17 giu 2020

La città senza rughe di Roberto Ritondale: romanzo premonitorio e ammonitorio





La città senza rughe” (BookRoad- maggio 2020) è il nuovo romanzo di Roberto Ritondale, redattore Ansa e scrittore talentuoso. Mi permetto di definirlo così, con cognizione di causa, poiché ho già avuto modo di valutare e motivare le sue innate doti di abilità e originalità in occasione di un concorso letterario nel lontano 2016.
Esordio della narrazione è l’anno 2030, in un contesto socio-politico proiettato nel futuro, il percorso impresso all’opera nasce dall’intelligenza emotiva e percettiva dell’autore, un ipotetico scenario ma sottolineo…  non del tutto assurdo, di una Como città-stato: una Novum Comum governata dal regime autoritario del colonnello Ebe, basato su una iuventucrazia che ha per scopo quello di metter in atto una vera e propria mutazione antropologica, un modello sociale dove dominano “smartphone e eyePhone, computer, tablet, droni e dispositivi di controllo individuale”. Trattasi di un romanzo sociologico che empaticamente riflette e racchiude in sé dubbi, ansie e paure comuni profondamente attuali quale ritratto di un universo chiuso e allucinante, una metafora perfetta di un processo tecnologico e una disuguaglianza che impoverisce le menti e le anime tutte. Tra i personaggi troviamo il colonnello Ebe, visto da tutti come dotato di grande abilità e lungimiranza ma che in realtà dimostra la pochezza di chi si affida solo al desiderio di potere, preso dalla folle convinzione di allontanare gli anziani che, a suo parere, sono ostacolo alla sopravvivenza e alla crescita dell’intera comunità, dimenticando che senza passato non esiste futuro e che quella fase avanzata di vita s’identificherà infine nella sua stessa paura del proprio divenire; la coraggiosa settantacinquenne Etilla, madre di Memo e nonna amorevole di Ezio, adolescente aspirante scienziato, Ippolita, Tespi, Ocno, Lisa, Marco Catone, Melampo, Pitteo e tanti altri, ognuno descritto da Ritondale quale protagonista di vicende avvincenti, nel susseguirsi di peripezie che accomunano in diversi stati d’animo ma con un’unica tensione narrativa, il climax finale, epifania di una sensibilità e una coscienza risvegliate che si palesa il 15 agosto 2040. Varie le tematiche toccate dall’autore: digitalizzazione, senilicidio, bullismo, immigrazione, anaffettività, solitudine, irresponsabilità e irrispettosità rendono questo testo letterario strumento di denuncia verso una società che premia le apparenze e riduce gli esseri ad automi senza una volontà propria, poiché facilmente condizionabili ai fini di interessi economici e di assoluto potere “Tutto è pronto per celebrare il valore della bellezza, la forza della disciplina, la propulsione dell’operosità produttiva, la potenza della giovinezza”.
Dal punto di vista stilistico, abbiamo a che fare con accuratezza di forma e struttura, che si sviluppa in perfetto ordine e si uniforma al migliore modello di narratologia. Nota essenziale è la perspicuità del narrare a delineare i contorni di una parola viva e spontanea, un linguaggio figurato che giova alla chiarezza e alla brevità, attraverso dialoghi spontanei, pensieri, ricordi, tra neologismi “buoni” di etimologia latina, madre della nostra stessa lingua e, a tratti opportunatamente utilizzata nella stesura; così come la non casuale scelta di nomi storici e mitologici nonché di citazioni in esergo, sono frutto di un’ispirazione ben centrata. Più che il successo di un futuristico processo evolutivo, l’autore mostra e dimostra che i nostri valori più preziosi risiedono in noi da sempre e che nessun regime può cancellare la nostra natura e la nostra etica. “La città senza rughe” sottolinea quell’impronta sensibilmente rispettosa che è amalgama ricco di esiti e suggestioni che commuovono e, allo stesso tempo, suscitano nel lettore empatia e condivisione d’intenti e di sentimenti. Tenace e costante la volontà, volta a confermare che occorre imparare dal passato progettando il futuro non distruggendo e alienando il nostro patrimonio culturale bensì conservando i più alti valori delle nostre origini, quali la poesia, la musica, gli antichi monumenti; tutto ciò che è memoria è prezioso.
Ogni regime totalitario è caratterizzato soprattutto dal tentativo di controllare capillarmente la società in tutti gli ambiti di vita “Lui promuove il nozionismo, non la cultura, come tutti gli uomini superficiali. I poeti gli fanno paura perché scavano nella mente e nell’anima, guardano oltre l’orizzonte… E con le parole i poeti costruiscono ponti”.
Il mio personale elogio verso un’opera, a mio avviso, decisamente metapsichica, soprattutto laddove esiste un chiaro messaggio premonitorio e ammonitorio riguardo il tema della vecchiaia, invitando e contribuendo ad acquisire consapevolezza che le “anime deboli che non sono utili alla nostra comunità” in realtà suggellano le virtù dell’esperienza, del buonsenso e della purezza d’animo.






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