28 lug 2019

La maschera di Euridice- Silvia Elena Di Donato

Silvia Elena Di Donato ha già ottenuto notevoli consensi di pubblico e di critica con la sua opera prima per la poesia “La maschera di Euridice” (Masciulli Edizioni – 2018). L’influsso culturale di una formazione umanistica nonché la sua esperienza di docente hanno sicuramente contribuito alla maturazione del linguaggio poetico e degli stilemi, inducendola a esprimere il lessema nella sua essenzialità senza però scarnificarlo. La ricezione del patrimonio della letteratura classica così come gli echi della mitologia greca delineano un paesaggio poetico molto diversificato, frammenti di esistenze di grande intensità e impatto emotivo.
Nei secoli, tanti sono i poeti e gli scrittori che hanno cantato il mito di Orfeo ed Euridice, ognuno con la sua personale interpretazione, la Di Donato ne coglie l’esperienza d’incanto e sgomento, con umiltà e sensibilità; le sue liriche sono una sorta di preparazione, un metodo di accesso alla vita mistica e a una maggiore diffusione di valori universali. La maschera come simbolo di identificazione, regola le energie spirituali sparse nel mondo e le intrappola per impedire il loro vagare, dominando e controllando il mondo invisibile: “Sola/trasfigurata in canto/penetra/la fenditura corrusca del mistero/madida del suo ultimo passo/sul crinale del grande fiume”.
Il verso è breve ma intenso, frutto di immagini folgoranti e trasparenze metaforiche, evocazioni che illuminano la comunicazione di una morale e di un insegnamento che restituisce un po’del tempo latore di bellezza. Silvia Elena Di Donato crede nella poesia e nella sua origine divina, ne difende l’incontaminatezza, riscopre quel senso della vita che colma l’abisso tra il sopra e il sotto dello spirito, fra Dio e gli uomini “Parole fresche/di albe e tormenti/sempre le stesse/sempre diverse/mistiche eterne occasioni di mondo […]”. Il suo canto è un cammino di ascesi, permeato dalla bellezza e dalla ricchezza di un’ispirazione che lei trae dal passato, quale sfondo e spinta per trasportarsi fantasticamente nel tempo evocato. Il mondo stesso, nella sua continua trasformazione, può essere letto tra le righe di detto percorso “[…] filigrane di echi di luce/fendono fasciami di nuvole/ - anfratti della mente infiniti - “e ogni intuizione del trascendente si concretizza nella pregnanza semantica di una parola sostanziale e mai banale, in una continuità di versificazione senza soste di virgole e punti mentre in alcune chiuse si evince un tono quasi epigrammatico. La luce interiore dell’autrice è immersa nella poesia che ammalia e incanta, tocca quella dimensione religiosa che è missione, cura dell’anima verso l’infinito e l’eternità[…] fra i frammenti/del tempo e della durata/parola archetipo/di eternità”. Sincerità e grandezza etica sono il lievito di ogni sua lirica. L’io poetico si abbandona senza allontanarsi dal mondo bensì ne rende tutte le sfumature più fini, i colori più delicati, donando al lettore un’atmosfera onirica “Il sogno/ ha le chiavi/ di ogni possibilità” ove il silenzio è conciliazione e potenziale creativo per una poesia che ha il compito di esplorare il mistero che è in noi, che coincide col senso del divino “E sorge nuova l’alba/ad abitare l’anima/spalancata/di pura luce assoluta/ alla meraviglia inattesa/che ne sorprende la soglia/ con passo divino” e come tale diviene un’inesauribile risorsa di pensieri profondi. “La maschera di Euridice” è una prima esperienza poetica che detta già un buon presupposto per ulteriori successi letterari.






13 lug 2019

Nanda Anibaldi e la sua poetica








Recensire opere composite, multiformi, dall'architettura complessa e articolata quali sono le liriche di Nanda Anibaldi, non è certamente un compito facile. Sin dal primo approccio si evince una poetica particolarmente vissuta, di un’artista ispirata e talentuosa. Il suo verso supera ogni concezione tradizionale, non mente bensì si allena a una verità interiore, non si delinea nell’astratto ma riavvolge e si dispiega lungo il procedere della vita. Lo stile della Nostra non è stereotipato bensì espressivo, personale, con immagini pittoriche che creano un’atmosfera intimistica, come se l’autrice volesse tenere stretto a sé ogni attimo, imprimendo la sua caratterizzante e soggettiva vocazione creativa.
Con estrema destrezza e dimestichezza, intensità e potenza d’emissione, le sue liriche approdano a un’arte di sostanza e non di sola apparenza: una sorta di specchio cognitivo che tende a sviluppare la propria coscienza.
Nella silloge “La tana del nibbio” (Firenze Libri, 1994), l’Io poetico è ispirato da moti interni dell’animo, spesso inspiegabili, legati a una pluralità di sentimenti spinti da una nuova esigenza di far luce e di raccontare le contraddizioni che, come una lama affilata penetrano nell’esistenza con lucidità e intransigenza, senza infingimenti. Significante e strategica la simbologia del rapace nibbio che sfrutta il vento più leggero - in questo caso la poesia - per uscire dalla sua tana ed elevarsi con poche battute di ali; il verso dona la capacità di liberarsi, di estraniarsi dai problemi per analizzarli con occhio critico, si distacca dal coro e si esprime in assoluta libertà: Tracce invisibili di magma/riciclate sul petto della terra/vengono cancellate/ ad ogni batter d’ali”.
La Anibaldi si pone in continua sfida, non solo con se stessa, in particolare con il discorso poetico con cui crea un confronto, giocando e utilizzando la fantasia come vitale interlocutore. Figure e immagini denotano maturità di visione e di espressione nonché una suprema saggezza di folgorazioni e di messaggi. Lei - donna smette di fuggire la sua ombra, dà un senso all’angoscia esistenziale e la domina con fortezza e coraggio: “L’intervallo di tempo/segna sconcerti/tra rivoli di pensiero/ che sciolgono l’ultima neve…Pescare il tuo/ nella tavola dei sogni/non è stato facile […] L’ho disegnato per te ma l’hai collocato nella memoria/labile/non ti servirà a proteggerti dal gioco/ ché i giocatori sono più scaltri [,] né ti aiuterà a bleffare/devi pescarne uno più grande/e metterlo come uno scafandro […]” Una poesia disvelativa che stimola domande e incontra l’alterità, abbraccia la dimensione estetica, lascia da parte il puro narcisismo per attuare il senso reale di quel poiein che è veicolo di trasformazione e cambiamento nell’attimo stesso in cui ci appare un’indomabile donna e una poetessa palazzeschiana di mirabile e ironica libertà.
Il desiderio di uno spirito che interroga il mistero:Parli e racconti/i fatti di sempre/Conosciuti/scontati/ma/li fabuli come tuoi/Il dramma si consuma/nel non avere risposta” che è ‘paradigma’ di una continua ricerca poetica, crea l’attimo per un linguaggio semantico arricchito e integrato da metafore e simbologie di alto spessore, a velare i grandi interrogativi dell’esistenza, al centro di una precisa analisi ontologica.
Sarai spaventato per le cose/che non potevi prevedere/e nel gioco ti sorprenderà/il bluff come regola” (Paradigma- Progetti editoriali srl- il lavoro editoriale, 2006)
Nella silloge “Paradigma”, una genesi biblica traccia l’ispirazione del verso per giungere a un amalgama biblico-pindarico ove notiamo un incredibile idealismo rinnovatore e rivoluzionario, pervaso da ritorni e rimeditazioni filosofiche; un’evocazione di ciò che è presenza felice e, allo stesso tempo, inevitabile consapevolezza del dileguarsi della vita e degli affetti più cari. I ricordi arrivano nei versi come bagliori di luce a sostenere i momenti più difficili, smorzando i toni di una tematica di fondo che è la stessa identità, sia retrospettiva che di continuità futura, ove il dubbio e la certezza, l’oscurità e la visione chiara, lottano a fronte delle esperienze vissute e dei ragionamenti che si evolvono nel pensiero: “Forse ti sentirò nella pioggia/quando l’acqua ha il colore del sonno/e mi scontrerò con te nella nebbia/gelatinosa/per chiederti scusa”. Un genere di poesia esegetica quale anello di collegamento tra studio e tradizioni culturali, sollecita la Anibaldi a indagare i vari contrasti tra razionalità e cuore, con una medesima funzione: trovare una densità di senso fra dimensioni diverse della realtà, tra prove e ostacoli, contrapposti alle tante nostalgie rivolte a tempi maggiormente genuini e spensierati: “Oggi ho rivisto il mare/con i colori del mio tempo/mentre la mia straneità/cammina sulle strade/ che ho già percorso”. La Nostra penetra in profondità, lo fa con critica tagliente, con le armi del paradosso e dell’ironia, trovando una sua modalità per interrogarsi e interrogare nonché per stimolare, tra l’osservazione e i meandri della mente, una logica riflessione anche su quanto rientra in un dogmatismo religioso. Non possiamo cambiare parti di noi cercando di nasconderle, tutto deve venire alla luce ed essere compreso; in altre parole, occorre diventarne amici. La poesia di Nanda Anibaldi è anche arte concettuale e, inevitabilmente, si trasfigura in catarsi di vita.

http://www.nandaanibaldi.it/index.php

19 apr 2019

Premio Letterario "Città di Fermo" V Edizione- Verbale di Giuria










PREMIO LETTERARIO “Città di Fermo”
Anno 2019

Verbale ufficiale della Giuria

La Libera Associazione Culturale ARMONICA-MENTE di Fermo- Presidente Nunzia Luciani, è lieta di comunicare che la Commissione di Giuria della 5° Edizione del Premio Letterario “Città di Fermo” - Anno 2019, per le Sezioni A, B, C e D presieduta da:


SUSANNA POLIMANTI


e costituita dai seguenti componenti di giuria:

Sez. A: Susanna Polimanti, Anna Laura Cittadino, Cinzia Franceschelli, Nuccia Martire, Nanda Anibaldi, Maria Giovanna Bonaiuti.
Sez. B: Mons. Mario Lusek, Susanna Polimanti, Cinzia Franceschelli, Nanda Anibaldi, Maria Giovanna Bonaiuti.
Sez.  C: Susanna Polimanti, Maria Giovanna Bonaiuti Nuccia Martire, Cinzia Franceschelli, Nanda Anibaldi.
Sez. D: Susanna Polimanti, Antonio De Signoribus, Anna Laura Cittadino, Nuccia Martire, Cinzia Franceschelli.


dopo attenta lettura ed esame delle opere in forma rigorosamente anonima, contrassegnate dal solo titolo e in base ai seguenti criteri di valutazione:

1. Rispondenza ai requisiti tecnici previsti dal regolamento del bando di concorso
2. Analisi tematica (modalità di espressione, messaggio comunicato)
3. Analisi metrico-ritmica (versi, strofe, tipo di componimento, schema ritmico)
4. Analisi lessicale-semantico (parole-chiave, lessemi evocativi, immagini. Figure retoriche del significato e registro linguistico)
5. Analisi morfo-sintattica (organizzazione lirica, essenzialità o complessità del messaggio, figure retoriche dell’ordine)
6. Analisi fonica-timbrica (figure retoriche del suono)
7. Sintesi interpretativa del testo

ha così deliberato:


SEZ. “A” – POESIA IN LINGUA ITALIANA A TEMA LIBERO


Vincitori assoluti

1° Premio – “El tano Giovanni” di Silvia Elena Di Donato (Manoppello – PE)
2° Premio - “Quando penso a mio padre” di Gianni Palazzesi (Appignano – MC)
3° Premio - “Oltre quel mare” di Marco Pezzini (S. Giuliano Milanese – MI)

Premio Speciale del Presidente di Giuria

Infiniti inizi” di Antonio Albanese (Bologna – BO)



Premio Speciale Associazione Culturale GueCi (Presidente Anna Laura Cittadino)



L’acrobata” di Giorgio Rafaelli (Avezzano – AQ)




Menzione d’Onore

Amalia (la fioraia)” di Dario Marelli (Seregno – MB)
“Come versi di poesia” di Vincenzo Screti (Sermoneta – LT)
“Siamo figlie di questa terra” di Sara Rodolao (Albenga – SV)
“Amami” di Erika Di Felice (Guardiagrele – CH)
Il tuffo” di Alessandro Bacci (Firenze – FI)


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SEZ. “B” – POESIA RELIGIOSA

Vincitori assoluti

1° Premio – “Per tuas sémitas” di Matteo Bonvecchi (Montecassiano-MC)
2° Premio – “Il deserto di notte” di Valentina Carleo (Pontecagnano Faiano – SA)
3° Premio – “Sospesa” di Katuscia Fiorenza Pontilunghi (Graffignana- LO)


PREMIO SPECIALE DEL PRESIDENTE DI GIURIA

Ancora” di Fulvia Foti (Macerata-MC)

Premio Speciale Arcidiocesi di Fermo

Preghiera” di Emilio De Roma (Pietradefusi- AV)

Menzione d’Onore
Passaggio. Ovvero della Pasqua” di Silvia Elena Di Donato (Manoppello- PE)
Sono sulle tue orme” di Anna Santarelli (Rieti- RI)
Il bene” di Mirco Bartoli (Mirandola-MO)
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SEZ. “C” – POESIA IN DIALETTO

Vincitori assoluti

1° Premio – “Un curriri picciriddu” di Rosaria Lo Bono (Termini Imerese – PA)
2° Premio – “Sulu” di Carmelo Morena (Cassano Magnago – VA)
3° Premio –Lu dogge amare (Mingenze e Dunate) di Lucia Di Pietro (Roseto – TE)



Menzioni d’Onore

Nònna Angiola” di Angela Catolfi (Macerata – MC)



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SEZ. “D” – LETTERA APERTA A TEMA LIBERO – Fiaba/Leggenda di fonte popolare e tradizione orale

Vincitori assoluti

1° Premio – “La prummissa” di Maria Antonietta Pirrigheddu (Tempio Pausania – OT)
2° Premio – “Lettera al cielo” di Marina Pieranunzi de Marinis (Pescara – PE)
3° Premio – “Cara me” di Elena Belmontesi (Monte Urano – FM)


Premio Speciale Giuria per la tematica

“Una bambina speciale…” di Maria Teresa Montanaro (Canelli -  AT)

Premio Speciale racconto origine etnica

L’altra forma dell’assenza” (novella edita) di Nicola Viceconti e Patrizia Gradito (Ciampino- RM)



Menzione d’Onore

“La storia del re cieco” di Mario de Fanis (Falconara – AN)
“Lettera a Teresa” di Maria Grazia Alia (Partanna – TP)
“Oltre l’orizzonte” di Giuseppe Gallato (Rosolini – SR)
“Lettera a mia figlia” di Paola Andreoli (Osimo – AN)

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N. B: Solo i vincitori del premio saranno contattati a mezzo mail o telefonico ai riferimenti forniti alla segreteria del premio tramite la scheda di partecipazione.




Come indicato dal bando di partecipazione al concorso i premi consistono in:


Vincitori assoluti Sez. A-C-D:
1° Premio: Targa, diploma con motivazione della giuria e 100 Euro
2° Premio: Targa, diploma con motivazione della giuria e libri
3° Premio: Targa, diploma con motivazione della giuria
Premi Speciali: Targa e diploma con motivazione della giuria
Menzioni d’Onore: Trofeo e diploma
Vincitori assoluti Sez. B:

1° Premio: Targa, diploma con motivazione della giuria e articolo religioso
2° Premio: Targa, diploma con motivazione della giuria e libro
3° Premio: Targa, diploma con motivazione della giuria
Premi Speciali: Targa e diploma con motivazione della giuria
Menzioni d’Onore: Trofeo e diploma

PUBBLICAZIONE IN ANTOLOGIA

Tutti i testi dei Vincitori Assoluti, dei Premi Speciali e delle Menzioni verranno pubblicati in antologia. Per i primi premi e premi speciali il testo sarà corredato dalla motivazione della giuria.
Il presente messaggio non verrà reiterato a mezzo mail o telefonico ed è dunque ultimo e perentorio. L’antologia del concorso sarà disponibile alla vendita il giorno della premiazione.

RITIRO DEI PREMI

Come indicato al punto 9 del regolamento del bando di concorso i vincitori del 1°, 2° e 3° Premio e Premi Speciali sono tenuti a presenziare alla cerimonia di premiazione per ritirare il premio. In caso di mancata presenza, i premi potranno essere ritirati solo tramite delega scritta, fatta eccezione dei premi in denaro che saranno incamerati dall’Associazione Culturale Armonica-Mente per le future edizioni del Premio. Per le Menzioni d’Onore: premio, diploma e antologia potranno essere spediti a casa dietro pagamento delle spese di spedizione.

La cerimonia di premiazione si terrà a Fermo domenica 2 giugno 2019 alle ore 17.00 presso l’Hotel Astoria- Sala Postacchini (Viale Vittorio Veneto 8) Al termine della cerimonia ci sarà la cena conviviale con i vincitori e i membri di giuria sempre presso l’Hotel Astoria; menù completo al prezzo di Euro 25. Gentilmente si richiede prenotazione.

Per ogni altra richiesta di informazioni inerente alla premiazione, si rimanda al contatto mail del premio: premiocittadifermo@gmail.com

NUNZIA LUCIANI -  Presidente del Premio/ Presidente Ass. Armonica-Mente                                                                    
SUSANNA POLIMANTI -  Presidente di Giuria


11 feb 2019

Mangereta di Adalberto Maria Merli





Cresce l’interesse per l’opera prima “Mangereta” (La nave di Teseo editore- 2018) di Adalberto Maria Merli, uno dei più grandi attori-interpreti nella storia del teatro, del cinema e della televisione, che qui ritroviamo nelle vesti di scrittore. Parliamo di un’autobiografia romanzata, che si configura essenzialmente come Entwicklungsroman e, nella complessa cornice della seconda guerra mondiale, a partire dal 1943 fino alla ricostruzione post-bellica, si focalizza sull’immediatezza e sugli sviluppi delle innumerevoli vicende che vedono coinvolta l’esistenza individuale e familiare dei Merli. Esperienze di un vissuto maturano la consapevolezza di valori quali la tolleranza, l’accettazione, la solidarietà, in un periodo storico scolpito attraverso la forza espressiva delle parole dell’autore, che sono testimonianza viva e vessillo di risvolti psicologici collettivi e di significati condivisi. Una narrazione retrospettiva in graduale trasformazione, in cui i fatti vengono tutti descritti in prima persona: l'Io narrante protagonista è Berto o meglio “Mangereta”, soprannome metaforico attribuitogli dalla nonna friulana, che sta a indicare la caratteristica di chi mangia molto; l’attore entra in scena da scrittore e interpreta il suo nuovo ruolo: se stesso. Sin dall’inizio del romanzo, si evince la dicotomia di due mondi, due opposte visioni della vita: il calore e l’amore di una famiglia unita da una parte e l’oscurità e il male di una guerra che irrompe in una sfera privata e stravolge le priorità quotidiane ma che, tuttavia, il protagonista si sforza di aggirare con la sua fame di vita, di gioco, di sogni e fantasie, alla ricerca di quelle contromosse “proibite” che per un bambino hanno il sapore di un’emozionante e attraente avventura. Per esorcizzare i dolori e le ristrettezze di una guerra, fonte di ansia e sradicamento, Berto riesce a cavarsela anche meglio degli adulti e insieme ai suoi tre fratelli, sempre spinto da un’irrefrenabile curiosità, impara a confrontarsi con ogni nuova conoscenza, affronta ogni volta nuove sfide, s’impegola in diverse monellerie, si difende, soccombe o ne esce vincitore, pur non dimenticando mai il valore positivo del rispetto verso gli altri. Egli esplora un mondo che racchiude in sé incertezze, tensioni e paure che gli temprano il carattere e gli impongono una crescita personale. Seppur educato con estremo rigore, disciplina e forti imposizioni, soprattutto da parte della madre friulana “dai lineamenti morbidi ma volitiva nel carattere”, sceglie personali scorciatoie di sfogo, per evitare ogni sgomento e godersi quella poca serenità che un bambino e un adolescente merita di vivere.
Lo stile di scrittura è disinvolto, spontaneo, senza alcuna retorica e libero da inutili orpelli, suscita ammirazione, empatia e, a tratti, ilarità. Ciò che maggiormente affascina è la capacità di creare immagini vive, con l’aiuto di poetiche descrizioni di luoghi e paesaggi nonché di ritratti individuali fatti di sguardi, mimiche facciali e caratteristiche personali. Il linguaggio cambia forma e densità, lasciandosi travolgere da sfumature e profondità di stati d’animo, a seconda delle situazioni in cui si trova il protagonista, il quale non si vergogna di esercitare un pungente sarcasmo anche contro la tradizione culturale e i vizi del suo tempo. Non fa sconti ad alcuno, non nasconde episodi raccapriccianti di quel periodo storico né si fa scrupolo, nel suo cuore, di simpatizzare con persone “nemiche” ma a lui care; con le sue riflessioni personali ricostruisce ed evidenzia sia gli aspetti migliori che i peggiori del suo passato.
Un romanzo minutamente costruito, stratificato di spunti, di episodi, di tutto ciò che il ricordo ha accumulato in tanti anni; strettamente ancorato a una memoria emotiva che, tessuta con finissime osservazioni psicologiche, è strumento privilegiato per farci comprendere fino in fondo la drammatica realtà sociale di quegli anni oltre che una dimensione relazionale e affettiva che, nonostante tutto, attraverso lo sguardo di un bambino, lotta quotidianamente contro sentimenti di paura, angoscia e vulnerabilità.





25 gen 2019

Antonio De Signoribus e la sua meticolosa penna

Il ceppo di Natale” (Zefiro Srl-Fermo) è un piacevolissimo percorso attraverso riti e manifestazioni popolari che ci arriva, ancora una volta, dalla meticolosa penna dello scrittore Antonio De Signoribus. In una graziosa veste grafica, frutto di una sensibilità estetica, questo piccolo ma pregevole testo è viva testimonianza di usi e costumi del territorio marchigiano e soddisfa curiosità e interesse verso quella fantasia popolare legata alla solennità del Natale fino alla Festa di S. Antonio. Il “ceppo” ovvero il tronco d’albero che è usanza ardere nel camino, a partire dal giorno della Vigilia, acquista qui un valore altamente simbolico: il tradizionale raccoglimento davanti al fuoco si traduce nell’interpretazione etico-psicologica del riavvicinarsi alle nostre radici. Una serie di consuetudini e credenze, tra il sacro e il profano, ci offre la possibilità di ristabilire un contatto con un mondo che non c’è più e con alcuni aspetti di una quotidianità di vecchio stampo. Spiragli di vita di un tempo colmo di fascino che, toccando confini indefiniti tra leggenda, mito e verità, rischiano oggi di essere percepiti come estranei, sebbene rappresentino unicamente i valori più saldi di un’identità culturale. Il ceppo che brucia crea un’atmosfera magica, genera luce e mentre illumina, abbellisce e riscalda, dona senso poetico e familiare alle celebrazioni natalizie. In un mondo contaminato da “esaltazioni” del male, della violenza e del sopruso, ben venga un testo che abbia la capacità di contagiarci con qualcosa che è bellezza e continuità di bellezza.
Una chiave di interpretazione che ha permesso a De Signoribus di riscoprire e tramandarci storie e prassi dal sapore educativo, per non smarrire il senso di una dimensione della realtà umana e della funzione dell’immaginazione popolare, che non pretende di offrire la verità scientifica ma solo di esprimere la perpetuità di certe percezioni, tramandate nei tempi. Ovviamente… da leggere davanti al camino: cornice e ornamento per ritrovare il dialogo con le nostre tradizioni, auspicando che esista sempre qualcuno che possa ricondurci alle origini della cultura più genuina della nostra regione.