Maria Luisa Mazzarini, con la sua ultima silloge “Si aprano le danze” (EEE-book di Piera Rossotti- marzo 2016) rigenera lo spirito. La lirica “Primavera” in apertura è certamente dedicata, tuttavia offre all’autrice lo spunto per attuare un dono nonché scopo primario della sua poetica “sotterranea [,] /chiara limpida onda/di fiume[.]/Invisibile agli occhi”, che è la sublimazione dell’essere; migliorarne e rafforzarne l’esistenza, compito e missione della sua arte. L’occhio della poetessa ha la capacità di saper leggere dentro la luce e nei colori del tempo e, di quell’antico palcoscenico che è la natura, di ogni sua forma, prospettiva, azione o movimento, ne coglie perfettamente l’anima universale. I titoli, essenziali e fulminei, proseguono in versi talvolta ridotti a singole parole che si stagliano isolate o accostate tra loro, per lo più senza punteggiatura e con un sapiente utilizzo di spazi bianchi che, intervallati, assumono a loro volta un significato preciso, rendendo leggere e uditive le strofe “Quel Sogno di poesia/di cielo e terra in armonia [.]/ Quasi farfalla”
La
costante ricerca di una semantica lessicale genera una purezza estrema e un
mondo già di per sé completo dove risaltano timbrica, coloritura, carattere e impronta,
caratteristiche di un’interessante e gradevolissima partitura poetica. Una silloge nell’insieme incredibilmente
ricca di afflato morale che riassume una fisionomia
poetica, umana, culturale, ideologica e religiosa;
persino la terminologia con lettera maiuscola nella penna della Nostra, evidenzia
l’importanza immaginativa della personificazione concepita quale rinascita di
un mondo interiore, mentre ogni spettacolo della natura è afferrato con animo
aperto e commosso.
Il
ritmo non s’interrompe e modula così una sua invariata musicalità, il fascino
di una melodia lenta e profonda che si tramuta in danza, un’intensa espressione
umana di celebrazione del Creato in un assiduo ringraziamento di quel
Tutto-Entità addormentato nel silenzio e tradotto nel risveglio di note
ispirate che plasmano lo schema e la struttura del componimento “[…] a onorare la vita/nel Silenzio che
amo[,] /di alate Parole[.]” L’arte
poetica è conforme alla danza, ritrova nella natura la sua origine, si trasfigura nella bellezza, nella grazia
e delicatezza di un cigno, richiamando il significato primordiale del compimento
di riti ancestrali, secondo cui il singolo individuo ‘trascende il suo sé corporeo,
per fondersi con il suo sé spirituale’.
La
permeabilità delle emozioni è parte viscerale dell’io poetico, del suo modo di
percepire, del suo sentire; è come se un’immagine addormentata si risvegliasse
“All’improvviso” da una qualsiasi di
queste sensazioni, come se il silenzio fosse lo spazio dove è possibile
coltivare sogni che nascono dall’accettazione e dalla devota affinità, dalla benevolenza di un’agàpe che allo stesso tempo è sorpresa,
meraviglia e trasecolamento “[…] D’UN MIO
GIARDINO/ - interiore - /segreto anche al cuore[,]. La visibilità della
realtà e dell’essere, in un reciproco incrociarsi e permutare metamorfico, ha
lo stesso spirito e la stessa immedesimazione della suggestiva lirica rilkiana
e di alcune opere goethiane, come dire che senza
l’universo e quanto noi viviamo in esso, non potrebbe esistere la poesia.
Al
di là dei suoi innumerevoli contenuti, l’opera è realmente un’interpretazione
allegorica di una continua preghiera che esorcizza ogni malinconia e, in
particolar modo, “gli affanni del mondo”.
Nessun commento:
Posta un commento