8 gen 2025

"Cinquanta giorni con mia madre" di Giuseppe Filidoro: un romanzo eccellente.

Cinquanta giorni con mia madre (Bertoni Editore-Collana Schegge) è il quarto romanzo di Giuseppe Filidoro, medico psichiatra, psicoterapeuta e psicoanalista nonché scrittore di talento, comprovato ancora una volta, da un’opera accurata e appassionata, capace di penetrare intimamente nelle dinamiche complesse della mente e dell’animo umano.

Protagonista è il quarantaduenne avvocato Lorenzo Callisi, residente a Milano con la moglie Agata, ricca, bella e intelligente e sua figlia Giovanna, un amore di bambina di quattro anni. Sebbene sia un uomo pienamente realizzato, grazie a una bella famiglia e una carriera professionale di successo, Lorenzo vive momenti di profondi turbamenti, avvolto in una cappa afosa di insoddisfazione, di vaga tristezza, spesso indotto a ripercorrere ricordi e a rievocare eventi traumatici del passato, in particolare la mancanza di una madre, perduta quando aveva quasi due anni.

Una comunicazione da parte dei carabinieri interrompe la sua vita routinaria, lo coglie alla sprovvista; le informazioni ivi contenute stravolgono completamente una verità di fatti fino allora conosciuti, trasformandosi di colpo in qualcosa di inspiegabilmente assurdo: sua madre Maria Cavallari, vedova di Michele Callisi, è viva ed è in procinto di tornare a casa nel domicilio dell’unico erede Lorenzo Callisi…

Lorenzo si vede così costretto a rientrare in Sicilia, sua terra d’origine e, nell’antico borgo dove è nato, rivede il “ragioniere” Cosimo Merisi, fedele amministratore del patrimonio di famiglia nonché unico personaggio depositario del segreto legato all’esistenza di sua madre Maria e, per decisione del marito don Michele, ricoverata da anni nell'ospedale psichiatrico Real Casa per cause sconosciute, forse di evidente componente genetica [] una di quelle malattie strane e difficili da capire…

Fino a qualche giorno fa pensavo di essere orfano di madre, e ora scopro di averne una, segregata chissà dove e per chissà quali oscuri motivi.

Dopo quarant’anni, il destino restituisce a Lorenzo una madre per cinquanta giorni; tempo in cui si manifestano inconsci e verità, tacite o addirittura negate. Maria non riconosce suo figlio, lo ignora, aliena con la mente popolata da ombre e fantasmi, quasi del tutto inespressiva, muta […] con lo sguardo fisso nel nulla. Al contrario, sembra avere una sorta di intesa complice con il ragioniere Merisi, il cui atteggiamento premuroso svela sentimenti d’amore e di ammirazione, da sempre custoditi segretamente nel cuore.

La forma diaristica in corsivo anticipa e allo stesso tempo, con successivi intercalari, completa la testimonianza fortemente emotiva di quell’invisibile legame ancestrale che esiste tra madre e figlio, filo rosso indistruttibile nonostante un percorso reso tortuoso dal succedersi degli eventi e da una situazione alquanto paradossale.

Oltre che tenere il lettore maggiormente incuriosito e immerso in una continua suspense narrativa, l’intreccio, opposto all'ordine cronologico naturale degli eventi, offre al lettore soprattutto una visione coinvolgente della sofferenza psicologica per la perdita di un’interazione, essenziale per lo sviluppo emotivo e cognitivo della personalità adulta del protagonista [] Il vuoto che da sempre sentivo nel cuore è ora pieno di te. Il frammento mancante della mia identità è ora al suo posto, tutto è armonicamente integro e il senso della mia esistenza nel mondo è ormai ristabilito.

Rallentano e dilatano le scene, sia la caratterizzazione dettagliata di ogni personaggio coinvolto, dall’amico bibliotecario Sergio al macellaio Arturo, dal brigadiere Vito Sciuto al medico Amedeo Salice, sia la descrizione dei luoghi di cui l’autore si serve per strutturare ed esprimere al meglio cause ed effetti di emozioni e comportamenti.

Il libro rivela anche un implicito biasimo nei confronti del trattamento dell’epoca delle malattie mentali negli istituti psichiatrici, sottolineandone la disumanizzazione e l’isolamento, così come la cura medica della lobotomia, spesso considerata più dannosa che utile, in favore di una comprensione ed empatia, necessarie all’individuazione degli stati affettivi del paziente Sono stato invaso da una pena profonda che mi ha soffocato il respiro, mentre non riuscirò a distogliere lo sguardo dal quel solco, ulteriore stigma di follia a deturpare la sua antica bellezza.

Tante sono le figure del dolore; la sofferta alienazione di donna Maria, il dolore del figlio Lorenzo Callisi e la sollecitudine di Cosimo Merisi, ci avvicinano e ci fanno comprendere, oltre le porte della mente, tutto ciò che rimane inespresso e impigliato nelle pieghe più intime di vissuti e mettono in scena sul piano della scrittura, uno dei concetti principali: l’introiezione.  

Ogni patimento, ogni colposa tribolazione o rimorso e persino il gesto più tragico, diventa nobile e, celato fino alla morte, si traduce in dono d’amore.

Le indiscusse capacità stilistiche nel saper amalgamare immagini e parole con espressiva armonia e straordinaria sensibilità, rendono questo romanzo eccellente, oltre che emotivamente ed intellettualmente stimolante.