Segreti
e storie popolari delle Marche di Antonio De Signoribus (Newton Compton Edizioni) è un’affascinante
opera, che coniuga in modo esemplare tanto la lucidità e la precisione dello
studioso quanto le capacità affabulatorie del grande narratore. Certamente una
tra le più importanti e la più tipica esperienza letteraria tra le innumerevoli
pubblicazioni di De Signoribus, in
quanto vasto patrimonio di storie antiche e fantastiche, leggende e aneddoti dai
temi più svariati, tra i segreti e i misteri di una cultura popolare basata
sull’oralità e l’auralità, che affonda nelle radici comuni delle tradizioni
marchigiane. Ricevere questo libro direttamente dal suo autore è un dono
prezioso, la cui lettura ha soddisfatto mille curiosità nonché quella smania di
scoprire significati nascosti dietro ogni mitica apparenza. Antonio De Signoribus, professore di
filosofia, studioso di letterature primitive, giornalista e antropologo nonché scrittore
affermato e stimato, è un uomo dalla personalità squisitamente riservata, come
pochi se ne incontrano al giorno d’oggi. Più che legittima è la definizione di “Grimm
delle Marche”, per i successi acquisiti nella scrittura e riscrittura di fiabe:
un riferimento costante, nella sua produzione letteraria, per un’interpretazione dal punto di vista
filosofico e psicoevolutivo. Da questo progetto artistico, a cui l’autore
stesso afferma di essere particolarmente affezionato, si evince la vera essenza
dell’immaginario collettivo; ne risulta un quadro stupefacente di una perpetuazione
nei secoli di credenze popolari, tramandate attraverso la penna di un cultore della
tradizione orale, che offre al lettore anche l’opportunità di recuperare e aggiornare
fascini e atmosfere incantate dei nostri borghi e città.
La ricchezza di dati
comparativi si svolge ad ampio sviluppo narrativo e consente rapidi e
illuminanti excursus fra rivelazione del mito, pregiudizi e racconti fantastici, superstizioni
con specifici rituali che investono anche la fenomenologia più estrema della
stregoneria nonché tendenziose e oscuranti verità o semplici convinzioni, radicate
nella memoria popolare e legate a significati e simbolismi di tratti
caratteristici di figure folkloriche. Il gusto dei particolari accentua la
risonanza della realtà storica nei vari generi, ricostruisce la derivazione del
racconto popolare e fornisce una
chiave di riscrittura e interpretazione di ogni leggenda e mistero anche in
termini psicologici.
L’opera
è una vera e propria scelta culturale che fa da cardine alla conservazione
delle proprie radici, dove protagonista è l’identità marchigiana che si è formata
dalla sintesi dei vari influssi culturali, di cui le espressioni di oralità rappresentano
un archivio di testimonianze di certezze e pericoli, comportamenti, modi di
dire, forme e poteri straordinari, non solo di gente comune ma anche di nobili
personaggi e religiosi, che ne hanno subito le influenze nel corso dei secoli. Il
testo suddiviso in capitoli, contempla anche i lemmi d’origine nelle loro varianti dialettali ed è abilmente congegnato sì da conferire o
accrescere sia la drammaticità che l’ilarità dei racconti.
Antonio De Signoribus,
con il suo stile accurato nel riprodurre le caratteristiche del racconto orale,
ci conduce alla scoperta di un intrigante mondo di misteri e di leggende popolari
marchigiane, ci mostra un’atmosfera umana maggiormente ampliata, capace di
offrire strumenti interpretativi che rendono possibile la decifrazione e persino
la comprensione delle tante tradizioni tuttora dilaganti, soprattutto nei
centri dell’entroterra.
Pienamente
giustificata la mia ammirazione per questa specifica forma d’arte, che appare poco
e raramente nella storia letteraria contemporanea; una trasmissione orale che
rileva non più dall’estetica, ma dalle origini di una storia culturale della
nostra stupenda Regione, nella ferma speranza possa rappresentare una valida
eredità anche per le future generazioni.
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