[…]
scostando lievemente/tra intagli di lino/una tendina candida/protesa
nell’azzurro/al sole del mattino[.]
(Da “Dietro… e
oltre”)
Therry Ferrari e la sua poetica del "Perché"
Definendosi
la ex “maestrina dalla penna rossa”, epiteto che richiama alla memoria il
personaggio del famoso romanzo Cuore di
Edmondo De Amicis, la Nostra ci spalanca un mondo interiore, dove la poesia è
pura espressione di una vera e propria missione animica oltre che di
un’irresistibile passione. Ogni suo verso si posa e si concretizza sul foglio quale
dono di una dimensione intimistica nonché di un temperamento spiccatamente altruista.
L’infinito e i sogni cullano la sua scrittura, annullano l’arte “dell’egoismo e
dell’inganno”, con l’efficacia benefica
dell’io e del presente, che assimila dal passato solo quegli insegnamenti
indicativi di un percorso esistenziale e si affaccia al futuro timidamente,
umilmente, in punta di piedi, per non creare troppo rumore, quasi a non voler disturbare
la contemplazione dell’universo tutto. La poetica di Therry Ferrari è intrisa di una forte spiritualità e religiosità
persino laddove è caratterizzata dall’impegno etico e civile, meditando sui
mali e gli orrori del passato e le incongruenze di un tempo attuale; un monito
a ritrovare la “smarrita storia”, il” Rispetto” e la “Bellezza” di altre epoche.
Dietro un’apparente leggibilità icastica, si celano la dimestichezza e una
certa sapienza nella versificazione libera, dove affascinano i suoni,
avvicinando lo stile all’universo poetico gibraniano. Una poesia semplice, non
pretenziosa, palpitante, sottile e leggera di quell’Infinito viaggio “[…] ragione
e cuore/ ombra e luce […]” nell’importanza del sentire umano, dell’essere,
non quale mero involucro bensì viva interrogazione sull’inquietudine del vivere
e del quotidiano; un rivolgere lo sguardo al cuore, ricercandone i “Perché”, per allontanarsi dal potere
della mente che, al contrario, sprigiona i veri demoni distruttivi della
società; un incrocio tra sogni ed essenzialità, senza lasciare indietro i
valori di un’origine che la rendono fiera come donna. Il cuore si fa satinato
ma elastico, coniuga versi con accordi floreali, abita i vuoti dell’esistenza e
i ricordi mai sopiti con dolce nostalgia: “[…]
inattesa nostalgia nel rimembrare” [...] “seguendo ogni giorno/le rotte del
cuore”.
La
scrupolosa cura e diligenza nel comunicare un mondo che va oltre quanto è
visibile con i soli occhi concede alla poetessa di trasportare sentimenti ed emozioni in immagini, come tanti minuscoli fili che ci tengono uniti gli uni
agli altri, in primo luogo con quanti conosciamo e ci conoscono, e poi, tramite
loro, di passaggio in passaggio, con chi
per noi è lontano, addirittura ignoto, nella rete che tutti ci accoglie,
e che si chiama umanità, attraverso il tempo, dal passato a oggi fino al futuro
che non conosciamo ancora. Cosa rappresenta in effetti il futuro per lei? La
poetessa se lo chiede continuamente e, semplicemente, lo sintetizza nelle “Radici del dopo” e in quel “traverso sopòre […] subdolo e gelido vento
di follia […]” È come se il suo armonioso lirismo ci stia suggerendo che il prisma dell’arte poetica sia il
coefficiente necessario per un’altra vita, di aspirazioni, di miraggi, di speranze;
lascia intravedere una liberazione dalle catene fisiche, una catarsi delle
poche labili certezze dell’oggi, che fuori
della poesia sfuggono o almeno potrebbero sfuggire.
Le
sue parole sono capaci di metabolizzare le esperienze della vita con grande
forza d’animo, illuminate dalla magica luce del suo mondo poetico e nei versi
ritroviamo quel senso innocente che riesce ancora a meravigliarsi di fronte
agli elementi della natura che ci passano accanto e che troppo spesso rimangono
immobili, senza alcuna voce. Quella
di Therry Ferrari è una poetica di
atmosfere, dove l’essere si fonde con il tutto.
Oggetti
quasi banali, sapientemente incastonati in scenografie, stimolano l’istinto
nella ricerca della propria profondità, spalancano visioni. Dietro le
suggestive similitudini e metafore d’ incantevoli stanze liriche, assistiamo a
uno stato contemplativo, a un’esplorazione di se stessi. Il canto di una natura
incarnata e in movimento riavvolge la moviola dell’infanzia e allo stesso tempo
interroga il mondo di oggi, che necessita di esser preso per mano per riuscire
a oltrepassare le barriere temporali dell’esistenza. Il linguaggio è a tratti
denso e sinuoso come un racconto e si alza verso un iter poetico che deve
condurre alla palingenesi totale e alla liberazione definitiva; la vicenda umana,
fatta di conflitti, di incomprensioni, di solitudini, si placa alla vista al di
là della porta di casa, della vitalità accesa, vorticosa, giocosa della natura.
Nella
poetessa Therry Ferrari convivono tante creature, lei stessa si fa portavoce di
tutto ciò che sopravvive libero, selvatico, dignitoso, semplice, nel mondo
oppresso e soffocato dallo “spirito” dell’uomo.