibile ispirarsi.
Da ogni parte
d’Italia arriveranno i vari vincitori e menzionati a vario titolo (per le due
sezioni di partecipazione: poesia e racconto) e altri partecipanti i cui testi
saranno pubblicati in un’opera antologica che verrà diffusa nella stessa
serata.
Il pomeriggio
letterario, appoggiato moralmente dalla Regione Marche, dalle Province di
Ancona, Macerata, Pesaro-Urbino, Fermo, Ascoli e dai Comuni di Macerata e
Recanati proseguirà con un reading con alcune voci di poeti locali che
leggeranno proprie poesie.
Ad arricchire
ulteriormente la serata sarà un intervento dal titolo “La modernità nella
poetica di Leopardi” della poetessa e scrittrice Annamaria Pecoraro e le
musiche di Luca Mengoni (violino) e Federico Perpich (violoncello) della Civica
Scuola “Beniamino Gigli” di Recanati.
La S.V. è invitata a
prendere parte al pomeriggio culturale secondo il programma in locandina.
Ingresso gratuito.
30 apr 2014
25 apr 2014
Lirismo descrittivo e finezza letteraria per il nuovo romanzo di Ciro Pinto: L'uomo che correva vicino al mare
L’uomo
che correva vicino al mare è il secondo libro
eccellente del romanziere Ciro Pinto,
di recente pubblicazione con Edizioni
Psiconline (Collana A tu per Tu).
Dopo
il successo del suo primo libro Il
problema di Ivana, questo nuovo romanzo è una conferma della finezza
letteraria di Ciro Pinto che prende
per mano il lettore e lo trasporta dentro le tante pennellate di realtà, tra mille emozioni e stati d’animo di una
sofferta storia di vita.
Il
protagonista Giorgio Perna scopre un segmento di esistenza finora sconosciuto; uomo
sportivo da sempre, ormai prossimo alla sessantina e con
“qualche incertezza nella memoria”, si trova a dover affrontare un
percorso di vita differente che si snoda grazie al filo della memoria più
lontana in una sequela di “non più” e “mai più”, in cui ricordi familiari,
luoghi e oggetti divengono “Testimoni
muti di sogni dispersi dalla furia
della vita” e spezzano la continuità del suo vissuto senza dar luogo a
legami possibili tra ieri e domani. Giorgio ha rimosso ogni evento traumatico
quasi a scongiurare la vecchiaia e la solitudine. Il dolore provato da bambino
per la morte prematura della madre, il ricordo nostalgico del padre ma in
assoluto la dolorosa perdita di sua moglie Eva, sconvolgono tutti i suoi equilibri
sebbene l'esistenza di ogni giorno prosegua. Sfondo tematico è il mare e lungo
la sua riva, Giorgio Perna ama correre quotidianamente “correre […] era la sua risposta a tutte le angosce della vita […]” La sua corsa è una sfida nei confronti di
se stesso e dello scorrere degli anni, teme di doversi riconoscere in un
corpo biologico depauperato del senso
dell’esistere, desidera rifugiarsi nel comodo ruolo di osservatore ma la
realtà gli impone di esprimere ogni emozione con modalità nuove. Nel momento
stesso in cui si sente destabilizzato dai suoi stessi ricordi che lo assalgono
accanto al respiro del mare, inizia in realtà a elaborare i suoi lutti. Giorgio
continua a correre nonostante non sia più un ragazzo, si costringe all’esercizio
fisico per fuggire dai propri pensieri tuttavia, dovrà fare i conti con quei
meccanismi di difesa che hanno impedito l’accettazione del dolore, favorendo la
censura dell’io e procrastinando solo la sua sofferenza.
La
metafora tematica ci appare quale piena consapevolezza del valore energetico,
spirituale e benefico che la vista del mare può svolgere sul dolore interiore, l’acqua
ci riconduce al nostro elemento originario e genera forza. Per Giorgio la riva
del mare è un luogo riservato dove respirare aria di libertà ma presto si renderà
conto che proprio questa sua passione agirà da mediatore mnemonico a livello più profondo per divenire elemento cognitivo
di una sofferenza inconscia.
Il
mare calma le paure dell’ignoto e le ansie della solitudine, Giorgio si affida
ad esso per ricaricare il suo corpo e raggiungere uno stato radioso di
benessere psico-fisico ma ogni dettaglio intorno a lui lo spinge ogni volta ad
ascoltarsi. Ammira il volo di un gabbiano, lo immagina volare felice ma “Sofferenza, dolore e gioia sembravano alternarsi in ogni suo movimento”,
solo una pausa di riflessione dunque, mentre i ricordi sono semisommersi, mai
soppressi, accantonati nei meandri della sua mente e tornano a imporsi
impietosi. Ogni accettazione raggiunta
permette sempre che il destino si compia, la salvezza arriva comunque e viene delegata
ai viventi, per i quali le immagini del passato, foto o ritratti, sono ormai i
fragili testimoni di una vita che non sembra più appartenerci.
Lo
stile del romanzo è molto fluido con tessuto narrativo realistico e
introspettivo, con sequenze dialogiche centellinate all’indispensabile. Ciro Pinto predilige una forma di comunicazione iconica, uno
stile del tutto personale che si centra sulle immagini; un genere di lirismo descrittivo, fortemente emotivo e coinvolgente,
dove l’elemento verbale feconda l’elemento visivo. La narrazione è molto curata
e attenta. Dalla vicenda emergono anche spaccati di città conosciute, ricchi di
riferimenti architettonici introdotti con la leggerezza disinvolta che è
caratteristica fondamentale dell’autore. Questo romanzo ha una sua forza e
specificità che ne costituiscono l’attrattiva per un lettore attento e
desideroso di riscoprire valori importanti
della vita, quali l’amore e il calore di una famiglia, la nostalgia per il
passato, la sofferenza per la perdita di un congiunto e tanto altro ancora.
La
tecnica narrativa con flashbacks in
vari capitoli in perfetta coordinazione tra presente e passato, rende ogni
elemento maggiormente veritiero.
Il
dolore fa parte della nostra vita e non va mai allontanato, neppure quando
genera senso d’impotenza e sofferenza insopportabile. Rimuovere un
evento traumatico vuol dire provocare una reazione a catena, in cui si vengono
a creare ulteriori instabilità emotive e psicologiche, spesso da traumi
irrisolti nascono vere e proprie patologie.
La
vita di ogni individuo è il frutto di tanti percorsi sia personali che
familiari, sicuramente qualcosa si apprende grazie alla trasmissione
intergenerazionale della memoria di chi perdiamo. Ogni perdita di un nostro
caro è sempre un forte dolore ma anche un insieme di frammenti memoriali
privilegiati.
L’immagine dell’uomo Giorgio Perna avvalora la
propensione dello stesso scrittore verso una chiave di lettura positiva della
vita, nonostante i suoi scenari ed eventi contrari.
L’uomo
che correva vicino al mare è un romanzo denso di
sensibilità e di sensazioni inconsce, a tratti dolente ma pur sempre ricco di
quell’autenticità e di quel senso di forte umanità che impregnano ogni romanzo
di Ciro Pinto, uno dei pochi
romanzieri contemporanei in grado di narrare la vita vera, toccando le note più
intime di ogni lettore.
Labels:
amore,
Ciro Pinto,
Edizioni Psiconline,
introspezione,
letteratura contemporanea,
morte,
nostalgia,
realtà,
Recensione,
romanzo,
susanna polimanti,
vecchiaia,
vita
19 apr 2014
Il buio La luce L'amore di Rosaria Minosa - Tematiche intense e drammatiche
“Se
giudichi le persone, non hai il tempo di amarle”
(Madre Teresa di
Calcutta)
Il
buio La luce L’amore, la seconda pubblicazione di Rosaria Minosa (Albatros 2012) è un romanzo dai toni umili e discreti che profonde
sentimenti autentici. È pervaso da tematiche
intense e drammatiche, socialmente molto sentite quali la malattia tumorale e l’alcolismo.
La
narrazione si apre con l’esperienza di pre-morte della protagonista Patrizia
che, sottoposta a un intervento all’utero, si trova a dover scegliere tra la
visione del tunnel di luce di fronte a lei e il rientro nel suo corpo fisico;
da qui e non solo, nasce il titolo stesso del libro “Non sentiva dolore, quel male che l’aveva soffocata era sparito. Il
tunnel s’illuminava, si allargava sempre più e lei ebbe la sensazione di vedere
LA LUCE […] Andare avanti significava vivere con L’AMORE, L’IMMENSO.”
La
decisione della donna di continuare a vivere e abbandonare quella via di luce e
amore, comporta ogni vissuto successivo, inclusa l’intima sofferenza di vivere
accanto a un marito dedito all’alcol ormai da parecchi anni. Rosaria Minosa ci presenta un viaggio
dentro se stessi, diretto a coloro che sono destinati ad accettare con fatica
ogni genere di depressione, causata dal trauma
psicologico dopo una malattia, così come da tutti quei fattori inconsci determinanti
emarginazione, angoscia e reazione al sociale che, il più delle volte contraddistinguono
ogni alcolista. Patrizia si trova a vivere la stessa malattia tumorale che le
aveva portato via anche sua madre, per ben due volte si sente menomata,
tuttavia riuscirà a uscire da quell’oscuro tunnel e con tanta umiltà e dignità
sarà in grado di recuperare l’amore di Stefano e il suo matrimonio.
Lo stile è privo di ogni
ornamento retorico, ricco di note essenziali ed emotive. Il linguaggio è fluido
e coinvolgente in un alternarsi d’immagini sempre vivide.
Un libro importante e
coraggioso che affronta lo choc per l’elaborazione di una malattia, dei conflitti
interiori, la mancanza di una base d’amore certa tra un uomo e una donna, lo
spettro di
un alcolismo che ruba tutte le caratteristiche di una persona, rendendola restìa
a qualunque dialogo e comprensione. Oltre le tematiche sociali fortemente
attuali, ritengo che l’essenzialità del messaggio sia l’alessitimia, già rilevata nel primo
romanzo di Rosaria Minosa (Il
sorriso rubato). Alla base di
ogni disagio emotivo o psichico c’è sempre e comunque l’incapacità di esprimere le proprie emozioni, rimarcando ogni
problematica derivante dalla sofferenza della non comprensione degli altrui e
propri stati d’animo, l’assenza totale di
confronto relazionale.
La
caratteristica emotiva e la percezione di inadeguatezza vengono raramente
espresse e sono spesso causa di insorgenza di incompatibilità caratteriale e
sentimentale. Questa percezione è motivata dal conflitto tra l’immagine di sé
fortemente idealizzata e l’insoddisfazione per la propria realizzazione
personale.
Il
buio La luce L’amore è un’incessante lezione di umiltà e stimolo all’ascolto
di quanto spesso si tende a nascondere, non solo agli altri ma anche a se
stessi. La storia di Patrizia e di suo marito Stefano diviene un preciso valore
simbolico, delegato alla costruzione dell’autostima,
dell’indispensabile amor proprio. L’autrice Rosaria Minosa, abituata a vivere nella quotidianità situazioni di
disagio familiare e sociale, c’insegna ad ascoltare e ascoltarsi, a mettersi continuamente
in discussione al fine di porre i principi al di sopra della personalità e di
praticare una sincera umiltà.
Se
non provassimo emozioni saremmo tutti separati dalla vita, Rosaria Minosa con il suo libro
insiste su tale tematica e ci esorta a viverle sempre e comunque,
lasciandole fluire per conseguire la crescita
e la guarigione interiore.
Infine,
ogni storia e ogni amore, se debitamente e volutamente sentito e vissuto può
ricondurci a ritrovare la propria dimensione “[…] dopo il BUIO, un po’ di LUCE, che porterà loro L’AMORE.”
14 apr 2014
Iuri dei miracoli di Iuri Lombardi - Un testo geniale ed evocatore
Poche
persone hanno l'immaginazione per la realtà (J.W.Goethe)
Iuri
dei miracoli di Iuri
Lombardi edito da Photocity nell’ottobre
del 2012 non è certamente l’unica opera letteraria dello scrittore, poeta e
giornalista fiorentino, sicuramente è un testo geniale ed evocatore. È impresa
ardua recensire l’opera, principalmente perché nella sua prefazione, il noto critico
letterario Lorenzo Spurio ne ha già
rilevato ed esaltato gli aspetti essenziali in maniera esaustiva.
Attraverso
un genere onirico, un presente e un passato ricreati fantasticamente, l’autore Iuri Lombardi scruta e coglie la
vastità e lo spessore del reale per scendere nei meandri del proprio intimo “[…] attore protagonista del guardare, del
farsi avanti sul proscenio della strada, tra i marciapiedi e le corsie
preferenziali e ancora più oltre.” In una sorta di gioco di prestigio, Iuri
s’identifica con un “jolly” e si ritroverà a interrogarsi sul significato
della vita e sul grande tema di fondo che è il mistero di ogni natura umana;
nella sua fantasia il travestimento da jolly fornisce certamente qualche
vantaggio speciale a qualunque giocatore.
Iuri
Lombardi è un attento osservatore
della vita autentica e in questa sua opera interpreta da protagonista curioso,
personaggi, fatti e situazioni del quotidiano, con intuito originale, con una
forza creativa di un’intensità eccezionale. Iuri Lombardi non è un semplice scrittore
bensì un vero e proprio artista e come tale è dotato di grande fantasia visiva,
percorre immagini reali di strada, ne descrive gli scorci, i colori e i rumori,
si ferma con gli emarginati per assaporarne il vissuto, quale taumaturgo e
miracolato egli stesso. Nelle sue
fantasie oniriche non ci sono cose inesistenti bensì l’intero palcoscenico della vita, con le sue tristezze, incertezze,
paure, successi e cadute. Ecco infatti che Iuri Lombardi immagina ancora
d’indossare la maschera da clown, poiché l’unica figura capace di leggere la
propria vita senza il filtro delle ipocrisie. Ogni sua manifestazione interiore
assorbe dal sapore del vissuto degli altri, viene rielaborato in maniera
immaginifica unicamente perché l’unica via per comprendere e comprendersi “E se la vita si potesse riscontrare solo
nell’immaginario e non nel tangibile?” L’autore si racconta, egli stesso
protagonista sul grande palcoscenico terreno, dove serpeggia una dolceamara
ironia nei confronti dei nostri usi e costumi, delle nostre manie, delle
abitudini di cui siamo più o meno consapevolmente schiavi. Dietro ogni sua
parola si nasconde il desiderio finale di cambiamento e miglioramento della
vita stessa che si evince anche dalla collocazione della narrazione con un
preciso criterio di rapporto paritetico, che soppesa e valuta ogni aspetto
sociale, in cui egli stesso fantasticamente si cala per condividerlo. Un po’
monello, un po’ anticonformista e un po’ saggio, Iuri Lombardi affronta le fasi
della nascita, della morte e persino della resurrezione, intesa come
principio di una nuova azione, un’impresa in cui lanciarsi a capofitto, un’opportunità
da non lasciarsi sfuggire; resurrezione che viene nominata anche nell’atto
sessuale ultimo.
Lo
stile del testo letterario è diretto, vivace, arricchito da dettagli di
bellezza suggestiva della città di Firenze e di ogni altro luogo menzionato. L’esposizione
si dipana in una trama affascinante, quasi seducente, di parole, frasi e
periodi che sembrano collegati dal senso profondo della "necessità"
letteraria di uno stile personale e originale.
L’interminabile
susseguirsi di termini finemente strutturati nasce da un personale gusto della
dismisura, con oscillazione tra fantasia a briglie sciolte e simbolismo
intellettuale, in cui troviamo un’incredibile ricchezza lessicale. L’ironia del
testo si fonda su un’acutissima, fulminea e assolutamente spregiudicata
osservazione della realtà, per cui un tratto dei suoi personaggi,
un'inflessione della voce, la descrizione di un paesaggio, una festa, una
ricorrenza o un abito sono rivelatori d'un carattere o di un tipo e di tutto un
mondo da esso rappresentato.
Leggendo
Iuri
dei miracoli mi sono trovata, forse per associazione d’immagini o per
pura connessione logica, a ricordare il mazzo di carte dei Tarocchi, in cui la
prima carta degli Arcani Maggiori è rappresentata dal Bagatto, che sta a
indicare l’inizio del grande gioco della creazione; esattamente come Iuri si
presenta nel suo libro, un giocoliere, un prestigiatore, che lascia intendere di
poter giungere alla verità attraverso l’illusione. Il Bagatto nei Tarocchi è anche la piena
realizzazione, la conquista dell’unità sostanziale, la possibilità del soggetto
di agire in maniera compiuta nel proprio ambito contestuale. In Iuri
dei miracoli, lo scrittore-protagonista è dunque una persona
intraprendente, un essere potenziale che tuttavia, con l’incanto della sola
parola, riesce ad occultare con destrezza, la sua stessa personalità. Iuri
Lombardi, un uomo dalla grande sensibilità ed emotività nonché dotato di
sorprendente e brillante intelletto; doti che gli permettono di affrontare una
scrittura da autentico talento.
SUSANNA
POLIMANTI
Cupra Marittima, 13.04.2014
Labels:
esistenza,
Firenze,
identità,
Iuri dei miracoli,
Iuri Lombardi,
jolly,
maschera,
morte,
Photocity Edizioni,
racconto,
Recensione,
romanzo,
saggio,
susanna polimanti,
vita
Iscriviti a:
Post (Atom)