1 feb 2024

La fermata al Caffè Centrale: il nuovo romanzo di Franco Duranti

 

È appena uscito il nuovo libro dello scrittore jesino Franco Duranti, dal titolo La fermata al Caffè Centrale, edito da affinità elettive di Valentina Conti. Trattasi di una narrativa, dal punto di vista formale e contenutistico, riconducibile a un genere letterario misto tra il Bildungsroman e l’Erziehungsroman (romanzi di formazione ed educazione), con evidenti caratteristiche del romanzo psicologico. La cover del romanzo, raffigurante una corriera stile retrò, da subito lascia intuire l’ambientazione anni sessanta, quasi a conferire maggiore animazione a una precisa retrospettiva culturale nonché ad uno dei tanti scenari pittoreschi del racconto. L’incipit della fermata della corriera, vicino al Caffè Centrale introduce il lettore e lo trasporta all’interno dei ventinove capitoli, divisi tra i mesi di novembre e dicembre. Protagonista è Fausto, un ragazzino di undici anni, giudizioso e bene educato il quale, a causa delle precarie condizioni di salute della mamma, viene affidato dal padre Renzo, alle cure della zia Flora, nubile e ancora una donna di bella presenza nonostante i suoi cinquant’anni. Faustino, così chiamato perché di costituzione esile e mingherlino, ritrovandosi fuori dal suo semenzaio… senza amici, senza mamma, senza certezze e improvvisamente catapultato in un mondo tutto nuovo, si sente abbandonato e trascurato, piomba in una profonda tristezza dove, in un increspato flusso d’identità, affiora un’interiorità pagata a caro prezzo. Sebbene la zia Flora, che vuole comportarsi come una vera mamma, ma non ci riuscirà mai e ogni altro familiare facciano di tutto per farlo sentire a casa, la mancanza della figura guida diviene peso predominante nell’animo di Fausto. La non presenza della mamma accanto a lui, l’allontanamento dalla sua città d’origine e l’affidamento intrafamiliare, destano in lui un improvviso disorientamento nell’affrontare le delicate questioni esistenziali di un’età alle soglie della pubertà.  

Persino la cameretta, da lui stesso definita ‘cella’, è metafora di un percorso che è mare in tempesta, pur restando un punto di osservazione privilegiato e un porto sicuro in cui rifugiarsi e dove Fausto avvia l’esperienza del dialogo interiore con Dio, in attesa di risposte concrete. È lì che ogni notte l’ansia da separazione si fa via via sempre più pungente, aumenta l’angoscia, i brutti pensieri lo assillano, mille interrogativi lo agitano, deve conviverci ma fino a quando? Sta arrivando il Natale, le voci sulla salute della mamma sono sempre più vaghe e Dio è ancora percepito come assente.

Tuttavia, se da una parte si sente solo ed inutile come un oggetto, riluttante e privo di interesse di fronte a qualunque situazione insolita, dall’altra, i nuovi incontri creano in lui una sorta di esercizio di libertà, con relazioni di tipo orizzontale tra coetanei e non, esperienze, sfide e nuove scoperte che lo portano a maturare prima del tempo. In particolare, la vera amicizia instaurata con il suo compagno di scuola Dolce, un ragazzino di campagna di appena un anno più grande di lui, lo aiuterà a comprendere le dinamiche di un diverso ambiente sociale, stimolando il sostegno reciproco e una maggiore attenzione alla virtù della fragilità e della condivisione.

Il tema dell’assenza-presenza genera il conflitto interiore di un disagio, di una soggettività frantumata e diviene centralità del romanzo.

L’arricchimento lessicale, le sequenze descrittive di personaggi, luoghi e ambienti e la competenza narrativa nonché l’abilità propria del Duranti nel raccontare gli eventi, con focalizzazione interna, in maniera chiara e ben strutturata, rendono partecipe il lettore e lo coinvolgono emotivamente.

La forte carica espressiva e l’attenzione ai particolari anche più insignificanti mostrano l’ipersensibilità del piccolo protagonista e i suoi opposti stati d’animo, tra presente e passato, giorno e notte, conforto e angoscia ma forte è anche il desiderio di compiacere soprattutto i nuovi amici.

Il romanzo è una storia toccante, imperniata sulla ricchezza di contenuto che fa riflettere dal punto di vista psicologico: fino a che limite si può sostenere il peso dell’assenza? Ed è proprio il giorno di Natale che Fausto si ritrova di fronte all’immagine di una mamma diversa che non riconosce perché lei stava lì, assente, con lo sguardo fisso rivolto alle lingue di fuoco che guizzavano nel camino…

Il regalo che attende da parte dei suoi genitori, alla fine non ha più senso, perché in realtà preferirebbe avere la mamma di un tempo: una donna di particolare e raffinata bellezza… gli occhi castani, con intarsi di pagliuzze nocciola, ma con lo sguardo offuscato da un velo di tristezza, quello stesso velo di tristezza che aleggia di continuo intorno a lui, imprigionandolo in quel penoso distacco. Nessun bambino dovrebbe vivere una simile esperienza, soprattutto nell’età dello sviluppo, in cui la figura della mamma è essenziale ed imprescindibile.

 

 http://www.edizioniae.it/catalogo/la-fermata-al-caffe-centrale/

 

 

 

 


Nessun commento:

Posta un commento