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6 apr 2022

L'affascinante mondo delle fiabe di Antonio De Signoribus




Ogni nuova pubblicazione comporta inevitabilmente un lungo percorso di ricerca, studio e duro lavoro, ne è ben consapevole il Nostro Antonio De Signoribus, da sempre dedito alla stesura delle fiabe il cui genere originale, ironico e appassionato riaffiora ogni volta più incisivo in quel vasto e affascinante universo che è la cultura orale. Il suo nuovo libro “Colpa del gatto” con sottotitolo Fiabe, Fiabine e Fiabacce (Edizioni Zefiro Srl) è un’ulteriore conferma di un lavoro certosino, frutto di un’instancabile passione per la tradizione popolare. La nostra storia è intessuta di narrazioni fantastiche e le fiabe, viaggiando nel tempo e nello spazio, ne rappresentano un modello immaginifico fra i più ingegnosi soprattutto se ricche di sorprese maggiormente cruente che incuriosiscono e lasciano col fiato sospeso come nell’ultimo capitolo di quest’opera, dedicato alle ‘fiabacce’.

Le fiabe di De Signoribus veicolano messaggi simbolici che molto svelano del ruolo di un personaggio, dei privilegi di cui gode, dei poteri che incarna, dei drammi di cui soffre e il racconto di sciocchi, idioti, astuti, ingannatori e tranelli vari sono combinati nel tessuto narrativo con originalità e profondità emotiva, capace di modificare, alterare e rimodulare gli schemi, inventandone di nuovi.

Parliamo di fiabe divertenti e tristi, assurde ed edificanti, dall’interpretazione ironica e contemporanea che riflette l'anima e la coscienza delle persone; ci permettono di accomodarci e rilassarci di fronte a suggestive ambientazioni dove lo spazio si dilata, il tempo non è più un ostacolo e l’effettiva ricchezza del retaggio orale acquista nuovo vigore. Caricature comiche e grottesche propongono un messaggio universale di rispetto e di comprensione reciproca, storie all’apparenza piccole, semplici come tutte le fiabe tramandate nei secoli, il cui processo narrativo avvicina sensibilmente il piccolo lettore così come il mondo adulto. Tradizionalmente il racconto fiabesco consegna una metaforica e semplificata spiegazione della vita, ha una valenza pedagogica di rappresentazione e ascolto condiviso. Tra le righe il messaggio funzionale alla crescita del bambino, insegna a essere gentili, umili, obbedienti, rispettosi ma anche coraggiosi ed intraprendenti. Attraverso le difficoltà della vita si riceve un’indicazione di via d’uscita, di conquista e risoluzione dei problemi oltre che il godimento di uno spazio di unione familiare e spirituale. Ogni pagina si carica di una forza speciale, si snoda in trame lineari affrontate con linguaggio semplice e immediato ove il discorso diretto, arricchito da modi di dire, aneddoti e ripetizioni, mantiene viva l’attenzione del lettore-ascoltatore e lo contagia con sana allegria. La presenza dei tre elementi narrativi: protagonista, antagonista e alleato magico, solitamente rappresentato da una figura mediatrice ideale buona o cattiva e la mescolanza della realtà con l’elemento fantastico, trasformano il racconto in strumento di bontà e giustizia, capace di domare i cuori e la furia degli eventi. Generalmente, tra intrecci di esperienze quotidiane, festeggiamenti e rituali, vi operano re e regine, donne e uomini comuni nonché il consueto contadino; in lui in particolare, si riassumono tutte le risorse di furberia abitualmente attribuite e sfruttate con arguta semplicità. Quasi tutte le storie hanno un lieto fine: il bene trionfa sul male, la virtù viene premiata, l'avidità e la stupidità vengono punite senza pietà; soggetti insopportabili e creduloni vengono bonariamente scornati e castigati offrendo così un finale denso di molteplici fattori quali ingredienti di una letteratura popolare. Infine, le formule rituali di tempi e luoghi indefiniti: “C’era una volta… “tanto tempo fa, nei pressi di una chiesetta di campagna…” “E vissero felici e contenti…” ci lasciano sempre soddisfatti e appagati della nostra scelta. La letteratura di ogni regione italiana è radicata nell’oralità. Le trasformazioni sociali e il rapido cambiamento delle tendenze nell'arte ci sollecitano sempre più a proteggere e preservare l’inestimabile patrimonio dell’arte popolare affinché anche le successive trascrizioni e riscritture del folklore narrativo non cadano nell’oblio. Grazie all’opera di De Signoribus improvvisamente saremo tutti catapultati e coinvolti nella rappresentazione di un mondo meraviglioso dove si possono superare i limiti del condizionamento mentale e rompere così gli schemi della propria rigidità. Attratti e incuriositi dal titolo “Colpa del gatto”?  In fondo siamo nel mondo del tutto è possibile… senza dubbio non mancheranno ottimo intrattenimento e ironia.

 

 


18 set 2020

"L'uovo di cavalla" di Antonio De Signoribus: lepidezza di una lettura

 

   “[…] infanzia significa meraviglia, fantasia, creatività e spontaneità, mentre la condizione adulta significa la perdita di queste facoltà
(James Hillman)
  

Torna a sorprenderci lo scrittore Antonio De Signoribus con la sua ultima opera “L’uovo di cavalla” (Edizioni Zefiro- Fermo), una miscellanea narrativa suddivisa in sette capitoli, lepidezza di una lettura che vuole essere anche un perfetto augurio per un futuro migliore. Ogni sua opera è un lavoro impegnativo, un percorso scolpito e consolidato nel tempo, una ricerca accorta e accurata di quella narrazione orale che è trasmissione e recupero del multiforme patrimonio culturale di una letteratura popolare. Pacato ma arguto allo stesso tempo, attraverso un linguaggio semplice e metafore facilmente comprensibili, l’autore ancora una volta avvalora una notevole familiarità e una distintiva versatilità nel delineare un universo abitato da quel principio di verità e insegnamento morale rappresentati dalle fiabe, dalle leggende e dalle più disparate forze misteriose, a volta così indecifrabili dai sensi e dalla razionalità umana. Stimolanti e coinvolgenti nonché esilaranti, le trame di leggende, aneddoti e racconti incarnano e profilano le molteplici sfaccettature di peculiarità fisiche e caratteristiche comportamentali sia di gente comune, come contadini e garzoni sia di nobili signori, re, principesse ed ecclesiastici; luoghi stregati da inspiegabili malie dove germogliano e nascono esseri invisibili ma di cui si percepisce l’animata presenza, interrompono certezze e scatenano ansie e timori. Una realtà in continuo movimento tra storie di raggiri, magie, furbizie ma anche racconti di uomini astuti e scaltri donano un sorriso a piene labbra e sono un chiaro invito a celebrare una felicità spontanea fuori della coscienza della ragioneFiducioso nel costante valore anche antropologico dell’oralità tradotta in scrittura, De Signoribus si serve del suo usus scribendi per una continuità di un genere letterario che è apporto educativo verso una crescita più genuina e ci mostra quegli elementi simbolici di un susseguirsi di stati d’animo e passioni sinonimi di un’esplorazione dell’animo umano quale fondamento di storie tradizionali che generano le più svariate emozioni e soluzioni.La narrazione contempla un gusto letterario che trascina e contagia, in un repertorio di personaggi gentili e volgari, patetici o ridicoli, timidi o aggressivi, ogni loro vicenda basta a popolare una sorta di teatro dell’esistenza. Lo scrittore che indubbiamente ha competenze specifiche, non si limita a trarre e riformulare storie da fonti del passato bensì le arricchisce con il suo pensiero creativo e la sua capacità inventiva, dando vita a un progetto umanistico di oralità-scrittura che svolge un importante ruolo sociale, culturale e direi, anche con intento pedagogico, giacché le sue fiabe sono destinate a un pubblico di diverse fasce d’età. Elemento trainante non di poco conto è lo sguardo che fruga nella realtà e ne rivela il sostrato misterioso ove la forza della fantasia smembra e frantuma la pesantezza del reale con la semplicità di una struttura linguistica spiritosa e ironica. Dietro ogni fiaba esiste sempre un significato occulto e un potere suggestivo, per cui anche eventi in apparenza insignificanti creano uno strano gioco di reazioni e sensazioni; anche frasi canoniche come “C’era una volta” - “Larga la foglia, stretta la via, dite la vostra ch’io detto la mia”, infine ci pongono sempre una domanda: “Sarà tutto vero ciò che si vede e si sente?” Sta a noi scoprirlo, semplicemente leggendo e prestando ascolto a storie che riemergono dal passato per liberarci dai nostri dubbi e dalle nostre paure. Accogliamo e raccogliamo nella nostra vita quel tanto che fin da tempi remoti ci hanno tramandato per godere di un’inesauribile fonte di evoluzione e saggia leggerezza.

 

 


25 gen 2019

Antonio De Signoribus e la sua meticolosa penna

Il ceppo di Natale” (Zefiro Srl-Fermo) è un piacevolissimo percorso attraverso riti e manifestazioni popolari che ci arriva, ancora una volta, dalla meticolosa penna dello scrittore Antonio De Signoribus. In una graziosa veste grafica, frutto di una sensibilità estetica, questo piccolo ma pregevole testo è viva testimonianza di usi e costumi del territorio marchigiano e soddisfa curiosità e interesse verso quella fantasia popolare legata alla solennità del Natale fino alla Festa di S. Antonio. Il “ceppo” ovvero il tronco d’albero che è usanza ardere nel camino, a partire dal giorno della Vigilia, acquista qui un valore altamente simbolico: il tradizionale raccoglimento davanti al fuoco si traduce nell’interpretazione etico-psicologica del riavvicinarsi alle nostre radici. Una serie di consuetudini e credenze, tra il sacro e il profano, ci offre la possibilità di ristabilire un contatto con un mondo che non c’è più e con alcuni aspetti di una quotidianità di vecchio stampo. Spiragli di vita di un tempo colmo di fascino che, toccando confini indefiniti tra leggenda, mito e verità, rischiano oggi di essere percepiti come estranei, sebbene rappresentino unicamente i valori più saldi di un’identità culturale. Il ceppo che brucia crea un’atmosfera magica, genera luce e mentre illumina, abbellisce e riscalda, dona senso poetico e familiare alle celebrazioni natalizie. In un mondo contaminato da “esaltazioni” del male, della violenza e del sopruso, ben venga un testo che abbia la capacità di contagiarci con qualcosa che è bellezza e continuità di bellezza.
Una chiave di interpretazione che ha permesso a De Signoribus di riscoprire e tramandarci storie e prassi dal sapore educativo, per non smarrire il senso di una dimensione della realtà umana e della funzione dell’immaginazione popolare, che non pretende di offrire la verità scientifica ma solo di esprimere la perpetuità di certe percezioni, tramandate nei tempi. Ovviamente… da leggere davanti al camino: cornice e ornamento per ritrovare il dialogo con le nostre tradizioni, auspicando che esista sempre qualcuno che possa ricondurci alle origini della cultura più genuina della nostra regione.



19 mar 2018

Segreti e storie popolari delle Marche: l'affascinante opera di Antonio De Signoribus




Segreti e storie popolari delle Marche di Antonio De Signoribus (Newton Compton Edizioni) è un’affascinante opera, che coniuga in modo esemplare tanto la lucidità e la precisione dello studioso quanto le capacità affabulatorie del grande narratore. Certamente una tra le più importanti e la più tipica esperienza letteraria tra le innumerevoli pubblicazioni di De Signoribus, in quanto vasto patrimonio di storie antiche e fantastiche, leggende e aneddoti dai temi più svariati, tra i segreti e i misteri di una cultura popolare basata sull’oralità e l’auralità, che affonda nelle radici comuni delle tradizioni marchigiane. Ricevere questo libro direttamente dal suo autore è un dono prezioso, la cui lettura ha soddisfatto mille curiosità nonché quella smania di scoprire significati nascosti dietro ogni mitica apparenza. Antonio De Signoribus, professore di filosofia, studioso di letterature primitive, giornalista e antropologo nonché scrittore affermato e stimato, è un uomo dalla personalità squisitamente riservata, come pochi se ne incontrano al giorno d’oggi. Più che legittima è la definizione di “Grimm delle Marche”, per i successi acquisiti nella scrittura e riscrittura di fiabe: un riferimento costante, nella sua produzione letteraria, per un’interpretazione dal punto di vista filosofico e psicoevolutivo. Da questo progetto artistico, a cui l’autore stesso afferma di essere particolarmente affezionato, si evince la vera essenza dell’immaginario collettivo; ne risulta un quadro stupefacente di una perpetuazione nei secoli di credenze popolari, tramandate attraverso la penna di un cultore della tradizione orale, che offre al lettore anche l’opportunità di recuperare e aggiornare fascini e atmosfere incantate dei nostri borghi e città.
La ricchezza di dati comparativi si svolge ad ampio sviluppo narrativo e consente rapidi e illuminanti excursus fra rivelazione del mito, pregiudizi e racconti fantastici, superstizioni con specifici rituali che investono anche la fenomenologia più estrema della stregoneria nonché tendenziose e oscuranti verità o semplici convinzioni, radicate nella memoria popolare e legate a significati e simbolismi di tratti caratteristici di figure folkloriche. Il gusto dei particolari accentua la risonanza della realtà storica nei vari generi, ricostruisce la derivazione del racconto popolare e fornisce una chiave di riscrittura e interpretazione di ogni leggenda e mistero anche in termini psicologici.
L’opera è una vera e propria scelta culturale che fa da cardine alla conservazione delle proprie radici, dove protagonista è l’identità marchigiana che si è formata dalla sintesi dei vari influssi culturali, di cui le espressioni di oralità rappresentano un archivio di testimonianze di certezze e pericoli, comportamenti, modi di dire, forme e poteri straordinari, non solo di gente comune ma anche di nobili personaggi e religiosi, che ne hanno subito le influenze nel corso dei secoli. Il testo suddiviso in capitoli, contempla anche i lemmi d’origine nelle loro varianti dialettali ed è abilmente congegnato sì da conferire o accrescere sia la drammaticità che l’ilarità dei racconti.
Antonio De Signoribus, con il suo stile accurato nel riprodurre le caratteristiche del racconto orale, ci conduce alla scoperta di un intrigante mondo di misteri e di leggende popolari marchigiane, ci mostra un’atmosfera umana maggiormente ampliata, capace di offrire strumenti interpretativi che rendono possibile la decifrazione e persino la comprensione delle tante tradizioni tuttora dilaganti, soprattutto nei centri dell’entroterra.
Pienamente giustificata la mia ammirazione per questa specifica forma d’arte, che appare poco e raramente nella storia letteraria contemporanea; una trasmissione orale che rileva non più dall’estetica, ma dalle origini di una storia culturale della nostra stupenda Regione, nella ferma speranza possa rappresentare una valida eredità anche per le future generazioni.