“La vita la inseguo/come gatta randagia/sui
cornicioni/affamata di lune opalescenti/frugando con gli occhi/negli strati del
cielo”
La nuova silloge “LE PAROLE ACCANTO” è un progetto
editoriale crowdfunding di Interno
Poesia Editore, approdato alla pubblicazione
con ampio consenso di pubblico per una poetessa di valore quale è Michela Zanarella.
Il titolo della raccolta, senza alcun
dubbio, è il primo elemento di riflessione, prim’ancora di addentrarsi in una
corretta interpretazione del testo. Il termine “parola” è già un’evidente articolazione
di un'ispirazione poetica, manifestazione più pura dell’essere che si pensa e si
esprime nel linguaggio che maggiormente predilige. Nel caso della Zanarella, la
voce poetica è la natura stessa del suo essere ove il verso incarnato è essenzialmente presente e “accanto” in ogni trasformazione del suo cammino. “Trascino nel mio inchiostro/il tragitto
della luce[,] /il procedere dell’infinito”.
Dai meandri della memoria affiorano le
immagini della bambina diventata donna, che non lascia nel vuoto il proprio percorso
di vita bensì lo colma di parole, emozioni e affettività. Una poetica della
semplicità e, allo stesso tempo, maggiormente matura ed evoluta, in un periodo
di transizione in cui la scoperta dell’anima e il suo diventare familiare richiedono
molto tempo e ripetuti incontri. I luoghi della memoria sono quegli spazi che
acquistano un particolare significato emotivo, possono fare irruzione
improvvisa e smuovere impressioni tali da renderli unici, poiché sollecitano
inconsuete vibrazioni interne e stimolano a un dialogo interiore. La poesia è compagna
di viaggio lungo un’analisi di sensazioni e sentimenti che sono rimasti sempre
fedeli alla sua terra di origine […] una
terra che mi sfugge solo nella distanza/ ma che è pur sempre/radice che confina
col mio sangue”. Autentica virtuosa del verso, la poetessa riscopre un singolare
sodalizio con i paesaggi a lei cari; ne trae una magica e rinnovata forza per
luminose immagini dal potere evocatore “Non
posso dimenticare/ le sere spese ad inseguire lucciole/tra i campi […]”,
che restituiscono un senso alle scelte che, nel tempo, hanno assunto una
particolare pregnanza esistenziale, marcando un momento di svolta o di rinuncia;
le stesse che accentuano il desiderio del ritorno a una spensieratezza propria
dell’infanzia.
Una profonda e
intuitiva sensibilità pervade lo stile della silloge. La ricchezza di riferimenti
costanti tra il cielo, la terra e l’essere ci fa comprendere quanto stretta sia
la loro correlazione in ogni ambito della vita. Sulla volta celeste si muovono
il sole, il vento, le nuvole, la nebbia, i gabbiani mentre sulla terra ci sono
il grano, i fili d’erba, il fiume, la pianura e le strade polverose, tutti
segni di un rapporto con la natura espresso da un simbolismo preciso che è
rinascita, virtù e forza spirituale. L’atteggiamento rispettoso verso un creato
che si congiunge con il cielo, dove anche i silenzi e le distanze generano
presenze e non ombre passive nonché il perire e il rinascere, riescono a
produrre commozione in chi rivolge loro il proprio sguardo.
In particolar modo colpisce il simbolismo
del grano, termine più volte ripetuto nei versi e legato al dono della vita. Non
a caso ritroviamo poesie dedicate alla propria madre, ove si evince un seno
materno che è possibile paragonare al seno della terra. La perennità delle
stagioni e insieme le diverse trasformazioni della vita umana investono il tempo di una funzione metaforica della
maturità di ogni espressione, di ogni germe di sentimento e recuperano il
contatto tra l’io e quella luce che arriva dal pensiero rivolto all’azzurro del
cielo, al divino, in una sorta di totale affidamento.
“Allora
proviamo ad incontrare l’azzurro/che sia orizzonte o confine/ e lasciamo che
sia l’alba a darci risposte/dopo aver sorriso alle stelle”.
Michela Zanarella irrompe nell’anima di
ognuno con dignitosa pacatezza. È superfluo aggiungere che la sua poetica è consacrata alle immagini che lei penetra, non
lasciando che le scivolino addosso soltanto le sembianze di un qualcosa che è
cornice di un percorso. La sua poesia
così come la sua natura, fatta di silenzi, percezioni e riservatezza, ha
imparato a “custodire il tempo”, si
risveglia e si esprime nel momento in cui la sua anima ha trovato il centro di
quelle emozioni, non più enigmatiche bensì suscitate anche da una
rielaborazione psicologica “Apro la mia
pelle ai giorni […] come se fossi al primo inchino/alla vita”. La vita
segue una spinta che spesso non si delinea in modo chiaro ma sembra proprio che
la Nostra percepisca già quel “[…]
destino/ che mi chiede dove andare/ prima di orientarsi dentro al cuore”.