“ Raccolgo in me mille
soli,
che riemergono per solcare
il limite del mio sguardo,
custode ramingo
del mio museo
interiore”
“Dimmi le parole” di Marco Fortuna (Italic 2017) è una
silloge poetica che fin dai primi versi ci offre un preciso ritratto dell’autore,
poeta essenziale nonché uomo composto e riservato.
La sua poesia è un viaggio e i versi sono guida illuminata ove la
parola, pervasa a tratti da un’alta liricità, adombra quella sottile trama di
pensiero malinconico e senza una mappa preordinata conduce l’io poetico verso
regioni dove ha fine lo stato di destabilizzazione di un vissuto, alla ricerca
di uno sguardo soddisfatto e pago “ Come
possono le mie parole uscire da questo labirinto/[di pensieri”. Il Nostro
si sofferma e sosta sulle cose non su chi le possiede “Vedo la spiaggia come un mercato ricco di cose e povero/ di gente [,]/
con i gabbiani che a un tratto mi volano nel cuore”, toccando la
soggettività dell’immagine poetica e degli echi che ogni suo verso genera
nell’intimo dell’individuo, in cui le emozioni accelerano o smorzano incanti e
disincanti di esperienze personali. Una
vera e propria geometria dell’anima attraverso il tempo e lo spazio ove la contemplazione
della bellezza è un varco, una tensione all’infinito in cui erra lo spirito
umano.
Una forte carica espressiva è qui segno di una visione del mondo pacata
che rifugge da tinte accese o violente e da forti contrasti mentre un intero
mondo interiore si concreta in poesia che non sia un’arma bensì canto nel quale
l’uomo si racconti, si plachi, si rassereni mentre la parola pregna di un potere
incantatore diventi speranza di uscire dal buio, dal torbido alla luce, lungo
le ali del tempo e oltre ogni spazio. Una poesia sempre in divenire che è espressione immediata di perdurante efficacia
sulla sensibilità umana.
Balenano alla fantasia del poeta paesaggi spirituali amplissimi;
dalla segrete e dalle non più controllate profondità del suo spirito, irrompono intuizioni inattese,
accostamenti di mondi di pensiero e di fedi diverse proiettate verso una
lontana armonia “Ma da lontano e dal
profondo qualcuno[,]/con forza sovrumana],[/preme sul foglio mentre scrive il
mio nome[,]/mentre io rimango tra voi nell’attesa di una liberazione”.
Uno stile personalissimo per una
poetica autobiografica, sincera, senza fronzoli e orpelli. Il verso è
incentrato sul fluire spontaneo e si trasfigura in poesia della vita; la forma
introspettiva fa leva sul valore evocativo, quasi magico, della parola, sulla
sua suggestione fonica, sulle tante sfumature musicali e sul simbolismo “ Cadono sul nostro petto gli anni[,] come
pioggia[…]”.
Una poetica dolce e delicata e
allo stesso tempo incisiva, che eleva il linguaggio a una nuova altezza, supera
il suo compito comune e diventa col suono e l’accento in essa, il mezzo per
indagare la psicologia umana, il dolore,
la gioia, gli affetti familiari, persino l’amore per la propria donna.
Ritengo che i versi di Marco Fortuna qui raccolti possano assurgere a quel carattere stilizzato di mediazione poetica quale migliore e costante
richiamo dell’attenzione del lettore e di ogni sua vibrazione intima.
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