Recensione di Lorenzo
Spurio
Quando ad una persona
luccicano gli occhi mentre sta parlando di una cosa, anticipando
magari qualche lacrima, è evidente il carico affettivo di ciò che
sta tirando fuori, magari con grande nostalgia. Ed è questo che ho
potuto vedere chiacchierando con l’amica e scrittrice Susanna
Polimanti, folignate ma abitante nella provincia di Ascoli Piceno da
vari anni. Il libro in questione in realtà non è solo un libro, ma
un fedelissimo reportage della storia d’amicizia ed amore da lei
vissuta in compagnia dell’amico a quattro zampe Strauss. Non solo.
Il libricino, diviso in capitoli e corredato di varie fotografie di
Strauss assieme alla sua padrona definita “capobranco”,
ripercorre i momenti centrali dell’esistenza del cane: dalle sue
timide perlustrazioni iniziali nel giardino della casa, al suo continuo
desiderio di conoscenza e di giocare, sino alle sedute di
addestramento e addirittura a un curioso episodio di clamore: la
partecipazione di Strauss accompagnato dalla padrona in un noto
programma televisivo.
Ma l’intenzione
dell’autrice –mi pare di capire- non è tanto quella di
trasmettere all’autore le vicende che ha vissuto in compagnia di un
animale affettuoso e riconoscente, ma è forse maggiore. Credo che ci
sia dietro a questa scrittura una sorta di processo psicologico di
recupero del passato con la volontà di “eternizzarlo”, di
cristallizzarlo per avere la certezza che anche con il passare del
tempo e degli anni, esso sarà lì, concreto, fedele, preciso a
testimoniare un rapporto che mai si perderà. Ravvedo dunque un
intento oserei dire terapeutico nella scrittura di Susanna nel senso
che probabilmente la scrittura di questo libro –che immagino sia
stata dolorosa, ma di un dolore dolce- abbia servito alla scrittrice
non solo a ricordare Strauss, ma a riviverlo superando il canonico
dolore della mancanza.
A livello stilistico si
ravvisa un linguaggio semplice, piano e facilmente fruibile a tutti
ed è interessante sottolineare la tecnica di narrazione impiegata da
Susanna: la narrazione è diretta, in prima persona, chi narra sa
tutto sulla storia, non inventa, né cela niente al lettore, ma il
narratore è Strauss stesso che, passando attraverso la
rielaborazione della coscienza dell’autrice, dà la sua visione del
suo rapporto con la “capobranco”.
Una lettura che va fatta,
perché ci arricchisce sensibilmente chiarendo al lettore quanto
l’amore che alberga nel cuore di persone vere, sensibili e
premurose come Susanna, non conosca limiti di nessuna natura.
-scrittore, critico
letterario-
Jesi, 13-08-2013