Niente
da nascondere
di
Francesco Casali
è realmente un libro fuori dal coro. Grazie alla sua attività di
educatore professionale che, quotidianamente svolge con pazienti
affetti da disturbi psichiatrici e della personalità, con disagi
psicosociali più o meno gravi, l’autore in questo suo romanzo
saggistico dialoga con il lettore, scrive e descrive, argomentando
una realtà che “esiste” concretamente. Senza alcun artificio,
trucco o finzione, egli sconfina oltre le sue esperienze positive o
negative che lo hanno in qualche modo segnato, sottolineando e
diseppellendo con elementi di minuziosa psicologia dinamica, il
potenziamento delle capacità espressive e creative dei soggetti
descritti, al di là del loro disagio psichico, alla ricerca di una
maturazione interiore verso la continuità di forza e coraggio in
ogni situazione drammatica. Niente
da nascondere
inizia con un primo abstract
che
riassume l’importanza dell’argomento trattato: il dolore, in ogni
sua sfaccettatura, attraverso caratteri e personalità distinte,
oltre ai protagonisti con storie complesse di un vissuto intenso,
l’autore si occupa anche di pulsioni, desideri e debolezze tipiche
di ogni individuo della nostra società. Egli ci parla del dolore
silenzioso, che rimane impigliato negli oscuri tunnel dell’anima,
un’interpretazione del dolore legato alla dinamica del ricordo per
la perdita fisica di un affetto, di uno stress, dei tanti problemi di
adattamento in una società che muta troppo velocemente, attribuendo
al dolore conseguenze che, se ignorate possono realmente trasformarsi
in una profonda voragine, in un prolungato abisso in cui sprofondano
sentimenti ed emozioni. Le parole che Casali utilizza sono importanti
perché analizzano il senso del dolore che non deve essere
dimenticato né accantonato ma vissuto fino in fondo, a volte
necessario perché addirittura liberatorio. Il dolore inteso quale
solitudine, perdita di un ruolo sociale, senso di colpa e
consapevolezza di essere incappati in un qualche errore, che conduce
alla fuga, generando persino una percezione di ostilità occulta
negli altri. L’autore affronta l’argomento avvicinandosi ad una
particolare ”sociometria”, quale interpretazione della capacità
empatica, rivelando così coraggiosamente le verità più intime dei
personaggi, le loro insicurezze, le loro paure più vere. Francesco
Casali si serve della sua ironia analitica come una lente per meglio
scrutinare il male dell’esistenza ed indagare nella psiche umana.
Evita di dispensare consigli, bensì privilegia evidenziare il suo
personale approccio di educatore professionale e la sua esperienza
diretta sul tema.
Lo
stile del libro è brillante, graffiante, pungente, molto immediato e
diretto ma, ad un tempo, tenero e sottilmente impregnato di
sentimenti forti e contrastanti; elaborato con profondo pathos
ma soprattutto con precisa cognizione di causa. Attraverso la sua
esposizione si percepisce il carattere versatile, eclettico ed
estremamente sensibile dell’autore stesso, che si palesa parlando
di quanto, talvolta, sia difforme l’immagine che ognuno ci propina
di sé e della propria realtà riflessa e diffusa soprattutto nella
società attuale; “l’immagine, l’apparenza, la menzogna” che
ci rendono “splendidi personaggi di se stessi” quando viviamo
“splendidi siparietti” nella “casa delle menzogne”, e così
facendo, viene occultato un proprio disagio che non è fisico, bensì
mentale e spirituale. Francesco Casali racconta e si racconta per
combattere tutti i pregiudizi che ruotano intorno al nostro mondo e
con il suo libro analizza con precisione quali, in fondo, possano
essere le alternative e possibilità che ognuno ha per ritrovare la
pace interiore che non sia solo fittizia e non ci renda normalmente
così “biecamente felici”. Leggendo questo romanzo, sorge
spontanea la domanda: perché dunque considerare pazienti e malati di
mente unicamente coloro ai quali viene diagnosticata una malattia
mentale, perché fermarsi nel ritenere che solo in un ospedale il
dolore è di casa e dunque non fuori luogo? Troppo spesso siamo
portati a pensare che il ricordo di una sofferenza fisica svanisca
più facilmente di quella psicologica. Questo libro mette in risalto
un tema complesso e scomodo, al di fuori dalla normale fisicità, in
realtà il dolore è maggiormente assordante, perché silenzioso.
Niente da nascondere è
un bellissimo libro, di notevole interesse etico; il suo messaggio è
importante, diretto ad una differente solidarietà e comprensione,
per una ricerca personale verso una permeabilità al vissuto degli
altri ottenendo di essere più ricettivi nei loro confronti e verso
noi stessi.
Sono
solita credere che una semplice recensione non basti ad illustrare
l’argomento trattato in un’opera letteraria ed in questo caso,
più che mai, sento il dovere di informare il lettore che Niente
da nascondere
va semplicemente letto con estrema attenzione. Ogni passaggio da un
capitolo all’altro affascina e trasporta verso la netta
consapevolezza che, anche nei peggiori casi di dolore, dovuti a
sofferenza mentale, ad un lutto o un abbandono, esista sempre una
sola via d’uscita, dettata dall’amore e da un’autentica ed
individuale presenza emotiva. La lettura di questo romanzo stimola la
riflessione circa il valore della condivisione empatica in ogni
nostra relazione umana.
Susanna
Polimanti