“La
città senza rughe” (BookRoad- maggio 2020) è il nuovo romanzo di Roberto Ritondale, redattore Ansa e scrittore talentuoso. Mi permetto di
definirlo così, con cognizione di causa, poiché ho già avuto modo di valutare e
motivare le sue innate doti di abilità e originalità in occasione di un
concorso letterario nel lontano 2016.
Esordio
della narrazione è l’anno 2030, in un contesto socio-politico proiettato nel
futuro, il percorso impresso all’opera nasce dall’intelligenza emotiva e
percettiva dell’autore, un ipotetico scenario ma sottolineo… non del tutto assurdo, di una Como
città-stato: una Novum Comum governata dal regime autoritario del colonnello
Ebe, basato su una iuventucrazia che
ha per scopo quello di metter in atto una vera e propria mutazione
antropologica, un modello sociale dove dominano “smartphone e eyePhone, computer, tablet, droni e dispositivi di
controllo individuale”. Trattasi di un romanzo sociologico che empaticamente riflette
e racchiude in sé dubbi, ansie e paure comuni profondamente attuali quale
ritratto di un universo chiuso e allucinante, una metafora perfetta di un
processo tecnologico e una disuguaglianza che impoverisce le menti e le anime
tutte. Tra i personaggi troviamo il colonnello Ebe, visto da tutti come dotato
di grande abilità e lungimiranza ma che in realtà dimostra la pochezza di chi
si affida solo al desiderio di potere, preso dalla folle convinzione di
allontanare gli anziani che, a suo parere, sono ostacolo alla sopravvivenza e
alla crescita dell’intera comunità, dimenticando che senza passato non esiste
futuro e che quella fase avanzata di vita s’identificherà infine nella sua stessa
paura del proprio divenire; la coraggiosa settantacinquenne Etilla, madre di Memo e nonna amorevole
di Ezio, adolescente aspirante
scienziato, Ippolita, Tespi, Ocno, Lisa, Marco Catone, Melampo, Pitteo e tanti
altri, ognuno descritto da Ritondale quale
protagonista di vicende avvincenti, nel susseguirsi di peripezie che accomunano
in diversi stati d’animo ma con un’unica tensione narrativa, il climax finale, epifania di una
sensibilità e una coscienza risvegliate che si palesa il 15 agosto 2040. Varie
le tematiche toccate dall’autore: digitalizzazione,
senilicidio, bullismo, immigrazione, anaffettività, solitudine, irresponsabilità
e irrispettosità rendono questo testo letterario strumento di denuncia
verso una società che premia le apparenze e riduce gli esseri ad automi senza
una volontà propria, poiché facilmente condizionabili ai fini di interessi
economici e di assoluto potere “Tutto è
pronto per celebrare il valore della bellezza, la forza della disciplina, la
propulsione dell’operosità produttiva, la potenza della giovinezza”.
Dal
punto di vista stilistico, abbiamo a che fare con accuratezza di forma e struttura, che si sviluppa in perfetto
ordine e si uniforma al migliore modello
di narratologia. Nota essenziale è la perspicuità
del narrare a delineare i contorni di una parola viva e spontanea, un
linguaggio figurato che giova alla chiarezza e alla brevità, attraverso dialoghi
spontanei, pensieri, ricordi, tra neologismi “buoni” di etimologia latina,
madre della nostra stessa lingua e, a tratti opportunatamente utilizzata nella
stesura; così come la non casuale scelta di nomi storici e mitologici nonché di
citazioni in esergo, sono frutto di un’ispirazione ben centrata. Più che il
successo di un futuristico processo evolutivo, l’autore mostra e dimostra che i
nostri valori più preziosi risiedono in noi da sempre e che nessun regime può
cancellare la nostra natura e la nostra etica. “La città senza rughe” sottolinea
quell’impronta sensibilmente rispettosa che è amalgama ricco di esiti e suggestioni
che commuovono e, allo stesso tempo, suscitano nel lettore empatia e
condivisione d’intenti e di sentimenti. Tenace e costante la volontà, volta a
confermare che occorre imparare dal passato progettando il futuro non
distruggendo e alienando il nostro patrimonio culturale bensì conservando i più
alti valori delle nostre origini, quali la poesia, la musica, gli antichi
monumenti; tutto ciò che è memoria è prezioso.
Ogni
regime totalitario è caratterizzato soprattutto dal tentativo di controllare
capillarmente la società in tutti gli ambiti di vita “Lui promuove il nozionismo, non la cultura, come tutti gli uomini
superficiali. I poeti gli fanno paura perché scavano nella mente e nell’anima,
guardano oltre l’orizzonte… E con le parole i poeti costruiscono ponti”.
Il
mio personale elogio verso un’opera, a mio avviso, decisamente metapsichica, soprattutto laddove esiste un chiaro
messaggio premonitorio e ammonitorio riguardo il tema della vecchiaia,
invitando e contribuendo ad acquisire consapevolezza che le “anime deboli che non sono utili alla nostra
comunità” in realtà suggellano le virtù dell’esperienza, del buonsenso e della
purezza d’animo.
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