3 giu 2017
Foto cerimonia premiazione Premio Letterario "Città di Fermo" 3° edizione 2017
20 mag 2017
Cerimonia di premiazione 3° Edizione Premio Letterario "Città di Fermo"
Un pomeriggio di piacevole condivisione e incontro con poeti e scrittori provenienti da varie città italiane.
Al termine della cerimonia di premiazione... una piacevole sorpresa!
Libera Associazione Culturale Armonica-Mente con la collaborazione dell'Ufficio Nazionale CEI per la pastorale, il tempo libero, turismo e sport (Direttore Mons. Mario Lusek e dell'Associazione Culturale GueCi di Rende(CS) (Presidente Anna Laura Cittadino)
5 mag 2017
"Mare mosso, l'imaginoso" di Maria Luisa Mazzarini- Profondità e mistero dell'animo umano
[…] “su tracce
d’inchiostro/di poesie/di foglio bianco aperto all’infinito[.]”
“Mare mosso, l’imaginoso” è la
recente raccolta poetica di Maria Luisa
Mazzarini, edita da EEE-book Edizioni. Leggendo quest’ultima opera
si avverte la sensazione di passeggiare a braccetto con la poetessa tra scenari
in piena esaltazione della memoria e dell’immaginazione, con lo sguardo innocente
di una bimba, desiderosa di scoprire realtà nuove a ogni passo ”Ci ferma la bonaccia[,]/ asciughiamo le
penne sulla ghiaia[.]/E le parole/raccontano di frammenti di luce/da abbracci
d’acqua/e infuocata sabbia]…]”
Ritorna il tema dominante del mare e del mormorio delle
acque, in singolare affinità coi movimenti elementari
della attività della natura, attimi privilegiati di un’inconfondibile voce, di
una cultura, di uno stile. Una poetica che si affaccia estasiata
ovunque e che si ritrova nel suono di ogni luogo, a contatto con visuali che
sono sorgenti di creatività; le parole danzano come note su un pentagramma e
come fili di una tela intrecciano immagini
che giocano abilmente tra metafore e simbolismi. La poetessa riesce sempre
a stupirci con la sua potenza onirica,
quasi funambola, di riconciliazione fra l’io e il mondo, fra l’arte e la
vita.
Il mare, come ogni elemento fluido, sta a significare la profondità e il mistero dell’animo umano
nonché manifestazione del tempo e di
quell’intimità strettamente in contatto con emozioni latenti, celate o tenute a
freno “ (Chi siamo?)/ Angoscia,
inquietudine, sgomento[. ]”
Le citazioni di poeti e scrittori stranieri, all’inizio di
ogni capitolo, lasciano cogliere nuovi spunti per le liriche che seguono, dalla
struttura e dal linguaggio vividi e unici. Nel suo ordine fantasioso, il verso
breve e sciolto impone più volte una sosta, mentre aggettivi espressivi sollecitano
la poetessa a dare libero sfogo all’estro creativo, quale dono speciale e
ispirazione dei suoi stessi sogni “in brulichio
di stelle/ [-] punti nel buio[-] come i nostri sogni/ di Magia[,]”.
La poesia per Maria Luisa Mazzarini è integrazione completa della sua personalità,
tutto ciò che vive in natura è pulsante di vita da ascoltare e rispettare
mentre si risveglia e si esprime quel canto nascosto che dorme nelle cose. L’anima stessa si abbandona all’oblio e si
spinge oltre i propri limiti; essa assorbe energia dal vento, dai fiori, dagli
alberi, dagli uccelli, dalla neve, dal sole, dalla luna e dal modulare del mare,
per elargirla ai versi. L’io poetico vive all’unisono col mondo circostante,
sembra di respirare con il suo ritmo “[…]
respiravo l’Incanto/di un mondo sommerso[,]/ ignoto/a uno sguardo distratto[.]”,
mentre la struttura strofica irregolare è una tecnica originale
che potenzia a dismisura la sostanza di valori umani universali così come gli
elenchi d’immagini che sono identificazione, definizione e associazione di
legami particolari, ricordi o
sentimenti. Attraverso il variopinto caleidoscopio
delle parole, di cui molte con lettera maiuscola, assaporiamo il senso
della profonda connessione tra la “Meraviglia”, lo “Spettacolo” e… la “Vita”.
Un’opera di straordinaria pienezza di vita che
lascia intendere la soluzione dell’enigma della buona sopportazione di un
percorso di ognuno, altrimenti invivibile; gli oscuri presentimenti e l’ineffabilità
si raccolgono in un mosaico di sfumature emozionali, originano trasformazione e
rigenerazione che man mano offrono allo stile ricchezza di armonie più
colorite. Ogni essenza originaria è qui fascino e abbandono a una sorta di
seduzione che alleggerisce la mente, esattamente come nel sogno, qui definito “origine e radice di ogni favola e futuro
possibile”.
Senza cadere nella trappola
dell’estetismo, assistiamo ad atmosfere surreali dannunziane ove la parola è
epifania e viaggia senza seguire una logica “[…] il porto- l’orizzonte- il
destino-la porta-la via” ma semplicemente suggerisce quel felice
smarrimento del “dolce naufragar “che
il grande Leopardi cita nei suoi ultimi versi dell’Infinito.
Non è forse questo il compito del poeta?
Ovvero cercare certezze al di là
dell’imperfetto che troppo spesso corrisponde a un certo atteggiamento di
vita, dove tutto risulta essere inappropriato nei confronti di quanto invece
l’uomo sia destinato a raggiungere, secondo un modello divino “[…] il cuore sogna l’imprevedibile
gioia[,]/ la nuova speranza[,] /l’attesa[.] … (Rivelazione)/ E incede il Giorno
con passi divini”.
23 apr 2017
HaikUimia di Claudio Spinosa e Alessandra Prospero: il verso unisce e completa
“HaikUimia” è una raccolta di haiku; un nuovo progetto editoriale della Arkhé Edizioni – 2016 che unisce la poetica del sulmonese Claudio Spinosa e dell’aquilana Alessandra Prospero, creando così un
connubio di arte e di energia ispiratrice. Le immagini grafiche della copertina
ritraggono i simboli del sole e della luna, separati seppur concilianti, quale
unione di due opposti a ordinare un nesso armonico tra luce, calore e creazione
di passaggi di un rispettivo universo interiore.
In termini di filosofia orientale,
è come riferirsi alla dualità maschile e femminile, dello Yin e dello Yang, sebbene
qui i colori utilizzati siano il bianco e l’azzurro. La stessa grafica si
ripete nelle pagine di ogni singolo haiku:
il Sole per Claudio Spinosa e la
Luna per Alessandra Prospero.
Nei versi si evince una
sincerità d’emozione che si manifesta in quella semplicità, in quella schiettezza
e spontaneità d’espressione propria di questa raccolta, ove spiccano tre
aspetti rilevanti: razionale, emotivo e volitivo. La brevità del genere haiku riflette
il mistero del verso e si arricchisce di capacità riflessive e immaginative
persino laddove c’è un velo di melanconia che si traduce in respiro vitale e
unanime [Su nero asfalto/ricordi &
intuizioni/Attraverso me] (C.S.) - [Crepuscolo
blu/Nostalgia feroce/Lande lontane] (A.P.)
Una composta
tristezza pervade all’avvicinamento del crepuscolo e le parole non dicono, non descrivono i moti dell’animo ma
li suggeriscono indirettamente con la loro forza di simboli evocativi, la cui
scelta appartiene all’abilità degli autori, in modo ch’essi non restino isolati
ma che, con una dinamica sicura, producano l’effetto desiderato: [Luna distorta/Umano contrattempo/Occlude cieli] (A.P.) - [Umori grigi/Ora tarda di sera/Bisogno di me] (C.S.) Nella gioiosa
ammirazione del bello, traspare un’eco quasi temporale, un soffio opprimente
della caducità delle cose di questo mondo dove anche il ricordo ci assale, quando
i pensieri si fondono con le emozioni suggerite dalla stessa natura. Uno scatto fotografico del trasporto
dell’io nelle cose del mondo è qui spontaneo abbandono dello spirito in esse
e intensa partecipazione alla loro ansia, alla loro vita, alla loro stessa
essenza rendendo suggestività
all’espressione [Alba
gelida/Costruzioni mentali/Concatenate] (A.P.)
La
bellezza della poesia haiku è sempre
quella che si annida ovunque, sia
nell’osservazione della notte che in quella del giorno, tra i germogli di una
primavera e gli inverni dell’anima. La potenza di afflato
si fonde con il riposo e la meditazione e le “Parole s’intarsiano” nei
versi di “un’alchimia vincente” per
una “gioia condivisa” che si
trasfigura in passione e in quella spiritualità propria della poesia
giapponese. Infatti, tale poetica mette in luce molti concetti tipici della filosofia
giapponese che, per tradizione, persegue una sorta di “makoto”, di perfezione e veridicità che è anche profonda
consapevolezza, non solo di ciò che siamo ma soprattutto di ciò che potremmo essere,
se solo ci fermassimo più a lungo nei luoghi della contemplazione,
semplicemente per riscoprire ciò che la frenesia del quotidiano spesso cela al
nostro sguardo. HaikUimia: un titolo sicuramente ricercato e ideato con un
preciso motivo; a me non dispiace interpretarlo
anche come “haikuemia” o “haikulimia”, considerando la personale attitudine dei
Nostri verso tale componimento poetico.
Tra haiku
e senryū, la cui grazia deriva
dall’imperitura bellezza della semplicità, indubbiamente risaltano la tempra e
l’incisività, caratteristiche essenziali dei due autori, quali eredità della
loro terra d’Abruzzo.
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recesione di Susanna Polimanti
3 apr 2017
Verbale di Giuria della III Edizione del Premio Letterario "Città di Fermo"
III
PREMIO LETTERARIO “Città di Fermo”
Anno
2017
Verbale ufficiale della Giuria
La Libera Associazione
Culturale Armonica-Mente è lieta di comunicare che la Commissione di Giuria
della III Edizione del Premio Letterario “Città di Fermo” - Anno 2017, presieduta
da:
SUSANNA POLIMANTI
e costituita dai seguenti
componenti di giuria:
Sez. A: Susanna
Polimanti, Lorenzo Spurio, Cinzia Franceschelli, Nuccia Martire, Michela Zanarella, Anna Laura Cittadino.
Sez. B: Mons.
Mario Lusek, Susanna Polimanti, Stefania Pasquali, Michela Zanarella.
Sez. C: Susanna Polimanti, Michela Zanarella, Cinzia
Franceschelli, Stefania Pasquali.
Sez. D: Susanna
Polimanti, Lorenzo Spurio, Anna Laura Cittadino, Nuccia Martire, Cinzia Franceschelli.
dopo attenta lettura ed esame delle
opere in forma rigorosamente anonima, contrassegnate dal solo titolo e
in base ai seguenti canoni di valutazione:
1. Rispondenza ai requisiti tecnici
previsti dal bando di concorso
2. Analisi sintattico – grammaticale
3. Originalità ed elaborazione del
contenuto
4. Efficacia del messaggio ed emozioni
suscitate
5. Stile (metrica, ritmo, musicalità)
ha così deliberato:
SEZ.
“A” – POESIA IN LINGUA ITALIANA A TEMA LIBERO
Vincitori assoluti
1° Premio - “Dove la terra trema” di Antonio Damiano – Latina (LT)
2° Premio – “Andria-Corato, 12 luglio 2016” di Francesca Innocenzi – Cingoli (MC)
3° Premio – “Le bambole di Mosul” di Tiziana Monari –
Prato (PO)
Premio Speciale del Presidente di Giuria
“Guardandoti
(Inno alla Terra)” di Emanuele
Aloisi – Tropea (VV)
Premio Speciale Associazione Culturale GueCi (Presidente Anna Laura
Cittadino)
“Due aironi rossi” di Davide
Bergamin – Roverbella (MN)
Menzione d’Onore
“Mare
Nostrum” di Chris
Mao
– Ormea (CN)
“Un viaggio ancora…” di Nadia
Ghidetti – Fabriano (AN)
“L’azzardo” di Franca Donà
– Cigliano (VC)
“Afa sulla laguna” (Del ponte
dei sospiri) di Maria Teresa Infante
– San Severo (FG)
♦
♦ ♦
SEZ.
“B” – POESIA RELIGIOSA
Vincitori assoluti
1° Premio - “La Croce
al mondo” di Marco Managò – Roma
(RM)
2° Premio – “L’angelo
custode” di Antonio Cirillo –
Barga (LU)
3° Premio – “Incontro”
di Valentina Carleo di Pontecagnano
Faiano (SA)
PREMIO SPECIALE DEL PRESIDENTE DI GIURIA
“Hai pianto con me”
di Giusi Colonnelli – Mondavio (PU)
Premio Speciale CEI (Ufficio Nazionale per la pastorale, il tempo
libero, turismo e sport)
“Ti ho cercato, o
Dio, Ti ho cercato” di Tina Ferreri
Tiberio - S. Ferdinando di Puglia (BT)
Menzione d’Onore
“C’era una volta il
presepe” di Antonio Damiano –
Latina (LT)
“Ti parlerò…” di Antonio Bicchierri – San Giorgio Jonico
(TA)
“La legge dell’amore”
di Emanuele Aloisi – Tropea (VV)
♦ ♦ ♦
SEZ.
“C” – POESIA IN DIALETTO
Vincitori assoluti
1° Premio – “A sofferenza” di Antonio Barracato - Cefalù (PA)
2° Premio – “Chiantu di tri matri” di Paolo Landrelli -
Ardore (RC)
3° Premio – “ ‘Na zzìca de gnènte” di Dante
Ceccarini – Latina (LT)
Premio Speciale del Presidente di Giuria
“A pizzu de abba” di Stefano
Baldinu - San Pietro In Casale (BO)
Menzioni d’Onore
“Er
passato” di Angelo Gallo
– Roma (RM)
“Passa llu tìampu” di Angelo
Canino – Acri (CS)
♦ ♦ ♦
SEZ.
“D” – LETTERA APERTA A TEMA LIBERO
Vincitori assoluti
1° Premio - “Scrivimi del tuo cuore” di Arian Percallo – Castenedolo (BS)
2° Premio - “Alla depressione” di Michele Veschi – Senigallia (AN)
3° Premio – “Lettera a papà” di Patrizia Vallavanti – Caorso (PC)
Premio Speciale del Presidente di Giuria
“Cara terra mia” di Elena
Belmontesi – Monte Urano (FM)
Menzione d’Onore
“L’angelo che si leva accanto al biancospino” di Rosanna Di Iorio – Cepagatti (PE)
“Caro papà” di Armida
Massarelli – Modugno (BA)
♦
♦ ♦
CONSISTENZA
DEI PREMI
Come indicato dal bando di partecipazione al concorso
i premi consisteranno in:
Vincitori
assoluti Sez. A-C-D:
1° Premio: Targa, diploma con motivazione della giuria
e 150 Euro
2° Premio: Targa, diploma con motivazione della giuria
e libri
3° Premio: Targa, diploma con motivazione della giuria
Premi Speciali: Targa e diploma con motivazione della
giuria
Menzioni d’Onore: Trofeo e diploma
Vincitori
assoluti Sez. B:
1° Premio: Targa, diploma con motivazione della giuria
e articolo religioso
2° Premio: Targa, diploma con motivazione della giuria
e libro
3° Premio: Targa, diploma con motivazione della giuria
Premi Speciali: Targa e diploma con motivazione della
giuria
Menzioni d’Onore: Trofeo e diploma
I premiati saranno contattati a mezzo mail o
telefonico ai riferimenti forniti alla segreteria del premio tramite scheda di
partecipazione.
PUBBLICAZIONE
IN ANTOLOGIA
Tutti
i testi dei Vincitori Assoluti, dei Premi Speciali e delle Menzioni verranno
pubblicati in antologia. Per i primi premi e premi speciali il testo sarà corredato
dalla motivazione della giuria.
Il
presente messaggio non verrà reiterato a mezzo mail o telefonico ed è dunque
ultimo e perentorio.
L’antologia
del concorso sarà disponibile alla vendita il giorno della Premiazione
direttamente all’entrata della sala dove si terrà la cerimonia conclusiva del
Premio.
RITIRO
DEI PREMI
Come indicato al
punto 11 del bando di partecipazione i vincitori sono tenuti a presenziare alla
cerimonia di premiazione per ritirare il premio. In caso di impossibilità, la
targa/trofeo, il diploma e l’antologia potranno essere spediti a casa dietro
pagamento delle spese di spedizione, mentre i premi in denaro non verranno
consegnati e saranno incamerati dall’Associazione Culturale Armonica-Mente per le
future edizioni del Premio.
Stessa cosa è da
intendersi per coloro che hanno conseguito un Premio Speciale o Menzione
d’Onore.
La premiazione si terrà sabato 27 maggio
2015 alle ore 17,00 presso la Sala Postacchini dell’Hotel Astoria in Viale Vittorio
Veneto, 8, 63900 Fermo (FM)
Telefono: 0734 228601
Si richiede gentilmente di confermare
la propria presenza tramite mail all’indirizzo del Premio o, diversamente, la
propria impossibilità a intervenire entro il 15 maggio per permettere
una più attenta organizzazione dell’evento e delle eventuali tempistiche.
Per ogni altra richiesta di informazioni inerente alla
premiazione, si rimanda al contatto mail del premio: premiocittadifermo@gmail.com
NUNZIA LUCIANI
SUSANNA POLIMANTI
(Presidente
del Premio) (
Presidente di Giuria)
Fermo,
li 3 aprile 2017
30 mar 2017
LE PAROLE ACCANTO di Michela Zanarella: il verso incarna una sensibilità intuitiva
“La vita la inseguo/come gatta randagia/sui
cornicioni/affamata di lune opalescenti/frugando con gli occhi/negli strati del
cielo”
La nuova silloge “LE PAROLE ACCANTO” è un progetto
editoriale crowdfunding di Interno
Poesia Editore, approdato alla pubblicazione
con ampio consenso di pubblico per una poetessa di valore quale è Michela Zanarella.
Il titolo della raccolta, senza alcun
dubbio, è il primo elemento di riflessione, prim’ancora di addentrarsi in una
corretta interpretazione del testo. Il termine “parola” è già un’evidente articolazione
di un'ispirazione poetica, manifestazione più pura dell’essere che si pensa e si
esprime nel linguaggio che maggiormente predilige. Nel caso della Zanarella, la
voce poetica è la natura stessa del suo essere ove il verso incarnato è essenzialmente presente e “accanto” in ogni trasformazione del suo cammino. “Trascino nel mio inchiostro/il tragitto
della luce[,] /il procedere dell’infinito”.
Dai meandri della memoria affiorano le
immagini della bambina diventata donna, che non lascia nel vuoto il proprio percorso
di vita bensì lo colma di parole, emozioni e affettività. Una poetica della
semplicità e, allo stesso tempo, maggiormente matura ed evoluta, in un periodo
di transizione in cui la scoperta dell’anima e il suo diventare familiare richiedono
molto tempo e ripetuti incontri. I luoghi della memoria sono quegli spazi che
acquistano un particolare significato emotivo, possono fare irruzione
improvvisa e smuovere impressioni tali da renderli unici, poiché sollecitano
inconsuete vibrazioni interne e stimolano a un dialogo interiore. La poesia è compagna
di viaggio lungo un’analisi di sensazioni e sentimenti che sono rimasti sempre
fedeli alla sua terra di origine […] una
terra che mi sfugge solo nella distanza/ ma che è pur sempre/radice che confina
col mio sangue”. Autentica virtuosa del verso, la poetessa riscopre un singolare
sodalizio con i paesaggi a lei cari; ne trae una magica e rinnovata forza per
luminose immagini dal potere evocatore “Non
posso dimenticare/ le sere spese ad inseguire lucciole/tra i campi […]”,
che restituiscono un senso alle scelte che, nel tempo, hanno assunto una
particolare pregnanza esistenziale, marcando un momento di svolta o di rinuncia;
le stesse che accentuano il desiderio del ritorno a una spensieratezza propria
dell’infanzia.
Una profonda e
intuitiva sensibilità pervade lo stile della silloge. La ricchezza di riferimenti
costanti tra il cielo, la terra e l’essere ci fa comprendere quanto stretta sia
la loro correlazione in ogni ambito della vita. Sulla volta celeste si muovono
il sole, il vento, le nuvole, la nebbia, i gabbiani mentre sulla terra ci sono
il grano, i fili d’erba, il fiume, la pianura e le strade polverose, tutti
segni di un rapporto con la natura espresso da un simbolismo preciso che è
rinascita, virtù e forza spirituale. L’atteggiamento rispettoso verso un creato
che si congiunge con il cielo, dove anche i silenzi e le distanze generano
presenze e non ombre passive nonché il perire e il rinascere, riescono a
produrre commozione in chi rivolge loro il proprio sguardo.
In particolar modo colpisce il simbolismo
del grano, termine più volte ripetuto nei versi e legato al dono della vita. Non
a caso ritroviamo poesie dedicate alla propria madre, ove si evince un seno
materno che è possibile paragonare al seno della terra. La perennità delle
stagioni e insieme le diverse trasformazioni della vita umana investono il tempo di una funzione metaforica della
maturità di ogni espressione, di ogni germe di sentimento e recuperano il
contatto tra l’io e quella luce che arriva dal pensiero rivolto all’azzurro del
cielo, al divino, in una sorta di totale affidamento.
“Allora
proviamo ad incontrare l’azzurro/che sia orizzonte o confine/ e lasciamo che
sia l’alba a darci risposte/dopo aver sorriso alle stelle”.
Michela Zanarella irrompe nell’anima di
ognuno con dignitosa pacatezza. È superfluo aggiungere che la sua poetica è consacrata alle immagini che lei penetra, non
lasciando che le scivolino addosso soltanto le sembianze di un qualcosa che è
cornice di un percorso. La sua poesia
così come la sua natura, fatta di silenzi, percezioni e riservatezza, ha
imparato a “custodire il tempo”, si
risveglia e si esprime nel momento in cui la sua anima ha trovato il centro di
quelle emozioni, non più enigmatiche bensì suscitate anche da una
rielaborazione psicologica “Apro la mia
pelle ai giorni […] come se fossi al primo inchino/alla vita”. La vita
segue una spinta che spesso non si delinea in modo chiaro ma sembra proprio che
la Nostra percepisca già quel “[…]
destino/ che mi chiede dove andare/ prima di orientarsi dentro al cuore”.
9 feb 2017
L'ultimo bagliore - Il nuovo romanzo di Giuseppe Filidoro
“Sorrise amaro,
nel considerare di quanta presunzione si nutre l’uomo coltivando l’illusione di
avere il controllo del tempo, come se ne fosse padrone, e non di questo solo un
misero ostaggio”
“L’ultimo
bagliore” (Osanna Edizioni),
il secondo romanzo di Giuseppe Filidoro è la conferma di un nuovo talento capace
di emozionare, trovando nella scrittura un luogo privilegiato a cui affidare pensieri
e riflessioni sull’animo umano e la sua coscienza. L’incipit del romanzo ci trasmette già la percezione di un preciso
proposito dell’autore di consegnarci metaforicamente un messaggio essenziale, particolarmente
incentrato sui meccanismi impietosi della mente nonché sui
tanti subbugli dell’essere.
Ogni
esperienza narrata è un’epifania retrospettiva ove il passato, tramite un preciso
percorso narrativo, attiva la memoria involontaria del Sé. Siamo di fronte a temi incandescenti quali la morte, la
violenza, il senso di colpa, il senso del peccato e il desiderio
di espiazione, la fragilità dell’uomo e la forza del destino che,
discontinui e imprevedibili secondo la loro essenza più vera, s’insinuano
dentro le pieghe del presente delle due figure di spicco: Betta e Don Cesare.
L’una si
trova a ripercorrere stati d’animo nelle mappe della sua memoria di bambina per
riuscire in qualche modo a bonificare e superare il suo “inferno buio”; l’altro accetta passivamente il ruolo che gli si
attribuisce sulla scena dell’esistenza, dibattendosi tra le sue “due anime”. Entrambi introversi e tormentati
da incubi ricorrenti e costantemente turbati da larve inconsce. Non meno
importanti sono le figure femminili antagoniste di Maria e Savina, dal
carattere ambiguo e inquietante.
L’autore
ama anche attardarsi in minuziose descrizioni, degne di nota, ove la natura e i suoi paesaggi, suggestivi
e misteriosi, sono una rappresentazione simbolica dell’energia e del potere
dell’essere umano nel profondo. La stessa descrizione dell’evento sismico
s’incastra perfettamente nel tessuto narrativo; esso irrompe per scuotere le
fondamenta dell’ego e della mente quale disagio psicologico e senso desolato
del destino che, sottilmente, gioca sulle corde dell’anima.
Sfondo
misterioso e dal carattere simbolico è anche l’immagine della luna, rappresentata
come la zona notturna, inconscia e crepuscolare della personalità e della vita
infantile; una luna che è il versante passivo ma fecondo dell’immaginazione.
Un’ingannevole logica orienta
la fabula e s’impone come se l’autore stesso interrogasse e analizzasse chi
in realtà non è unicamente personaggio bensì un vero e proprio Essere seppur
incompleto, frammentato e perso negli oscuri meandri dei suoi ricordi.
È
doveroso osservare ogni angolatura del testo per riuscire a classificarne
correttamente il genere, dato che vari elementi suggeriscono un possibile legame
con il romanzo psicologico e introspettivo, senza ignorare un’impostazione di
stampo realistico di una narrazione inventata ma al tempo stesso verosimile, in
cui l’inquietudine e il senso di colpa
rispecchiano la forma più comune di angoscia della nostra cultura. Con
tale opera inoltre, Filidoro ha dato prova di
straordinarie intuizioni di ordine sociologico per giungere infine a un’analisi
dell’animo umano, propria del romanzo decadente. Continui flussi di coscienza
riportano ogni vicenda del passato in superficie; in particolare Betta e Don
Cesare sono sottoposti a tormenti continui e traumi interiori sentendosi vittime
di voci opposte, di contrasti cupi anche se diversi nelle loro sorgenti
personali. Ogni figura qui descritta è un essere a sé che si auto-analizza, si
esamina, si scruta e si tormenta nel rivivere fantasmi del passato che appaiono
del tutto personali seppur strettamente collegati, talmente forti e insistenti
da far desiderare persino la morte quale liberazione da essi. Lo stesso desiderio di espiazione costringe il
co-protagonista Salvo a rianalizzare, in cella, le zone più oscure del suo
passato, afflitto dal tormentoso ricordo di un amore bello ma malato, reso quasi
perfetto dalla volontà di non esistere più.
Nonostante
la ricchezza dell’intreccio, qua e là disseminato di elementi noir, ci troviamo di fronte a una prosa limpida e dai toni pacati che predilige una struttura squisitamente
tradizionale, a sottolineare capacità narrative e introspettive notevoli. Non
manca la tecnica espressiva che si evidenzia nelle sequenze in carattere corsivo
nello specifico letterario dell’analessi. Un insieme di elementi, fitti rimandi
alla narrativa proustiana e bufaliniana, induce a riflettere sui tanti quesiti
che l’uomo è portato per sua natura a porsi e soprattutto su quel grande e
unico perno intorno a cui girano la mente e il cuore dell’uomo a seguito di
traumi vissuti, la cui essenza va assolutamente indagata. L’assoluto
protagonista nonché tema centrale del romanzo è, dunque, il tormento interiore
di una memoria implicita, reclusa negli incubi più difficili da sopportare,
un’impronta indelebile di conflitti di una coscienza che implode nell’io e governa
l’intera esistenza.
L’ultimo bagliore
di Giuseppe Filidoro è senza alcun
dubbio un mezzo espressivo attraverso cui è possibile porsi domande
fondamentali sulla propria esistenza, riscoprendo traumi e dubbi in grado di
trasmettere alchimie interiori intrise di significati che troppo spesso tengono
in ostaggio menti rassegnate e incapaci di accettare il corso del destino, con
un costante interrogativo: esiste davvero un “ultimo bagliore” che possa condurre verso un ideale ultraterreno,
di libertà da noi stessi?
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