Dalla piccola bocca del bimbo
esce un fievole vento,
attraversa una canna,
percuote un velo d'argento.
Esce di nuovo,
tutto racchiuso in sferico manto.
Futile globo,
si libra incerto nell'aria,
dipinto di mille colori;
e s'innalza, s'innalza leggero,
seguito dall'occhio ansioso
di tanti bambini.
Ecco, comincia a salire
poi scende, risale di nuovo.
Più su, più su,
ancora più su,
Icaro del cielo.
Non temi la morte,
o vana creatura?
La sola risposta:
un lieve scoppiettìo
e... scompare
la piccola bolla.
Cadono al suolo
tre gocce d'acqua soltanto.
Ego Polimanti
Roma, 11/10/'37
Questa è una poesia scritta da mio padre quando era ragazzo.
RispondiEliminaMi fa piacere condividerla, perché la trovo molto bella e significativa.
Susanna