“[…] infanzia significa meraviglia,
fantasia, creatività e spontaneità, mentre la
condizione adulta significa la perdita di queste facoltà”
(James Hillman)
Torna a sorprenderci lo scrittore Antonio De Signoribus con la sua ultima opera “L’uovo di cavalla” (Edizioni Zefiro- Fermo), una miscellanea narrativa suddivisa in sette capitoli, lepidezza di una lettura che vuole essere anche un perfetto augurio per un futuro migliore. Ogni sua opera è un lavoro impegnativo, un percorso scolpito e consolidato nel tempo, una ricerca accorta e accurata di quella narrazione orale che è trasmissione e recupero del multiforme patrimonio culturale di una letteratura popolare. Pacato ma arguto allo stesso tempo, attraverso un linguaggio semplice e metafore facilmente comprensibili, l’autore ancora una volta avvalora una notevole familiarità e una distintiva versatilità nel delineare un universo abitato da quel principio di verità e insegnamento morale rappresentati dalle fiabe, dalle leggende e dalle più disparate forze misteriose, a volta così indecifrabili dai sensi e dalla razionalità umana. Stimolanti e coinvolgenti nonché esilaranti, le trame di leggende, aneddoti e racconti incarnano e profilano le molteplici sfaccettature di peculiarità fisiche e caratteristiche comportamentali sia di gente comune, come contadini e garzoni sia di nobili signori, re, principesse ed ecclesiastici; luoghi stregati da inspiegabili malie dove germogliano e nascono esseri invisibili ma di cui si percepisce l’animata presenza, interrompono certezze e scatenano ansie e timori. Una realtà in continuo movimento tra storie di raggiri, magie, furbizie ma anche racconti di uomini astuti e scaltri donano un sorriso a piene labbra e sono un chiaro invito a celebrare una felicità spontanea fuori della coscienza della ragione. Fiducioso nel costante valore anche antropologico dell’oralità tradotta in scrittura, De Signoribus si serve del suo usus scribendi per una continuità di un genere letterario che è apporto educativo verso una crescita più genuina e ci mostra quegli elementi simbolici di un susseguirsi di stati d’animo e passioni sinonimi di un’esplorazione dell’animo umano quale fondamento di storie tradizionali che generano le più svariate emozioni e soluzioni.La narrazione contempla un gusto letterario che trascina e contagia, in un repertorio di personaggi gentili e volgari, patetici o ridicoli, timidi o aggressivi, ogni loro vicenda basta a popolare una sorta di teatro dell’esistenza. Lo scrittore che indubbiamente ha competenze specifiche, non si limita a trarre e riformulare storie da fonti del passato bensì le arricchisce con il suo pensiero creativo e la sua capacità inventiva, dando vita a un progetto umanistico di oralità-scrittura che svolge un importante ruolo sociale, culturale e direi, anche con intento pedagogico, giacché le sue fiabe sono destinate a un pubblico di diverse fasce d’età. Elemento trainante non di poco conto è lo sguardo che fruga nella realtà e ne rivela il sostrato misterioso ove la forza della fantasia smembra e frantuma la pesantezza del reale con la semplicità di una struttura linguistica spiritosa e ironica. Dietro ogni fiaba esiste sempre un significato occulto e un potere suggestivo, per cui anche eventi in apparenza insignificanti creano uno strano gioco di reazioni e sensazioni; anche frasi canoniche come “C’era una volta” - “Larga la foglia, stretta la via, dite la vostra ch’io detto la mia”, infine ci pongono sempre una domanda: “Sarà tutto vero ciò che si vede e si sente?” Sta a noi scoprirlo, semplicemente leggendo e prestando ascolto a storie che riemergono dal passato per liberarci dai nostri dubbi e dalle nostre paure. Accogliamo e raccogliamo nella nostra vita quel tanto che fin da tempi remoti ci hanno tramandato per godere di un’inesauribile fonte di evoluzione e saggia leggerezza.