11 set 2014

Biografia dell'anima nella poetica di Sandra Carresi

La mia recensione alla silloge poetica di Sandra CarresiL'ombra dell'anima 





L’ombra dell’anima, edito da Libreria Editrice Urso nel 2012, è una raccolta di poesie il cui titolo è di per sé, un vero e proprio assunto della biografia dell’anima e della poetica tutta di Sandra Carresi.
Le sue poesie sono parole lievi che accompagnano concetti profondi, descrizioni di paesaggi che toccano il cuore. Nello scorrere sulla carta, i suoi versi suggeriscono all’animo di chi legge, suggestive cornici di emozioni e scenari come il profumo di un tiglio, il distacco struggente da radici che con l’età sbiadiscono o la memoria dell’odore particolare di un tempo, a ricordare lontananze di spazio e di sentire: “Non esiste un cuore senza radici[,] / non esiste un cuore che non possieda/ il profumo degli anni verdi[,] /belli, spensierati, sinceri e vulnerabili.”
Una dolcezza malinconica si dipana da ogni sua immagine, la poetessa s’immerge nelle stagioni della vita, le trasfigura nelle stagioni dell’anno e stana senza paura le ombre nascoste; “all’ombra della sua anima” torna a confrontarsi l’intensa e matura parola poetica che lei dipinge in “un quadro perfetto/ che respira salsedine” e ancora come “donna, farfalla[,] /pantera e sirena” si popola d’icone che si disegnano nell’Io e fuori dall’Io, sulla memoria di un vissuto che riemerge tramite il pennello delle parole.
La cover di questa raccolta poetica è leggiadra e armoniosa, ritrae una giovane donna dai lunghi capelli sciolti al vento che agita un drappo di raso rosso, quasi a spogliarsi del consueto abito, per indossare l’impalpabilità della sua anima, diventando così una pagina trasparente pe il lettore.
In ogni strofa scorre l’amore, vero e autentico, verso un figlio “Re di quadri” con il quale lei gioca in compiaciuta ammirazione, dedicandogli parole sapientemente disposte con funzione metaforica e simbolica, si diverte a competere con lui e si trasforma in una sorta di “designer” della sua stessa poesia. La poetessa si rivolge anche al suo compagno di vita, osserva e scruta l’evoluzione del sentimento d’amore che, mai sopito, si riaccende ogni giorno con il semplice tocco delle mani, non più “snelle ed ossute/ dei tuoi vent’anni” bensì “forti e massicceLe stesse che al mio corpo/ s’intrecciano la notte/e/giocano al risveglio/del mattino.”
Sandra Carresi condivide con il lettore anche il timore della morte, lo aiuta a riconciliarsi con essa, dipingendola metaforicamente con la poiana, uccello predatore il cui volo silenzioso le concede l’arrivo improvviso… “appostamenti improvvisi, artigli alla schiena/ e… silenziosa la morte.”
Ogni poesia segue un preciso ritmo senza alcuna pomposità, lo stile non è prosopopeico seppur ricco di echi e risonanze melodiche, vi si riscontra la molta cura delle scelte espressive con figure retoriche quali climax e anafore, a sottolineare un effetto progressivamente più intenso Una poetica fluida, spontanea che predilige un’intimità tipica dell’animo femminile, in ascolto delle sua anima, delle voci misteriose e silenziose della natura, in una realtà di simbolismo pascoliano.
Il critico, di fronte alla sua poetica, non può fare a meno di ascoltare Sandra Carresi  mentre inquadra la sua interiorità profonda, capace di cogliere gli aspetti meno ovvi della realtà e tutti quei sentimenti apostrofati dal vissuto, non si sofferma sugli aspetti strutturali o metrici, non ne sente la necessità, perché dai versi risaltano unicamente la speranza e la decisione di vivere il tempo con urgenza di luce.
Le strofe si susseguono aprendo un varco di rinascita. Non è dunque questo lo scopo della poesia? Esprimere i sentimenti attraverso immagini che siano tali da rendere universale ogni libera espressione e percorrere i sentieri di vita con la certezza che taluni “giganti” siano sempre “messi all’ombra [,] / a riposare [,] ”. La poesia di Sandra Carresi è specchio e interprete di un’autentica realtà, Sandra ne diviene scenografa, senza finzione alcuna.



SUSANNA POLIMANTI                                            Cupra Marittima 10.09.2014



8 set 2014

Recensione della poetessa Ilaria Celestini ai miei libri

Ringrazio la stimata poetessa Ilaria Celestini per questa sua recensione ai miei libri: 
Lettere mai lette e Penne d'aquila

Ilaria Celestini ha colto esattamente la mia scrittura, il mio stile e la mia stessa anima in ogni riga e mi ha fatto dono di una critica che rispecchia la sua grande capacità di scrivere in versi.




                  Susanna Polimanti narratrice dell'anima



Susanna Polimanti, nata a Foligno e residente a  Cupra Marittima, nelle Marche, oltre a essere un'esperta traduttrice e una fine esegeta di testi  letterari, membro di giuria in svariati e prestigiosi concorsi, è una narratrice sui generis, che privilegia  l'essere all'apparire, con un uso moderato del linguaggio, fatto di frasi brevi, senza ricerca di effetti  speciali con cui stupire il lettore, senza inutili orpelli, molto riservata e al tempo stesso incisiva. Lo si evince dalla lettura dei suoi due testi più recenti, Lettere mai dette (2010) e Penne d'aquila (2011) (entrambi editi da Kimerik, Patti – Me)
Testi molto diversi tra loro eppure complementari sul piano ideale.
Nel primo, una raccolta epistolare le cui missive non sono mai giunte ai destinatari, non vi è una trama, così come non ci sono personaggi fissi o intrecci.
C'è la voce narrante dell'autrice, che racconta in modo garbato vicissitudini, vita quotidiana, aspettative deluse, doni offerti generosamente senza chiedere contraccambio, tenerezza e amore, anche per le creature più semplici, come un cane, presenza umile ma preziosa che arricchisce l'anima.
E tanto basta per coinvolgere il lettore, senza nessuna affettazione, senza pose intellettualistiche, solo con la forza espositiva di una mente lucida sorretta da un cuore che sa commuoversi, e di conseguenza è in grado di suscitare emozioni profonde.
Il secondo testo potrebbe essere ascrivibile al genere del romanzo di formazione, e sarebbe facile citare l'Emilio di Rousseau o altri analoghi, ma quello che preme alla narratrice sembra il desiderio di farsi voce dell'anima, un'anima che compie la propria maturazione a poco a poco, attraverso dolori e disillusioni cocenti, ma sempre affrontate con dignità, eleganza e pudore.
Susanna è affabulatrice elegante e discreta; conduce per mano il lettore nei segreti teneri e commuoventi di una ragazza di buona famiglia, amata e protetta, ma al tempo stesso autonoma, emancipata, capace d'iniziativa.
Ci s'innamora di Virginia, come personaggio, perché è facile riconoscersi nei suoi pudori, nella sua innocenza, nei suoi slanci e soprattutto nella sua generosità.
E' un'anima giovane, si è detto, eppure sa amare. Profondamente.
Il suo è un sogno d'amore casto e ardente insieme, che persiste e si evolve nel tempo, e possiede una personalità ricca di sfumature, dietro un'apparenza semplice, da ragazza della porta accanto.
Estremamente attuali sono anche le delusioni, sentimentali ma anche professionali, della protagonista, che sono quelle tipiche di chi ha una cultura umanistica e deve fare i conti con le esigenze del mercato.
Sorprendente è però il messaggio di fondo, che giunge in una modalità inconsueta e insperata: tutti i singoli passi del percorso esistenziale servono, anche quelli che in apparenza sono più ostici, si rivelano e si spiegano in una visione superiore che li ricompone e li colma di significato.
Un messaggio di speranza, utile ai giovani di oggi e alle persone in cerca di risposte sui fini ultimi della vita, a tutte le età.


                          Ilaria Celestini



Brescia, 8 settembre 2014

5 set 2014

Un bellissimo articolo scritto dal giornalista professionista e scrittore Adolfo Leoni di Fermo

Ringrazio vivamente il giornalista Adolfo Leoni di Fermo, per aver scritto questo bellissimo articolo riguardo la serata finale della Rassegna Di Villa In Villa XXII Edizione - Associazione Culturale ArmonicaMente di Fermo, Presidente Nunzia Luciani:



IL CUORE NEGLI SCRITTI DI SUSANNA POLIMANTI. LE CANZONI DI VELIA. I VIRTUOSISMI DI COSIMO. LA BRAVURA DI ELEONORA. LA PASSIONE DI NUNZIA

Ieri sera, ultimo appuntamento della rassegna culturale e musicale “Di Villa in Villa”.
Sede prescelta: La Cisterna Art Café di Fermo, quartier generale dell’associazione ArmonicaMente di Nunzia Luciani (senza scordare Carlo Iommi), mente cuore e braccio degli eventi estivi nelle più belle ville (ma non solo) del Fermano.
Raccontare la serata ricca di spunti non è semplice. Lo facciamo partendo dalla fine. Dall’ultima canzone che la simpatica e dotata Velia Moretti De Angelis, accompagnata al piano dalla brava Eleonora De Angelis, propone ai numerosi presenti.
“Santa Lucia” nasce come canto napoletano. Ed è la prima canzone del Risorgimento tradotta in italiano. E’ un classico conosciutissimo. E gli intervenuti la cantano insieme alla soprano. 
La gente si guarda attorno per constatare se anche il vicino faccia altrettanto. E’ come un improvviso ritrovarsi, soddisfatto, su qualcosa che unisce, che mette insieme, che cementa. 
In tempi di sgretolamento e solitudini, sentirsi, anche solo per un istante, un cuor solo, ha un valore inestimabile. La canzone produce unità.
Del cuore, parla la scrittrice Susanna Polimanti, introdotta e intervistata dallo scrittore e critico letterario Lorenzo Spurio. La ragione non basta, il razionalismo è limitato, diventa una stanza chiusa, buia, alla fine asfittica. La finestra da spalancare, dove prendere luce, è quella del cuore, dei sentimenti, dell’affetto. Sì, come l’affetto gratuito che ha imparato, incredibilmente, guardando il suo cane Strauss. Gli ha dedicato il primo libro: “Due cuori e una cuccia”, dove Strauss non solo è protagonista ma è voce narrante, colui che racconta, che racconta della sua padrona.
Evoca “Il piccolo principe” di Saint Exupery, dove è la volpe che interloquisce con il nobile/mignon. 
A Daniela Agostini, poetessa e attrice, il compito, superbamente assolto, di proporre e interpretare alcuni passaggi del volume. Mentre lei legge, Susanna fissa lo sguardo e annuisce sorridendo. Meglio non saprebbe fare.
L’altro libro della Polimanti è “Lettere mai lette”. Cioè: scritte e mai inviate al destinatario, parole del cuore messe su carta e gelosamente serbate in un cassetto, per pudore, per riservatezza. 
Collezionate dai quattordici anni in su, sono state ritrovate da qualche tempo e, superata la fase della discrezione, sono diventate pubbliche. 
Un gesto di maturità, perché, “se la scrittura è catarsi, la pubblicazione è confessione”.
L’ultimo libro s’intitola “Penne d’aquila”, un romanzo che molto ha di autobiografico: il distacco dalla famiglia, gli studi universitari in una grande città, la laurea, il lavoro, i licenziamenti, le novità. 
E’ la storia di Virginia/Susanna alla ricerca di sé, di una ragazza normale eppure “diversa dalle sue coetanee”.
A quando un nuovo libro? Ci sta lavorando. Sarà una sorta di romanzo storico della sua famiglia, che possiede il castello di Monsampietro Morico, dove non mancherà lo sfondo psicologico: la ricerca dell’anima e del cuore, che sono le cose che Susann più ama.
Intanto compone Haiku, poesie sullo stile giapponese, di tre versi in tutto.
Perché? “Perché – risponde – sono uno sguardo immediato sulle cose, come uno scatto fotografico”. Istantaneo.
Nella tradizione di Di Villa in Villa, il gran finale, come dicevamo, è riservato alla musica. 
Cosimo Moretti De Angelis si esibisce al violino, accompagnato da Eleonora, nel “Trillo del diavolo” di Tartini, e Velia propone tre sconosciute eppure godibilissime romanze da camera (Sogno, Parla!, Nella notte d’april) di Francesco Paolo Tosti.
Applausi e richiesta di bis. Bella serata. 
Il segreto di Nunzia Luciani? Toccare il “cuore” degli intervenuti con proposte mai scontate e, soprattutto, che abbiano un significato profondo.
La fidelizzazione sta tutta lì.
Arrivederci al 2015, come dice il gentile Gian Vittorio Battilà, presentatore ufficiale.

Adolfo Leoni 

27 ago 2014


Giovedì 28 agosto 2014 alle ore 21.15 presso La Cisterna ArtCafé di Fermo, lo scrittore e critico letterario Lorenzo Spurio presenterà i miei libri e la mia scrittura. L'evento è l'ultimo appuntamento della XXII Edizione della Rassegna Di Villa In Villa, ideata e organizzata dal Presidente dell'Associazione Culturale Armonica-Mente, Nunzia Luciani.
Siete tutti invitati per trascorrere una serata di cultura con intrattenimento musicale.

Susanna Polimanti





27 lug 2014

Una mia poesia





Antica alchimia


Le mie fusa
accarezzano i tuoi sensi,
con passo felpato di gatta
mi rannicchio nel tuo cuore.
Come cucciolo scodinzolo,
lecco ogni tua lacrima,
la trasformo in sorriso.
Amica del raggio lunare,
spio la volta celeste,
due cuori cercano labbra,
profondono  amore,
respirano fragranze di vita.
Avanza una nuvola corposa
rincorre la luna e,
l’ammanta,
sembra deridere il ricordo di noi
teneri e timidi amanti,
nell’attimo svanisce
 finché caparbia,
 il suo candore rivela
 sereno e ridente, a vegliare di nuovo
la terra silente.
Il vento trascina lungo strade deserte
le prime foglie,
si disperdono in giri curiosi e vorticosi
si posano infine
e parole d’amore,
come tesori d’arte
in velati papiri
la magia racchiude.



SUSANNA POLIMANTI

Poesia selezionata al  Concorso di Poesia " Il Tiburtino" - 2014 



21 lug 2014

Rassegna Di Villa In Villa 2014 - Partecipate!!



Lo scrittore jesino Lorenzo Spurio, attivo da anni nella scrittura di fiction e della critica letteraria (ha all’attivo già vari saggi e studi su autori prevalentemente anglosassoni) presenterà la sua ultima opera letteraria a Porto San Giorgio (FM) presso il Parco La Cascina il prossimo 25 Luglio 2014 a partire dalle ore 21,15.
L’evento, patrocinato dalla Regione Marche, dalla Provincia e dal Comune di Fermo, è inserito all’interno del programma letterario-musicale organizzato da Nunzia Luciani e denominato “Di Villa in Villa” volto a promuovere autori ed artisti fermani e marchigiani in generale.
La presentazione sarà introdotta da Gian Vittorio Battilà e sarà condotta interamente da Susanna Polimanti (scrittrice e recensionista) che presenterà l’autore, l’opera “La cucina arancione” e colloquierà con l’autore. Ad impreziosire la serata ci sarà la voce di Daniela Agostini (attrice, interprete) che leggerà passi scelti dall’opera di Spurio, una raccolta di venticinque racconti che indagano la psiche umana in maniera innovativa e interessante.
Ci saranno  altresì intermezzi musicali di Federico Bracalente (violoncello) ed Eleonora De Angelis (pianoforte).

10 lug 2014

Recensione del libro "Temistocle Calzecchi tra Scienza e Poesia" di Marco Rotunno

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza
Ulisse - Canto XXVI dellInferno




Temistocle Calzecchi tra Scienza e Poesia (AndreaLivi Editore) è lultimo saggio tecnico-umanistico dello scrittore Marco Rotunno, ingegnere e uomo di profonda cultura, già ampiamente noto per i suoi tanti lavori letterari che, di pubblicazione in pubblicazione, hanno arricchito il nostro patrimonio linguistico-culturale sia locale che nazionale.
Ciò che innesca linteresse dellautore, al di là di uninnata attitudine alla cultura in generale, è il recente ritrovamento di un documento riguardante una conferenza dal titolo Tra scienza e poesia, svoltasi il 5 aprile 1906 a Milano presso il Pio Istituto pei Figli della Provvidenza e tenuta da Temistocle Calzecchi Onesti, fisico nonché inventore del coesore: un rilevatore di onde elettromagnetiche e tradotto nellinglese coherer da Sir Oliver Joseph Lodge.
A un primo approccio con il testo, ecco venirci incontro un genere di narrativa che al lettore potrebbe risultare rivoluzionaria o addirittura sconcertante; al contrario, lautore ci presenta una sorta di manifesto di notevole spessore culturale, laddove, con impegno e competenza particolari, affronta il tema delle due culture. Quale abitatore/abitante di quegli spazi di passione, studio e ricerca tra la cultura tecnico-scientifica e artistico-letteraria, Marco Rotunno cillustra ciceronicamente leffettivo parallelismo tra le due realtà e delinea con sottile maestria, concetti che riassumono scienza e arte letteraria nella sua forma poetica.

Lesposizione narrativa si apre con un episodio adolescenziale dellautore stesso; si affacciano alla sua memoria momenti di confronto ad evocare dialettiche su temi specifici. Sin dal primo capitolo scopriamo il fascino proprio dello stile narrativo di Rotunno. Egli infatti, si sofferma con descrizione minuziosa sullimmagine e lutilizzo di un utensile conosciuto da tutti, la forchetta: Leleganza della forchetta evocava i concetti universali di forma e funzione, che sono alla base della conoscenza del mondo, della scienza, della manualità e della tecnologia che ne consegue, dunque della qualità della vita.
Dal rapporto costante con loggetto, lautore ne trae il curioso significato della comunicazione di un qualcosa che rinvia a qualcosaltro, tra scienza dello spirito, scienza della natura e origine delloggetto in questione.
In tale descrizione che ritengo illuminante, possiamo già percepire lavvicinamento e quasi il sovrapporsi della scienza con larte poetica. Il genio scopre la verità per intuito, la controlla e lapprofondisce; il poeta la contempla con gli occhi di un fanciullo. Quale esempio migliore per affiancare uninvenzione meccanica al linguaggio figurato, ingrediente fondamentale di ogni genere di arte poetica.

Attraverso la sua scrittura chiara e sobria, estremamente fluida e costellata di riferimenti bibliografici nonché citazioni, soprattutto nella seconda parte del testo, lo scrittore dona all’esposizione fedele di ogni cenno storico vere e proprie norme stilistiche. Marco Rotunno affabula il lettore e percorre le esperienze di eminenti personalità della scienza quali Remigio Del Grosso (astronomo, insegnante e poeta) e l’Abate Don Antonio Stoppani (geologo, paleontologo e patriota italiano). In particolare di quest’ultimo ci permette di apprendere un riferimento storico che non tutti conoscono. L’Abate Stoppani, oltre a essere un noto studioso contribuì, con il suo volto impresso sull’etichetta, a rendere noto in Italia e nel mondo intero il Bel Paese, prodotto caseario dell’industria Galbani nonché tra i primi formaggi d’eccellenza italiana.
Il libro di Rotunno è sicuramente una carrellata sul mondo dellinfinito, ricchissimo di spunti tanto per uno scienziato quanto per un umanista, poiché la vera scienza è una sublime forma darte, dove creazione ed esplorazione delluniverso divengono poesia e diretta espressione dellimmaginazione di ognuno. Poche pagine per unopera ricolma di passione, un excursus di figure della nostra storia che ci avvia anche verso un recupero completo delle memorie scolastiche, affrontato con estrema leggerezza senza alcuna retorica, una traduzione letteraria dinventiva, intuizione e vera arte letteraria.
Temistocle Calzecchi tra Scienza e Poesia è unopera che consente al lettore profano di ottenere in meno parole possibili un discreto numero di conoscenze partendo da zero o quasi. Per chi ha frequentato gli studi classici sarà interessante ricordare come nel mondo antico scienza, filosofia e quindi letteratura, fossero tutt'uno; a tale proposito dovremmo riflettere sulla pregiudizievole discriminazione delle materie scientifiche e leccessiva considerazione delle materie letterarie considerate quale unica cultura possibile.
Troppo spesso la conoscenza delluomo, del suo pensiero, della sua attività spirituale e del suo comportamento si basano su credenze e valori che fanno subire alla nostra intelligenza un indebolimento, consegnandola inerme a ogni genere di inganni e di errori. La cultura tecnico-scientifica da sempre è stata notoriamente ghettizzata e diffusamente ignorata, ecco perché lo scrittore auspica un avvento definitivo di una cultura unica che contempla lintero universo: La realtà è sempre lì, davanti ai nostri occhi, ma non la vediamo, è invisibile, perché siamo stati addestrati a non vederla; siamo assuefatti ad accettare la nostra incapacità di cambiare le cose. Invece è proprio a partire da noi stessi che dobbiamo ripartire per creare un nuovo ordine culturale e sociale. Non più dunque netta separazione tra le due realtà bensì un connubio armonioso dintenti, a beneficio di un più ampio progresso socio-culturale. Manca forse la vera conoscenza, qui risiede il vero cruccio della nostra società, che sia scientifica, tecnica o letteraria. Lo scrittore insiste sulla necessità di un metodo anche didattico che possa attenersi alla logica ma anche alla creatività dellintuizione; la trasmissione per memoria di ciò che siamo prima ancora di quanto facciamo. Scienza e poesia entrambe necessitano di fantasia costruttiva e, come una sorta distinto esistenziale, dovrebbero procedere unite ed entrambe raccolte nellintelligenza e nellanima.
La nostra misura di presenza nel mondo sono bellezza e creatività, caratteristiche che appartengono allessere, pertanto a una stessa inscindibile cultura.
Temistocle Calzecchi concludeva la sua conferenza con queste parole:
Scienza e poesia, queste due creature immortali, sono esse destinate a rimanere sempre disgiunte, gelose, nemiche anche o, comprendendo finalmente essere già maturo il momento della loro unione, persuase quanto questa unione sarebbe bella e feconda, procureranno di conoscersi meglio, apprezzarsi ed associarsi per lavorare insieme ad opere nuove d’una grandezza e di una bellezza incomparabili?”. 
Credo che per Marco Rotunno il testo del documento ritrovato della conferenza di Calzecchi rappresenti solo uno stimolo a continuare il suo cammino d’ingegnere e letterato in un tutt’uno con l’universo, in cui ogni parte riflette la totalità e la bellezza di una cultura unica, senza più alcuna diversità.
L’opera nasce per abbattere il muro del pregiudizio che tuttora divide il mondo scientifico dal mondo letterario poiché, soltanto la comprensione può portare all’essere.


SUSANNA POLIMANTI
Cupra Marittima 10.07.2014