Donna
Ferula di Maria Cinus - CF Edizioni, non è semplicemente un libro
autobiografico bensì un’autentica narrazione di sé, è un ritorno
dell’autrice a se stessa, alla conoscenza e nostalgia di sé, dei
luoghi dell’infanzia a lei cari, della sua terra di origine: la Sardegna,
dove ritorna, proprietaria della vecchia casa ristrutturata,
ereditata da sua nonna. Il racconto inizia e coincide con un momento
ben preciso, legato al ritrovamento di un “piccolo quaderno con la
copertina consunta”, tra le sue pagine “un fiore secco” di
ferula e di “una foto in bianco e nero un po’ ingiallita e coi
bordi sfrangiati”; ritratte nella foto, due giovani donne: la zia
Caterina e sua cugina Francesca Ferula. Scorrendo la lettura si
scopre una storia straordinaria nella memoria storica della zia
Caterina, che concede a sua nipote di ascoltare e ripercorrere il
passato; le sue parole fanno rivivere consuetudini ed emozioni
infantili della scrittrice che, costeggiando ed esplorando sentieri
ricchi di sapori, odori ed intime sensazioni, rivive la sua terra con
il suo particolarissimo dialetto ed i suoi antichi costumi. Maria
Cinus parla dell’isola come un’eroina romantica, con estremo
coraggio affronta il tema della nostalgia per quella ricchezza
affettiva, nonostante le difficoltà quotidiane dettate dalla
povertà della sua gente. Lo stile è fresco, pulito, molto
scorrevole, con estrema semplicità l’autrice attrae il lettore
nella descrizione narrativa, nell'attenzione alla resa delle
espressioni e dei dettagli in un insieme di elementi minuziosi e
raffinati che realizzano un preziosismo quasi pittorico.
Il
tema dominante della narrazione è l’amore nostalgico, che ritorna
con incalzanti sequenze di flashbacks e
non riesce a spezzare il legame che si è creato con quel mondo così
lontano e diverso ma allo stesso tempo così vero e profondo. La
scrittrice non fa economia di sentimenti; nel suo libro si percepisce
forte la presenza delle sue emozioni legate alla sua terra, la
tormentata volontà di avere di nuovo quello che si è perso e che
non è possibile rivivere nell'ambiente attuale. La nostalgia
percepita tra le righe del suo racconto è condivisibile per chiunque
viva lontano dal suo paese di origine e diviene a tratti malinconia,
tristezza, assenza di qualcuno ma, nello stesso tempo coraggio, a non
lasciarsi sopraffare da tale struggimento e piacere nel mantenere in
vita ciò o chi non esiste più, è lontano o non può tornare se non
con la potente arma dell’amore.
Conosco
personalmente la scrittrice Maria Cinus da poco tempo, pur avendo già
percepito la purezza e la profondità del suo cuore, leggere il suo Donna
Ferula è
stato per me come sfogliare le pagine più profonde di un’anima,
capace di tradurre ogni parola in immagini vivide e affascinanti. Il
racconto che la Cinus ci presenta travalica il suo tempo presente e
stabilisce una continuità tra passato, presente e futuro,
affidandone la custodia alle donne, principali protagoniste di questo
libro. Altro elemento incredibile è la coincidenza della parola
ferula, oltre ad essere il titolo stesso del libro quale cognome
della maggiore protagonista, di fatto è anche il nome che distingue
la pianta erbacea tipica della Sardegna con il suo “fiore giallo a
forma di ombrello”; non a caso una pianta che “cresce nei prati e
nei terreni aridi, dove ci sono le pietre”. La nostalgia della
scrittrice nel dolore del ritorno diviene amore intenso e
assolutamente spontaneo nella sua memoria; lo stesso amore che la
ricondurrà ancora sulla sua adorata isola e basterà allora “girarsi
verso il cancello” e ritrovare “le due grandi querce che sono lì
da anni, immote sentinelle, mentre la sua vita si svolge altrove”.
Susanna
Polimanti
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