19 set 2016

Una silloge poetica che rigenera lo spirito: "Si aprano le danze" di Maria Luisa Mazzarini





Maria Luisa Mazzarini, con la sua ultima sillogeSi aprano le danze(EEE-book di Piera Rossotti- marzo 2016) rigenera lo spirito. La lirica “Primavera” in apertura è certamente dedicata, tuttavia offre all’autrice lo spunto per attuare un dono nonché scopo primario della sua poetica “sotterranea [,] /chiara limpida onda/di fiume[.]/Invisibile agli occhi”, che è la sublimazione dell’essere; migliorarne e rafforzarne l’esistenza, compito e missione della sua arte. L’occhio della poetessa ha la capacità di saper leggere dentro la luce e nei colori del tempo e, di quell’antico palcoscenico che è la natura, di ogni sua forma, prospettiva, azione o movimento, ne coglie perfettamente l’anima universale. I titoli, essenziali e fulminei, proseguono in versi talvolta ridotti a singole parole che si stagliano isolate o accostate tra loro, per lo più senza punteggiatura e con un sapiente utilizzo di spazi bianchi che, intervallati, assumono a loro volta un significato preciso, rendendo leggere e uditive le strofe “Quel Sogno di poesia/di cielo e terra in armonia [.]/ Quasi farfalla
La costante ricerca di una semantica lessicale genera una purezza estrema e un mondo già di per sé completo dove risaltano timbrica, coloritura, carattere e impronta, caratteristiche di un’interessante e gradevolissima partitura poetica. Una silloge nell’insieme incredibilmente ricca di afflato morale che riassume una fisionomia poetica, umana, culturale, ideologica e religiosa; persino la terminologia con lettera maiuscola nella penna della Nostra, evidenzia l’importanza immaginativa della personificazione concepita quale rinascita di un mondo interiore, mentre ogni spettacolo della natura è afferrato con animo aperto e commosso.
Il ritmo non s’interrompe e modula così una sua invariata musicalità, il fascino di una melodia lenta e profonda che si tramuta in danza, un’intensa espressione umana di celebrazione del Creato in un assiduo ringraziamento di quel Tutto-Entità addormentato nel silenzio e tradotto nel risveglio di note ispirate che plasmano lo schema e la struttura del componimento “[…] a onorare la vita/nel Silenzio che amo[,] /di alate Parole[.]L’arte poetica è conforme alla danza, ritrova nella natura la sua origine, si trasfigura nella bellezza, nella grazia e delicatezza di un cigno, richiamando il significato primordiale del compimento di riti ancestrali, secondo cui il singolo individuo ‘trascende il suo sé corporeo, per fondersi con il suo sé spirituale’.
La permeabilità delle emozioni è parte viscerale dell’io poetico, del suo modo di percepire, del suo sentire; è come se un’immagine addormentata si risvegliasse “All’improvviso” da una qualsiasi di queste sensazioni, come se il silenzio fosse lo spazio dove è possibile coltivare sogni che nascono dall’accettazione e dalla devota affinità, dalla benevolenza di un’agàpe che allo stesso tempo è sorpresa, meraviglia e trasecolamento “[…] D’UN MIO GIARDINO/ - interiore - /segreto anche al cuore[,]. La visibilità della realtà e dell’essere, in un reciproco incrociarsi e permutare metamorfico, ha lo stesso spirito e la stessa immedesimazione della suggestiva lirica rilkiana e di alcune opere goethiane, come dire che senza l’universo e quanto noi viviamo in esso, non potrebbe esistere la poesia.
Al di là dei suoi innumerevoli contenuti, l’opera è realmente un’interpretazione allegorica di una continua preghiera che esorcizza ogni malinconia e, in particolar modo, “gli affanni del mondo”.

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