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19 nov 2018

LE GRANDI STORIE D'AMORE DELLA TERRA DI MARCA: Adolfo Leoni



Accade che, in una fredda serata di un sabato novembrino, ci si ritrovi con un gruppo di amici alla presentazione dell’ultimo libro di Adolfo Leoni: “LE GRANDI STORIE D’AMORE DELLA TERRA DI MARCA” (Albero Niro Editore) e si scopra che l’opera stessa è un’occasione di dialogo e confronto, al di là di ogni tempo e spazio.
Adolfo Leoni, giornalista e scrittore, è un uomo carismatico, affabulatore ed eclettico, il quale mai cessa di percorrere le vie della sua terra, traendone ispirazione per testi che, attraverso la sua creatività e perseveranza, ci donano sempre un momento formativo e particolarmente coinvolgente. I suoi racconti ci parlano di protagonisti- entità che pervadono il nostro territorio, si trasfigurano in quel tipico Genius loci alitante in scorci di paesaggi e antiche bellezze architettoniche della Terra di Marca e ne perpetuano la memoria. Ogni piccola o grande esistenza, sia bagliore o penombra, traccia in qualche modo la nostra stessa eredità storico-culturale e ne origina un legame indissolubile spesso sconosciuto, con una terra dove siamo soliti vivere distrattamente. L’autore rielabora sapientemente diverse fonti, in un’alternanza di prosa e pensiero lirico che molto si avvicina al genere letterario del prosimetro. Il  libro è un autentico omaggio alla sua terra, con cui egli si  confida, in intimo ascolto di presenze di una realtà lontana, su sentieri costellati di voci percepite nel cuore, fa rivivere nel suo immaginario figure realmente esistite o semplicemente presenti nel leggendario comune, si lascia trasportare in una ricerca interiore che scruta e si carica di una coscienza problematica, varca la soglia della complessità, si stempera in un interrogarsi sull’esistenza e, infine, raccoglie immagini di una lettura favolosa e d’intrattenimento, dove eterni sono gli interrogativi del chi siamo, dove andiamo, da dove veniamo: “Cammino per ricomporre un io scomposto[.] /Perché a noi è stato donato il giocattolo più bello [,] /che è la vita [,] che è l’intero cosmo [,] …” I dubbi si annodano nei singoli attimi indagati dal pensiero, in un linguaggio chiaro, intellegibile e profondamente comunicativo nella sua innata simbologia, si arricchiscono di etica e intuizione mentre il Nostro cantore di storie manifesta appieno la sua attitudine, si pone nella grandezza sinfonica del paesaggio, ne respira l’atmosfera, riscopre animi e sentimenti, ne impedisce ogni perdita e insignificanza proprie di una modernità controcorrente.
Il suo percorso è un lirico vagabondare, alla scoperta di luoghi e storie che ci appartengono, che sono all’origine della coscienza della nostra anima; con toni sinuosi fa echeggiare corde nascoste nell’animo del lettoreGaloppa la fantasia, si sbizzarrisce la mente, si dischiude il cuore. Non è fuga dal mondo. È dimensione parallela. Come immergersi in una realtà diversa. Pur sempre però realtà. E leggere. E immaginare. E sognare”.
Da ogni pagina si evince anche una velata sacralità per luoghi e tradizioni, che lasciano pensare a una sorta di anamnesi platonica, di quel risveglio della memoria legata al proprio territorio e chissà che non sia davvero questa la fonte da cui nasce la grande passione di Adolfo Leoni che si traduce semplicemente in amore sincero e devoto, rispetto e intimità con la propria terra. “[…] la terra parla […] / e noi invece tiriamo dritti [,] / senza accorgercene[.]… “Vorrei che altro ci parlasse [:] / quello spirito intriso nella terra[.]… Creato [,] Creatura [,] Creatore”.




30 gen 2015

Il forte senso d'identità e appartenenza di Adolfo Leoni, giornalista e scrittore

Con infinito piacere inserisco oggi la mia recensione al libro Parole di Pietra, Parole di Carne del giornalista e scrittore marchigiano Adolfo Leoni








“Generazione su generazione, le reti tornano ad intrecciarsi, il passato si riconnette al presente”

Parole di Pietra, Parole di CarneLungo gli Antichi Sentieri (2014-  Albero Niro Editore) è il settimo libro del giornalista e scrittore montegiorgese Adolfo Leoni, frutto di un’amorevole dedizione alla Terra di Marca. La storia e le origini più antiche vengono cantate e rivissute con assoluto rispetto di usi, costumi e tradizioni da un uomo che definisce sé stesso quale “cantastorie”, mentre percorre a piedi con il gruppo di amici e appassionati degli Antichi Sentieri-Nuovi Cammini, luoghi cari e preziosi della terra marchigiana. Adolfo Leoni con la sua narrazione “raccoglie l’eco dei millenni”, caparbio, tenace e caratterizzato da un forte senso d’identità e appartenenza, rapisce l’attenzione del lettore con la sua rivisitazione storica, lo traghetta quasi in chiave onirica verso atmosfere, paesaggi e borghi, mescolando passato e presente, accentuandone il ricordo nostalgico di una vita semplice e maggiormente vissuta. L’opera è un valido progetto culturale con l’obiettivo di migliorare e approfondire la conoscenza degli aspetti storici e il legame tra l’immensa eredità artistico-culturale marchigiana e la sua gente; all’interno le illustrazioni dell’artista Cristina Lanotte ne rafforzano la validità, quale impronta di testimonianza viva. Il testo è un piccolo capolavoro, in cui Leoni si rivela spettatore attendibile, modesto e inconscio portatore di un’informazione culturale alla quale tutti possono accedere, ci svela una parte di quei tesori del territorio marchigiano, spesso dimenticati nell’evolvere dei tempi.
Il linguaggio è ovviamente studiato per il preciso contesto letterario, ove la semantica diviene pragmatica, a seconda delle esigenze interpretative dell’autore. In ogni pagina si evince l’ottima capacità di scrittura di Adolfo Leoni; con stile piano e semplice, in una continua e fluida alternanza tra racconto, poesia orale ed exempla di Santi, lo stesso stato d’animo di chi si narra riesce a coinvolgere emozionalmente pagina dopo pagina. Senza alcun dubbio, l’esperienza diretta dell’autore, il suo sguardo e le sue descrizioni offrono un impagabile vantaggio sulla carta, sia informativo che emotivo. Ogni narrazione, ispirata dal “percorso suggestivo” stimola e risveglia l’amore per la nostra terra e quella patria che dovremmo “sentire sotto i nostri piedi”, giacché solo così possiamo comprendere ogni nostra radice, il valore di un vissuto attuale e i suoi scopi. Nel testo non manca, tuttavia, quel velo di sottile malinconia per quei tempi che molto probabilmente non ritorneranno; la semplicità di un tempo è ora stravolta e “passo dopo passo” […] “uomini donne bambini continuano/ a vivere una vita diversa [,] / aspettando che la prossima / torni ad esser più vera”, mentre presenze di uomini illustri e non, in un alone quasi di mistero, giocano un ruolo fondamentale, pervadono scenari incantevoli, movimentano vissuti pacati e tragici, affidandosi alla voce di un narratore autoctono e contemporaneo.
Parole di Pietra, Parole di Carne è sicuramente un libro prezioso che ci parla del nostro passato ma contempera anche ogni nostra esigenza futura e ci permette di coniugare spiritualità e fede, cuore e sentimenti di relazione e di crescita collettiva. Ringrazio l’autore per questa sua opera, che in un equilibrio di reciproca compenetrazione e di volontà di intenti, ha saputo dar voce al nostro territorio marchigiano, rompendo per certi versi, il muro dell’ignoranza. Collegare e legare la persona umana alle origini della sua terra vuol dire non dover mai dimenticare chi siamo, “Non ideologia, ma qualcosa di reale.” Sono certa che in molti accoglieranno l’invito di avventurarsi in silenzio, lungo un percorso a piedi, che sia in pianura o in collina, per riscoprire quelle atmosfere che appartengono al Creatore, ascoltare pietre e gesta che parlano, anch’essi gioiello della nostra Italia. Adolfo Leoni è marchigiano ma, soprattutto, è Italiano, come tutti noi.

5 set 2014

Un bellissimo articolo scritto dal giornalista professionista e scrittore Adolfo Leoni di Fermo

Ringrazio vivamente il giornalista Adolfo Leoni di Fermo, per aver scritto questo bellissimo articolo riguardo la serata finale della Rassegna Di Villa In Villa XXII Edizione - Associazione Culturale ArmonicaMente di Fermo, Presidente Nunzia Luciani:



IL CUORE NEGLI SCRITTI DI SUSANNA POLIMANTI. LE CANZONI DI VELIA. I VIRTUOSISMI DI COSIMO. LA BRAVURA DI ELEONORA. LA PASSIONE DI NUNZIA

Ieri sera, ultimo appuntamento della rassegna culturale e musicale “Di Villa in Villa”.
Sede prescelta: La Cisterna Art Café di Fermo, quartier generale dell’associazione ArmonicaMente di Nunzia Luciani (senza scordare Carlo Iommi), mente cuore e braccio degli eventi estivi nelle più belle ville (ma non solo) del Fermano.
Raccontare la serata ricca di spunti non è semplice. Lo facciamo partendo dalla fine. Dall’ultima canzone che la simpatica e dotata Velia Moretti De Angelis, accompagnata al piano dalla brava Eleonora De Angelis, propone ai numerosi presenti.
“Santa Lucia” nasce come canto napoletano. Ed è la prima canzone del Risorgimento tradotta in italiano. E’ un classico conosciutissimo. E gli intervenuti la cantano insieme alla soprano. 
La gente si guarda attorno per constatare se anche il vicino faccia altrettanto. E’ come un improvviso ritrovarsi, soddisfatto, su qualcosa che unisce, che mette insieme, che cementa. 
In tempi di sgretolamento e solitudini, sentirsi, anche solo per un istante, un cuor solo, ha un valore inestimabile. La canzone produce unità.
Del cuore, parla la scrittrice Susanna Polimanti, introdotta e intervistata dallo scrittore e critico letterario Lorenzo Spurio. La ragione non basta, il razionalismo è limitato, diventa una stanza chiusa, buia, alla fine asfittica. La finestra da spalancare, dove prendere luce, è quella del cuore, dei sentimenti, dell’affetto. Sì, come l’affetto gratuito che ha imparato, incredibilmente, guardando il suo cane Strauss. Gli ha dedicato il primo libro: “Due cuori e una cuccia”, dove Strauss non solo è protagonista ma è voce narrante, colui che racconta, che racconta della sua padrona.
Evoca “Il piccolo principe” di Saint Exupery, dove è la volpe che interloquisce con il nobile/mignon. 
A Daniela Agostini, poetessa e attrice, il compito, superbamente assolto, di proporre e interpretare alcuni passaggi del volume. Mentre lei legge, Susanna fissa lo sguardo e annuisce sorridendo. Meglio non saprebbe fare.
L’altro libro della Polimanti è “Lettere mai lette”. Cioè: scritte e mai inviate al destinatario, parole del cuore messe su carta e gelosamente serbate in un cassetto, per pudore, per riservatezza. 
Collezionate dai quattordici anni in su, sono state ritrovate da qualche tempo e, superata la fase della discrezione, sono diventate pubbliche. 
Un gesto di maturità, perché, “se la scrittura è catarsi, la pubblicazione è confessione”.
L’ultimo libro s’intitola “Penne d’aquila”, un romanzo che molto ha di autobiografico: il distacco dalla famiglia, gli studi universitari in una grande città, la laurea, il lavoro, i licenziamenti, le novità. 
E’ la storia di Virginia/Susanna alla ricerca di sé, di una ragazza normale eppure “diversa dalle sue coetanee”.
A quando un nuovo libro? Ci sta lavorando. Sarà una sorta di romanzo storico della sua famiglia, che possiede il castello di Monsampietro Morico, dove non mancherà lo sfondo psicologico: la ricerca dell’anima e del cuore, che sono le cose che Susann più ama.
Intanto compone Haiku, poesie sullo stile giapponese, di tre versi in tutto.
Perché? “Perché – risponde – sono uno sguardo immediato sulle cose, come uno scatto fotografico”. Istantaneo.
Nella tradizione di Di Villa in Villa, il gran finale, come dicevamo, è riservato alla musica. 
Cosimo Moretti De Angelis si esibisce al violino, accompagnato da Eleonora, nel “Trillo del diavolo” di Tartini, e Velia propone tre sconosciute eppure godibilissime romanze da camera (Sogno, Parla!, Nella notte d’april) di Francesco Paolo Tosti.
Applausi e richiesta di bis. Bella serata. 
Il segreto di Nunzia Luciani? Toccare il “cuore” degli intervenuti con proposte mai scontate e, soprattutto, che abbiano un significato profondo.
La fidelizzazione sta tutta lì.
Arrivederci al 2015, come dice il gentile Gian Vittorio Battilà, presentatore ufficiale.

Adolfo Leoni