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13 nov 2019

"La moglie di mio padre" di Franco Duranti


 “La moglie di mio padre” edito da Seri Editore (settembre 2019) è decisamente un salto di qualità come realizzazione letteraria dello scrittore Franco Duranti, giunto così alla sua prima esperienza romanzesca. L’opera si caratterizza quale Entwicklungsroman, in sintonia con un’evoluzione di quel processo di formazione, identificazione, introiezione e proiezione nonché di trasformazione di un’età adolescenziale. Lorenzo è la colonna portante del testo mentre sorgente e centro è il fuoco interiore di una passione segreta che irrompe nella sua vita e implica il dover affrontare un cambiamento nella sfera sociale, nell’ambito familiare così come a livello emotivo-relazionale: “Quel pomeriggio lei franò come una valanga sui miei giorni”. Nella diversità di un rapporto e di un amore insolito con una donna adulta, la quarantenne Agnese, prevale lo spirito di sopravvento dell'istintualità; il bagaglio esistenziale ed esperienziale di un ragazzo dona l’avvio a un’indagine di diversa natura, dove la sottigliezza psicologica di una concupiscientia, diventa filtro cui passa un vissuto che si articola su due piani: quello dell’incontro, reso con viva immediatezza: “breve, veloce, come un lampo che con uno squarcio repentino aveva lacerato la mia personalità…” e quello della ricerca di sé, della propria identità, di un’iniziazione a un mondo più adulto attraverso l’autoanalisi e l’analisi dei propri rapporti con gli affetti più cari nonché della maturità della propria sessualità. La seduzione e la fascinazione, in una sorta di ‘follia d’amore junghiana’, improvvisamente mettono in discussione le stesse caratteristiche familiari ma, allo stesso tempo, s’intrecciano con la riscoperta dei legami affettivi nei riguardi di ogni personaggio, con un proprio ruolo e importanza all’interno della narrazione. Primo fra tutti viene sottolineato il rapporto con la madre, nominata quasi sempre come Clara. Ciò merita attenzione, dall’utilizzo del nome di battesimo si evince, infatti, un tipico comportamento di Lorenzo, il quale sembra rifiutare un qualche aspetto genitoriale, ne prende distanza quasi a deprivarlo del ruolo che le compete. Lorenzo si concentra sullo sport, per non pensare ai suoi “vuoti” mentre Agnese, donna profondamente narcisista, ha bisogno di qualcuno che la veneri. Un incontro emotivamente coinvolgente e carico di potenzialità aiuta entrambi a crescere psicologicamente e una condizione inconscia di dipendenza affettiva finisce per sostituire una madre distratta e presa dai suoi interessi. Solo più avanti, il distacco improvviso dalla figura materna diviene possibilità creativa di un ritratto più intimo e sofferto; stessa cosa avviene con il personaggio di Federica, coetanea di Lorenzo ma che, nella storia assume inizialmente una veste tutto sommato marginale e scontata, essendo la sua fidanzatina ufficiale.
Man mano che si procede nella lettura, fuoriescono inesorabilmente i diversi comportamenti, finché iniziano a stabilizzarsi amore, interessi e amicizie ove vince il senso di responsabilità, di maturità, d’indipendenza e di capacità di farsi carico di ogni situazione mettendo il senso del dovere sopra a ogni altra cosa; un’incondizionata consapevolezza mette fine a tutte le illusioni e a tutte le ipocrisie. In un’inesauribile ricchezza di sfumature e raffigurazioni suggestive, ci troviamo di fronte a una narrazione sinuosa che è purezza e precisione di una prosa mai stucchevole o scontata. L’autonomia sintattica e contenutistica della fabula e dell’intreccio sono perfettamente coordinate in sequenze narrative, descrittive, riflessive, espressive e dialogiche dove incuriosiscono il gioco prezioso di nuove scoperte, i rinvii, le allusioni, i mutamenti di prospettiva, gli improvvisi arricchimenti di significato di fatti che scavano entro la psicologia umana, ad avviluppare passioni, errori, proibite delizie e infingimenti.
Il finale aperto, senza l’intento di una rivelazione definitiva, fa di questo romanzo un’opera letteraria di straordinaria vitalità, sorretta com’è da una scrittura penetrante di uno scrittore romantico e poetico, il quale demanda a Lorenzo e ad Agnese il delicato e impegnativo compito attraverso la loro  esperienza passionale, di superare il concetto di un gratuito compiacimento erotico, lasciandoci addentrare nell’universo di un’emotività maschile che si avvia verso un’educazione all’amore e alla maturità affettiva: valori essenziali della persona umana e di ogni autentico rapporto di coppia.


20 giu 2016

Un'appassionata biografia di un'epoca: "fantastici QUEGLI ANNI" di Franco Duranti






fantastici QUEGLI ANNI” - (Storie di tanti capelli fa) pubblicato nel 2012 con edizioniGEI è il libro d’esordio di Franco Duranti, uomo e scrittore di grande creatività nonché fervido amante della musica e dell’arte. Una premessa dell’autore e il testo della splendida canzone “In my life” dei Beatles delineano quell’intenso e piacevolissimo tuffo nel passato che, a mio avviso, non si limita all’autobiografia dell’autore bensì amplia i suoi contenuti verso una precisa analisi interpretativa della biografia di un’epoca; Jesi, città marchigiana delle sue origini, ne è la cornice ispiratrice… “Tutto è cominciato in una tiepida mattina di primavera a Jesi. Era il 1950”. Protagonisti sono dunque i giovani e gli stessi a confronto con gli adulti, a raccontarsi e a raccontare, attraverso aneddoti e scenette familiari, della loro infanzia e della loro crescita; vicende che li vedono instancabili e irrequieti attori durante momenti di gioco, di studio e di socializzazione con luoghi e problematiche che oggi stimolano la riflessione di chiunque desideri condividere il proprio vissuto con i tanti che appartengono a una generazione attuale e “altra”, molto lontana, ahimè, dagli standard contrassegnati da valori interpersonali, ricchi di stimoli sia emotivi che intellettivi. L’attenzione dell’autore si sofferma soprattutto sul ruolo dei giovani nel clima culturale ed economico di quegli anni, ove fasi di cambiamento, intense e rapide, tendono a creare forti discontinuità soprattutto nei gusti dell’abbigliamento e della stessa musica, mentre all’orizzonte si sottolineano atteggiamenti sociali e attitudinali di un’adolescenza che a poco a poco sente l’esigenza di marcare una diversità rispetto alla propria famiglia. Non dimentichiamo infatti, che la famiglia di quegli anni era solidamente basata sul matrimonio e molto rigida. Indiscussa la subalternità sociale e giuridica della moglie e dei figli rispetto al marito/padre.
Lo stile limpido, correttamente diluito e strutturato, con dettagliata fabula di eventi, luoghi   e personaggi, ricco di elementi denotativi e connotativi, rende al meglio ogni paesaggio cittadino, testimone anch’esso di tradizioni, usi e costumi che riecheggiano nella mente e nel cuore dell’io narrante, tra ricordi ed emozioni ove il fenomeno musicale pop-rock, in particolare la “Beatlemania”, si pone come elemento collante,  mentre una sottile e delicata nostalgia riaffiora e ne “coccola” la memoria. L’esposizione dalle forme morbide, mista in alcuni tratti ad una terminologia colorita, ci presenta giovani alquanto turbolenti, sebbene timidamente impertinenti “Un alone invisibile ci circondava e ci rendeva unici, invincibili: certi di essere superiori ai comuni mortali […]”, i quali fanno sentire la loro voce, raffigurano una propria caratteristica sociologica accanto a una diffusa opposizione ai valori dominanti e generano una posizione critica verso le due istituzioni chiave: famiglia e scuola.
Un romanzo-manifesto che ci mostra chiaramente la variabile tra passato e presente di una generazione anticonformista che preannuncia già l’esplosione sessantottina, in un’Italia in piena trasformazione socio-economica e culturale veloce, dirompente e incalzante. Arma di evoluzione è la musica Beat con la sua ventata di rinnovamento melodico e, soprattutto, di rottura con gli schemi classici della canzone italiana di quei tempi.
Sulle note delle canzoni dei Beatles, dei Rolling Stones e di Joan Baez gran parte dei giovani in America e in Europa iniziano a protestare contro la guerra, contro la società dei consumi; essi acquistano consapevolezza delle ideologie politico-culturali, del significato di un amore libero e senza tabù e dell’importanza dell’amicizia condivisa.
Il libro di Franco Duranti è senz’altro una lettura significativa che serve a ricostruire la storia di anni in cui capelli lunghi, camicie attillate e pantaloni a sigaretta erano “il primo sintomo di rivolta verso una società perbenista in cui avevamo vissuto la nostra prima fase di vita”, una gioventù contestataria che allora modificò radicalmente le mode e le condotte, per la sua importante stagione con atteggiamenti ribellistici, provocatori, anticonformisti e trasgressivi che tuttavia non tolgono nulla alla bellezza dei sogni, agli scenari antichi e moderni delle nostre città, all’amore e a tutte quelle persone che, come scrive l’autore: “hanno vissuto con me e mi hanno permesso di dire: FANTASTICI QUEGLI ANNI! “ .
Da sempre e in ogni epoca i giovani sono un oggetto particolarmente sfuggente proprio perché si tratta di una condizione a termine e i giovani di ieri sicuramente non sono più i giovani di oggi. Viviamo, infatti, in un tempo in cui ci si propone una gioventù dal godimento effimero e istintivo che non richiede particolari conoscenze se non l’uso morboso, freddo e distaccato della tecnologia digitale.
Esattamente come Franco Duranti, tutti noi appartenenti agli anni ’50 -’60 abbiamo lasciato qualcosa nel nostro viaggiare nel tempo e ora, difficilmente riusciamo a non abbandonarci a quella memoria emotiva che ci dona momenti di piacevole affettività da rievocare, consentendoci di confrontarci con il prima e il dopo, tra il nostro passato e il nostro presente.