29 mag 2018

"Armonie e dissonanze" di Oscar Sartarelli: la maturata saggezza e la poesia



Canto, che tanto quel di quaggiù avanza/ che, poi che io torna’ al mondo deserto, / ogni dolce     armonia m’è dissonanza.”

(Il Quadriregio di Mons. Federico Frezzi Libro IV 22-120


Armonie e dissonanze” (Le Mezzelane Casa Editrice) è la recente opera poetica del poeta-scrittore Oscar Sartarelli. In questa raccolta l’ispirazione dell’autore appare ricca e varia, raggiunge una più matura essenzialità e nettezza d’espressione, nell’evidente tendenza di dare alla poesia una sensibilità più ampia e attuale, pur rispettando stilisticamente i principi della poesia tradizionale. La vita impegna a una riscoperta di sé e delle diverse fasi legate a quei riti di passaggio che necessitano d’essere affrontati. L’opera si sviluppa ed evolve in un percorso formativo al contrario, dall’ora del disincanto quale effetto discordante e in grado di godere dell’attimo, per via del senso di precarietà di un inevitabile fluire del tempo, al toccare e svelare il suono gradevole che è corrispondenza di voci, proprio della fase adolescenziale e giovanile “Erano belli il sole [,] / il suono delle campane/ che annunciava la festa [,] / la carezza della mamma/ e la speranza nel cuore. “
La modalità semantica che racchiude i toni, le immagini e la molteplicità dei motivi richiama alcune tesi del De brevitate vitae del filosofo Seneca, laddove il poeta insiste sulla fragilità dell’esistenza e  incita a considerare ogni suo secondo “ti sei mai chiesto cosa saresti al mondo[,] / se ti mancasse[, così, uno, un sol secondo?”; addirittura si commuove, nel riconoscere le responsabilità concrete di ognuno di fronte alla qualità della vita, del nostro Essere e della nostra stessa terra “Stalattiti di tempo/ sedimenti di anima/che son appesi al tempio/della vita consunta [,] /e si schiantano a terra […] / quando il cervello scoppia [,] / ed il tutto si spiega”, rappresentandone così ogni intima meditazione in una luce particolarmente adatta a illuminare, non solo l’uomo moderno ma semplicemente, l’uomo. La silloge presenta un accrescersi di suggestioni e un sovrapporsi di significati che, quasi ammonitori, si trasformano in un invito ad andare all'origine delle parole e del loro valore per ricaricarle di senso. Nei versi si sottintende una mancata credibilità del nostro mondo, non solo di valori ma anche e soprattutto di quanti sono chiamati a trasmetterli e da qui ha origine la reale malinconia dell’autore, che si rifugia nella purezza e nella profondità del proprio sentire.
Nella prima lirica della raccolta, l’albeggiare risuona quale arcaico simbolismo della giovinezza perenne che s’innesca nelle varie faglie del tempo e dell’età, non per terminare un ciclo bensì per riscoprirla nel divenire eraclitiano, poiché ogni cosa si muove, muta e si trasforma, lasciando indietro qualunque momento. La vita e il suo dolce sparire, di fronte a cui non esiste ribellione ma solo delicata rimembranza, innervano l’universo poetico del Sartarelli; dai suoi slanci e tormenti interiori si evince una personalità sensibile seppur dotata di notevole plasticità psichica. Una tenerezza composta e misurata fan sì che l’io poetico avverta la solitudine del mondo: “Vuoto è ora il teatro, eppure sento voci [,] / voce del tempo, frammenti di vita […] Chiude il sipario [,] ed anch’io più non sono”; echeggiano voci dissonanti nel momento stesso in cui l’etica si scontra con le tante nostre miserie. Con sottile ironia il poeta delinea un’anatomia del mondo, coinvolgendola nelle sue stesse riflessioni “Nulla [,] sei nulla [,] nessuno si accorge di te [,] / perché tu sei un ammasso di carne/ attaccato alle ossa.” ma se ne distacca, non rinnega la propria anima, ponendosi al riparo da quella maschera che si fa autorevole garante del nostro tempo.  Quel “puer aeternus”, che con coraggio rimane fedele al tempo, si trova in uno spazio intermedio fra lo stato di partenza e di arrivo e “[…] va cercando della vita il suo metro/che più non sia il ruffiano sentimento”.
Una metrica sorgiva, mista di versi endecasillabi e settenari, crea un genere di poesia di facile grazia e ritmo piacevole nonché una sensazione diffusa d’intesa ed essenza. Sottigliezze vocali, passionalità, furore giovanile, tra enfasi e modestia, quintessenze distillate di un’anima pura e onesta, accenti e sillabe dure e vibrate, realizzano infine quel tema di un incontro con la vita che è radice della poesiaSpero serva questa grama poesia [,] / per riacciuffare [,] senza far rumore [,] / il vero senso: d’infanzia l’odore!”. Il tempo è kronos, ma per Oscar Sartarelli è soprattutto kairòs poiché, in realtà, è sempre e solo la qualità della nostra vita a scandirne lo scorrere incessante di minuti e di ore e a palesarne i moti dell’anima “Il ricordo torna ed il cuore arruffa [;] / allora capisci [,] e d’un tratto senti/ che ancora puoi donare sentimenti [,] / e il senso della vita si riacciuffa.” Infine trovo preziosa la lirica dal titolo “Memento”, profusa di quella religiosità che scardina anche la mente più indisciplinata, divenendo il significato più puro dell’affidamento francescano. La poesia è raccoglimento ed equilibrato rapporto con se stessi verso il raggiungimento della saggezza “E la luce alza della nebbia il velo [,] / scoprendo su te l’indaco del cielo”.




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